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Autore: Stephanie86    12/10/2014    3 recensioni
- Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono;
- Scrivi qualcosa che si ispiri a questa canzone, anche rischiando di rendere i personaggi OOC.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“And I know this scars will bleed
But both our hearts believe
All of this stars will guide us home”

[All of the stars, Ed Sheeran]

 
Da quando Neal Cassidy aveva ricevuto quella cartolina da August, la cartolina che aspettava, pensava spesso a suo padre e anche ad Emma.

Soprattutto ad Emma.

Non che prima non gli capitasse di pensare a lei, ma era un pensiero meno frequente.

Erano ritornati tutti i ricordi. Tutti quei momenti vissuti insieme che avevano lasciato cicatrici sul corpo di entrambi. La prima volta che si erano incontrati, a bordo di un maggiolino giallo...

Chissà se ce l’ha ancora... Sì. Sono sicuro di sì.

...La sera in cui l’aveva portata alla giostra e le aveva parlato di suo padre. Le rapine insieme. Le fughe precipitose. Il ciondolo che le aveva regalato. Tallahassee e il sogno di poter ricominciare da qualche parte. Fino alla sera in cui era stato costretto a lasciarla. Perché Emma non era una qualunque. Emma aveva una missione da compiere. Un sortilegio da rompere.

Spezzato.

Neal si rigirò la cartolina fra le mani e sospirò.

Ci rivedremo.

Ne era convinto, così come sapeva che avrebbe rivisto anche Tremotino.

 
***

“Know I try to tell that I need you
Here I am without you
I feel so lost but what can I do?”

[Stay, Hurts]

 
Emma Swan entrò nell’ufficio dello sceriffo.

Nell’ufficio vuoto dello sceriffo.

Si guardò intorno, disorientata dal silenzio. Sembrava quasi che lui stesse per entrare, come ogni mattina, per offrirle la colazione, magari. E la sensazione era molto forte anche perché, appesa all’attaccapanni, c’era ancora la sua giacca.

“Grazie”. Era stata l’ultima cosa che le aveva detto prima di attirarla a sé per baciarla. Ma aveva solo sfiorato le sue labbra...

Grazie per cosa?, si chiese Emma, in quel momento.

“Mi ricordo”.

Cosa intendeva dire Graham con ‘mi ricordo’? Che cosa si era ricordato? Perche le era sembrato sorpreso e sconvolto?

C’erano solo domande nella sua testa. E non avrebbero mai ottenuto una risposta. Mai più. Perché Graham se n’era andato. Quindi era totalmente inutile continuare a pensarci.

Tutte le volte che iniziava davvero a fidarsi e ad amare qualcuno... quel qualcuno se ne andava, in un modo o nell’altro.

I suoi genitori.

Neal.

Graham.

 
***


“I do it all because I’m evil
And I do it all for free
Your tears  are all the pay I’ll ever need”

[When you’re evil, Voltaire]

 
Malcom aveva guardato l’ombra portare via il suo unico figlio, Tremotino. E non aveva provato alcun rimorso, né tantomeno tristezza o rimpianto.

Aveva visto le lacrime rigare il viso del bambino, eppure non era tornato sui suoi passi. Non l’aveva tenuto con sé.

Perché lui non era fatto per essere padre.

E se voleva volare di nuovo, se voleva che la polvere di fata funzionasse, doveva liberarsi dell’unica cosa che lo tratteneva.  

Ora era giovane. Di nuovo. Era un ragazzo.

Ora era Peter Pan. L’unico re dell’Isola.

E poteva volare.

Sei cattivo, gli sussurava ogni tanto una voce. Una vocetta simile a quella del piccolo Tremo. Sei cattivo, padre. Ma lui la respingeva.

- Vi siete già stancati di combattere? – disse ai due Bimbi Sperduti armati di spade di legno.

Felix incalzava l’altro ragazzino, sorridendo beffardamente. – Io no. Non vedo l’ora di continuare.

- Bene, allora! – Gli occhi verdi di Pan scintillarono. – Giocate!

 
***

 
“When the working day is done
Oh, girls!
They wanna have fun”

[Girls just wanna have fun, Cindy Lauper]

 
- Ruby, bevi piano. È già il terzo – le fece notare Ashley.

- Ti ho mai detto che reggo benissimo l’alcol? – rispose Ruby, appoggiando il bicchiere, recuperando la stecca e piegandosi sul tavolo da biliardo. Indossava un paio di pantaloni in pelle nera, ovviamente aderenti, che sottolineavano la forma del suo sedere. Alcuni clienti del Rabbit Hole apprezzarono.

Poi colpì la pallina bianca, spedendone un’altra dritta in buca.

- Bel colpo, no? – disse Ruby.

- Sì, certo – rispose Ashley, guardandosi intorno. – E non è stato bello solo per te... Non so se te ne sei accorta.

