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Autore: ticci    25/08/2014    8 recensioni
“È sbagliato. Completamente sbagliato” rispose lentamente, cercando di controllare il respiro.
Oliver lo guardò molto duramente e, avvicinandosi a lui, gli sibilò: “Hai proprio il cuore di pietra”.
Marcus ricambiò lo sguardo e con ghigno strano, un misto tra dolore e sorpresa, replicò: “Secondo te le pietre vanno così veloci?”.
***
Marcus/Oliver| Partecipa al contest "Rose rosse canon e fanon (fatemi innamorare) - Multifandom" di LelyEli sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marcus Flint, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nickname autore (su EFP e sul Forum): ticci (EFP e eventuale banner), ticci.EFP (forum)
Titolo: don't run, just kiss me slowly
Fandom: Harry Potter
Genere: romantico, introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: -
Tipo di coppia: Slash
Eventuali note dell’autore: Partecipa al contest "rose rosse canon e fanon- multifandom" indetto da LelyEli sul forum di EFP.

 

DON'T RUN, JUST KISS ME SLOWLY

Oh, I'm not sure what this is gonna be,
But with my eyes closed all I see
Is the skyline, through the window,
The moon above you and the streets below.
Hold my breath as you're moving in,
Taste your lips and feel your skin.
When the time comes, baby don't run, just kiss me slowly


