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Autore: lasognatricenerd    24/08/2014    1 recensioni
Draco è distrutto e diviso fra due realtà: diventare un mangiamorte o schierarsi dalla parte dei buoni?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La fanfiction partecipa al contest "Tormenti e ossessioni ~ Draco Malfoy contest " ( http://freeforumzone.leonardo.it/d/10905233/Tormenti-e-ossessioni-Draco-Malfoy-contest/discussione.aspx ) indetto da Maryscrivistorie ( http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=648125 ) e si basa sul pacchetto Ambra. ( Prompt: lacrima cristallina, in cui si riflettono le realtà del mondo, solo, in miniatura. )


Era disonorevole ristarsene chiusi nel bagno, a pensare. A ragionare. Ad essere triste. Io, Draco Malfoy, così confuso. Era tragico ed orribile allo stesso tempo. Non esisteva qualcosa di più complicato. Mi sentivo semplicemente diviso fra due metà che non potevo davvero contemplare.
Da una parte avrei dovuto essere forte, saper fare il duro ed andare avanti con ciò che stavo facendo. Disprezzare la gente, lavorare con Voldemort ed uccidere chiunque provasse ad avvicinarsi a me, alla mia famiglia oppure al signore oscuro. Dovevo continuare solo ad essere ciò che tutti credevano che io fossi, colui con un cuore di ghiaccio, un Serpeverde impassibile e menefreghista.
Dall’altra parte, invece, dovevo essere ciò che ero semplicemente perché volevo essere e dovevo, per una persona speciale. Un’unica persona che mi aveva davvero rubato il cuore, al quinto anno. O forse anche prima ma ero così stupido da non essermene accorto. Così stupido da pensare solo alla missione da portare a termine nel corso dei miei giorni.
Ma che ne avrei fatto, io, della mia vita, se badavo solamente a quello che volevano gli altri e non a quello che volevo io? Che carattere avevo, se non quello che mi imponevano? Essere davvero me stesso mi era impossibile, tanto che a volte mi chiedevo se oramai non mi fossi perso. Se oramai fosse impossibile da ricordare come fossi una volta. Ma soprattutto… mi convincevo sempre di più che tornare indietro sarebbe stato impossibile.  Il vero Draco Malfoy era come se si fosse sotterrato da qualche parte per la troppa paura di essere scoperto ed immischiato in fatti che lui non voleva nemmeno sentir pronunciare. Ed io, stavo sprofondando insieme a lui in un vortice di disperazione più totale.
Alzai lo sguardo verso lo specchio del bagno, i palmi delle mani appoggiate ai lati del lavandino bianco. Avevo la camicia lievemente sbottonata, dei pantaloni neri e le scarpe lucide. Ma ciò che stavo osservando mi spaventava. Avevo il viso ricoperto dal terrore. Il labbro inferiore tremante come non mai, gli occhi spenti e vuoti, velati da un senso di tristezza e malinconia. I capelli biondi erano in disordine. Chiunque avrebbe capito che non ero io, quello allo specchio. O meglio, non l’io che mostravo agli altri. Avrebbero capito all’istante che ero distrutto dal dolore, che ero diviso a metà, fra due realtà troppo diverse fra di loro.
Diviso fra la mia famiglia, che stava dalla parte del signore oscuro per non essere uccisi, e fra Hermione. Sì, Hermione Granger. La Grifondoro. La sangue sporco. Quella che avevo insultato così tante volte da ritrovarmi la faccia gonfia a causa di un suo pugno, al terzo anno.  Non capivo come fosse successo e nemmeno mi interessava: ero innamorato di lei più di qualsiasi altra cosa al mondo. La amavo e la sentivo mia come non mai. Non avrei voluto farle del male. Non avrei voluto schierarmi dalla parte dei Mangiamorte solo per fare un favore a mio padre.
Avrei dovuto disonorare la mia famiglia? Il nome dei Malfoy? Quel nome al quale io, nonostante tutto, tenevo parecchio. Avevo un orgoglio ed una reputazione anche io.
Continuavo a tenere lo sguardo alzato verso quello specchio che mi ritraeva come la persona più distrutta al mondo. Mi lasciai andare a qualcosa che mai, prima di allora, ero riuscito davvero a fare: piangere. La vidi, quella lacrima cristallina che colava lungo la mia guancia, il mio collo, cadendo poi sul lavandino, infrangendosi. In quell’unica lacrima vidi troppe cose: Voldemort, mio padre, il mio obiettivo, la mia paura, il terrore, Hermione, il mio amore per lei. L’avevo fissata, quasi avessi visto il tutto avvenire a rallentatore nonostante sapessi che una cosa del genere non era possibile, nemmeno nel mondo dei maghi.
Avevo solo la necessità di capire che cosa fosse giusto, e non solo per me, ma per tutti. Capire che cosa potessi fare per sistemare la situazione. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse, perché oramai, da solo, non potevo più andare avanti. Ma a chi potevo chiedere? Mio padre? Mia madre? Lord Voldermort? Mi feci scappare una risata ironica dalle mie labbra: fu roca e bassa, senza divertimento. C’era solo disperazione in qualsiasi mio gesto. Qualsiasi mia azione. Parola o pensiero.
