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Autore: Stephanie86    24/08/2014    6 recensioni
- Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono;
- Scrivi qualcosa che si ispiri a questa canzone, anche rischiando di rendere i personaggi OOC.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Songs and Fairy Tales”

 

 

 
“Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono”.

“Scrivi qualcosa che si ispiri a questa canzone, anche rischiando di rendere i personaggi OOC”.

 

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 “I see the bad moon arising
I see trouble on the way
I see earthquakes and lightnin’
I see bad times today”

[Bad Moon Rising – Mourning Ritual]

 
Non aveva idea di dove si trovasse, né tantomeno perché l’anfora si fosse riaperta, liberandola.

Nei primi minuti la sua mente annaspò nella confusione. Capì di essere ben lontana da Arendelle. Ben lontana da sua sorella.

Anna!

Già, Anna. Kristoff. Il matrimonio.

Elsa vide che il cielo sopra di lei era scuro, punteggiato di stelle. La luna piena pareva osservarla. Ma era un cielo stranamente pesante. Alieno. Come se non appartenesse affatto al suo mondo.

I ricordi si sovrapposero. Si ingarbugliarono. La sua testa si schiarì in un lampo.

Tremotino...

Un’ondata di rabbia l’assalì, facendole perdere il controllo e due fasci di ghiaccio esplosero dalle sue dita, congelando il tronco di un albero.

Dove sei, Tremotino? Dov’è mia sorella? Cos’è questo luogo?

Che cos’hai fatto?

Era sola. Elsa era sola e non poté fare altro che cominciare a camminare. Camminare per dirigersi da qualche parte. Prima o poi avrebbe compreso in che razza di posto fosse capitata.

Ti troverò, Tremotino. Ovunque tu sia, ti troverò.

Aveva freddo, Elsa.

Aveva freddo dentro.

 
***

 
[Rising Sun, Pirate Fantasy Music  - BrunuhVille]

 
Vi fu un tonfo sordo quando la Jolly Roger e la nave mercantile entrarono in collisione.

Il silenzio che aveva invaso il ponte della nave pirata si ruppe, riempiendosi delle urla di uomini agguerriti, che avevano iniziato a lanciare i grappini per agganciare il veliero. Lame di spade e sciabole fecero la loro comparsa, scintillando sotto i raggi del sole.

- Forza con quelle assi! – gridò Uncino, scendendo la scaletta che conduceva sul ponte, dopo aver mollato il timone al nostromo.

Assi di legno con dei ganci alle estremità facilitarono l’attraversamento. Dagli alberi nei quali erano state ammainate le vele alcuni pirati si lanciarono gridando sull’altra nave, con i coltelli stretti tra i denti.

Seguirono imprecazioni, cozzare di lame, lamenti di dolore. Gli uomini di Uncino erano certamente più bravi con le armi dei marinai del vascello, che presto si arresero.

Uncino incalzò il capitano del mercantile, puntandogli la spada contro il ventre. – Suvvia, non fate quella faccia! Siamo qui per darvi una mano. Vi alleggeriamo del carico, così navigherete meglio. Siete fortunato che non abbia ordinato di dar fuoco a questa bagnarola.

Dalle sue spalle arrivò un suono cupo e carnoso, seguito dal tonfo sordo di qualcosa che cadeva. Uncino si girò e vide Milah che sfilava la lama insanguinata della sciabola dal corpo di un uomo, che aveva cercato di assalirlo alle spalle e che stringeva ancora una piccola ascia.

- Mi sembrava di averti consigliato di rimanere a bordo della Jolly Roger – disse Uncino, sorridendo alla sua donna.

- Consigliato, appunto. Non era un buon consiglio, tesoro. – rispose Milah. – Davvero pretendevi che mi perdessi tutto il divertimento?

Uncino lasciò il capitano nelle mani dei suoi uomini e strinse Milah in un abbraccio. Poi la baciò.

 
***

 
[Black Wolf’s Inn; Medieval Music – Derek Fiechter]

 

La locanda pullulava di gente già ubriaca, che ridacchiava e parlava a voce alta, facendo un gran chiasso. In un angolo, un uomo ancora sobrio suonava, spandendo nell’aria le note di un allegro motivetto da taverna.

Il Cacciatore sedeva in un angolo, in disparte, assorto. A lui non interessavano le chiacchiere degli esseri umani.

Però la locanda aveva un buon nome: Black Wolf’s Inn. Ed era calda.

La porta si aprì di colpo, andando a sbattere contro il muro a causa del forte vento invernale. Il Cacciatore avvertì subito l’odore pungente del freddo e della foresta, ma anche un altro odore...

Odore di lupo. Odore di lupo mischiato a un odore umano.

Un licantropo.

I licantropi non erano parte della natura. Così come non erano parte del genere umano. Vivevano... separati da entrambi i mondi.