Oliver, seduto su una sedia in aula dimenticata del terzo piano, si rigirava tra le mani la pergamena che aveva trovato all'interno della borsa che usava per allenarsi a Quidditch.
Mi ha scritto.
Scosse la testa, incredulo. Non poteva ancora crederci. Quante volte aveva desiderato leggere quelle parole? Quante volte si era ripetuto che quello che era successo il pomeriggio di poche settimane prima era stato solo un errore? Lui sarebbe stato disposto a commetterlo un'altra volta quello sbaglio. E un'altra volta ancora, e ancora. Ma non era certo che anche lui fosse altrettanto propenso. Anzi, ne era convito. Non aveva forse detto, o meglio, urlato di non permettersi mai più di toccarlo, neanche per sbaglio? Non aveva forse evitato il suo sguardo ogni volta che si incontravano per i corridoi? Non aveva forse accentuato i cori diffamatori nei confronti suoi e della squadra, dopo quel giorno? Non era forse corso via ogni volta che si ritrovano da soli in qualche angolo della scuola o negli spogliatoi, giù al campo di Quidditch?
Dopo ogni episodio, Oliver aveva cercato di darsi una giustificazione per il comportamento del compagno.
Ha detto così perché non se lo aspettava.
È spaventato.
Si è accanito così tanto perché la partita Grifondoro-Serpeverde è alle porte.
Scappa perché non sa affrontare la cosa.
Potremmo affrontarla insieme.
Non scappare.
Alla fine era giunto alla conclusione più dolorosa, ma forse la più corretta: non gli piaccio abbastanza. Era stata dura accettarlo, ma se ne era fatta una ragione e cercava di andare avanti.
Oliver chiuse gli occhi, il volto girato verso l'unica finestra, abbastanza grande da illuminare l'aula. Era anche riuscito a superare l'accaduto, non senza qualche difficoltà: era stata dura per lui ammettere che i sentimenti che provava per il compagno di scuola, che spesso sfociavano in battibecchi, liti, prese in giro, non erano dettati da rivalità o antipatia (come spesso gli amici gli dicevano), ma bensì dalla gelosia di voler essere con lui, ma di non poterlo fare perché ci si aspetta che i Capitani delle due squadre rivali da secoli si odiano o quanto meno si ignorino. Gelosia di voler gioire con lui per i piccoli successi quotidiani, come prendere un bel voto in un compito o festeggiare per averla fatta franca e non essere messo in punizione, ma non poterlo fare. Gelosia per non essere lui la persona a cui si rivolge quando ha un problema, vuole confidare un segreto, vuole sfogarsi per un torto subito.
Oliver, nelle notti che non riusciva a prendere sonno, si era rimproverato di aver agito di impulso, seguendo quello che gli urlava il cuore. “Almeno non ho rimpianti”, si ripeteva, nonostante il vuoto che provava dentro.
Il Grifondoro fu riscosso dai suoi pensieri dal cigolio della porta. Aprì gli occhi e guardò distrattamente l'orizzonte.
“Baston” disse il nuovo venuto.
“Flint” replicò Oliver, alzandosi e guardandolo dritto negli occhi.
Marcus e Oliver si osservarono per qualche secondo. Il Grifondoro fece fatica a trattenere un sorriso nel constatare che era anche lui era nervoso.
Vedendo che non prendeva l'iniziativa, fu Oliver a parlare per primo: “Perché mi hai lasciato questo?” domandò mostrandogli la pergamena.
Avvicinandosi di un passo, Marcus disse gelidamente: “Cosa mi hai fatto?”.
Oliver scosse la testa: “Fatto cosa?”.
“Mi hai scagliato qualche incantesimo? È uno scherzetto che te e quelli della tua Casa avete architettato per ridere alle mie spalle? Non è divertente, Baston! Per niente!”.
“Di cosa stai parlando?” domandò Oliver.
“Dopo che... beh... noi... sì, ecco...” balbettò il Sepreverde
“Ci siamo baciati” finì la frase per lui Oliver.
Non riesce neanche dirlo.
“Ecco, mi sento diverso” ammise Marcus, distogliendo lo sguardo dagli occhi color caramello di Oliver.
“Diverso in che senso?”.
“Strano. Mi faccio domande su me, su di te, su di noi” e quando disse l'ultima parola scoppiò a ridere. Non fu una risata piena di gioia, ma triste, sprezzante.
“Mi senti, Baston? Penso a noi”.
“Beh, è normale dopo quello che è successo...” provò a dire Oliver, ma fu interrotto dal grido di Marcus.
Normale? Parli sul serio? Tu pensi che sia giusto che io e te ci...”, ma non finì la frase, inspirando profondamente.
“È sbagliato. Completamente sbagliato” rispose lentamente, cercando di controllare il respiro.
Oliver lo guardò molto duramente e, avvicinandosi a lui, gli sibilò: “Hai proprio il cuore di pietra”.
Marcus ricambiò lo sguardo e con ghigno strano, un misto tra dolore e sorpresa, replicò: “Secondo te le pietre vanno così veloci?”. Gli preso la mano e l'appoggiò al proprio petto. Oliver riuscì a sentire il cuore di Marcus battere all'impazzata, perfettamente sincrono al ritmo del proprio.
Il Grifondoro trattenne il fiato mentre il Serpeverde appoggiava le labbra sulle sue. Fu un bacio dolce, leggero, veloce. L'esatto opposto di quello che si erano scambiati la prima volta, che fu vorace, aggressivo, rubato.
Quando Marcus si staccò, Oliver sorrise dolcemente: “Cosa c'è di sbagliato in questo?”.
“Assolutamente niente” ammise Marcus. “È solo che...” disse Marcus, ma fu interrotto da Oliver: “Fa maledettamente paura”. Il Serpeverde annuì lentamente.
“Non sono sicuro di quello che accadrà, Marcus, ma non scappare”.
Marcus, emettendo un sospiro, annuì nuovamente.
“E ora baciami dolcemente”.
Marcus sorrise: “Finalmente una cosa facile”.



NdA: Ciao a tutti! Era da tempo che non scrivevo una Marcus/Oliver. Quanto mi sono mancati! La canzone riportata a inizio OS è "Kiss me slowly" (Parachute).
ringrazio chiunque abbia letto questo incontro tra Marcus e Oliver.Spero mi lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, sia positiva che negativa. Io tendo a passare sul profilo di chi mi lascia due righe di commento, per leggere le cose che eventialmente ha scritto lei/lui e lasciare, a mia volta, recensioni sulle storie che leggo. Sì, è un sbudolo tentativo di aggraziarvi, però è anche la verità. Così facendo ho scoperto storie e autrici molto promettenti.
See you soon,
ticci

 
  
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