Non chiedeva mai a Compagnia di stare con lei, perché sapeva quale sarebbe stata la sua risposta e, soprattutto, sapeva di non poter chiedere compagnia. Lei era Solitudine ed era nata per stare da sola.
Solitudine era vuota e spesso veniva di notte, quando nessuno poteva vedere le lacrime che versava.
Solitudine era triste.
Perciò spesso si ritrovava sui ponti, chiusa in un bagno, vicina alle travi del soffitto, e guardava.
Guardava mentre tutti coloro che l'avevano conosciuta cadevano, si tagliavano e sputavano rosso, mentre dondolavano come borse piene di amarezza; e tutte le volte, vicino a lei ed ai suoi amici stava disperazione, con i suoi occhi imploranti ed i capelli radi, i polsi tagliati ed i segni delle cinghie sul collo, che piangeva e si lamentava.
Poi però si chetava e sorrideva alla vista dei cadaveri, sprigionando una luce così pura che Solitudine si ritrovava abbagliata: ma guardava. Perché sapeva che, come sempre, Disperazione si sarebbe cambiata e sarebbe diventata Pace.
Solitudine non parlava con Pace, ma la conosceva e l'apprezzava.
Non si trovavano quasi mai nella stessa persona, quelle due emozioni, contemporaneamente, se non quando Morte subentrava.
A Solitudine piaceva Morte, perché solo in quel momento, con lei e Pace -e Disperazione prima di loro- non era più sé stessa e avrebbe potuto cambiare.
Se solo avesse voluto.
Riflessioni mie sulle emozioni. Solitudine è la mia preferita
, forse perché la conosco meglio di tutte le altre.
Ah, sono un ragazzo.
, forse perché la conosco meglio di tutte le altre.
Ah, sono un ragazzo.