Alzò la testa e dapprima vide solo una figura alta e femminile nascosta da una mantella rossa. La fissò a lungo, fino a quando la ragazza, sentendosi osservata, non abbassò il cappuccio, svelando un volto giovane e teso, capelli lunghi e scuri, occhi grandi che ricambiarono il suo sguardo, perplessi.

Il Cacciatore non disse niente, non si alzò. Nemmeno si mosse. Seguitò a scrutare la sconosciuta che portava addosso l’odore dei lupi. Sembrava triste, spaventata, in fuga da qualcosa.

E lei seguitò a guardare il Cacciatore.

Uno degli ubriachi sbatté con violenza il suo bicchiere sul tavolo perché l’oste gli portasse dell’altro vino.

Il Cacciatore sobbalzò. La ragazza con la mantella rossa distolse lo sguardo.

 
***

 
“Things we lost to the flames
Things we’ll never see again
All that we’ve amassed
Sits before us, shattered into ash”

[Things we lost in the fire, Bastille]

 

Le fiamme lambivano le pareti della sua stanza. La circondavano.

Il fuoco crepitava intorno a lei.

Regina, intrappolata, guardava la figura in piedi sulla soglia, che la chiamava.

- Daniel! – gridò, allungando le braccia.

Lui mosse la bocca, ma Regina non capì le sue parole. Camminò verso il ragazzo per raggiungerlo. Il fuoco sembrò ritrarsi, salvo poi pararsi di fronte a lei, sbarrandole la strada e minacciandola.

Daniel ormai era quasi scomparso. Vedeva ancora la sua sagoma, il profilo del suo corpo, i capelli scuri... Ma stava svanendo. Tutto stava crollando intorno a Regina. Tutto. Tutto bruciava.

- Daniel! Non andartene! Io sono... Sono persa senza di te – Piangeva, adesso, mentre il suo primo amore spariva dietro ad un muro rovente.

...Poi si svegliò di soprassalto nel suo letto. Respirava a fatica e aveva ciocche scure che le pendevano sul viso, disordinatamente. Le guance erano bagnate di lacrime.

Nessun incendio. La sua stanza era ancora lì. Era vuota.

Daniel non c’era più. Daniel non ci sarebbe più stato. Né lui, né l’amore. Nemmeno il suo cuore. Niente.

Nel camino, il fuoco era spento. Restavano solo le ceneri.

 
***

 
“I don’t ever want to let you down
I don’t ever want to leave this town
‘Cause after all
This city never sleeps at night”

[It’s time, Imagine Dragons]

 
Emma Swan non aveva sonno. Henry dormiva già, mentre lei se ne stava in piedi davanti alla finestra del suo appartamento, a guardare New York, i suoi rumori, il traffico, le strade piene di gente, nonostante l’ora tarda.

La città che non dormiva mai, come dicevano tutti.

Però le piaceva. Le piaceva la sua casa, il suo lavoro, la sua vita.

Se non fosse per i sogni...

Già. I sogni. Alcuni notti faceva degli strani sogni e, al mattino, ricordava solo certi particolari. Frammenti, niente di più. Un cartello stradale che indicava il nome di una cittadina. Ma il nome era sfocato.

Che posto è?

L’immagine di una lei ancora diciottenne, stremata dopo il parto, che si rivolgeva al medico del carcere e...

“Non posso essere una madre”

(Io sono una madre)

E il volto di una donna. Un volto circondato da capelli neri. Un volto che non riusciva ad inquadrare bene. Occhi scuri che sembravano fissarla.

Poi una strana nube viola che avvolgeva tutto.

Niente di tutto ciò le era familiare. Niente di tutto ciò aveva senso. E tuttavia, quando si svegliava al mattino, per un po’ si portava dietro una sensazione che non avrebbe mai saputo spiegare. La sensazione che qualcosa le stesse sfuggendo.

Sono soltanto sogni.

Si allontanò dalla finestra, tirando la tenda e tagliando fuori i grattacieli della Grande Mela, che sembravano ammiccare, colpiti dalle innumerevoli luci colorate.

Soltanto sogni.

Si recò nella stanza di suo figlio. Si avvicinò al letto, silenziosamente, osservandolo dormire. Si chinò e gli diede un bacio delicato sulla fronte.

 
***

 
“There’s something happening here
There’s something here that I just can’t explain
I know I’m where I belong
Deep down inside I’m no longer lost”

[I won’t let you go, Snow Patrol]

 
- Bae... Continuo a pensare che sia davvero un nome strano – disse Wendy, una sera. Lo nascondeva già da alcuni giorni e gli portava sempre da mangiare. Lui ancora non si spiegava cos’avesse di speciale un povero ladruncolo per guadagnarsi le gentilezze di quella ragazzina bionda.

