Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Its Ellie    25/08/2014    8 recensioni
Il Tour della Vittoria è ormai finito e gli abitanti di Capitol City attendono con ansia la cinquantaduesima edizione degli Hunger Games.
Dal momento che l'edizione precedente è stata considerata noiosa, il nuovo Capo Stratega Menelaus Stark sa bene di non poter deludere il pubblico ed è deciso a rendere questi Hunger Games memorabili.
L'arena è particolare, diversa. I tributi dovranno lottare fino all'ultimo respiro per poter vincere e tornare a casa. E saranno i vostri tributi.
(STORIA INTERATTIVA)
***
Dal capitolo 3:
"Era tutto pronto.
L’arena, gli ibridi, le trappole e, naturalmente, le telecamere.
Menelaus Stark osservò compiaciuto i tributi di quell’edizione, pregustando già il sapore della vittoria. Quell’anno Capitol City avrebbe avuto gli eccitanti giochi della fame che si aspettava e lui avrebbe ottenuto la meritata gloria.
Sentiva dietro di lui lo sguardo di ghiaccio del presidente Snow scrutarlo a fondo. Ma anche lui aveva un cuore duro e freddo, lui era uno Stark e non avrebbe permesso a nessuno di portargli via la fama per cui aveva versato sangue e sudore. [...]
Rise, e fu una risata priva di allegria.
Gelida."
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Haymitch Abernathy, Nuovo personaggio, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Let the Games begin.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
And the players have been chosen, and it seems like fate has spoken,
when it seems your faith has broken, by the second, losin' focus,
ain't no way to get off, get off, get off, get off,
unless you move foward.

Alicia Keys - It's On Again

 


REAPING
Part One: Fate has spoken (Districts 1-4)

 
Distretto Uno
 
District 1 makes the luxury goods that decorate and beautify our great Capitol. Its excellent taste and craftsmanship keep Capitol residents bewigged and bedazzled year-round.

