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Autore: Jultine    25/08/2014    2 recensioni
QUINTA STORIA DELLA SERIE "INFERNO!"
La precarietà mi fa sentire al sicuro. Suona strano, vero? E' una frase che è un'antitesi a se stessa. Eppure è questo il mio ordine, la mia armonia.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPECCHIO

 

Ho la fissa del controllo. Ossessiva compulsiva, direbbe qualcuno. Secondo me sono solo stronzate.
Insomma, cosa c'è di male nell'ordine, nella simmetria, nella pulizia? Comunque non fraintendetemi, non sono una di quelle maniache del disinfettante, quelle guerra-aperta-ai-germi. Penso che l'armonia, l'ordine, la perfezione siano soggettive. Persino la pulizia lo è. Non c'è niente di più affascinante di un armadio sfondato, magari d'antiquariato, di un posacenere di metallo butterato dai crateri delle sigarette che ci ho spento sopra. Sì, ne ho uno, di quelli vintage, simili alle latte dei sigari. In realtà è un portasigarette che uso anche per lo scopo che vi ho mostrato prima. Ogni volta, dopo aver finito di fumare, vado a vuotarlo della cenere nel lavandino e poi con un getto faccio scorrere tutto via. La precarietà mi fa sentire al sicuro. Suona strano, vero? E' una frase ch'é un'antitesi a se stessa. Eppure è questo il mio ordine, la mia armonia.
Adoro le assi di legno della mia baracca, sempre immersa nella penombra, a tenor del clima. Molte sono schiantate, macchiate da inchiostro, sangue, a volte fango, ma mai intrise di polvere. Quella la odio, mi soffoca la gola. La mia trachea mi piace libera e tersa, al contrario della catapecchia dove vivo. Nell'ambiente aleggia sempre una strana nebbiolina, forse fumo, forse vapore, forse spore di qualche fungo, che ne so. Poi, ogni volta che me ne vado in giro per questo mondo strano – Il Rosso, lo chiamo – mi porto a casa decine di cianfrusaglie del cazzo che poi mi piace disporre secondo uno schema che mi faccia sentire meno sola. Più vecchie, consunte e sporche sono, più sento che mi amano in un modo tutto loro. Mi piace immaginare la loro storia, ripercorrere tutti gli ipotetici eventi ad esse collegate, perché, ricordatelo, ogni cosa è un ricordo. I ricordi non stanno nella nostra testa, ma tra le nostre mani. Forse è per questo che mi ostino a fumare, per ritrovare me stessa. Che razza di stronzata. Fumo perché sono una solitaria del cazzo e mi piace chiacchierare tra me e me tra una boccata di catrame e l'altra. Idiota.
Non sono scema, lo so che mi trovo all'Inferno, e forse mi piace pure. Non ho paura di restare sola, anzi, adoro quell'idea. Adoro il senso di abbandono che, al tramonto, mi annoda la gola. Mi piace avere nostalgia di qualcuno che non è mai esistito, di qualcuno soltanto vagamente immaginato solo per piangerci su e mormorare: “Sarebbe stato l'uomo della mia vita, ma l'ho ammazzato.” Davvero, non so perché mi venga sempre in mente questa dannata frase. Mi ritrovo a pensarci su e semplicemente non capisco. Ma poi non m'importa così tanto. Io amo la mia malinconia, mi fa stare in intimità con me stessa, a riflettere, ponderare roba a caso, riempire la testa di vuoto.
Non capisco cosa ci sia di crudele nella mia condanna: non è una condanna. Io sto bene così.
Sto bene così. Quello che mi serve è una compagnia muta, e ce l'ho.
Lo specchio mi sta chiamando di nuovo. Ci passo un panno sopra, ma la polvere non vuole andarsene via. Ci provo ogni tramonto da quando sono capitata qui, e mi dà parecchie grane. Che razza di specchio è se è talmente lurido da non riflettermi? Sfrego, sfrego, ci passo pure la mano sopra. Cazzo, è liscio. Ma perché? Odio non capire. O meglio, forse odio capire quello che non mi piace. Getto la pezzuola candida per terra, in un angolo. Mi allontano e mi accovaccio nel mio solito cantuccio di fronte allo specchio, in fondo alla cameretta angusta. Mi accendo una sigaretta e aspiro un po', poi mi diverto a fare dei piccoli cerchi col fumo. Che ragazzina.
Getto uno sguardo allo specchio e vi guardo dentro: la parete perfettamente pulita riflette l'ambiente ombroso, le assi di legno marcio, i mobili e le cianfrusaglie. Ma proprio al centro dello specchio, c'è una macchia di mota e polvere da cui sembra levarsi un nastrino di fumo.

Dovrei trovarmi un altro specchio. Su questo non vengo bene.



 
Jultine Reese - La voce che viene dal pozzo
   
 
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