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L’inverno insolitamente
rigido aveva frenato la maggior parte dei combattimenti, ma con l’arrivo delle
prime avvisaglie di primavera gli scontri irrimediabilmente ricominciarono in
tutto il Paese.
Ormai,
però, Tristain stava raggiungendo il suo limite: gli scontri a lungo andare
avevano prosciugato sia le casse dei feudi, impoverite per finanziare le spese
militari, sia le dispense ed i granai, svuotati dai rifornimenti alle truppe e
da una guerra che non faceva altro che devastare campi e villaggi, per non
parlare dei contadini coscritti o trucidati.
Ma se il nord del Paese era ancora abbastanza frammentato, con molti potentati più o meno sullo stesso livello che non riuscivano a prevalere l’uno sull’altro o semplicemente non prendevano parte alle ostilità, nel sud la situazione stava assumendo i toni di un dramma.
Santin non si era fermato neppure durante i mesi più freddi, e mordendo nelle province meridionali a grossi bocconi era arrivato pericolosamente vicino ai domini di molti degli amici di Saito e Louise.
Marcin era sicuramente il più esposto, e con la caduta della provincia di Laferre era destino che lui dovesse essere il prossimo, senza contare che con la conquista dei suoi domini Santin avrebbe finalmente ottenuto l’accesso al mare.
Ormai Saito e Louise si erano rassegnati all’idea che, se avessero voluto difendere Tristain, non avrebbero potuto esimersi dallo scendere personalmente in battaglia, perché qualsiasi prospettiva era migliore di quella che vedeva Santin e i suoi alleati alla guida del Paese.
Per questo, non li sorprese ricevere un giorno l’ennesima visita di Marcin, e già dal momento in cui lo videro scendere dalla carrozza i due sposi si resero conto che doveva essere accaduto qualcosa di molto serio.
«Santin sta ammassando le sue truppe al confine delle mie terre.» disse quando furono nella sala delle udienze, da soli «E sono state segnalate numerose spie sia nella capitale che in altre zone. Comincio a temere che si siano infiltrate anche nel castello.»
«Non sei riuscito a stanarli?» chiese Saito
«Ho accolto un gran numero di profughi e rifugiati delle province vicine fin da quando è iniziata la guerra. Potrebbe essere chiunque, e non ho modo di poterli controllare tutti.»
«E allora che cosa suggerisci?» chiese Louise
«Non posso permettergli di entrare nelle mie terre.
Montmiraye
non è terra adatta alle battaglie. L’unica cosa fare è andargli incontro e
affrontarlo nel suo territorio.»
«Sarebbe
un suicidio.» rispose Saito «Santin ha almeno sei volte le tue forze. Non
potresti mai riuscire a batterlo.»
«Sì,
invece. Sei vuoi mi aiuterete.»
Saito e
Louise restarono di stucco, guardandosi un attimo tra di loro.
«Ascoltatemi.»
disse Lucas mostrando loro una mappa della regione «Le mie spie mi hanno
confermato che attualmente Santin si trova nel nord di Laferre
assieme ad una piccola parte del suo esercito. Il grosso dell’armata
occidentale si trova più a sud, impegnata a contrastare le ultime sacche di
resistenza.
Il che significa
che ora quella serpe malefica è momentaneamente indifesa e alla nostra portata.
Non
posso avere la certezza di batterlo con le mie sole forze, ma unendo il tuo
esercito e il mio dovremmo farcela.
A quel
punto, eliminato Santin, avremo buone possibilità di ottenere il controllo di
tutto il sud.»
Di
nuovo, i due ragazzi si fissarono tra di loro, e i loro sguardi non sembravano
troppo convinti.
«Senza
offesa, Lucas.» disse Saito «Ma l’ultima volta che abbiamo lanciato un attacco
insieme basandoci su di una tua previsione, ne siamo usciti per miracolo.
La prima
volta ci è andata bene, stavolta potremmo sul serio rimetterci la pelle.»
«So che
non è facile fidarsi di me, e sono consapevole di quanto io abbia fatto per non
meritare la vostra fiducia.