Se c’era una cosa che Silly Crook amava da impazzire, era essere al centro dell’attenzione.
Sopra il palco del Distretto Uno, circondata da lussuose gioiellerie, riflettori e telecamere puntate su di lei e migliaia di occhi che la fissavano, non poteva che sentirsi a suo agio.
Rimase per un po’ in silenzio, assaporando quella sensazione e ripetendosi quanto fosse fortunata ad essere l’accompagnatrice del Distretto Uno. Niente di meglio per lei! I Favoriti erano sempre così pieni d’energia, così sicuri di sé, dotati e di bell’aspetto. Adorava sentire le sue amiche esclamare con invidia “Vorrei fare il tuo lavoro!”.
«Ehi, Crook! Vogliamo i tributi!» urlò qualcuno tra la folla dei diciottenni. Ci furono altre grida d’approvazione, fischi e risate, finché sia dalle ragazze che dai ragazzi non si levò il famigliare coro che ripeteva: “Vogliamo i tributi! Vogliamo i tributi!”.
Silly sorrise al suo pubblico e rispose «E tributi siano!»
I ragazzi urlarono e alzarono i pugni in aria e le ragazze applaudirono.
I primi anni la capitolina si era trovata in difficoltà a gestire la folla rumorosa, scalpitante e impaziente. Le urla la facevano sentire a disagio e odiava le persone che le mettevano fretta, specie se prima voleva godersi la sua immagine su ogni mega schermo della piazza, ma alla fine aveva imparato a farci l’abitudine, fino ad assecondare i ragazzi ogni anno.
Aveva scoperto che era divertente giocare un po’ con loro, che sentirli urlare ed applaudire la caricava. Sorrise eccitata.
«Bene, cominciamo dalle signore!» esclamò facendo l’occhiolino alle ragazze con aria complice.
Si avvicinò alla boccia, immerse una mano tra i biglietti e la fece girare più e più volte, poi afferrò tre biglietti e scelse quello centrale, aprendolo.
«Megan Gray!» annunciò, ma sapeva già che Megan non avrebbe neanche avuto la possibilità di salire sul palco.
Infatti, come da copione, più mani si levarono in aria e parecchie voci urlarono «Mi offro volontaria!»
Silly scelse la ragazza che, secondo lei, aveva alzato la mano per prima. O più probabilmente le piaceva il suo smalto.
«Tu!» La indicò. «Sì, tu! Vieni pure!»
Le ragazze non scelte sospirarono deluse, mentre la bionda che l’accompagnatrice aveva invitato a salire sul palco sorrise soddisfatta e la raggiunse velocemente.
Era bella. Non “carina”. Bella. Aveva lunghi capelli biondi, che alla luce del sole risplendevano, gli occhi azzurri e magnetici, un fisico snello e flessuoso, con tutte le curve al posto giusto. Si muoveva con grazia ma allo stesso tempo in modo deciso. Sembrava proprio una guerriera.
«Vai, Glass!» urlò una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi grigi, probabilmente una sua amica.
Altri due ragazzi la incitarono, dalle file centrali. Uno dei due, in particolare, la fissava intensamente.
Che stiano insieme?, si chiese Silly. Le avrebbe fatto comodo qualche pettegolezzo di cui parlare con possibili sponsor, una volta arrivati a Capitol City.
«Allora, come ti chiami?» le chiese sorridendo. La ragazza ricambiò il sorriso con espressione determinata.
«Sono Glass Sparks, diciassette anni» rispose scrutando la folla in cerca di una persona.
Quando la trovò le rivolse un ghigno soddisfatto. Eccola là, Mirell, che la fissava invidiosa. Detestava Glass solo perché una volta, durante un allenamento, era riuscita a batterla, lei che si definiva la più forte dell’Accademia. E adesso eccola là, a morire d’invidia. Anche lei aveva alzato la mano, ma non era stata scelta. Glass ridacchiò.
«Vedo che sei molto felice di partecipare agli Hunger Games» osservò la capitolina. Le piaceva il suo spirito combattivo, la determinazione.
«Ma certo.» Gli occhi chiari di Glass si spostarono verso la zona dei ragazzi e incontrarono quelli del gemello, Silver, vincitore degli Hunger Games due anni prima. L’avrebbe reso fiero di lei.
Non avrebbe ripetuto lo steso errore di Marley, ce l’avrebbe fatta.
«Renderò il mio Distretto fiero di me» aggiunse poi. Ci furono altre urla e fischi.
«Non ne dubito! E ora, passiamo ai signori!» Silly prese a saltellare – come fosse possibile sulle vertiginose zeppe che portava, nessuno lo sapeva – e infilò la mano tinta di una lieve sfumatura di fucsia dentro la boccia, arrivando a toccare il fondo. Estrasse un biglietto e lesse il nome al suo interno.
«Rubinrot Krane!»
Stranamente nessuna mano si alzò, nessuno annunciò di voler prendere il posto del ragazzo estratto.
Il tributo non sussultò neanche, si fece semplicemente avanti senza esitazioni, salendo gli scalini con sicurezza e prendendo posto accanto a lei.
Era altissimo, muscoloso ma non in modo esagerato, la pelle rosata, il naso dritto e le labbra carnose. Aveva i capelli biondi ben curati e gli occhi di un bellissimo azzurro con qualche striatura argentata, sembravano quasi elettrici. Silly ne rimase colpita.
Sembrava che tutti lo conoscessero: le ragazze lo osservavano rapite, i ragazzi gli lanciavano sguardi rispettosi. L’accompagnatrice non faticò a capire come mai nessuno si fosse offerto volontario al suo posto. Anche lei era curiosa di vederlo in azione.
«Sembra che nessuno voglia prendere il tuo posto, non è fantastico?» gli chiese elettrizzata.
Lui annuì e sfoggiò il suo sorriso migliore. «Sì, è una gran bella notizia.»
Anche lui, come la capitolina, sembrava gradire tutta l’attenzione che gli veniva riservata.
«Magnifico, magnifico!» A Silly piacevano ogni secondo di più i suoi tributi. «Abitanti del Distretto Uno, fate un grandissimo applauso ai due tributi di quest’anno: Glass Sparks e Rubinrot Krane!»
La folla gridò, fischiò, batte le mani e i piedi e alzò i pugni in aria. I due ragazzi avevano tutto l’appoggio della loro gente.
Glass e Rubinrot si strinsero la mano e si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Nessuno dei due era intenzionato a perdere.




