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Autore: parolecomemarchi    24/08/2014    1 recensioni
E piango mentre lui mi sussurra ancora contro il collo, sull’orecchio e mi bacia tra i capelli profumati del suo shampoo preferito, e singhiozzo mentre tutti ci fissano, e quasi urlo quando si stacca definitivamente.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leaving



 
Sono stanca, se dovrei definirmi in un modo questo sarebbe l’aggettivo che mi affibbierei, in questo momento, ieri, sta mattina, domani, nel passato nel presente, nel futuro e forse per sempre.
Mi direi stanca, perché è questo che mi frulla in testa al momento, è questo ciò che risponderei alla domanda “come stai?”.
Non bene, perché non sono una bugiarda e non mi piace mentire, non so mentire poi così bene io, non come loro.
Non direi male, perché il vero male non è ciò che sento io, e non mi piace fare la vittima del dolore, non sono una vittima del dolore io e mai lo sarò.
Risponderei “stanca”, lasciando che gli altri traggano le loro conclusioni, facendoli riflettere qualche secondo per poi non correggerli quando mi diranno qualcosa del tipo “riposati” o “stenditi qualche minuto”.
Sono stanca proprio, tanto che se loro mi rispondessero così lascerei semplicemente stare, senza correggerli, senza urlargli contro, senza spiegargli che per eliminare la stanchezza che mi sento dentro io non bastano un letto e pochi minuti.
Non so cosa serve, come si faccia a scacciarla via, so solo che si fa sentire, che per quanto ci provo non ne vuole sapere di mettersi nell’angolino e lasciarmi vivere a pieno.
Prendo un respiro, sentendo anche stanchezza nel farlo, sentendomi mancare ad ogni passo, sempre di più, mentre le lacrime salgono e scendono come se si divertissero a rendermi così fottutamente lunatica, così insopportabilmente stronza.
Lo abbraccio forte, il suo corpo, la sua anima, strizzo il suo cuore come con un panno bagnato, aspettando che tutti i sentimenti buoni colino a me, e si potrà anche chiamare egoismo questo, ma io ne ho più bisogno.
Gli stringo la maglia in due pugni, stringendo forte anche quelli, aspettando che la sua pelle così tanto scura si abbracci e si fonda con la mia così bianca, io e lui, il mio budino al cioccolato e la sua bambolina di porcellana.
E gli strofino i pugni sulla schiena, aspettando che capisca, che m stringa fino a bloccarmi il respiro a svuotarmi i polmoni, a strizzare il mio di cuore per prendere i sentimenti più brutti.
Perché lui è come una piantina per me, io sono l’anidride carbonica che entra in lui, e lui lavora, ci si dedica e la trasforma in ossigeno utile e buono, dolce da respirare, come lui che fa bene e solo del bene.
Me lo spingo contro, con tutta la forza che la stanchezza è capace di lasciarmi e aspetto che si prenda anche quella, che ci lavori, che ci si dedichi e che la trasformi.
Aspetto che mi renda nuova, sempre un po’ più migliore da prima, più bella, più felice, più sopportabile, meno stronza, meno lunatica, meno la me stessa che mostro agli altri, più la ragazza che lui ha saputo scoprire.
E mi butto tra le sue braccia ancora ed ancora, e quando si stacca mi riavvicino all’istante, non sopportando la distanza, non accettando che se ne vada di nuovo, lontano, stando male, malissimo, al pensiero di non poter più sentire il suo profumo sui miei vestiti una volta tornata a casa e la sua voce nel mio orecchio quando mi sussurra quelle dolcezze da voltastomaco che io indurisco con qualche battutina acida, tanto per non mostrare così esplicitamente quella parte di me che lo trascinerebbe via per farsi coccolare senza una fine.
Baciare da quelle morbide e carnose  labbra, dalle sue mani forti sul mio corpo e il suo fiato sul collo e i sussurri e gli scherzi e tutto quello che noi condividiamo insieme.
Lo abbraccio come se fosse l’ultima volta in assoluto, come se non dovessi rivederlo più, e anche se sarà solo un anno, anche se lo rivedrà tra nove mesi, non importa.
E piango mentre lui mi sussurra ancora contro il collo, sull’orecchio e mi bacia tra i capelli profumati del suo shampoo preferito, e singhiozzo mentre tutti ci fissano, e quasi urlo quando si stacca definitivamente.
E sorrido quando sale in macchina e mi saluta con quel suo dannato sorriso, quel sorriso che Cristo convincerebbe il diavolo a lasciarlo passare in paradiso senza pene, e crollo quando la macchina parte e muoio quando il suo sorriso non lo vedo più.


*Jazzy99 space*
bene, spero che questa OS vi piaccia.
l'ho scritta di getto appena tornata a casa dal mare visto che ho dovuto salutare il mio ragazzo oggi e penso che non lo rivedrò per un bel po (ma questo a voi non frega lol).
comunque vi invito a recensire, a dirmi cosa ne pensate, non solo di questa os ma anche delle altre mie storie, cosa dovrei cambiare nel modo di scrivere o qualunque altro consiglio che avete da darmi, critica o qualunque altra cosa!
grazie per aver letto, se siete arrivati qua giù significa che così tanto schifo non fa!


 
   
 
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