Fiamma d'amore
Capitolo secondo
Dopo un’attesa che parve interminabile, una delle
cameriere che erano insieme alla baronessa venne ad annunciare che il bambino
era nato morto. Era un maschio.
– Signor barone, la signora la manda a
chiamare, e vuole anche Padre Nicola –
Poi facendo un inchino lasciò la stanza.
Il dolore regnava ormai nella casa, che fino a poco tempo prima era stata il
nido di una famiglia felice. Il barone e il cappuccino si recarono subito dalla
donna, lasciando il marchese da solo a riflettere sulla fugacità della vita
umana.
La camera della baronessa era grande e ben riscaldata.
Era la stanza più bella del palazzo, arieggiata e non troppo esposta al freddo.
Un grande camino riscaldava l’ambiente e mandava riflessi rossastri sulle
pareti. Un tavolo rotondo, un paio di sedie e due poltrone di velluto verde
rendevano quella camera un luogo confortevole dove chiacchierare e prendere il
tè. Il barone l’aveva sempre trovata accogliente, forse perché quelle pareti
avevano il privilegio di ospitare un tesoro per lui più prezioso di molti
diamanti: sua moglie. Antonio era solito recarsi in quella camera con la scusa
di far compagnia alla moglie dopo cena, nelle sere in cui non ricevevano.
Allora sedevano entrambi di fronte al camino, svolgendo le loro piccole
abitudini quotidiane, lui leggeva il giornale, lei ricamava o leggeva un libro.
A volte, mentre Lucia ricamava, Antonio le leggeva qualcosa a voce alta, o, se
non aveva più voglia di leggere, si fermava a guardarla, così attenta ai suoi
gesti, con le sopracciglia leggermente aggrottate per la concentrazione, mentre
la mano andava ritmicamente su e giù sulla stoffa, costruendo pian piano i
fiori più belli, e i motivi più delicati. Lucia allora, sentendosi osservata,
lo guardava a sua volta sorridendo, e chiamava per il tè. Poi, mentre
sorseggiavano la calda bevanda zuccherata, si raccontavano la loro giornata.
Lui le raccontava dell’amministrazione delle tenute e degli incontri fatti al
circolo, lei gli raccontava delle novità della casa, delle visite delle signore
e dei progressi di Carolina, riuscendo sempre a farlo ridere delle uscite della
figlia, così simile a lei anche nel carattere. Quei piccoli momenti di intimità
quotidiana, dove Lucia era solo per lui, e durante i quali si sentiva partecipe
di qualcosa di veramente importante, erano quelli che il barone preferiva.
Quella sera, invece, non appena fu entrato nella stanza,
non riuscì a percepire la solita atmosfera accogliente e rilassante. Quello che
invece sentì fu l’odore forte e dolciastro del sangue, misto a quello più
penetrante del disinfettante. Le cameriere erano affaccendate a riordinare la
camera e a pulire il pavimento, la levatrice insieme a Costanza guardavano il
bambino, avvolto in un lenzuolino e poggiato sul tavolo piuttosto che dentro la
culla, rimasta vuota nonostante la lunga attesa. Il dottor La Ferla era vicino
a Lucia e le stava sentendo il polso. Costanza si volse verso il fratello e lo
abbracciò.
– Antonio, coraggio, il Signore non ha voluto – gli sussurrò.
– Come
sta Lucia? -
Il silenzio e l’espressione della sorella non ebbero bisogno di
essere accompagnate da altre parole per aumentare l’ansietà nel barone. Si
sciolse dall’abbraccio della donna e stava per dirigersi verso il letto, ma Costanza
lo fermò.
– Aspetta, c’è il dottore con lei. È molto debole, e ha perso molto
sangue. Purtroppo il parto l’ha sfinita e l’emorragia non accenna a fermarsi. –
Le dita della donna si strinsero ancora più forte sulle braccia del fratello,
come per infondergli un po’ di coraggio.
– Antonio, se l’emorragia non si ferma
… dobbiamo prepararci al peggio, fratello mio –
Il volto del barone divenne una
maschera di puro dolore, la bocca semiaperta in un singhiozzo lasciato nel
cuore, gli occhi smarriti e il colorito terreo.