Distretto Due
 

Our nation would be nothing without District 2's superb stonework. It builds and fortifies our cities and its citizens are known individually for their strength.


Petty Tulle “amava, amava, amava!” il Distretto Due.
Pur essendo l’accompagnatrice più giovane, era già stata assegnata ad uno dei Distretti Favoriti grazie alla sua carriera come modella che l’aveva resa famosa a Capitol City.
Salì sul palco con sicurezza e, come ogni anno, si prese prima del tempo per osservare la piazza in tutta la sua bellezza. Proprio davanti al palco, infatti, si trovava l’Accademia di Addestramento, dove più della metà dei ragazzi di fronte a lei si allenava fin dalla tenera età. Alta, imponente, da dietro di essa si ergeva L'Osso.
«Che bellezza, non è vero?» chiese alla folla, ma la reazione fu la stessa di sempre.
«Chi se ne frega, Tulle!» urlò qualcuno dalle file centrali. «La vediamo ogni giorno, l’Accademia! Vuoi cominciare la Mietitura o no?»
Petty sospirò rassegnata. «Va bene, va bene! Non c’è bisogno di scaldarsi!»
Prese posto accanto al Sindaco che le sorrise comprensivo, mentre l’inno di Panem risuonava per tutta la piazza e i maxi-schermi s’illuminavano.
«Sono sempre molto eccitati, non è vero?» commentò osservando i ragazzi che non degnavano di un’occhiata il filmato e che invece fissavano ansiosi le due bocce di vetro.
«Sì, ma non ci vuole molto per farci l’abitudine, sa» rispose Petty con il suo accento affettato. Sempre meglio dei ragazzini esaltati che quelli mingherlini degli altri Distretti. Lei adorava i combattenti del Due!
Venne nuovamente il suo turno e la folla l’accolse con urla e applausi. All’improvviso erano tutti molto più sorridenti.
«Be’, direi che nessuno di noi ha voglia di perdere altro tempo, perciò passiamo subito all’estrazione del tributo femminile!» esclamò la capitolina con l’approvazione del pubblico.
Si sistemò prima il lungo vestito color turchese per poi avviarsi verso la boccia delle ragazze.
Vi infilò dentro il braccio con una lentezza esasperante, facendolo girare a lungo, estraendo infine un bigliettino.
«Avanti, Tulle! Vuoi aspettare che si faccia notte o ci leggi quel nome?» esclamò irritata una ragazza dal fondo della piazza.
«Sì, sì! Abigaile Foster!»
Automaticamente varia braccia si alzarono in aria, ma l’attenzione di Petty venne catturata da una ragazza alta e snella, che in silenzio scansò le altre ragazze e salì sul palco senza nemmeno venir prima chiamata dall’accompagnatrice.
«Seraphine Alyeska Rapier. Diciotto anni» annunciò secca.
La capitolina poteva intuire la sua bellezza, nonostante fosse chiaro che Saraphine aveva provato in ogni modo a nasconderla: aveva indossato dei semplici pantaloni e una felpa di almeno due taglie più grande del dovuto, inoltre aveva anche raccolto i capelli castani, quasi neri, in una coda disordinata. Tuttavia, con quei bellissimi occhi color verdeazzurro che da dietro gli occhiali da vista la fissavano intensi, seppur stranamente malinconici, quelle labbra piene color pesca e le ciglia lunghe che facevano da contrasto con la pelle chiara, Petty sapeva che Seraphine era molto più attraente di quel che dava a vedere.
Fece per dire qualcosa, ma la ragazza le voltò le spalle e, senza dire niente, entrò nel Palazzo di Giustizia nello sconcerto generale.
«O-oh... io...» si guardò intorno confusa, senza sapere cosa fare. Cercò lo sguardo del Sindaco, aspettando delle istruzioni.
«Va bene così» disse l’uomo. «Mandate i Pacificatori a sorvegliarla.»
Dalla folla si levò un coro di proteste, le ragazze non erano per niente contente, ma vennero subito messe a tacere dai Pacificatori.
Petty, ancora un po’ sorpresa, si avviò verso la boccia dei ragazzi.
Lasciando perdere la suspance, estrasse subito un bigliettino e lesse il nome.
«Aidan Lohan!»
«Mi offro volontario!» annunciò subito un ragazzo, facendosi avanti.
Raggiunse Petty sul palco e le sorrise con fare cavalleresco. «Salve, madame.»
La capitolina lo fissò stupita. Era alto e aveva i muscoli ben definiti, i capelli neri erano tirati indietro, gli occhi azzurri brillavano come due diamanti. Era molto attraente.
«Salve, tu saresti…?»
«Richard Charles Edward Dwayn Xavier Devillers III, ma lei può chiamarmi Rick, Miss Tulle.»
E menomale, pensò lei. Osservandolo meglio, notò gli abiti costosi e ben stirati che indossava, il portamento elegante e i modi di fare da gentiluomo. Ma chi diavolo era?
Non fece altre domande e si affrettò a concludere la Mietitura. Certo che le erano capitati due tributi proprio strani...
Rick, intanto, fissava la sua amica Yvonne. Non ci aveva messo molto per individuarla: i capelli di un rosso accesso, la faccia costellata di lentiggini e il suo abito dai colori sgargianti l’avevano aiutato non poco. Lei gli rivolse un sorriso tirato, ricambiò il suo sguardo cercando di non vacillare, eppure non era contenta. Sapeva che Rick non si sarebbe mai offerto volontario se non fosse stato obbligato dai suoi istruttori. Avrebbe preferito che fosse rimasto lì con lei, non voleva che rischiasse la vita, ma doveva aver fiducia.
«Bene! Abitanti dei Distretto Due, fate un grandissimo applauso ai tributi di quest’anno: Seraphine Alyeska Rapier e Richard... Charles... insomma, Rick Devillers!»
La maggior parte dei visi degli spettatori era contratta in una smorfia scettica, ma l’applauso ci fu comunque.
Voglio proprio vedere cosa faranno questi due una volta nell’arena, si disse Petty.
Chissà, magari le avrebbero riservato qualche sorpresa.