Ma quello
che vi sto domandando non riguarda solo me, voi o Santin, ma tutta Tristain.
Avete visto in che situazione si trova il Paese?
Nel nord
ognuno pensa per sé, e molti feudi sono alla fame, nel sud Santin e i suoi
tirapiedi stanno mettendo le campagne a ferro e fuoco portando carestia e
pestilenze in ogni dove.
Siamo in
guerra da quasi cinque mesi. Se non facciamo qualcosa quanto prima, questo
Paese collasserà. Inoltre, per ogni giorno che passa, cresce la possibilità che
qualche nazione straniera decida di invaderci.
Volete
davvero che succeda?»
Saito e
Louise chinarono la testa, ammettendo col pensiero che Lucas aveva ragione.
Grasse,
De Ornielle e un ristretto numero di territori forse continuavano a prosperare,
ma la realtà era che il resto del regno stava sprofondando nell’abisso sotto il
peso di una guerra civile che rischiava di concludersi di male in peggio.
Dentro
di loro erano sicuri che Santin, pur con tutta la potenza militare di cui
disponeva, non sarebbe mai riuscito ad ottenere una superiorità così
schiacciante in soli cinque mesi, non senza un considerevole aiuto
dall’esterno. In giro per Tristain si vociferava disponesse di mezzi ed
equipaggiamenti molto superiori agli standard, ed era difficile riuscire a
negare che dietro di lui dovesse esservi Reconquista.
Bisognava
fermarlo. In ogni modo. E con la morte di Valat, la
situazione aveva preso una piega tale che era teoricamente possibile per i due
ragazzi rivolgere le loro attenzioni sulle regioni del sud, anche perché era
scontato che in caso di sconfitta di Lucas loro sarebbero stati sicuramente i
prossimi.
Come se
non bastasse, i danni riportati dalla Valliere si erano rivelati più gravi del
previsto, e sarebbe servito un lungo lavoro di riparazione prima che la nave
potesse tornare in piena operatività.
«E quale
sarebbe il tuo piano?»
Lucas si
lasciò sfuggire uno strano sorriso.
«Prima
di parlarne, dov’è Kaoru? Di solito partecipa sempre a queste riunioni, se non
sbaglio.»
I due
ragazzi si guardarono nuovamente.
«Ecco… Kaoru ultimamente ha molti pensieri.» rispose Louise
«Se possibile, vorremmo lasciarlo riposare.»
«Mi
dispiace che accada in un momento simile. Purtroppo, temo che avremo bisogno
della sua abilità e delle sue capacità come stratega per quello che ci
aspetta.»
Dal giorno in cui erano
tornati da Neftes, Kaoru non era più riuscito a recuperare la serenità.
Da una
parte era felice di esserne uscito vivo, dall’altra non si spiegava come ciò
fosse stato possibile, visto che, per quanto la sua memoria potesse dirsi
affidabile in un momento simile, ricordava distintamente di essersi inflitto
una ferita gravissima, quasi certamente mortale, del quale però non restava
altro che una piccola cicatrice.
Forse
era stato grazie a Derf, che aveva pagato la salvezza del proprio padrone con
la vita, ma poi ci si erano messi anche degli angoscianti e spaventosi incubi,
in cui rivedeva come un cupo film del terrore alcune creature, forse i suoi
carnefici, attraverso gli occhi di un misterioso aggressore, che dopo averli
letteralmente spaventati a morte ne faceva scempio dilaniandoli orribilmente.
Il fatto
poi che fosse tornato in sé solamente un attimo prima di intervenire giusto in
tempo per salvare Saito e gli altri, poi, gettava nuove ombre su ciò che doveva
essere successo in quel tempio. Inoltre, lo strano segno sulla sua mano
sembrava essere cresciuto di misura, e di tanto in tanto, con la coda
dell’occhio, aveva come l’impressione di vederlo scintillare.
Negli
ultimi giorni aveva mancato quasi completamente le udienze e altri eventi
pubblici, inoltre aveva delegato a Jeanne e Kilyan i compiti di supervisione e
addestramento delle truppe.
