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Autore: Janta    25/08/2014    1 recensioni
Dal testo:
"Ma non pensi che il voler ricostruire il vostro mondo sia soltanto un desiderio egoistico?"
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Sono ricomparsa prima del previsto, eh xD
Questa è la mia prima storia a capitoli, spero che vi invogli a leggerla xD
A parte il prologo, è completamente ambientata in un nuovo mondo, dato che Jack e Glen sono entrambi riusciti nel loro intento di distruggere il mondo e la volontà di Abyss. Beh, non vi dico nient'altro altrimenti finisco per fare spoiler ^^"
[I personaggi sono i soliti, ma metto OOC per sicurezza, sperando però di non andare troppo fuori dai caratteri originali xD] [ElliotxAda, accenni lievi a JackxLacie, AlyssxJack con OneSided di Alyss, accenni lievi (ma tanto tanto lievi) a Elleo con OneSided di Leo]
Sia chiaro che è la prima volta che accenno lo shonen-ai, quindi non so se riuscirò a renderlo bene e.e
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ada Vessalius, Elliot Nightray, Gilbert Nightray, Leo Baskerville, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Driiin driiin driiin driiin
La sveglia continuava a suonare e Ada, dopo vari tentativi di spegnerla a vuoto, si decise a scaraventarla per terra. Finalmente, quel malefico oggetto si zittì. “Sono sveglia, sono sveglia.” borbottò fra sé. Guardò i rimasugli dell’oggetto sul pavimento, e subito si pentì del gesto impulsivo che aveva appena fatto. Sbuffò, e aggirò le schegge di vetro senza nemmeno pensare che avrebbe dovuto raccoglierle, prima o poi. Era da ore che si rigirava nel letto senza poter dormire a causa del mal di testa, quindi quel trillo aveva soltanto aumentato la stanchezza e il nervosismo che già aveva Ada. Si diresse svogliatamente in cucina, per prepararsi un thè che, quando fu pronto, bevve bollente. Poi si fiondò in bagno, e sciaquò il suo volto con acqua gelata. Di solito, questo rimedio funzionava sempre contro il mal di testa. Osservò stupita il mascara colare via nel lavandino, e a quel punto si ricordò cosa era successo la sera precedente. Era andata a mangiare con Elliot, il suo ragazzo, e poi… E poi? Si ricordava vagamente che ad un certo punto non si era sentita bene ed era svenuta, o almeno era questa l’unica possibilità plausibile per il fatto che non si ricordasse altro, ma com’era ritornata a casa sua? Un pensiero le balenò in mente, e si guardò i vestiti, preoccupata. Aveva ancora addosso l’abito verde che tanto adorava, e che aveva indossato la sera prima. Sospirò. Evidentemente, chiunque l’avesse riaccompagnata a casa, cioè molto probabilmente Elliot, non aveva approfittato della situazione. Sorrise, contenta di ciò che aveva appena scoperto. Esistevano ancora dei ragazzi decenti, allora. Constatò che il mal di testa le era leggermente passato, e con nuovo spirito uscì dal bagno. Si cambiò in fretta, indossando la divisa scolastica, e afferrò la cartella con la piccola etichetta che recava, scritto in piccolo, il suo nome. Uscì di casa e si buttò nel freddo pungente dell’inverno canadese, rimpiangendo presto di non essersi messa i guanti. Per fortuna, almeno le rimaneva la sciarpa. Nonostante Vancouver fosse una grande città di mare, neanche tanto distante dagli Stati Uniti, gli inverni erano abbastanza estremi, tanto che in pochi minuti le sue dita si intorpidirono. Immersa nei suoi pensieri, vagò per le strade principali della città in direzione della sua scuola. Si era trasferita lì da qualche mese, e ormai conosceva a memoria tutte le strade principali di quella metropoli. Poteva dire benissimo che, da quando aveva lasciato la sua casa a Londra, aveva cambiato completamente vita. Ma di certo non sapeva che, da quel giorno, sarebbero cambiate tante cose. Appena ebbe attraversato una strada, sentì un forte botto, poi un dolore lancinante al fianco. Si guardò il punto da dove proveniva il male, e vide una pozza di sangue allargarsi a dismisura sui vestiti. Sentiva un oggetto appuntito e metallico conficcato nella sua carne, ma non capiva cos’era esattamente. Alzò lo sguardo, mentre la vista già le si annebbiava, e vide un ragazzo giovane, dai capelli scuri, parecchio alto, che in mano aveva una pistola. Capì in quel momento ciò che era successo. Quel ragazzo le aveva sparato. Poi, vide solo più il pavimento che si avvicinava pericolosamente, e svenne.
 
