Cap
22
Stavano
tornando in camerata quando lo sentirono. Un
urlo forte, disperato, capace di far gelare il sangue nelle vene di chi
lo
ascoltava. Un urlo familiare … Nicole.
Fiamma
si liberò dalla presa di Eric, sfrecciando in
avanti e cercando di identificare la direzione da cui provenivano le
grida
dell’amica. Raggiunse il Pozzo in una manciata di minuti,
trovandola lì, in
ginocchio davanti all’orlo dello strapiombo. Il volto di
solito solare e pieno
di malizia si era trasfigurato in una maschera di dolore, le guance
erano
rigate di lacrime e gli occhi rossi.
Zeke
era lì accanto, le cingeva le spalle protettivo
e la stringeva a sé, mentre Quattro e Shauna fissavano il
vuoto con espressione
frastornata. E Stefan … non vedeva Stefan da nessuna parte.
Perché non c’era,
dove si era andato a cacciare?
Eric
sorpassò tutti, sporgendosi per vedere ciò che
aveva causato quell’attacco isterico. C’era un
corpo sul fondo dello
strapiombo. La luce artificiale danzava sui capelli castani e gli occhi
nocciola fissavano il cielo sbarrati e completamente privi di vita.
Quando
Fiamma lo raggiunse, provò a farla rimanere indietro, ma
come era prevedibile
con scarsi risultati.
-
È lui … Dio mio, quello è Stefan
– sussurrò la
ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca.
S’inginocchiò
accanto a Nicole, stringendola a sé
mentre sentiva a sua volta le lacrime pizzicarle gli occhi e minacciare
di
farla crollare. Non poteva permetterselo, non adesso che la sua
migliore amica
aveva bisogno di tutto il sostegno possibile.
Un
gruppo d’Intrepidi era giunto sul posto, attirato
dalle grida o forse chiamato da qualcuno dei ragazzi che si era
svegliato ed
era giunto sul posto, e stavano calando una fune per scendere e
recuperare la
salma.
-
Non c’è bisogno che veda questa scena.
È meglio se
torna in camerata – considerò Eric, intercettando
le iridi di ghiaccio della
sua ragazza.
Fiamma
annuì, tendendole una mano e facendola alzare
con l’aiuto di Zeke.
-
Coraggio, tesoro, andiamocene di qui – le
sussurrò, accarezzandole il viso bagnato e camminandole
affianco come una
specie di guardia del corpo. Le sarebbe piaciuto poter proteggere anche
i suoi
sentimenti ed estirpare quel dolore lancinante che doveva avere nel
petto, ma
tutto ciò non le era permesso.
Raggiunsero
la camerata in
silenzio, lasciandola sul suo letto e guardandola mentre si
rannicchiava in
posizione fetale e affondava la faccia nel cuscino, incurante del
trucco che
colava copioso e macchiava la fodera bianca.
-
Voglio sapere come è
successo. Non può essersi buttato, non può
– mormorò tra sé e sé.
Fiamma
era completamente
d’accordo con lei. Stefan era un ragazzo dolce, riservato, ma
dentro era forte
e combattivo e per quanto fosse giù di morale non si sarebbe
mai e poi mai
suicidato. No, avrebbe affrontato qualsiasi problema lo affliggesse e
ne
sarebbe uscito ancora più forte di prima. C’era
qualcosa che non quadrava e
loro avrebbero scoperto di cosa si trattava.
-
Faremo qualsiasi cosa
per scoprire cosa è successo, Nicky, è una
promessa. –
La
ragazza annuì,
soffocando l’ennesimo singhiozzo, e rimase ferma a piangere
finchè la
stanchezza e il trauma subito non furono semplicemente troppo da
sopportare e
il suo corpo cedette allo stress e la costrinse a scivolare in un sonno
agitato.
Zeke
si stese accanto a
lei, stringendola tra le braccia come se non volesse mai più
lasciarla da sola
neanche per un momento.
-
Chiunque sia stato la
pagherà cara – disse.
Era
la prima volta che
Fiamma vedeva quella scintilla pericolosa nel suo sguardo, il genere di
espressione di chi poteva facilmente tirare il grilletto di una pistola
senza
tanti rimorsi. Quello era il lato Intrepido di Zeke Pedrad, quello che
di
solito riservava unicamente agli allenamenti.