Siesta
cercava di aiutarlo con piccole cose, seguendolo ora di nascosto ora alla luce
del sole, e poco importava che non gli avesse mai visto portare al collo il
ciondolo che gli aveva regalato. Quando, al ritorno da Neftes, lo aveva aperto,
l’aveva ringraziata, e solo questo era stato sufficiente a scaldarle il cuore.
Pensandoci,
le sembrava quasi incredibile: non riusciva a capire come o perché, ma più
passava il tempo più i suoi pensieri indugiavano su Kaoru, accendendo in lei un
calore che non aveva più sentito dai giorni più focosi della lotta con Miss
Valliere per aggiudicarsi il cuore di Saito.
Eppure,
qualcosa la frenava. Stavolta non sembravano esserci rivali a sbarrarle la
strada, ma nonostante ciò non era mai riuscita ad esprimere onestamente quello
che provava, né a lui né a nessun altro.
«Oggi
come ti senti?» gli domandò quella mattina dopo averlo trovato, solo, ad
esercitarsi in un piccolo chiostro nell’angolo più lontano del castello
«Abbastanza
bene.» rispose lui rinfoderando la katana «Certo, fa uno strano effetto non
avere più Derf a consigliarmi.»
Siesta
chinò il capo e, lottando con la timidezza, gli sfiorò la mano.
«Mi
dispiace. Era un buon amico.»
«Che si
è sacrificato per salvarmi.»
La ragazza
deglutì per ingoiare ancora una volta le sue paure, cercando di placare i
battiti del cuore.
«Senti… io volevo ringraziarti. Lo so che non conta molto,
viste tutte le volte che ci hai aiutati, ma voglio che tu sappia che io ti sono
veramente grata.
Per tutto.»
Si
guardarono negli occhi, ma quasi subito Kaoru distolse lo sguardo, appena sentì
qualcosa di strano montare dentro di lui; era come se una voce interiore gli
stesse dicendo di non andare oltre, una voce impossibile da ignorare.
Ma
d’altra parte, anche gli occhi così belli e gentili di Siesta, per non parlare
delle sue forme generose, erano pericolosi strumenti di tentazione, tali da
provocare nell’animo del ragazzo un violento conflitto.
Per
fortuna, la sorte venne in suo aiuto.
«Generale.»
disse Kilyan comparendo nel colonnato «Mi dispiace disturbarla, ma è richiesta
la nostra presenza nella sala delle udienze. Pare sia urgente.»
Stranamente
stavolta Siesta non fu dispiaciuta nel vederlo andare via; forse, in qualche
modo, il muro finalmente era stato incrinato. E per il momento era sufficiente.
«Secondo i miei
esploratori» disse Lucas quando furono tutti riuniti attorno al tavolo
«Attualmente le forze a protezione di Santin sono composte da circa seimila
fanti e mille tra cavalleggeri e cavalleria pesante. Ha anche a disposizione un
piccolo distaccamento di cavalieri del drago.»
«Mi
sembra una forza decisamente risibile.» commentò Kilyan «Non dovrebbe esserne
difficile averne ragione per il suo solo esercito.»
«Se
fosse così, mi sarei già mosso. Ma non posso lasciare sguarnite le mie
frontiere. Se Santin dovesse accorgersi delle mie manovre potrebbe attaccarmi
alle spalle con il resto delle sue truppe o conquistare la capitale mentre noi
siamo impegnati altrove.
Lo
stesso del resto può dirsi per voi.»
«In
buona sostanza» disse Kaoru «Proponete di usare una piccola parte ciascuno
delle nostre forze lasciando il resto a protezione dei rispettivi domini?»
«Ha
colto nel segno, Generale. Il trucco è saltare addosso al nemico prima che
questi abbia tempo di scoprire le nostre mosse e riorganizzarsi.» quindi indicò
un punto sulla mappa «Attualmente si trova qui, in questa bassa vallata, a poca
distanza da un villaggio di pastori.