Mi accasciai contro il muro, le gambe piegate, le mani fra i capelli e i gomiti contro le ginocchia. Cos’altro avrei dovuto fare per far sì che andasse tutto bene? Perché non potevo avere un attimo di pausa nella mia vita? Solo un po’, non mi pareva di chiedere troppo. Eppure, come avevo sempre pensato, la vita fotteva davvero tutti e pareva toccasse a me questa volta. Ma toccava a me da troppo tempo. Non poteva girare un po’ la ruota, piuttosto che stare sempre e solo immobile da me? Non era affatto giusto, ma soprattutto non era umanamente impossibile sopportare una situazione del genere. Mai mi sarei aspettato di crollare emotivamente. Mai. Eppure ero in uno stato pietoso che avrei preferito evitare per almeno anni ed anni, o anche per sempre.
Chiusi gli occhi per potermi immaginare i polpastrelli delle dita di Hermione contro la pelle della mia guancia bagnata e poi giù, contro il collo. Avevo bisogno di lei, delle sue parole e della sua capacità di tirarmi su di morale ogni volta che non stavo bene. Lei non avrebbe mai saputo di questo mio calo, ma notava quanto stessi male e faceva di tutto per farmi fare la cosa giusta. Avevo paura di deluderla. Deludere la mia famiglia. Deludere me stesso.
- Hermione… - Mi lasciai andare ad un semplice sospiro di implorazione verso una persona che nemmeno era con me, in quel momento, ma era come se potesse sentirmi. Come se potesse essere lì con me. Era la mia ancora, l’unica persona alla quale potevo aggrapparmi per stare in piedi. Amavo tutto ciò che apparteneva a lei. Sapevo quanto fosse complicata la situazione, perché non poteva far altro che peggiorare la mia posizione. Ma non ero riuscito a controllare il mio cuore, ne le mie emozioni e nemmeno le mie azioni. Ero sorpreso che lei mi amasse: non me lo sarei mai aspettato. Ma per una volta, in quel buio periodo, mi ero sentito bene e meno solo di come mi sentissi di solito.
Mi piaceva guardarla negli occhi dopo aver fatto l’amore. Poterle stringere i capelli fra le dita sottili, spostarle dietro all’orecchio una ciocca bionda, baciarla sulle labbra e sussurrare il suo nome. Erano gesti inaspettati da me, dolci, ma che avrei voluto dedicarle all’infinito se significava farla stare bene. All’inizio era stato difficile, però. Vedersi di nascosto, continuare ad odiarsi in pubblico ed amarsi quando eravamo da soli. Era difficile per me, che era tutto nuovo. Difficile ambientarsi e difficile comportarmi in un certo modo. Eppure, alla fine, ci ero riuscito, abituandomi, giorno dopo giorno, ad amarla come sapevo fare e come lei si meritava.
- Cosa devo fare? –
C’era forse qualcosa che poteva riportarmi sulla retta via, o farmi capire che cosa fosse giusto fare? Non volevo essere ammazzato. Non volevo essere ucciso solo perché avevo agito nel modo che ritenevo migliore. Era un mondo sbagliato nel quale io ero capitato per sbaglio, a quanto pareva. Forse dovevo semplicemente farla la finita? Ero io il problema? Se così fosse stato, eliminarmi sarebbe stato solamente un vantaggio ed un problema in meno. I miei genitori ne avrebbero sofferto, ma forse non sarebbero stati uccisi. Ed Hermione…
Hermione.
Come potevo andarmene e sapere che lei sarebbe stata malissimo? Sapere che avrebbe pianto giorno e notte per avermi perso? Per di più, se dopo la morte esisteva qualcosa, significava che non avrei potuto più toccarla. Ne baciarla e nemmeno sfiorarla. Mi bastava sentire la sua voce per sentirmi meglio. E sarebbe stato così anche in quel momento… se non avessi preferito restarmene da solo, in disparte, e lasciarla al di fuori di tutto. Non volevo che sapesse quanto stessi male. Quanto fossi tormentato e distrutto dal dolore.
Ero diviso fra due realtà, in quel bagno nel quale speravo non entrasse nessuno. Diviso fra due realtà che non sapevo scegliere per paura. Paura del rimorso, paura dell’essere ammazzato, paura delle conseguenze. Paura del mondo e di me stesso. Di quello che sarei potuto diventare con una delle due opzioni. Da una parte potevo diventare un mangiamorte potente e dall’altra una persona buona, ma pur sempre rispettata. Cosa avrebbe fatto di me, qualcosa di buono? Disonorare il nome della mia famiglia, tradirla per diventare un buono, oppure tradire Hermione e diventare uno dei cattivi? Molte persone avrebbero scelto all’istante la prima scelta.
E forse avrei dovuto fare anche io così: era stato mio padre a costringermi a diventare ciò che non volevo essere, dopo tutto. Ma era mio padre. Lucius Malfoy era mio padre ed io odiavo deluderlo e fare ciò che non mi chiedeva.
Ripensai alla lacrima che avevo versato poco prima. Quella lacrima piena di tristezza che mi aveva fatto capire quanto dovessi sopportare ancora, ma allo stesso tempo quanto dovessi sbrigarmi a pensare e darmi una risposta. Prendere una decisione e far soffrire, in ogni caso, qualcuno.
L’unica cosa che sapevo per certo è che sarei cambiato: il Draco Malfoy che era allagato fra le onde robuste e potenti… non sarebbe mai più tornato a galla, lasciando spazio ad un Draco Malfoy nuovo e completamente diverso.



 
   
 
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