Un movimento del dottore al capezzale di Lucia la fece
avvedere della presenza del marito nella stanza, e fece cenno a La Ferla di
chiamarlo. Antonio, che seguiva ora con angosciosa trepidazione i movimenti del
medico, accorse dalla moglie.
– Antonio … -
Era pallida e debole. Le labbra,
solitamente così rosse, parevano ad un tratto scolorite, e gli occhi sembravano
ancora più grandi, unica nota di colore tra tutto quel bianco. Il barone le
prese una mano tra le sue, inginocchiandosi vicino a lei.
– Non parlare, amore
mio, andrà tutto bene -
- … Il bambino … mi dispiace … -
Le parole erano suoni
impercettibili, sussurri che uscivano da quelle labbra tanto amate.
– Lucia,
non parlare, non fa niente, l’importante è che tu ti rimetta -
- … Ho paura …
di non … farcela … -
- Ce la farai, amore, adesso riposati –
- Il bambino …
fallo benedire … è nostro figlio … -
Padre Mirante, che come gli altri presenti
nella stanza, stava assistendo a quello straziante colloquio, si avvicinò quel
tanto che bastava per farsi vedere dalla baronessa, e assicurò che lo avrebbe
fatto lui personalmente. Costanza, in un angolo della stanza, piangeva
silenziosamente, come la maggior parte delle cameriere. La levatrice era
abituata a scene di quel genere, ma anche a lei facevano stringere il cuore
ogni volta. L’amore di una madre era quello che secondo lei non aveva limiti,
non temeva di perdere la propria vita pur di darla al frutto del proprio
grembo.
Il barone pareva egli stesso un bambino, inginocchiato vicino al letto, tenendo la mano alla moglie e carezzandole la fronte e i capelli. In silenzio assistette al rito di benedizione di quel figlio che, senza avere nessuna colpa, stava portando via con sé la madre. Non ci fu bisogno di chiedere come avrebbe dovuto chiamarsi, tutti sapevano che sarebbe stato l’erede del barone e avrebbe avuto il nome del nonno, se fosse sopravvissuto. Così il piccolo Vincenzo Beccadelli fece il suo passaggio in quella che avrebbe dovuto essere la sua casa, tra le lacrime e la pena dei presenti, e la quasi indifferenza del padre, la cui attenzione era tutta rivolta a Lucia. Non appena finì il rito, la baronessa chiese di ricevere l’estrema unzione, e Padre Nicola fu pronto a consegnare anche quest’ultimo sacramento a quella donna che aveva conosciuto bambina, e aveva accompagnato durante tutto il percorso di vita. Il barone si scostò, lasciando il posto al religioso, e assistette in silenzio all’amministrazione del sacramento. Gli unici suoni distinguibili erano il salmodiare del sacerdote e lo scroscio della pioggia, che in quella circostanza sembrava ancora più fastidioso e insistente.
Non appena Padre Mirante finì il suo ufficio, si
allontanò dal capezzale della baronessa, lasciando il posto al dottore, che si
accostò nuovamente a tastarle il polso, e scosse la testa. Lucia stava immobile
con la testa riversa sul guanciale e gli occhi chiusi. La levatrice si avvicinò
a guardare sotto le lenzuola, e fece portare altri panni puliti. Quelli che
tolsero erano zuppi di sangue. A quei movimenti attorno a lei, Lucia aprì gli
occhi e chiamò Costanza. La cognata si avvicinò al letto, e anche lei si chinò
sul viso della baronessa. Per lei era stata come una sorella, dato che Lucia
aveva perso la madre da piccola, e la sua unica zia era suora di clausura in un
convento fuori Palermo.
– Costanza … -
- Si, Lucia, sono qui –
La sua voce
suonava sempre più debole, come un eco che giungeva ormai da lontano.