Se lo
raggiungiamo prima che abbia il tempo di muovere, sarebbe il posto ideale per
dare battaglia.
Le tue
truppe lo affronteranno frontalmente, le mie si posizioneranno a loro insaputa
dietro questa bassa collina a sinistra del tuo schieramento, mentre i miei
grifoni terranno impegnati i draghi più a est per impedire loro di entrare in
combattimento. E quando la battaglia sarà incominciata, lo intrappoleremo con
un attacco a tenaglia che non gli lascerà scampo.»
Saito,
Kilyan, Jeanne e Kaoru si consultarono con gli occhi; nessuno dei tre pareva
convinto fino infondo.
«La
velocità sarà essenziale.» disse infine Jeanne «Appena avranno sentore di
quello che sta per accadere, Santin e la sua scorta chiederanno immediatamente
rinforzi. E se tali rinforzi dovessero arrivare prima della nostra vittoria,
allora saremmo noi a ritrovarci in trappola.»
«Suggerirei
di posizionare un ulteriore rinforzo qui.» disse Kylian
indicando la parte destra dello schieramento «Questa foresta domina tutta la
vallata, e si trova proprio a metà strada tra le nostre linee e quelle di
Santin.
L’esito
della battaglia in fin dei conti ha poca importanza. Al momento la priorità è
eliminare il conte di Mormerié. Nel mezzo dello
scontro, quando il grosso delle truppe sarà convogliato nel centro, le nostre
truppe nascoste qui potranno aggirare la battaglia e piombare sul campo nemico
alle spalle.
Avuta
prova della morte di Santin, non dovremo fare altro che disimpegnarci e
ripiegare entro i nostri confini.»
«È un
piano talmente folle che potrebbe perfino funzionare.» mormorò Saito «Kaoru,
vuoi occupartene tu?»
Il Generale
però pareva soprapensiero, e dapprincipio non rispose.
«Kaoru?»
«Sì, scusa… se è questo che desideri, lo farò.»
Saito
trasse un respiro.
«Sarà
una battaglia molto importante ed impegnativa. E visto che, da quello che ho
capito, anche tu Lucas vi parteciperai, io non posso essere da meno.»
«Saito!?»
disse Louise
«È mio
dovere, Louise. Se io che sono il signore di queste terre non dovessi prendere
parte alla battaglia, come posso chiedere ai miei soldati di fare altrettanto?
Condurrò io stesso le mie truppe.» quindi la guardò con un sorriso «Ma stai
tranquilla, non cercherò di fare l’eroe.»
«Vi ringrazio infinitamente a nome del mio popolo.» disse Lucas profondendosi in un rispettoso inchino «E vi prometto che questa sarà la mia ultima richiesta d’aiuto nei vostri confronti.»
Kaoru avvertì uno strano brivido, ma non riuscì a capirne la ragione, benché gli sembrasse una sensazione famigliare.
Con lo stato di perenne preallarme in cui il castello viveva da qualche tempo a quella parte, le truppe furono pronte a muovere già la mattina successiva, ed al sorgere del primo sole gli abitanti di Grasse poterono assistere coi loro occhi alla spettacolare parata militare che partendo dal castello e attraversando il lungo ponte sospeso si dirigeva a passo di marcia verso sud attraverso la porta meridionale.
Erano stati convocati tutti.
Jeanne comandava le sue valenti moschettiere, Seena la fanteria leggera, Kaoru la cavalleria, con Kylian a fargli da secondo; per una volta il comando generale delle truppe passava a Saito, che durante la battaglia avrebbe avuto in mano le sorti di tutti i suoi uomini.
Al castello sarebbe rimasta solo Louise, che insieme a Kiluka venne a dare l’ultimo saluto ai ragazzi prima della loro partenza.
«Vi prego, siate prudenti.» disse Louise visibilmente preoccupata
«Tranquilla, Louise. Torneremo presto. E per allora, se il cielo lo vorrà, questo incubo sarà un po’ più vicino alla sua fine.» e detto questo si separarono.