Distretto Tre

Panem is one of the most advanced nations in mankind's history, thanks to the efforts of District 3. Its computers keep us all connected and its electronic gadgets keep us all entertained.


Frothy Trifling non aveva mai preteso troppo dalla vita.
Era una ragazza modesta, si accontentava facilmente. Così, quando l’avevano promossa al Distretto Tre, si era detta “Oh, be’, sempre meglio del Dodici!”
Si sistemò gli occhiali da sole e sorrise alla folla di ragazzini che la osservava terrorizzata. In realtà il cielo era abbastanza nuvoloso, ma i suoi nuovi occhiali le piacevano così tanto che aveva deciso di indossarli lo stesso.
«Benvenuti, benvenuti, benvenuti!» trillò con la sua voce stridula, che da ormai due anni torturava i timpani di mezzo Distretto. «Sono così felice di essere qui con voi in questo giorno speciale!»
Una ragazzina in prima fila scoppiò a piangere. Frothy annuì soddisfatta, le faceva piacere vedere i ragazzi emozionarsi così tanto, anche lei non stava più nella pelle ormai!
«Anche quest’anno abbiamo uno splendido filmato da Capitol City» proseguì distratta, accennando ai mega-schermi sparsi intorno tutta la piazza e lungo il corso principale. Scrutò il cielo da dietro i grandi occhiali, pregando che non cominciasse a piovere. Non voleva mica che il suo costosissimo mascara colasse tutto!
Mentre il video partiva, Frothy osservò il panorama – se così si poteva definire – che ogni anno le riservava il Distretto Tre: fabbriche.
Fabbriche su fabbriche, una addossata all’altra, dalle quali s’innalzava un denso fumo nero che, insieme al ronzare monotono dei macchinari e ai grigi nuvoloni che ormai avevano nascosto tutto l’azzurro limpido del cielo, rendevano l’atmosfera così deprimente che anche all’accompagnatrice venne voglia di piangere.
Toccò nuovamente a lei e si alzò in tutta fretta per poi afferrare il microfono, ansiosa ormai di farla finita. Voleva raggiungere il treno prima del temporale.
«Bene, è ora di scoprire chi sarà la fortunata ragazza che parteciperà all’edizione di quest’anno!» esclamò battendo le mani, poi, con fare sbrigativo, infilò velocemente il braccio incipriato dentro la boccia di vetro, afferrando un bigliettino e aprendolo senza troppe cerimonie.
«Dinah Hungover!»
La ragazza nominata sussultò e sul suo viso si dipinse una smorfia scontenta, ma non si scompose più del dovuto. Gli occhi scuri non mostravano paura e, mentre si avviava verso il palco e saliva gli scalini, Frothy pensò che sembrava quasi che se lo fosse aspettato.
«Ma certo, – la sentì borbottare mentre prendeva posto vicino a lei – sono stata troppo fortunata nella vita, eh? Il destino doveva rimediare.»
«Tutto bene, Dinah?» le chiese Frothy vagamente preoccupata.
«Sì, certo» sbottò la ragazza senza nemmeno voltarsi. Era alta e slanciata, magra ma comunque con le forme al posto giusto. Aveva i capelli castani legati in una crocchia alta e le guance colorate di un sano rossore. La capitolina ne dedusse che, a differenza di molti dei ragazzini lì presenti, Dinah non soffriva la fame.
«Se lo dici tu...» mormorò. Non ci furono volontari.
L’accompagnatrice raggiunse allora la boccia contenente i nomi dei ragazzi. Sperò in qualcuno di più simpatico, mentre apriva il primo biglietto che le era capitato sottomano e annunciava «Nemesis Harper!»
La folla dei sedicenni cominciò ad agitarsi finché Frothy riuscì ad intravedere il ragazzo. Non era molto alto, era magro e un po’ pallido e anche lui aveva i capelli castani e gli occhi marroni.
Nemesis, sconvolto, si fece avanti lentamente, cosa che fece esasperare l’accompagnatrice. Insomma, quanto pensava di farla aspettare? Lanciò un’altra occhiata alle nuvole sopra di lei, che sembravano ancor più grigie di prima.
Nemmeno per lui ci furono volontari.
Proprio mentre il ragazzo si avvicinava a lei, le prime gocce cominciarono a cadere.
Rovinarono il trucco di Frothy.
Mascherarono le lacrime delle famiglie dei due tributi.
Lavarono via tutta la speranza che era loro rimasta.
Il ronzare delle macchine. Il fumo delle fabbriche. La pioggia fitta.
La natura piangeva i suoi figli.
Dinah si disse che non avrebbe pianto, non davanti alle telecamere.
Nemesis continuava a ripetersi che sarebbe stato forte, che avrebbe provato a non darsi subito per spacciato.
«Oh, diamine, ci mancava solo questa!» si lamentò la capitolina tirando fuori un fazzolettino dalla tasca dei pantaloni attillati e cercando di limitare il danno.
«Be’, fate un applauso ai due tributi del Distretto Tre, Dinah Hungover e Nemesis Harper!»
L’applauso svogliato di quell’anno non era mai stato così deprimente.
«Ragazzi, stringetevi pure le mani!»
Quella che sarebbe dovuta essere un’esortazione amichevole sembrava più una sentenza di morte.
Dinah e Nemesis si scambiarono una stretta poco convinta.
Una cosa era chiara: per sopravvivere, entrambi avrebbero giocato d’astuzia.




Distretto Quattro

Do you like seafood? Shrimp and crabmeat? Often overlooked, District 4 plays an essential role, bringing us the bounty of the sea. These citizens are adept with nets and tridents, and can swim like fish themselves.