– Stai
vicino ad Antonio … -
- Si, Lucia -
- … E a Carolina … dille che sarò sempre
con lei … e falle da madre per me … -
- Lucia … non dire così! –
Le lacrime
rigavano il volto di Costanza, nonostante non volesse piangere davanti alla
cognata
– … Chiama Antonio … -
Il barone si avvicinò immediatamente, e riprese
il suo posto in ginocchio al capezzale della moglie.
– Amore mio, non ti
sforzare -
- … Antonio … grazie … -
- E di che? -
- Di avermi … amata così
tanto … -
- Lucia, che dici? -
- … Ti ho amato tanto anch’io … -
- Lo so, amore,
lo so, non ti sforzare –
Antonio continuava ad accarezzare il suo viso, sempre
più pallido, eppure sempre così bello.
Lucia si sforzava di guardarlo negli
occhi, avrebbe voluto abbandonarsi al riposo, ma sentiva che le forze la
abbandonavano, e voleva godere ancora di quello sguardo innamorato che le aveva
donato la sua vita.
- … Non mi lasciare … -
- Sono qui, amore, non ti lascio -
- … Carolina … -
- E’ nella sua stanza, la vuoi vedere? -
- No … si
spaventerebbe … -
Pur sapendo che non l’avrebbe più rivista voleva che la
figlia la ricordasse nei momenti allegri, in cui avevano giocato e riso
assieme, quando le aveva insegnato a cantare le prime canzoncine
accompagnandola al pianoforte, o quando le cantava la ninna nanna per farla
addormentare. Era ancora così piccola … Tutte le cose belle della sua vita le
venivano in mente in quel momento, sentiva suo marito vicino che le
carezzava la fronte e le teneva stretta la mano, era al sicuro, confortata
dall’affetto della famiglia e dal sacramento appena ricevuto. Guardò ancora una
volta Antonio, e pensò a quanto era fortunata. Una lacrima solitaria le scese
lungo la guancia e le dita strette nella mano del marito si rilassarono. Si
sentiva così leggera …
- Lucia! Lucia! Amore mio! –
Il dottore si avvicinò a tastare
nuovamente il polso della baronessa, mentre Costanza cercava di allontanare il fratello,
che non ne voleva sapere di lasciare la mano della moglie. Il polso non dava più
segno di vita. Il suono dell’orologio a pendolo che segnava le undici
giunse dallo studio del barone, che era vicino alla camera. Il dottore chiuse gli occhi della donna e si allontanò. Antonio iniziò
a piangere, prima sommessamente, poi sempre più forte, sempre più arrabbiato. La
sorella lo abbracciava, cercando di calmarlo in qualche modo.
– Antonio, non fare
così, non possiamo fare niente, dobbiamo accettare la volontà di Dio, Lucia adesso
è con Lui e la vita deve andare avanti –
Un grido disarticolato risuonò in tutta la casa – Costanza! Lei era
la mia vita! -
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Si, lo so, era un capitolo lacrimogeno ... perdonatemi! Spero di non avervi rattristato troppo!
Nel prossimo capitolo conosceremo un pò meglio Carolina e ci saranno dei nuovi personaggi.
Spero che la storia vi piaccia e vi intrighi almeno un pò!
A questo proposito ringrazio le persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti e cioè: BLU REI, Kaoru, Sheila84 e lili1741.
BLU REI: grazie mille per i complimenti di cui sei sempre così generosa! Sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto, dar vita ad un'idea ed esserne soddisfatti, e soprattutto soddisfare chi legge non è cosa da poco! e grazie anche per avermi augurato numerose recensioni! Per il libro forse un giorno vedremo, prima finisco di scriverla ;)
lili1741: grazie per aver accolto il mio invito! Sono doppiamente contenta che la storia ti sia piaciuta, e che i personaggi non ti sembrino stereotipati! Spero che continuerà a piacerti il seguito!
Kaoru: grazie anche a te delle belle parole, sono contenta che ti sia appassionata alla storia, come vedi ci ho messo un pò di tempo ma ecco il secondo capitolo!
Sheila84: sono veramente contenta che ti sia piaciuta la descrizione dell'ambiente e dei personaggi, e riuscire ad essere coinvolgente dal primo capitolo non è cosa da poco! Grazie milleee!