Le truppe di Grasse si unirono a quelle provenienti da Montmiraye subito prima di penetrare nel territorio di Laferre, e insieme le due armate si addentrarono sempre di più nei territori occupati dal conte di Mormerié fino a raggiungere, all’alba del quarto giorno di marcia, in vista della vallata dove stando alle spie Santin era ancora accampato assieme ad una piccola parte del suo sterminato esercito.
La valle di Grandeir era un importante crocevia la cui strada che correva sul fondo, a circa metà del suo percorso, si divideva in due, collegando le regioni costiere a occidente con le province orientali in una direzione e il con il confine con Gallia in un’altra.
A poca distanza dal punto in cui la strada si spezzava era stato costruito tempo addietro un piccolo villaggio omonimo, ed era attorno ad esso che le truppe di Santin avevano costruito il loro accampamento, forse nell’attesa di veder arrivare rinforzi da una delle due direttrici per poi marciare ancora verso ovest, verso i domini della famiglia Marcin.
Il fondo, pianeggiante e coperto di prati, si prestava a battaglie campali, mentre le alte pendici circostanti, brulle ed erbose sulla destra e coperte da una fitta foresta a sinistra, erano ideali a condurre imboscate e organizzare manovre di accerchiamento.
Poco prima di scendere nella valle, fu il momento di separarsi.
«Conto su di voi.» disse Saito nel momento in cui Kaoru e Kilyan si prepararono a lasciare lo schieramento con quasi tutta la cavalleria. «Cerchiamo di fare in fretta.»
Poco dopo lasciarono lo schieramento anche le truppe di Lucas, e fatte poche altre miglia le forze di Grasse discesero nella vallata.
Evidentemente alcune spie o esploratori dovevano averli avvistati lungo il tragitto, perché una volta giunti in vista del villaggio Saito e i suoi uomini trovarono le truppe di Santin già schierate e compatte poco davanti il centro abitato, disposte su due linee con un terzo, piccolo schieramento a protezione del lato destro e sinistro dell’accampamento nemico, costituito da un piccolo castrum ricavato da una torretta d’osservazione per il controllo del vicino torrente e relativo cortile.
Quando anche le forze dei Marcin si palesarono sul fianco sinistro della valle, fu chiaro che anche in questo modo la disparità di forze faceva pendere pesantemente la bilancia a favore degli attaccanti; ciò nonostante Santin, seduto al centro della sua piccola roccaforte su di un elegante sgabello di mogano, seguitava a conservare il suo collaudato ed invidiabile autocontrollo, mentre al contrario tanto i suoi generali quanto, soprattutto, i soldati del suo esercito sembravano maschere mortuarie tale era il terrore dipinto nei loro occhi.
Appena era stata confermata la notizia dell’arrivo dell’esercito nemico i generali di Mormerié, che già non si erano spiegati questa specie di mossa suicida da parte del loro signore di restare con la parte più piccola delle sue divisioni occidentali a così breve distanza dalle linee nemiche, avevano scongiurato Santin di rifiutare la battaglia e ripiegare più a est, ma questi in nessun modo aveva voluto recedere, dicendosi anzi convinto che le cose sarebbero andate per il meglio senza alcuna ombra di dubbio.
«Mio signore, vi scongiuro.» disse per l’ennesima volta il generale Satibarre, il primo stratega di Santin «Dobbiamo ripiegare finché possiamo.»
«Le truppe sono in formazione?» domandò invece il conte come se non lo avesse sentito
«Sì, mio signore.» rispose il generale Baxus, il solo che riuscisse a non far trasparire alcuna emozione, tale era la fiducia nel suo sovrano «Pronte ai vostri ordini.»
«Allora, procedete.»
«Ai suoi ordini.»
Al comando dei capitani, le truppe di Mormeriè serrarono i ranghi disponendosi in formazione chiusa, ideale per le battaglie di tipo difensivo, con la prima e la seconda linea che misero ulteriore distanza tra sé stesse e la terza, la quale rimase invece a protezione del campo.
Così serrati, però, gli uomini di Santin erano anche un bersaglio ghiotto per gli arcieri, e infatti Saito, compreso che il nemico sembrava determinato ad accettare lo scontro, ordinò di agire in tal senso.
