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Autore: zinzuleddha    24/08/2014    2 recensioni
"Finirei i miei giorni se ciò potrebbe farti stare meglio"
- Sequel di 'Demolition Lovers' http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2754213&i=1
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre giorni trascorsero in fretta e, arrivò il momento di togliere la benda a Frank.
Lo aiutai a sdraiarsi sul letto quando, con le mani tremolanti, cominciai a sciogliergliela, spaventato da quale sarebbe stata la sua reazione.
Dopo aver sciolto il nodo, esitai un istante prima di sfilargliela. Fui molto sollevato non appena sorrise, con ancora gli occhi chiusi. Li aprì pian piano, sbattendo ripetutamente le ciglia, fui assalito dalla gioia non appena mi sorrise nuovamente ma, mi cadde il mondo addosso non appena, tutt'un tratto, cominciò a singhiozzare, nascondendo il volto nel cuscino.
"N-non vedo, Gerard, N-non vedo" mi urlò contro, cercai allora di abbracciarlo, ma si dimenò. Per la volta in vita mia mi sentì mortificato.
Era una sensazione ancora peggio della tristezza e della malinconia, ancora peggio del dolore. Penso che, se in quel preciso istante mi avessero strappato il cuore, sarebbe stato decisamente meno doloroso.
Non dissi nulla, sdraiandomi al suo fianco, voltandogli le spalle.
Singhiozzò per le tre ore successive, senza prendere fiato un attimo, quando d'un tratto mi abbraccio da dietro, poggiando il viso sulla mia schiena.
"Mi dispiace" mi sussurrò, tirando su con il naso.
Annuii, voltandomi verso di lui e stringendolo a me, per poi lasciargli un leggero bacio sulla nuca.
"E' tardi, dormi" gli sussurrai, accarezzandolo, prima di sistemarmi nuovamente sul cuscino e chiudere finalmente, dopo una giornata tremenda, gli occhi.

Sussultai non appena udii dei singhiozzi, sobbalzai non appena mi resi conto che Frank non era al mio fianco.
Mi alzai, accendendo la luce, vidi Frank rannicchiato contro il muro, affianco al comò. Si passava ripetutamente le mani tra i capelli, respirava affannosamente.
"Frank, Frank che succede?" esclamai in panico, prendendolo in braccio.
Poggio la testa sulla mia spalla, prendendo dei lunghi respiri, "M-Mi fa male la testa" gemette, ebbe ripetuti conati di vomito.
Lo rimisi a letto, sedendomi nuovamente al suo fianco, scostandogli i capelli dal volto. Tutt'un tratto si calmò, sembrava stesse già dormendo, perciò, sollevato, mi rimisi a dormire.
Aveva sicuramente fatto un brutto sogno che aveva confuso con la realtà.

. . .

Quella mattina avrei fatto una sorpresa a Frank, portandolo al Luna Park ma, non avrei di certo potuto farlo se avrebbe continuato a dormire, perciò decisi di andare a svegliarlo.
Posai lo sguardo sull'orologio, erano le undici e ventidue minuti, non era da lui dormire così tanto, perciò, dopo aver tirato fuori da uno stipetto un vassoio e averci poggiato sopra un bicchiere di succo d'arancia e una brioches, mi diressi al piano di sopra, con l'intento di svegliarlo.
Sgattaiolai in camera, poggiando il vassoio sopra il suo comodino e spalancando la finestra.
Notai che nonostante la luce, continuava a dormire, perciò feci un salto sul letto, cominciando a fargli il solletico.
Ebbi un colpo al cuore non appena reagì e, rischiai l'infarto non appena realizzai che era terribilmente freddo, eccessivamente freddo.
"Frank" urlai come mai feci prima d'ora, voltandogli il viso.
Mi crollò il mondo addosso non appena potei osservarlo. Era bianco, gli occhi cerchiati.
Urlai il suo nome tante volte quanto le lacrime che in quel momento, come fiumi, scorrevano sul mio viso, mentre, in preda al panico, lo scuotevo.
Continuava a non reagire.
"Frank" gli urlai contro, lanciandogli uno schiaffo.
Mi strappai la faccia non appena non reagì nuovamente.
Sentii il campanello suonare, mi precipitai al piano di sotto, quasi cadetti dalle scale. Aprì la porta, trovandomi davanti l'anziana signora Marie, la vicina di casa che, non appena mi vide in quello stato, mi abbracciò.
"Che succede, Gerard? Ti ho sentito urlare" mi chiese preoccupata, asciugandomi una lacrima.
Non ebbi il coraggio di spiegarle ciò che stava accadendo, non ne ebbi le forze, non riuscivo a parlare e, adesso mi risultava difficile persino respirare e tenermi in piedi.
Le indicai il piano di sopra e, nel giro di due secondi, mi trascinò su per le scale.
Mi lanciò un ultimo sguardo prima di dirigersi nella camera da letto, dove presto, dopo un lungo respiro, mi diressi anch'io.
Poggiò una mano sul polso di Frank, scuotendo poi la testa e venendomi incontro.
Mi abbracciò nuovamente, accarezzandomi i capelli, "Mi dispiace" mi sussurrò.
Mi cedettero le gambe. Finì a terra, contro il muro. Giurai avessi gli occhi fuori dalle orbite.
Nel giro di cinque minuti, che sembrarono anni, arrivò un ambulanza.
Tre dottori si precipitarono nella stanza, seguiti poi dalla signora Marie che era andata ad aprire la porta.
Mi si avvicinò un dottore, porgendomi una mano che, ovviamente, non afferrai. Mi incitò ad alzarmi, ma non lo feci. Non capivo, non reagivo.
Ero in tilt.
"In totale stato di shock" sentì dire ad un dottore, mentre mi puntava un dito contro.
Il tizio dal camicie bianco mi si avvicinò nuovamente, mi chiesero cosa fosse successo. Mi accorsi solo mentre mi sedavano che stavo avendo ripetuti spasmi muscolari.
Ebbi un flash, ricordai quella notte, quando si lamentò del dolore di testa.
Si lanciarono svariate occhiatacce, prima di posare nuovamente la loro attenzione su di me.
Mi spiegò che aveva avuto un aneurisma celebrale e che, nella maggior parte dei casi, la gente non sopravviveva.
"E' morto, devi fartene una ragione" sputò acidamente.
Fu allora che reagì, scagliandogli un pugno in piena faccia e precipitandomi nuovamente verso il letto, abbracciando il corpo di Frank.
"Non può essere morto" gli urlai.
"Frank," gli sussurrai all'orecchio, "Frank, reagisci", lo supplicai, nella speranza che potesse sentirmi.
"Frank" urlai nuovamente il suo nome. Lo urlai talmente forte che per un attimo credetti avrei sputato le budella.
"Frank, ti prego" sussurrai con quel filo di voce che era rimasto, prima di scendere dal letto e indietreggiare fino al muro, dove mi gettai nuovamente a terra.
Lo portarono via, lasciandomi li, da solo, con un peso sul cuore. Non reagii nuovamente.
Non appena tutti se ne furono andati, compresa la signora Marie, mi trascinai fino al letto, arrampicandomi sopra.
Abbracciai il cuscino di Frank, affondandoci il viso sopra.
Non riuscivo a crederci.
Non potevo crederci.
Successe tutto così in fretta e, non doveva succedere, stava andando tutto alla perfezione.
Fui assalito da una sensazione mai provata prima. Mi coprì allora fino alla testa, per cercare di scacciarla, per poi restare in quella posizione per i successivi due giorni.

   
 
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