- Però ha un bel suono. Mi piace – aggiunse.

- In realtà, il nome vero è Baelfire. Ma mi chiamano tutti Bae.

- È molto corto. Bae, intendo. Ma anche Baelfire.

- Anche il tuo nome è strano, comunque. Ed è parecchio lungo.

- Wendy Moira Angela Darling... sì, è vero – Lei sorrise, gli si sedette accanto e gli posò un bacio sulla guancia. Poi gli mise qualcosa nel palmo della mano.

- Cos’è questo?

- Non sai cos’è un bacio?

- Certo che lo so. Intendevo... questo – Sollevò l’oggetto che le aveva dato.

- È un ditale, Bae – Wendy sembrava divertita. – Ed è il mio bacio.

Baelfire non era sicuro di capire, ma immaginava che ora dovesse restituirglielo. Quindi si sporse in avanti e le diede un lieve bacio sull’angolo delle labbra, facendole cadere in mano un bottone di corno che aveva con sé.

Wendy arrossì un po’. – Grazie. Lo infilerò nella catenina che porto al collo.

Lo fece e quel semplice gesto lo rese stranamente felice.

 
***

 
“I’ll be here waiting, hoping, praying
That this light will guide you home...
When you’re feeling lost I’ll leave my love
Hidden in the sun, for when darkness comes”

[When the darkness comes, Colbie Caillat]

 
Anna aveva aspettato.

Anna aveva davvero sperato che il giorno del suo matrimonio fosse il più bello della sua vita.

Aveva immaginato una vita perfetta accanto a Kristoff, dopo tutto ciò che era accaduto. Accanto a Kristoff e a sua sorella.

Ma Elsa era sparita. Era scomparsa nel nulla e lei non si spiegava dove fosse finita, né tantomeno perché. L’aveva cercata, ma della regina di Arendelle non era rimasta traccia.

Era sicura che non fosse andata via di sua spontanea volontà. No. Non poteva crederlo. Quello che avevano passato era già abbastanza ed Elsa non l’avrebbe mai e poi mai lasciata ancora. La scorsa volta c’erano di mezzo i suoi poteri, il fatto che non potesse controllarsi, il fatto che temesse di farle del male. Ma ora... Era tutto diverso.

Senza Elsa la sua vita non avrebbe potuto essere bella, anche se amava Kristoff. Aveva bisogno di sua sorella perché fosse completa.

C’era delle notti in cui Elsa le appariva in qualche sogno distorto e oscuro. E allora le parlava.

“Anna, devi andare avanti. Non hai scelta”.

“Non posso. Torna a casa, Elsa. Ti prego. Dove sei? Dove sei andata? Chi ti ha portato via da me?”.

Non c’era risposta a quelle domande. Anna si svegliava di soprassalto e c’era solo l’abbraccio di Kristoff a consolarla.

 
***

 
“Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would stayed up with you all night
Had I know how to save a life”

[How to save a life, The Fray]

 
La fata aveva vagato a lungo prima di giungere sull’Isola Che Non C’è.

Trilli si aggirava per quel groviglio di vegetazione, portandosi dietro la sua rabbia, il suo risentimento. Portandosi dietro il suo dolore per aver perso le ali, per essere stata umiliata e ferita, quando il suo unico desiderio era aiutare una persona a ritrovare la felicità.

“Io non credo più in te”, le aveva detto Turchina.

Nessuno credeva più in lei. Nemmeno Regina ci aveva creduto.

Pensava di aver trovato un’amica, tra l’altro, non solo una giovane donna in difficoltà, che soffriva perché il suo vero amore era morto. Una giovane donna sola. Sperduta.

L’amica in questione l’aveva chiamata “tarma” e l’aveva cacciata in malo modo.

Trilli sferrò un calcio ad una massa di cespugli. – Maledizione a te, Regina. È tutta colpa tua!

Il suo viso sfiorò delle spine. Quelle spine. Le spine che grondavano veleno.

Sognombra.

Si ritrasse di scatto, inciampò e cadde. Per un pelo non si era ferita. Sarebbe stata la sua fine.

Si prese il capo tra le mani, chiudendo gli occhi per non vedere l’oscurità dell’Isola. L’oscurità che la circondava e che sembrava intenzionata a ghermirla.

Perché, Regina? Perché non mi hai dato retta? Io avevo rischiato tutto per te. Dovevi solo entrare in quella taverna...

Dovevi soltanto crederci.

 
***

 
“Oh, well I don’t mind, if you don’t mind
‘Cause I don’t shine if you don’t shine
Before you go, can you read my mind?”

[Read my mind, The Killers]

 
- Belle, ti prego – disse Tremotino. – Ho dovuto farlo. Bae era mio figlio.