Zed Misled osservò da dietro le lenti a contatto viola la massa informe di teste che aveva davanti.
Era un tipo incontentabile, lui. Avrebbe preferito di gran lunga il Distretto Uno, la certezza degli Hunger Games.
Forse, se quest’anno mi capitano due tributi decenti, mi daranno una promozione. Mi andrebbe bene anche il Distretto Due, sarebbe già qualcosa, pensò mentre dai mega-schermi partiva il solito filmato al quale – come ogni anno – si disinteressava completamente.
Gli abitanti del Distretto Quattro erano così noiosi, si diceva con disappunto. Tutti uguali, con quella pelle abbronzata, il mare negli occhi e la passione insensata per la pesca e le nuotate. A lui neanche piaceva, il pesce!
Quando infine fu il suo turno, si alzò dalla sedia controvoglia, ma non appena ebbe il microfono davanti alle labbra, si obbligò a sorridere ed assumere un tono gioioso.
Fallo per la promozione, s’intimò, mentre ravviandosi i capelli argentati esclamava «Signori e signore, abitanti del Distretto Quattro, ancora una volta felici Hunger Games e possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!»
E anche a mio, aggiunse mentalmente. Forse con una bella ragazza dagli occhi azzurri che avrebbe attirato qualche sponsor lui...
Si accorse che la folla stava attendendo con ansia che proseguisse e – come spesso accadeva – fu costretto a distogliere la mente dai futili pensieri dai quali spesso si lasciava distrarre.
Così non andava per niente bene. Ci voleva una bella frase ad effetto.
«Bene, è ora di conoscere i due fortunati, coraggiosi tributi che quest’anno avranno il grande onore di rappresentare il proprio Distretto davanti tutta Panem!»
Come sempre, tra i ragazzi le reazioni furono diverse: una scintilla d’eccitazione accese gli occhi di alcuni, mentre altri si torcevano le mani nervosi e cercavano di mantenere la calma ed altri ancora facevano finta di essere totalmente indifferenti alla faccenda. Alcuni lo erano davvero, Zed lo sapeva. Persone preparate come molte altre all’Accademia di Addestramento, che avevano tutte le carte in regola per vincere, ma che non bramavano la gloria ad ogni costo.
«Ed è un onore per me – disse “onore” a denti stretti, continuando a sorridere – estrarre il tributo maschile che prenderà parte all’edizione di quest’anno!»
Si diresse verso la boccia contenente i nomi dei ragazzi, come spesso faceva. Non sopportava la frase “Prima le signore!”. E perché mai? Tanto valeva cambiare le cose, no?
Immerse il braccio tra i biglietti fino a quasi arrivare infondo, poi pescò il primo che si ritrovò fra le dita. Aspettò due secondi prima di aprirlo, com’era sua abitudine, poi lesse il nome.
«Calum Arwed!»
Il ragazzo nominato si fece subito avanti e Zed, prima che potesse evitarlo, esultò.
Era un diciottenne dal fisico scolpito, i capelli mossi e castani che, sotto il sole, diventavano ancora più chiari e gli occhi di un colore particolare, magnetico, a metà tra il verde e il grigio.