-
Ti lascio un po’ solo
con lei, credo che tu sia l’unica persona che in questo
momento può davvero
farla stare meglio – decretò Fiamma, posandogli la
mano sulla spalla in
un’impercettibile carezza e imboccando l’uscita.
In
corridoio incontrò
Eric, appoggiato alla parete e in sua evidente attesa. La
scrutò con gli occhi
color acciaio, come se fosse pronto a vederla crollare da un momento
all’altro.
-
Sto bene – disse, prima
ancora di dargli il tempo di dire qualsiasi cosa.
-
No, non è vero. –
-
Hai ragione, non è vero
– ammise, lasciandosi attirare verso di lui e incassando la
testa tra il suo
collo e la spalla.
-
Vieni, andiamocene di
qui – disse, prendendola per mano e indirizzandola verso una
delle scale che
portava ai piani superiori.
Continuarono
a salire
finchè non giunsero sul tetto della residenza. Si sedettero
lì, sul cornicione,
a guardare il cielo notturno che si stava lentamente schiarendo e
preparando
all’alba.
-
Non riesco a credere che
sia accaduto davvero. Stefan non si è ucciso. –
-
No che non l’ha fatto.
Era un tipo forte, anche se non lo dava a vedere – convenne
Eric.
Rimasero
in silenzio
finchè Fiamma non prese la parola.
-
Stringimi, per favore –
sussurrò.
Eric
non l’aveva mai
sentita così fragile, neanche quando c’era stata
quella brutta storia con
Reaper, e gli si strinse il cuore nel sentire quella vocetta flebile.
La cinse
con un braccio, attirandola a sé e tenendola stretta.
Fiamma
alzò la testa
quanto bastava per baciarlo e si rilassò avvertendo quella
familiare sensazione
di piacere che la sconvolgeva ogni volta in cui le loro labbra si
toccavano. Lo
baciò con più foga, mettendoci dentro tutte le
sensazioni che le stavano
attanagliando il cuore e una lieve disperazione che non
sfuggì al ragazzo. Gli
cinse il collo e approfondì ancora di più il
contatto, facendolo sbilanciare leggermente
e cadere all’indietro. Rimase così, sdraiata su di
lui, a baciarlo come se
volesse divorarlo.
Eric
non disse nulla e si
limitò ad assecondarla. Quando però gli
strattonò la maglietta, provando a sfilarla,
si ritrasse quanto bastava per guardarla negli occhi.
-
Non sono sicuro di
riuscire a fermarmi se continui così – disse, gli
occhi color acciaio cupi per
la passione.
-
Non voglio che ti fermi.
–
Lo
baciò di nuovo, con
ancora più foga, come per sigillare la solennità
di quell’affermazione.
-
Ne sei sicura?
Assolutamente sicura? –
-
Non sono mai stata più
sicura di qualcosa in vita mia – assicurò.
Annuì,
baciandola a sua
volta e facendo scorrere le mani lungo i fianchi, le cosce tornite
avvolte nei pantaloni
della divisa da allenamento, per poi risalire e insinuarle sotto la
maglietta. Sorrise
a fior di labbra quando la sentì sospirare contro di lui e
mettersi a
cavalcioni sulle sue gambe. L’aiutò a liberarsi
della maglietta, prendendosi un
attimo per osservare il modo incantevole in cui il reggiseno di pizzo
nero
contrastava con il candore della sua pelle.
Ribaltò
le posizioni con
un colpo di reni, facendo leva con le braccia per non schiacciarla
sotto il suo
peso, sigillando quel passaggio con un bacio lungo e profondo.
Mentre
si trovava sdraiata
a terra, lo sguardo perso in quello di lui, Fiamma non potè
fare a meno di
pensare a come tutto fosse così naturale e perfetto, ben
diverso da ciò che
aveva provato quando Reaper aveva provato a spingersi oltre.
Strattonò
leggermente la maglietta, sussurrando: - Via. –
Si
godette lo spettacolo
dei muscoli di Eric che si flettevano mentre si spogliava e lasciava
cadere l’indumento
a pochi metri da loro. Era di una perfezione disarmante, il ragazzo
più bello
che avesse mai visto in tutta la sua vita. Ed era suo, solo suo.
Chiuse
gli occhi solo
quando lo sentì chinarsi su di lei e baciarle lentamente il
collo, scendendo
verso il basso e passando prima per la curva dei seni e poi sui fianchi
e il
ventre piatto, modellato dagli allenamenti di quelle settimane.
