La mia sveglia sta suonando e dopo molto tempo è ora di ritornare a casa, cioè non la mia casa, la casa di mio padre e di Anne, sua moglie, una donna davvero graziosa che in pratica mia ha cresciuto da quando la mia mamma non c’è più…ma tornare a casa, non vuol dire solo tornare da loro, vuol dire anche tornare dal figlio di Anne, credo si chiami Harnold o Harold, non mi importa più di tanto, perché io sono il genio di casa, lui invece è quello famoso, ma famoso non a scuola e basta, lui è proprio famoso famoso, del tipo che ha riempito il Madison Square Garden, insieme alla sua band, ma io non lo ho quasi mai visto, da piccolo era sempre da suo padre e ora che io mi sono trasferita a New York per continuare a fare la cosa che mi piace di più al mondo: la ginnastica artistica. Ma forse prima è il caso che mi presenti, già, il mio nome è Cameron e ho 16 anni, sono inglese, di Londra, ma data la questione della ginnastica un anno fa mi sono trasferita qui, nella grande mela, per inseguire il mio sogno olimpionico: il team americano, e da quel momento ho perso qualsiasi tipo di contatti col mio fratellastro, io e la mia migliore amica Amanda, facciamo questo sport da sempre, e siamo le prime della classe, in tutti i sensi!! Ora, il nostro sogno sta diventando realà, e per le vacanze torneremo in Inghilterra! -Mandy!! Muoviti! L’aereo parte tra due ore, e noi siamo ancora a casa!!- urlai chiamando la mia migliore amica che si stava infilando la scarpa sinistra –Arrivo Demi!! Inizia a scendere!- scesi le scale della casa in cui vivevamo insieme alle altre ginnaste del team –Cameron! Mi raccomando! Ho parlato con il direttore della palestra di Holmes Chapel, potete allenarvi li quando volete!- disse Haley, la nostra allenatrice –Certo Hal, non preoccuparti, non perderemo la forma fisica, e per il prossimo autunno saremo pronte per le regionali!- dissi -Ora andiamo, vi vogliamo bene!!- aggiungemmo poi insieme. All’aeroporto… -Il volo AZ194 per Londra sta per partire, invitiamo i signori passeggeri ad avviarsi al Gate numero 19.- disse la voce metallica, e noi ci incamminammo verso i nostri posti di prima classe, poi io infilai le mie cuffiette e Mandy iniziò a fare i suoi compiti arretrati, poi dopo dodici ore passate a dare fastidio agli altri passeggeri di prima classe con la puzza sotto il naso, atterrammo e ritirammo i nostri bagagli, poi dopo dieci minuti passati ad individuare qualcuno della mia famiglia, scorgemmo un ragazzo con un cartello co su scritti i nostri nomi, e ci avvicinammo –E tu saresti…- esclamai –Oh, beh, si, lo so che è un onore per te…che cosa?!- quel ragazzo aveva un’aria abbastanza scioccata del fatto che non sapevamo chi fosse –Senti bello di casa, io non so chi sei, o me lo dici, o mi chiamo un taxi che ci porti a casa, perché non dormo da più di venti ore e sono ancora più stronza di quanto io non sia già!!- quasi urlai –Quello che vuole dire, è se ci potresti dire gentilmente il tuo nome!- mi corresse Mandy –Io sono Harry, non ti ricordi di me Cameron, io sono il bambino a cui hai fatto fare la figura del cavolo quando mi hai legato i lacci delle scarpe e mi hai gettato in piscina!- disse con un tono che sembrava volermi rinfacciare qualcosa che io non capivo, ma alla parola lacci capii tutto -Harnold!- esclamai, lui sbuffò –Io mi chiamo Harry, e ora sbrigati, tuo padre sta impazzendo!!- annuimmo, prendemmo le valigie e ci avviammo in macchina –Allora Harry, che cosa fai nella vita?- chiese Mandy –Spero tu stia scherzando!- disse lui –Allora, ti spiego una cosa: siamo atlete, ci alleniamo sei ore al giorno e delle restanti ne occupiamo 12 per dormire, 2 per i pasti e quattro per i compiti, non abbiamo tempo di ascoltare le tue stupide canzoncine d’amore, quindi non scocciare e spiega alla mia migliore amica cosa fai nella tua inutile vita!!- gli dissi cercando di mantenere la calma con scarsi risultati –Allora Amanda, io sono un cantante, hai mai sentito parlare della famosa band One Direction? No, beh, siamo la band più famosa al mondo, e solo un emarginata come mia sorella e tu non sapete chi siamo!- disse con un tono di amarezza –Alt! Alt!Alt! Testa di nido di uccelli! Primo: io non sono tua sorella, ma la tua sorellastra, e c’è una bella differenza, e secondo: io e lei non siamo emarginate, ma se tu guardassi canali di sport come tutti i ragazzi della tua età invece di cantare, sapresti che questo inverno gareggiamo contro le russe e che se vinciamo io e la qui presente andiamo i mondiali!- urlai questa volta -Ragazzi, placate gli animi, a casa vorrei che ci arrivaste entrambi vivi!- disse Mandy sbucando con la testa tra i due sedili anteriori, e per il resto del viaggio non si sentì una parola, il silenzio era troppo pesante per poter capire la storia tra me e quella specie di coso che doveva essere il mio fratellastro!