“A quanto pare, c’è stata la prima vittima.”
“Davvero? E chi è?”
“Il duca Barma. A quanto ne so, è stato investito in una delle strade principali di Tokyo.”
“Capisco… Allora possiamo partire.”
“Già, il conto alla rovescia è iniziato. Dove si va, questa volta?”
“A Vancouver!”

 
Leo si era svegliato già da qualche giorno, e vagava per le foreste innevate incurante della fame, del freddo e del sonno. Non sapeva dove si trovava, ma da subito gli era stato chiaro che quello non era il suo mondo d’origine. Si era ricordato subito ogni cosa di quello che era successo. Jack che distruggeva le catene, lui che arrivava in Abyss posseduto da Glen e sconfiggeva la volontà, un bagliore improvviso che investiva ogni cosa, e poi il nulla. Era tutto molto chiaro nella sua testa. Adesso, aveva anche la certezza di essere vivo, pativa troppo quel vuoto nello stomaco e la bassa temperatura per essere morto. Aveva già tentato più volte di pizzicarsi, per assicurarsi che quello non fosse soltanto un incubo, con mostri pronti a sbucare da ogni parte, ma anche quella prova aveva dimostrato che lui era vivo e vegeto. Semplicemente, doveva essere stato catapultato in un altro mondo. E questo doveva essere anche successo ai chain, perché ne aveva già incontrati parecchi. Però, forse perché riconoscevano la sua natura di Glen, non si erano mai dimostrati ostili con lui. C’era però da dire che non c’era più neanche l’ombra dell’anima di Glen Baskerville, dentro il suo corpo. Così riflettendo, era arrivato nei pressi di una città. Questa era circondata dalle montagne, e aveva un accesso al mare. Doveva essere parecchio grande, perché si distendeva lungo la costa per chilometri e chilometri, tanto da non riuscire a vederne la fine. Deciso a trovare un po’di cibo e qualche vestito per ripararsi da quel freddo micidiale, si infilò tra gli alti palazzi della metropoli. Quasi subito, le sue speranze di dare poco nell’occhio si vanificarono, perché ovunque andasse c’era gente che lo osservava. Questa situazione lo mise parecchio a disagio, e molte volte si pentì di essersi inoltrato in quella grande città, ma sempre un sommesso brontolio allo stomaco lo spinse da andare avanti. Mano a mano che avanzava, i palazzi altissimi venivano sostituiti da case più piccole, che erano anche più simili a quelle del suo mondo. Si domandò per la prima volta dove potessero essere finiti tutti gli altri, se mai qualcuno fosse sopravvissuto, e stava quasi per tornare sui suoi passi e andare a cercarli, quando lo vide. Alto, il solito cipiglio imbronciato, camminava a poca distanza da lui. Non poteva essere nessun altro. Riempito da una gioia infinita, si gettò in mezzo alla folla, e gridò “Elliot!”.


La stanza di Janta:
Eeeed eccoci qui al primo capitolo uwu
Spero lo apprezzerete, anche se sta venendo peggio di quanto credessi >.>
Anyway, presto capirete chi sono all'incirca i protagonisti del dialogo in grassetto fra la parte di Ada e quella di Leo. Beh, se siete arrivati fin qua con la lettura, thanks so much! *scuoricina*
   
 
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