Avanzò sicuro e il capitolino lo classificò subito e senza esitazioni come uno di quei ragazzi indifferenti agli Hunger Games, che non li temevano ma non morivano certo dalla voglia di offrirsi volontari.
Quando infine prese posto sul palco, accanto a lui, si ritrovò a gongolare all’idea di tutti gli sponsor che, con un po’ di fortuna e l’ottimo lavoro del Centro Immagine, avrebbe potuto attirare. Nessuno si offrì volontario al suo posto.
«Ma che fortuna, tesoro!» esclamò, per una volta tanto, felice. «Sei emozionato all’idea di essere uno dei tributi di quest’edizione?»
«Farò del mio meglio» si limitò a rispondere lui. Zed lo vide cercare con lo sguardo, tra la folla delle ragazze, quella che doveva essere la sua sorellina. Anche l’accompagnatore non faticò a riconoscerla: si somigliavano molto, con i capelli mossi e chiari e quegli occhi tanto particolari, con l’unica differenza che quelli della ragazzina erano arrossati e traboccanti di lacrime.
 «Oh, be’, lo immagino!» Non perse tempo e si diresse subito verso la boccia delle ragazze, che cominciarono ad agitarsi e trattenere il respiro.
«Vediamo un po’...» mormorò pensoso. Fece girare la mano un paio di volte in superficie, poi afferrò uno dei primi bigliettini che c’erano.
«Jadette Kingsley!»
Ma la suddetta Jadette non fece neanche in tempo a fare un passo che subito, dal gruppo delle quindicenni, una mano si alzò sicura.
«Mi offro volontaria come tributo!» esclamò una ragazza.
Poi, senza esitare, si fece avanti. La prima cosa che notò Zed furono i capelli: mossi e lunghi fino alle spalle, color acquamarina, chiaramente tinti.Che bel colore!, pensò il capitolino. Aveva gli occhi piccoli e marroni, la pelle abbronzata, come la maggior parte dei suoi concittadini, ed era bassina e robusta.
Prese a saltellare, eccitato. «Vieni avanti, cara! Su, forza!»
La ragazza salì sul palco a grandi passi e sorrise soddisfatta. Sembrava molto sicura di sé e determinata.
«Come ti chiami, cara?» le chiese scrutandola bene.
«Lioness, ma mi chiamano tutti Ness» rispose sicura, lanciandogli uno sguardo di sfida.
«Lio... ness? È il tuo vero nome?» Zed ormai era perplesso.
«Ha importanza? È il nome con cui tutti mi conoscono, sono Ness.»
«Ma... il tuo vero nome?» insistette il capitolino.
«Harel. Harel Leewa. Ma il mio nome è Ness.»
Lui annuì, per poi domandarle come mai si fosse offerta volontaria.
«Non è ovvio? Voglio vincere.» La ragazza gli rivolse il suo sorriso più sfrontato.
Zed ormai non stava più nella pelle. «Be’, allora buona fortuna, cara! Signori, ecco a voi i due tributi del Distretto Quattro: Calum Arwed e Har- ehm, Ness! Fate loro un grande applauso!»
I ragazzi applaudirono e Ness e Calum si strinsero la mano, lanciando un’ultima occhiata al vasto mare che, da sopra il palco, si poteva scorgere far da sfondo agli edifici.
Sono perfetti, si disse Zed, ormai ansioso di vederli all’azione. Con questi due ho la promozione per il Distretto Due assicurata, chissà, forse anche quella per l’Uno!