Gli arcieri tirarono mentre le prime linee scendevano sempre più nella vallata, e furono anche sparati alcuni colpi dei pochi cannoncini antiuomo che le necessità di procedere spediti avevano concesso di portare, ma nonostante le perdite subite i nemici seguitarono a mantenersi in formazione chiusa.
Tuttavia, le truppe di Santin esitarono ad avanzare fino all’ultimo, lasciando avvicinare quelle di Grasse abbastanza da poterle bersagliare a loro volta con bordate d’artiglieria e tiri di archibugio, quindi, protette a loro volta dagli arcieri, si mossero incontro al nemico.
Lo scontro tra le due forze si verificò poco lontano dal baricentro, un po’ più a ridosso del campo di Santin, come Saito aveva preventivato, e malgrado la differenza di numero i soldati di Mormerié si difesero strenuamente.
Al centro dello schieramento, Jeanne e le sue moschettiere cercavano di rompere la formazione nemica, con il fianco sinistro a spingere ulteriormente sotto il comando di Seena nel tentativo di isolare una parte delle linee nemiche che, al momento opportuno, sarebbero state caricate e distrutte da Lucas.
Dal fitto della foresta, in cima ad una bassa montagnola con davanti a sé il meglio della cavalleria di Grasse, Kaoru e Kylian seguivano lo svolgersi della battaglia, che dopo un breve momento di equilibrio sembrò virare sempre più in loro favore.
«Li stanno mettendo alle corde!» disse Kylian sovreccitato «Se và avanti così, forse non ci sarà neppure bisogno del nostro intervento.
Non lo pensate anche voi?»
Ma Kaoru non sembrava dello stesso avviso.
Al contrario, era visibilmente teso e nervoso, e rispose all’ottimismo del suo secondo con un silenzio preoccupato.
«Generale?»
Qualcosa, ne era sicuro, non stava andando per il verso giusto.
Era tutto troppo facile.
Santin aveva conquistato un terzo di Tristain in meno di sei mesi, e gli sembrava impossibile che potesse aver commesso una così incredibile sequela di errori, fino al punto di mettersi in trappola con le sue stesse mani.
Un sospetto terrificante si accese di colpo nella mente di Kaoru. Era sempre stato lì, a sussurrargli nell’orecchio, per tutta la durata del viaggio, tornando a far sentire la sua voce ad ogni occhiata, oggi strano cenno, ogni sguardo rifuggito.
Ma non voleva crederci: non poteva crederci.
D’altra parte, però, se fosse stata la verità, allora non c’era tempo da perdere.
Ma se invece si fosse sbagliato? Se i suoi fossero stati solo pensieri privi di fondamento, dettati da paure che rischiavano di spingerlo a gettare alle ortiche l’occasione più ghiotta che il destino aveva voluto mettere loro davanti?
Dentro di lui voleva pensare che non fosse possibile; che un uomo non potesse cadere così in basso. Non un tale uomo. Ma c’erano anche tutti quei sospetti, e quegli indizi rivelatori.
Il destino dell’intera nazione rischiava di essere tutto nelle sue mani.
Nelle loro mani.
«Kilyan» mormorò con un filo di voce «Saresti disposto a rischiare la sorte di un’intera nazione sulla base di un sospetto?»
Il ragazzo lo guardo perplesso.
Nota dell’Autore
Eccomi qua!^_^
Pensavate fossi morto,
vero?
E invece no, sono qui,
vivo e vegeto!
Sono tornato!
Letteralmente!
Infatti, sono
rientrato ieri dalle vacanze, durante le quali ho avuto modo di riprendere
finalmente in mano questa storia.
Anche perché ormai,
visto e considerato che abbiamo abbondantemente passato la metà della
narrazione, non esiste che la lasci in sospeso.
E ora? Cosa succederà?
Qual è questo dubbio
che tormenta Kaoru?
Lo scoprirete presto,
promesso!^_^
A presto!^_^
Carlos Olivera