Ruby osservò le persone intorno a lei. Il suo avversario, un uomo grande e grosso, pieno di tatuaggi, la fissava, sogghignando.

E notò anche un’altra persona, seduta presso un tavolino in un angolo.

Victor. Pure lui la stava guardando, con gli occhi leggermente sgranati e le guance arrossate.

- Non sapevo che il dottor Whale frequentasse il Rabbit Hole – commentò Ruby, sorridendo all’uomo, che ricambiò, un po’ imbarazzato.

- È da un bel pezzo che ti sta guardando. Volevo dirtelo, ma eri impegnata a giocare a biliardo...

Ruby riprese a giocare e concluse la partita, vincendola. Qualcuno applaudì.

Allora Victor si avvicinò al tavolo e si rivolse direttamente a lei. – Hai tempo per un’altra partita?

La ragazza ammiccò, divertita. – Perché no?

 
***

 
“I can’t face this now, everything has changed
I just wanna be by your side, here’s hoping we collide”

[Beating Hearts, Ellie Goulding]

 
Poteva essere felice.
Regina poteva essere felice ed Emma ne era convinta.

Le aveva detto che il suo lavoro a Storybrooke non sarebbe finito, fino al giorno in cui non avrebbe dato a tutti un lieto fine.

E per tutti intendeva anche Regina.

Non le aveva aperto la porta, ma Emma nemmeno si aspettava che lo facesse. Era andata da lei, sperando di poterci parlare, di poterla guardare negli occhi e dirle tutto ciò che non era ancora riuscita a dirle, ma dentro di sé sapeva che Regina non avrebbe voluto vederla. La ferita era ancora aperta. Era troppo recente.

“Swan, per favore, non ora”.

Era tornata a chiamarla così. Swan. Signorina Swan. Come all’inizio. Quando si detestavano, quando Emma era solo l’estranea venuta a portarle via Henry e a... infrangere un maledetto sortilegio.

Regina, mi aprirai, prima o poi. Dovrai farlo, pensava Emma, mentre camminava verso casa. E mi assicurerò che tu non stia facendo niente di stupido. Niente di... Niente che possa compromettere per sempre il tuo lieto fine. So che sei più forte del risentimento che provi per me, adesso. Pensa ad Henry. Pensa a nostro figlio. Lui non vorrebbe mai che tu tornassi ad essere quella che eri un tempo.

Pensa a nostro figlio. All’uomo che dici di amare, anche. Non cedere, Regina.

 
***

 
“Shall we liquify,
oh, you and I
and vanishing in the sea?”

[Liquify, The Servant]

 
- Eric! – gridò Ariel, uscendo dall’acqua sulle proprie gambe.

Il principe era sdraiato sulla spiaggia di quell’isola, immobile, fissando il cielo azzurro. Sollevò lentamente la testa, la fronte aggrottata, e la vide.

Il suo principe. Era vivo. Aveva disperato, Ariel, soprattutto dopo che Uncino aveva spinto Barbanera, l’unico a sapere dove lui fosse, nell’acqua, lasciando che gli squali banchettassero con il suo corpo... Ma non si era data per vinta.

- Eric, sono io!

Eric si alzò in piedi, le rivolse un sorriso luminoso e le corse incontro, incapace di credere che la sua Ariel fosse proprio lì, davanti a lui. Che l’avesse ritrovato.

L’accolse fra le sue braccia, stringendola forte e la baciò a lungo.

- Sei proprio tu – disse Eric, guardandola negli occhi, intensamente. – Credevo di sognare... Ti ho aspettata tanto.

- Ed io ti ho cercato tanto. Ho sempre saputo, dentro di me, che ti avrei rivisto.

Eric la strinse ancora e si disse che, da quel momento in avanti, non avrebbe permesso a nessuno di separarli.

 
***

 Gimme, gimme that love, I'll be waitin' for ya'
And catch my hand, I'll be fightin' for ya'

[Let me in, Grouplove]

 
Astrid arrivò di corsa, con la mantella blu che svolazzava alle sue spalle e qualche ciocca ribelle che le spioveva sul viso.

- Fai attenzione. Si scivola – l’avvertì Leroy.

Astrid non fece attenzione. Mise un piede in fallo proprio mentre stava salendo sulla barca e per poco non cadde. Leroy afferrò la sua mano e allungò l’altro braccio, agganciando la sua vita e impedendole di fare un bel capitombolo.

Astrid gli appoggiò una mano sulla spalla e arrossì. – Oh. Scusami...

Leroy la fissò qualche istante.

Aveva degli occhi luminosi, Astrid. Sembravano pieni di luce. Il suo sguardo era caldo e rassicurante.

- Ti ho presa – si ritrovò a dire. Aveva la bocca secca. Dovette schiarirsi la gola più volte, mentre fissava il bel viso della suora.

Una suora. Appunto.

Lei sorrise.  – Grazie...

