Perché voi eravate Fred e George, non George e Fred

C’è rumore, tanto rumore.

Urla, voci che si susseguono, passi che rimbombano sul pavimento.

C’è confusione, tanta confusione.

Giovani che sfrecciano per tutta la Sala alla ricerca dei propri cari, donne piangenti, uomini che tentano di richiamare l’ordine.

E poi c’è dolore, tanto dolore.

Segnato sui volti, visibile negli occhi, palpabile negli atteggiamenti.

Il dolore di cui sono piene le lacrime, il dolore che anima le grida, il dolore che scuote i singhiozzi.

Il dolore per qualcosa che si ha perduto, che giace immobile a qualche centimetro da te, così vicino, eppure così lontano.

Come separato da una barriera invisibile, una linea sottile ma al contempo indistruttibile.

Un limite invalicabile.

Ma tra voi non avrebbero dovuto esserci muri.

Voi siete sempre stati uniti, come un’unica entità risiedente in due persone distinte.

E infatti lo senti, il vuoto.

Perché un frammento della tua anima viveva nel corpo di Fred, che lui, con la sua morte, si è portato inconsciamente via.

Perché Fred non è l’unico a essersene andato.

Perché, oltre a lui, anche una parte di te non esiste più.

E hai paura, paura di diventare solo un guscio vuoto senza più alcun sentimento, una fotografia in bianco e nero di ciò che eri prima: fisicamente, il tuo corpo c’è ancora, ma la tua anima è lassù, insieme al tuo gemello.

A scherzare sul fatto che in Paradiso la cucina non sia buona come quella di mamma, a mettere su un commercio clandestino di Merendine Marinare.

Le tue risate, i tuoi sorrisi, saranno solo echi lontani.

Perché quando ti volterai e non vedrai più nessuno accanto a te, perché quando non ci sarà più nessuno a completare le tue frasi o a farti ridere come faceva lui - come nessun’altro sapeva fare -, saprai che vorresti essere morto con lui.

Perché voi eravate Fred e George, non George e Fred.

C’era sempre il suo nome davanti al tuo.

Fratello. Amico. Spalla.

Quel nome significava tutto.

E, nonostante fosse di una lettera in meno rispetto al tuo, quelle quattro lettere erano molto più forti delle tue cinque, lo hai sempre saputo.

Ma quelle quattro lettere sono state spazzate via, e ora ci sei solo tu, c’è solo George a fronteggiare il mondo, una semplice parola di cinque lettere che verrà investita da tante altre parole.

E tu non sai se riuscirai a sopportarne il peso, non sai se ti schiacceranno.

Sai solo che rivuoi indietro quel nome.

Rivuoi indietro quelle quattro lettere.

Perché nove lettere sono meglio di cinque.

Perché voi eravate Fred e George, non George e Fred.

Nido della Fenice

Buonsalve popolo di EFP!

Come andiamo?

Suppongo che, dopo aver pubblicato questa one-shot, avendo gia' in sospeso una long, potreste essere un filino irritati. Se poi aggiungiamo il fatto che questa ff e' irrimediabilmente triste, mentre quella che sto scrivendo in contemporanea e' irrimediabilmente demenziale... be', si', direi che potreste direttamente impalarmi su un forcone in piazza davanti a tutti.

In realta', volevo pubblicarla tre o quattro giorni fa, ma, essendo il mio pc definitivamente andato ed essendo io cosi' intelligente da non aver salvato il file prima che il computer si spegnesse, ho dovuto riscriverla tutta secondo quanto ricordavo, per renderla il piu' possibile soddisfacente quanto l'originale.

Per quanto riguarda la long, dopo aver passato il weekend a leggere HG in inglese (missione titanica) e fanfiction Potteriane sulla Rose/Scorpius (mi sono innamorata di "Perche' sul campanello di casa mia c'e' scritto Weasley-Malfoy?!": leggetela, e' un qualcosa di geniale), ho finalmente deciso di darmi da fare per scrivere questo benedetto terzo capitolo (anche perche', sinceramente, non avevo la piu' pallida idea di come continuare), e spero di riuscire a pubblicarlo domani o dopodomani.

Ora vi saluto.

Un bacio.

-Phoenix_01