- Oh, sì. E il Signore Oscuro mantiene sempre le sue promesse. Credevo fossi superiore a tutto questo – rispose sua moglie. Nei suoi grandi occhi color oceano c’erano lacrime. E c’era... non rabbia. No. C’era tristezza. Dolore. Rassegnazione, persino. Disincanto.

- Non potevo parlartene. Non avresti capito.

- Sei tu quello che non capisce, Tremo. Non hai avuto fiducia in me. Hai preferito mentire e trattarmi come una stupida.

- Non volevo affatto trattarti come...

- Invece sì. Credi davvero che tuo figlio avrebbe voluto questo?

Tremotino tacque. Avrebbe voluto spiegarle quello che provava. Avrebbe voluto spiegarle cosa sentiva in quel momento e avrebbe anche voluto scusarsi, perché non riusciva a pentirsi del suo gesto. Non riusciva a pentirsi di aver ucciso Zelena. Ma si pentiva di non essere stato capace di proteggerla. Avrebbe voluto dirle questo. Avrebbe voluto che lei leggesse la sua mente e capisse fino in fondo.

- Non andare, Belle. Non puoi. Hai visto cosa c’è là fuori? È molto pericoloso. Potrebbe farti del male! Se resti vicino a me, almeno sarai al sicuro. Comprendo che tu sia in collera, ma rimani.

- So badare a me stessa, Tremo – ribatté Belle. Un tono che non lasciava spazio a repliche. Una lacrima rotolò sulla sua guancia. Si avvicinò a lui e gli sfiorò il viso. – Hai bisogno di pensare a tutto quello che è successo. L’oscurità fa parte di te e ne sono consapevole, ma devi decidere. Devi decidere in quale modo vuoi che quell’oscurità influenzi la tua vita. La nostra vita. Perché quello che riguarda te... riguarda anche me.

 
***

 
“If I lay here, if I just lay here
Would you lay with me
And just forget the world?”

[Chasing Cars, Snow Patrol]

 
- È bellissimo, vero? – disse Red, osservando il cielo stellato, sdraiata sulla neve fresca.

- Sì. Molto. E con te lo è ancora di più – rispose Peter, prendendo la sua mano. Era sdraiato accanto a lei da qualche minuto. Era riuscito a convincerla ad uscire di casa per passare un po’ di tempo insieme.

Red si sollevò e si sporse per baciarlo. Sapeva di buono, Peter, come sempre. Giocherellò con qualche ciocca dei suoi capelli, scostandole il cappuccio rosso della mantella.

- Ora è meglio che vada. Mia nonna potrebbe accorgersi che sono uscita.

- No, ancora un attimo...

- Peter...

Il ragazzo la baciò di nuovo, con più trasporto. Red mugolò contro la sua bocca. Infine sospirò, appoggiando il viso sulla sua spalla.

- RED! – La voce incollerita di Granny ruppe l’incanto e la costrinse ad alzarsi in piedi alla svelta. Scivolò e per poco non cadde. – Dove sei finita?!

- Devo andare – ripeté Red.

- Sì. Direi che dovrei andarmene anch’io se non voglio che tua nonna usi la sua balestra contro di me. Non che non mi prenderei volentieri un dardo per te...

- Lo faresti?

- Farei qualsiasi cosa.

- Ma la freccia... è meglio di no. Non ne sarei felice.

- RED!! – Granny gridò ancora più forte. Un gufo appollaiato su un ramo si levò in volo.

- Buonanotte – disse Peter.

Prima di lasciarlo andare, Red gli diede un ultimo bacio sulle labbra.

 

 

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Angolino autrice:

Recentemente, leggendo una storia qui su Efp, mi è capitato sott’occhio questo vecchio gioco/sfida. Ci avevo già provato una volta, ma non ne era uscito niente di buono, quindi ho ritentato.

Ecco il risultato. Dieci flashfic/drabble (un miracolo, per me, dato che di solito sono troppo prolissa per le flashfic) basate su dieci canzoni diverse, alcune abbastanza adatte al personaggio/situazione, altre, forse, un po’ meno, ma capitemi: appena ho sentito il pezzo, ho scritto la prima cosa che mi è passata per la testa ascoltando il testo. ^__^

Su alcuni di questi personaggi non ho mai scritto niente, ma spero siano IC.

Nel pezzo dedicato a Wendy e Baelfire ci sono delle evidenti citazioni tratte dal romanzo di James M. Barrie, “Peter Pan”.

Preciso che la mia playlist è molto varia: tra le varie canzoni ci sono anche pezzi di musica celtica e ballate medievali che non prevedono testo e voce, ma solo musica. Ne sono capitati due, come vedete. ^__^ Ve li metto qui sotto, perché immagino che non possiate conoscerli:


Rising Sun. Pirate Fantasy Music di BrunuhVille

Black Wolf’s Inn. Medieval Music di Derek Fiechter.
   
 
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