 
***

“And now, I need to know, is this real love?
Or is it just Madness keeping us a float?”

[Madness, Muse]

 
Jefferson osservò Emma che caricava il figlio sul maggiolino giallo.

Dopo la rottura della prima maledizione si erano visti raramente e lui non aveva mai avuto l’opportunità di scusarsi per quello che le aveva fatto quella sera, quando l’aveva drogata e costretta a fabbricare il cappello.

Si ricordava tutto, di quella sera. Emma che lo aiutava, accompagnandolo a casa. Emma che sorseggiava il tè dalla sua tazza, senza sapere ciò che conteneva.

Il suo profumo. Jefferson ricordava anche il suo profumo, quando si era chinato su di lei, sfiorandole i capelli con il viso. Un profumo intenso, molto buono. Un profumo forte che si mescolava alla paura e allo sconcerto che Emma provava in quel momento.

Emma salì in macchina e, mentre stava per mettere in moto, alzò gli occhi e lo vide.

Jefferson non fece niente. Non le andò incontro e non distolse nemmeno lo sguardo. Seguitò ad osservarla. I suoi occhi azzurri in quelli della Salvatrice... che di azzurro avevano solo qualche sfumatura.

Ciao, Emma.

 
***

 
“A million feathers falling down
A million stars that touch the ground,
So many secrets to be found
Amid the falling snow”

[Amid the falling snow, Enya]

 
La bufera aveva messo in ginocchio Storybrooke. La neve copriva ormai ogni cosa e la barriera di ghiaccio che circondava la cittadina era invalicabile per chiunque.

Persino per te, Elsa. I tuoi poteri non sono sufficienti. Non sei abbastanza forte.

E non sai ancora tutto. Non sai quasi niente.

La Regina delle Nevi osservava il suo operato con aria soddisfatta.

Neve, gelo e ghiaccio. I suoi elementi.

In realtà, avrebbe potuto impedire a tutti di avvertire la morsa del freddo, ma così non sarebbe stato divertente. Non si sarebbe limitata ad incantare tutti con un bacio come aveva fatto con quel ragazzino, molto tempo prima. Troppo semplice.

Voleva che si accorgessero di quello che stava succedendo. Voleva vederli annaspare e lottare senza alcun risultato.

E alla fine avrebbe ottenuto ciò che desiderava.

Tutto.

Oh, no. Voi non avete idea di che cosa io sia capace. Questo è solo l’inizio.

 
***

 
“Yeah, I might be addicted
To how you always get the best of me
I say out loud this is the last time
I say out loud this is the last time”

[Addicted, Morgan Page feat. Greg Laswell]

 

Sulla tomba di suo figlio aveva promesso che sarebbe cambiato, che l’avrebbe ripagato per ciò che aveva fatto per lui. Avrebbe ripagato il sacrificio di Bae, comportandosi come un uomo e non come un mostro.

Ma tu sei l’Oscuro. La magia è potere. Ed è parte di te.

Aveva trovato quel cappello. Aveva capito subito di cosa si trattasse e si era sentito... desideroso di possederlo. Una fonte di potere così grande...

La luce violacea emanata dall’oggetto magico si rifletteva nei suoi occhi, ora, mentre lo osservava. Le stelle al suo interno roteavano, belle, luminose ed invitanti.

Lo vuoi. È potere.

Lo vuoi, Tremotino. Prendilo.

Quando tornò a letto qualche attimo dopo, Belle si era girata, mettendosi a pancia giù, ma continuava a dormire, beatamente, ignara di tutto.

Tremotino la guardò a lungo. Nella sua mente pulsava l’immagine del cappello.

Pulsava come un cuore.

______________________________________

 

 

 
Angolino autrice:

Rieccoci alle prese con questa raccolta/sfida. Ormai è troppo tardi: mi sto divertendo. ^__^

 
"Amid the Falling Snow" è di Enya e merita una spiegazione, perché ci sono dei riferimenti alla fiaba originale di Andersen, che forse non tutti conoscono; il ragazzino a cui si fa riferimento nella flash è Kay, che un “bel giorno” si è attaccato alla slitta della Snow Queen ed è stato da lei portato via. La Regina l’ha poi incantato con un bacio, facendogli perdere la memoria e impedendogli di sentire il freddo. Kay viene salvato dalla sua amica Gerda. Amid The Falling Snow.

 
Un’altra canzone che non molti di voi conosceranno è quella di Voltaire. Che tra parentesi mi ha fatto pensare anche a Cora e pure a Rumple. Ma Pan ci stava. When You're Evil.

 
Credo di aver stabilito anche un altro record e cioè la flashfic più melensa che abbia mai scritto, quella associata a "Liquify" dei The Servants. Ma quanto sono stata melensa con questi due?

 
E in questo round sono capitate molte canzoni che avrei potuto usare per la mia OTP, ma sono stata attenta e ho pensato fosse meglio variare un po’. ^_^


   
 
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