 

-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_- Ellie's Corner -_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-
Salve a tutti!
Dopo più di un mese di attesa, sono finalmente riuscita ad aggiornare!
*alleluia alleluia*
Spero che le Mietiture vi siano piaciute, forse sono un po' lunghe, ma volevo che conosceste i vostri accompagnatori (vi avverto, la maggior parte saranno insopportabili)! Per i loro nomi... be', diciamo che ho accostato vari nomi di tessuti ad aggettivi come "stupido, frivolo" ecc.
Avrei voluto mettere qualche bella citazione per ciascun Distretto, ma non ho né il tempo né la pazienza per cercare qualcosa di adatto, perciò vi dovrete accontentare delle citazioni sui Distretti prese dalla Guida ai Tributi degli Hunger Games. Sono sicura che siano già state usate e riusate, perciò vi prometto che mi rifarò dai saluti in poi!
Comunque sia, ci terrei a sapere se ho caratterizzato bene i vostri tributi. Essendo una cosa a cui tengo molto, vorrei che me lo faceste sapere.
Ho già pronte le Mietiture del 6, del 7 e dell'8, ma mi manca quella del 5. Non so bene quando arriverà il prossimo capitolo, ma non dovrei metterci molto.
Bene, direi che è tutto.
A presto (spero)!
It's Ellie
 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Its Ellie