Eric
si fermò solo quando
incontrò la barriera dei pantaloni, sbuffando seccato e
facendola ridacchiare. La
guardò come per chiederle il permesso e quando la vide
annuire slanciò in
fretta bottone e cerniera, facendoli scivolare giù e
mandandoli a fare
compagnia al resto dei loro abiti.
-
Sei ancora troppo
vestito per i miei gusti – mormorò, spingendolo
gentilmente a terra e
sdraiandosi su di lui. Tempestò il petto muscoloso di baci,
scendendo a seguire
con la lingua il profilo deciso degli addominali. Lo sentì
fremere ed emettere
un gemito gutturale quando scivolò con la lingua lungo il
contorno dei pantaloni.
Li sbottonò, accarezzando con le unghie il tessuto dei
boxer, tirati sotto la
più che visibile erezione del ragazzo. Si
strusciò contro di lui come avrebbe
fatto una gatta, strappandogli una serie di gemiti inarticolati.
-
Smettila di giocare –
brontolò con voce roca, tornando a incastrarla sotto di lui
e privandola dell’ultima
lieve resistenza composta dall’intimo. Osservò
ogni centimetro di quel corpo
con lentezza esasperante, sorridendo intenerito quando la vide
arrossire sotto
l’intensità del suo sguardo.
-
Ultima occasione per
tirarti indietro, Balcoin – disse.
Fiamma
scosse la testa,
facendo ondeggiare le onde corvine, l’espressione seria e
decisa negli occhi di
ghiaccio. – Ti voglio – affermò.
Quelle
due semplici parole
ebbero l’effetto di un incendio in lui.
-
Cercherò di essere il
più delicato possibile – promise, sistemandosi
meglio tra le sue gambe ed
entrando lentamente in lei.
La
vide sospirare
leggermente e intuì che stesse cercando di rilassarsi il
più possibile. Le
parole gli uscirono prima ancora che potesse pensare a quale fosse la
cosa
migliore da dire. – Ti amo. –
Fiamma
sorrise,
scoccandogli un bacio a fior di labbra. – Ti amo anche io.
–
*
Un’ora
più tardi erano
stretti l’uno all’altra, le gambe intrecciate e il
capo di Fiamma poggiato sul
petto muscoloso di Eric, intenti a guardare il cielo stellato.
Eric
si alzò, dirigendosi
verso i pantaloni, lasciandola perplessa.
-
Dove vai? –
-
Aspetta solo un attimo,
ho una cosa da darti – disse, estraendo una scatoletta e
porgendogliela.
L’aprì
con mano tremante
trovandosi davanti una spilla a forma di rosa, con i petali neri
sapientemente
realizzati e il pistillo formato da un diamantino.
-
È quella che abbiamo
visto l’altro giorno – realizzò,
accarezzando il bocciolo delicatamente.
-
Ho visto come la
guardavi fuori dalla vetrina e le cose belle devono stare insieme
– replicò,
scrollando le spalle fintamente disinvolto. In realtà era
imbarazzato e Fiamma
se ne era resa perfettamente conto.
-
È magnifica. Tu sei
magnifico, però adesso mi sento in colpa perché
non ti ho preso niente. –
Scosse
la testa, gli occhi
d’acciaio che sembravano sorridere a loro volta.
-
Stai con me, questa è la
cosa migliore che potrei mai desiderare. –
Il
rumore di una macchina
in avvicinamento interruppe quel momento perfetto e li spinse ad
affacciarsi
per vedere di cosa si trattasse.
-
Quella è una macchina
degli Eruditi. Che ci fanno qui? – commentò Eric,
con aria corrucciata.
Osservarono
Jeanine
scendere dalla vettura e venire affiancata immediatamente da Max. Li
videro
parlottare tra loro e captarono solo una frase. Una semplice frase in
grado di
dare risposta a tutte le loro domande.
-
Avevi ragione, il
ragazzo era Divergente, ce ne siamo occupati. –
Spazio
autrice:
Finalmente
ho aggiornato,
chiedo scusa per il ritardo mostruoso, ma avevo bisogno di un
po’ di tempo per
elaborare per bene il pezzo della morte di Stefan e della prima volta
di Fiamma
ed Eric. Spero che vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne
pensate.
Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt