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Autore: Celestellina    19/09/2008    3 recensioni
Palermo. Siamo alla vigilia della spedizione dei Mille. La baronessina Carolina Beccadelli si innamora di Lorenzo, uno studente milanese, dall'ardente animo patriota. Difficoltà e pregiudizi da superare, lo splendore artefatto della nobiltà palermitana, intrighi, amicizie, e un padre burbero con un profondo dolore in cuore. il tutto accompagnato dall'amore incondizionato per una nazione che ancora esiste solo nel cuore di chi la sogna. Probabilmente sarebbe stato più adatto inserirla nella categoria "Storico" ma qua l'amore prevale sulla storia, quindi ... vi lascio a leggere!

"Tutte le cose belle della sua vita le venivano in mente in quel momento, sentiva suo marito vicino che le carezzava la fronte e le teneva stretta la mano, era al sicuro, confortata dall’affetto della famiglia e dal sacramento appena ricevuto. Guardò ancora una volta Antonio, e pensò a quanto era fortunata. Una lacrima solitaria le scese lungo la guancia e le dita strette nella mano del marito si rilassarono. Si sentiva così leggera …" ( dal secondo capitolo)

"Restare alzata fino a tardi era sempre stato il suo sogno, ma in quel momento nessuno si curava di lei. Anche Maruzza, che di solito era così allegra e gentile, l’aveva riaccompagnata in camera sua senza dirle una parola, l’aveva solo guardata scuotendo la testa. Non le aveva nemmeno dato il confetto che era solita darle ogni volta che lei andava a trovarla in cucina. E dire che quella sera le aveva anche fatto compagnia mentre cenava, dato che la sua balia non aveva potuto cenare con lei. In fondo, pensò, restare alzati fino a tardi non è così bello, specialmente se piove così forte e tutti ti lasciano sola." ( dal terzo capitolo)
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Capitolo secondo

Fiamma d'amore

Capitolo secondo

Dopo un’attesa che parve interminabile, una delle cameriere che erano insieme alla baronessa venne ad annunciare che il bambino era nato morto. Era un maschio. 
– Signor barone, la signora la manda a chiamare, e vuole anche Padre Nicola – 
Poi facendo un inchino lasciò la stanza. Il dolore regnava ormai nella casa, che fino a poco tempo prima era stata il nido di una famiglia felice. Il barone e il cappuccino si recarono subito dalla donna, lasciando il marchese da solo a riflettere sulla fugacità della vita umana.

La camera della baronessa era grande e ben riscaldata. Era la stanza più bella del palazzo, arieggiata e non troppo esposta al freddo. Un grande camino riscaldava l’ambiente e mandava riflessi rossastri sulle pareti. Un tavolo rotondo, un paio di sedie e due poltrone di velluto verde rendevano quella camera un luogo confortevole dove chiacchierare e prendere il tè. Il barone l’aveva sempre trovata accogliente, forse perché quelle pareti avevano il privilegio di ospitare un tesoro per lui più prezioso di molti diamanti: sua moglie. Antonio era solito recarsi in quella camera con la scusa di far compagnia alla moglie dopo cena, nelle sere in cui non ricevevano. Allora sedevano entrambi di fronte al camino, svolgendo le loro piccole abitudini quotidiane, lui leggeva il giornale, lei ricamava o leggeva un libro. A volte, mentre Lucia ricamava, Antonio le leggeva qualcosa a voce alta, o, se non aveva più voglia di leggere, si fermava a guardarla, così attenta ai suoi gesti, con le sopracciglia leggermente aggrottate per la concentrazione, mentre la mano andava ritmicamente su e giù sulla stoffa, costruendo pian piano i fiori più belli, e i motivi più delicati. Lucia allora, sentendosi osservata, lo guardava a sua volta sorridendo, e chiamava per il tè. Poi, mentre sorseggiavano la calda bevanda zuccherata, si raccontavano la loro giornata. Lui le raccontava dell’amministrazione delle tenute e degli incontri fatti al circolo, lei gli raccontava delle novità della casa, delle visite delle signore e dei progressi di Carolina, riuscendo sempre a farlo ridere delle uscite della figlia, così simile a lei anche nel carattere. Quei piccoli momenti di intimità quotidiana, dove Lucia era solo per lui, e durante i quali si sentiva partecipe di qualcosa di veramente importante, erano quelli che il barone preferiva.

Quella sera, invece, non appena fu entrato nella stanza, non riuscì a percepire la solita atmosfera accogliente e rilassante. Quello che invece sentì fu l’odore forte e dolciastro del sangue, misto a quello più penetrante del disinfettante. Le cameriere erano affaccendate a riordinare la camera e a pulire il pavimento, la levatrice insieme a Costanza guardavano il bambino, avvolto in un lenzuolino e poggiato sul tavolo piuttosto che dentro la culla, rimasta vuota nonostante la lunga attesa. Il dottor La Ferla era vicino a Lucia e le stava sentendo il polso. Costanza si volse verso il fratello e lo abbracciò.
– Antonio, coraggio, il Signore non ha voluto – gli sussurrò. 
– Come sta Lucia? - 
Il silenzio e l’espressione della sorella non ebbero bisogno di essere accompagnate da altre parole per aumentare l’ansietà nel barone. Si sciolse dall’abbraccio della donna e stava per dirigersi verso il letto, ma Costanza lo fermò. 
– Aspetta, c’è il dottore con lei. È molto debole, e ha perso molto sangue. Purtroppo il parto l’ha sfinita e l’emorragia non accenna a fermarsi. – 
Le dita della donna si strinsero ancora più forte sulle braccia del fratello, come per infondergli un po’ di coraggio. 
– Antonio, se l’emorragia non si ferma … dobbiamo prepararci al peggio, fratello mio – 
Il volto del barone divenne una maschera di puro dolore, la bocca semiaperta in un singhiozzo lasciato nel cuore, gli occhi smarriti e il colorito terreo.

Un movimento del dottore al capezzale di Lucia la fece avvedere della presenza del marito nella stanza, e fece cenno a La Ferla di chiamarlo. Antonio, che seguiva ora con angosciosa trepidazione i movimenti del medico, accorse dalla moglie. 
– Antonio … - 
Era pallida e debole. Le labbra, solitamente così rosse, parevano ad un tratto scolorite, e gli occhi sembravano ancora più grandi, unica nota di colore tra tutto quel bianco. Il barone le prese una mano tra le sue, inginocchiandosi vicino a lei. 
– Non parlare, amore mio, andrà tutto bene - 
- … Il bambino … mi dispiace … - 
Le parole erano suoni impercettibili, sussurri che uscivano da quelle labbra tanto amate. 
– Lucia, non parlare, non fa niente, l’importante è che tu ti rimetta - 
- … Ho paura … di non … farcela … - 
- Ce la farai, amore, adesso riposati – 
- Il bambino … fallo benedire … è nostro figlio … - 
Padre Mirante, che come gli altri presenti nella stanza, stava assistendo a quello straziante colloquio, si avvicinò quel tanto che bastava per farsi vedere dalla baronessa, e assicurò che lo avrebbe fatto lui personalmente. Costanza, in un angolo della stanza, piangeva silenziosamente, come la maggior parte delle cameriere. La levatrice era abituata a scene di quel genere, ma anche a lei facevano stringere il cuore ogni volta. L’amore di una madre era quello che secondo lei non aveva limiti, non temeva di perdere la propria vita pur di darla al frutto del proprio grembo.

Il barone pareva  egli stesso un bambino, inginocchiato vicino al letto, tenendo la mano alla moglie e carezzandole la fronte e i capelli. In silenzio assistette al rito di benedizione di quel figlio che, senza avere nessuna colpa, stava portando via con sé la madre. Non ci fu bisogno di chiedere come avrebbe dovuto chiamarsi, tutti sapevano che sarebbe stato l’erede del barone e avrebbe avuto il nome del nonno, se fosse sopravvissuto. Così il piccolo Vincenzo Beccadelli fece il suo passaggio in quella che avrebbe dovuto essere la sua casa, tra le lacrime e la pena dei presenti, e la quasi indifferenza del padre, la cui attenzione era tutta rivolta a Lucia. Non appena finì il rito, la baronessa chiese di ricevere l’estrema unzione, e Padre Nicola fu pronto a consegnare anche quest’ultimo sacramento a quella donna che aveva conosciuto bambina, e aveva accompagnato durante tutto il percorso di vita. Il barone si scostò, lasciando il posto al religioso, e assistette in silenzio all’amministrazione del sacramento. Gli unici suoni distinguibili erano il salmodiare del sacerdote e lo scroscio della pioggia, che in quella circostanza sembrava ancora più fastidioso e insistente.

Non appena Padre Mirante finì il suo ufficio, si allontanò dal capezzale della baronessa, lasciando il posto al dottore, che si accostò nuovamente a tastarle il polso, e scosse la testa. Lucia stava immobile con la testa riversa sul guanciale e gli occhi chiusi. La levatrice si avvicinò a guardare sotto le lenzuola, e fece portare altri panni puliti. Quelli che tolsero erano zuppi di sangue. A quei movimenti attorno a lei, Lucia aprì gli occhi e chiamò Costanza. La cognata si avvicinò al letto, e anche lei si chinò sul viso della baronessa. Per lei era stata come una sorella, dato che Lucia aveva perso la madre da piccola, e la sua unica zia era suora di clausura in un convento fuori Palermo. 
– Costanza … - 
- Si, Lucia, sono qui – 
La sua voce suonava sempre più debole, come un eco che giungeva ormai da lontano. 
– Stai vicino ad Antonio … - 
- Si, Lucia - 
- … E a Carolina … dille che sarò sempre con lei … e falle da madre per me … - 
- Lucia … non dire così! – 
Le lacrime rigavano il volto di Costanza, nonostante non volesse piangere davanti alla cognata 
– … Chiama Antonio … - 
Il barone si avvicinò immediatamente, e riprese il suo posto in ginocchio al capezzale della moglie. 
– Amore mio, non ti sforzare - 
- … Antonio … grazie … - 
- E di che? - 
- Di avermi … amata così tanto … - 
- Lucia, che dici? - 
- … Ti ho amato tanto anch’io … - 
- Lo so, amore, lo so, non ti sforzare – 
Antonio continuava ad accarezzare il suo viso, sempre più pallido, eppure sempre così bello. 
Lucia si sforzava di guardarlo negli occhi, avrebbe voluto abbandonarsi al riposo, ma sentiva che le forze la abbandonavano, e voleva godere ancora di quello sguardo innamorato che le aveva donato la sua vita. 
- … Non mi lasciare … - 
- Sono qui, amore, non ti lascio - 
- … Carolina … - 
- E’ nella sua stanza, la vuoi vedere? - 
- No … si spaventerebbe … -

Pur sapendo che non l’avrebbe più rivista voleva che la figlia la ricordasse nei momenti allegri, in cui avevano giocato e riso assieme, quando le aveva insegnato a cantare le prime canzoncine accompagnandola al pianoforte, o quando le cantava la ninna nanna per farla addormentare. Era ancora così piccola … Tutte le cose belle della sua vita le venivano in mente in quel momento, sentiva suo marito vicino che le carezzava la fronte e le teneva stretta la mano, era al sicuro, confortata dall’affetto della famiglia e dal sacramento appena ricevuto. Guardò ancora una volta Antonio, e pensò a quanto era fortunata. Una lacrima solitaria le scese lungo la guancia e le dita strette nella mano del marito si rilassarono. Si sentiva così leggera …

- Lucia! Lucia! Amore mio! – 
Il dottore si avvicinò a tastare nuovamente il polso della baronessa, mentre Costanza cercava di allontanare il fratello, che non ne voleva sapere di lasciare la mano della moglie. Il polso non dava più segno di vita.
Il suono dell’orologio a pendolo che segnava le undici giunse dallo studio del barone, che era vicino alla camera. Il dottore chiuse gli occhi della donna e si allontanò. Antonio iniziò a piangere, prima sommessamente, poi sempre più forte, sempre più arrabbiato. La sorella lo abbracciava, cercando di calmarlo in qualche modo. 
– Antonio, non fare così, non possiamo fare niente, dobbiamo accettare la volontà di Dio, Lucia adesso è con Lui e la vita deve andare avanti – 
Un grido disarticolato risuonò in tutta la casa – Costanza! Lei era la mia vita! -

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Si, lo so, era un capitolo lacrimogeno ... perdonatemi! Spero di non avervi rattristato troppo!

Nel prossimo capitolo conosceremo un pò meglio Carolina e ci saranno dei nuovi personaggi.

Spero che la storia vi piaccia  e vi intrighi almeno un pò!

A questo proposito ringrazio le persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti e cioè: BLU REI, Kaoru, Sheila84 e lili1741.

BLU REI: grazie mille per i complimenti di cui sei sempre così generosa! Sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto, dar vita ad un'idea ed esserne soddisfatti, e soprattutto soddisfare chi legge non è cosa da poco! e grazie anche per avermi augurato numerose recensioni! Per il libro forse un giorno vedremo, prima finisco di scriverla ;)

lili1741: grazie per aver accolto il mio invito! Sono doppiamente contenta che la storia ti sia piaciuta, e che i personaggi non ti sembrino stereotipati! Spero che continuerà a piacerti il seguito!

Kaoru: grazie anche a te delle belle parole, sono contenta che ti sia appassionata alla storia, come vedi ci ho messo un pò di tempo ma ecco il secondo capitolo!

Sheila84: sono veramente contenta che ti sia piaciuta la descrizione dell'ambiente e dei personaggi, e riuscire ad essere coinvolgente dal primo capitolo non è cosa da poco! Grazie milleee!

   
 
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