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Autore: Fiamma Erin Gaunt    26/08/2014    4 recensioni
Un Abnegante, un Erudito e una Candida. Tre ragazzi provenienti da fazioni diverse che si ritrovano a vivere a stretto contatto malgrado le rispettive differenze. Tre amici, tre rivali, tre compagni. Tra amori, litigi, rivalità e turbe adolescenziali, trovare il proprio posto nella fazione non è mai stato semplice, specie se si tratta di quella degli Intrepidi.
*
Dal Cap 17:
- Carino? – ripetè Eric, aggrottando le sopracciglia.
- Ci stavo insieme, è ovvio che lo ritenessi carino. Ma ho decisamente trovato di meglio. –
- Sì, ma stai dicendo che lo trovi carino. – insistè.
- Oh, buon Dio, ti sto dicendo che non m’interessa più perché ormai sono innamorata! – sbottò.
- Sei innamorata? E di chi? –
- Di te, stupido idiota! –
*
Dal capitolo 19:
Scese giù il più rapidamente possibile, inginocchiandosi accanto a lei e fissando inorridito la piccola pozza di sangue che si era formata sotto il suo cranio.
Fiamma ruotò il collo verso di lui, soffocando un gemito di dolore.
- Mi dispiace, Eric … -
- Ssssh, va tutto bene. Non me ne importa niente di quello che è successo. Adesso stai tranquilla, pensa solo a non chiudere gli occhi, okay? –
- Ci provo, ma ho così tanto sonno. –
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 22

 

 

 

 

 

 

 

Stavano tornando in camerata quando lo sentirono. Un urlo forte, disperato, capace di far gelare il sangue nelle vene di chi lo ascoltava. Un urlo familiare … Nicole.

Fiamma si liberò dalla presa di Eric, sfrecciando in avanti e cercando di identificare la direzione da cui provenivano le grida dell’amica. Raggiunse il Pozzo in una manciata di minuti, trovandola lì, in ginocchio davanti all’orlo dello strapiombo. Il volto di solito solare e pieno di malizia si era trasfigurato in una maschera di dolore, le guance erano rigate di lacrime e gli occhi rossi.

Zeke era lì accanto, le cingeva le spalle protettivo e la stringeva a sé, mentre Quattro e Shauna fissavano il vuoto con espressione frastornata. E Stefan … non vedeva Stefan da nessuna parte. Perché non c’era, dove si era andato a cacciare?

Eric sorpassò tutti, sporgendosi per vedere ciò che aveva causato quell’attacco isterico. C’era un corpo sul fondo dello strapiombo. La luce artificiale danzava sui capelli castani e gli occhi nocciola fissavano il cielo sbarrati e completamente privi di vita. Quando Fiamma lo raggiunse, provò a farla rimanere indietro, ma come era prevedibile con scarsi risultati.

- È lui … Dio mio, quello è Stefan – sussurrò la ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca.

S’inginocchiò accanto a Nicole, stringendola a sé mentre sentiva a sua volta le lacrime pizzicarle gli occhi e minacciare di farla crollare. Non poteva permetterselo, non adesso che la sua migliore amica aveva bisogno di tutto il sostegno possibile.

Un gruppo d’Intrepidi era giunto sul posto, attirato dalle grida o forse chiamato da qualcuno dei ragazzi che si era svegliato ed era giunto sul posto, e stavano calando una fune per scendere e recuperare la salma.

- Non c’è bisogno che veda questa scena. È meglio se torna in camerata – considerò Eric, intercettando le iridi di ghiaccio della sua ragazza.

Fiamma annuì, tendendole una mano e facendola alzare con l’aiuto di Zeke.

- Coraggio, tesoro, andiamocene di qui – le sussurrò, accarezzandole il viso bagnato e camminandole affianco come una specie di guardia del corpo. Le sarebbe piaciuto poter proteggere anche i suoi sentimenti ed estirpare quel dolore lancinante che doveva avere nel petto, ma tutto ciò non le era permesso.

Raggiunsero la camerata in silenzio, lasciandola sul suo letto e guardandola mentre si rannicchiava in posizione fetale e affondava la faccia nel cuscino, incurante del trucco che colava copioso e macchiava la fodera bianca.

- Voglio sapere come è successo. Non può essersi buttato, non può – mormorò tra sé e sé.

Fiamma era completamente d’accordo con lei. Stefan era un ragazzo dolce, riservato, ma dentro era forte e combattivo e per quanto fosse giù di morale non si sarebbe mai e poi mai suicidato. No, avrebbe affrontato qualsiasi problema lo affliggesse e ne sarebbe uscito ancora più forte di prima. C’era qualcosa che non quadrava e loro avrebbero scoperto di cosa si trattava.

- Faremo qualsiasi cosa per scoprire cosa è successo, Nicky, è una promessa. –

La ragazza annuì, soffocando l’ennesimo singhiozzo, e rimase ferma a piangere finchè la stanchezza e il trauma subito non furono semplicemente troppo da sopportare e il suo corpo cedette allo stress e la costrinse a scivolare in un sonno agitato.

Zeke si stese accanto a lei, stringendola tra le braccia come se non volesse mai più lasciarla da sola neanche per un momento.

- Chiunque sia stato la pagherà cara – disse.

Era la prima volta che Fiamma vedeva quella scintilla pericolosa nel suo sguardo, il genere di espressione di chi poteva facilmente tirare il grilletto di una pistola senza tanti rimorsi. Quello era il lato Intrepido di Zeke Pedrad, quello che di solito riservava unicamente agli allenamenti.

- Ti lascio un po’ solo con lei, credo che tu sia l’unica persona che in questo momento può davvero farla stare meglio – decretò Fiamma, posandogli la mano sulla spalla in un’impercettibile carezza e imboccando l’uscita.

In corridoio incontrò Eric, appoggiato alla parete e in sua evidente attesa. La scrutò con gli occhi color acciaio, come se fosse pronto a vederla crollare da un momento all’altro.

- Sto bene – disse, prima ancora di dargli il tempo di dire qualsiasi cosa.

- No, non è vero. –

- Hai ragione, non è vero – ammise, lasciandosi attirare verso di lui e incassando la testa tra il suo collo e la spalla.

- Vieni, andiamocene di qui – disse, prendendola per mano e indirizzandola verso una delle scale che portava ai piani superiori.

Continuarono a salire finchè non giunsero sul tetto della residenza. Si sedettero lì, sul cornicione, a guardare il cielo notturno che si stava lentamente schiarendo e preparando all’alba.

- Non riesco a credere che sia accaduto davvero. Stefan non si è ucciso. –

- No che non l’ha fatto. Era un tipo forte, anche se non lo dava a vedere – convenne Eric.

Rimasero in silenzio finchè Fiamma non prese la parola.

- Stringimi, per favore – sussurrò.

Eric non l’aveva mai sentita così fragile, neanche quando c’era stata quella brutta storia con Reaper, e gli si strinse il cuore nel sentire quella vocetta flebile. La cinse con un braccio, attirandola a sé e tenendola stretta.

Fiamma alzò la testa quanto bastava per baciarlo e si rilassò avvertendo quella familiare sensazione di piacere che la sconvolgeva ogni volta in cui le loro labbra si toccavano. Lo baciò con più foga, mettendoci dentro tutte le sensazioni che le stavano attanagliando il cuore e una lieve disperazione che non sfuggì al ragazzo. Gli cinse il collo e approfondì ancora di più il contatto, facendolo sbilanciare leggermente e cadere all’indietro. Rimase così, sdraiata su di lui, a baciarlo come se volesse divorarlo.

Eric non disse nulla e si limitò ad assecondarla. Quando però gli strattonò la maglietta, provando a sfilarla, si ritrasse quanto bastava per guardarla negli occhi.

- Non sono sicuro di riuscire a fermarmi se continui così – disse, gli occhi color acciaio cupi per la passione.

- Non voglio che ti fermi. –

Lo baciò di nuovo, con ancora più foga, come per sigillare la solennità di quell’affermazione.

- Ne sei sicura? Assolutamente sicura? –

- Non sono mai stata più sicura di qualcosa in vita mia – assicurò.

Annuì, baciandola a sua volta e facendo scorrere le mani lungo i fianchi, le cosce tornite avvolte nei pantaloni della divisa da allenamento, per poi risalire e insinuarle sotto la maglietta. Sorrise a fior di labbra quando la sentì sospirare contro di lui e mettersi a cavalcioni sulle sue gambe. L’aiutò a liberarsi della maglietta, prendendosi un attimo per osservare il modo incantevole in cui il reggiseno di pizzo nero contrastava con il candore della sua pelle.

Ribaltò le posizioni con un colpo di reni, facendo leva con le braccia per non schiacciarla sotto il suo peso, sigillando quel passaggio con un bacio lungo e profondo.

Mentre si trovava sdraiata a terra, lo sguardo perso in quello di lui, Fiamma non potè fare a meno di pensare a come tutto fosse così naturale e perfetto, ben diverso da ciò che aveva provato quando Reaper aveva provato a spingersi oltre. Strattonò leggermente la maglietta, sussurrando: - Via. –

Si godette lo spettacolo dei muscoli di Eric che si flettevano mentre si spogliava e lasciava cadere l’indumento a pochi metri da loro. Era di una perfezione disarmante, il ragazzo più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita. Ed era suo, solo suo.

Chiuse gli occhi solo quando lo sentì chinarsi su di lei e baciarle lentamente il collo, scendendo verso il basso e passando prima per la curva dei seni e poi sui fianchi e il ventre piatto, modellato dagli allenamenti di quelle settimane.

Eric si fermò solo quando incontrò la barriera dei pantaloni, sbuffando seccato e facendola ridacchiare. La guardò come per chiederle il permesso e quando la vide annuire slanciò in fretta bottone e cerniera, facendoli scivolare giù e mandandoli a fare compagnia al resto dei loro abiti.

- Sei ancora troppo vestito per i miei gusti – mormorò, spingendolo gentilmente a terra e sdraiandosi su di lui. Tempestò il petto muscoloso di baci, scendendo a seguire con la lingua il profilo deciso degli addominali. Lo sentì fremere ed emettere un gemito gutturale quando scivolò con la lingua lungo il contorno dei pantaloni. Li sbottonò, accarezzando con le unghie il tessuto dei boxer, tirati sotto la più che visibile erezione del ragazzo. Si strusciò contro di lui come avrebbe fatto una gatta, strappandogli una serie di gemiti inarticolati.

- Smettila di giocare – brontolò con voce roca, tornando a incastrarla sotto di lui e privandola dell’ultima lieve resistenza composta dall’intimo. Osservò ogni centimetro di quel corpo con lentezza esasperante, sorridendo intenerito quando la vide arrossire sotto l’intensità del suo sguardo.

- Ultima occasione per tirarti indietro, Balcoin – disse.

Fiamma scosse la testa, facendo ondeggiare le onde corvine, l’espressione seria e decisa negli occhi di ghiaccio. – Ti voglio – affermò.

Quelle due semplici parole ebbero l’effetto di un incendio in lui.

- Cercherò di essere il più delicato possibile – promise, sistemandosi meglio tra le sue gambe ed entrando lentamente in lei.

La vide sospirare leggermente e intuì che stesse cercando di rilassarsi il più possibile. Le parole gli uscirono prima ancora che potesse pensare a quale fosse la cosa migliore da dire. – Ti amo. –

Fiamma sorrise, scoccandogli un bacio a fior di labbra. – Ti amo anche io. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Un’ora più tardi erano stretti l’uno all’altra, le gambe intrecciate e il capo di Fiamma poggiato sul petto muscoloso di Eric, intenti a guardare il cielo stellato.

Eric si alzò, dirigendosi verso i pantaloni, lasciandola perplessa.

- Dove vai? –

- Aspetta solo un attimo, ho una cosa da darti – disse, estraendo una scatoletta e porgendogliela.

L’aprì con mano tremante trovandosi davanti una spilla a forma di rosa, con i petali neri sapientemente realizzati e il pistillo formato da un diamantino.

- È quella che abbiamo visto l’altro giorno – realizzò, accarezzando il bocciolo delicatamente.

- Ho visto come la guardavi fuori dalla vetrina e le cose belle devono stare insieme – replicò, scrollando le spalle fintamente disinvolto. In realtà era imbarazzato e Fiamma se ne era resa perfettamente conto.

- È magnifica. Tu sei magnifico, però adesso mi sento in colpa perché non ti ho preso niente. –

Scosse la testa, gli occhi d’acciaio che sembravano sorridere a loro volta.

- Stai con me, questa è la cosa migliore che potrei mai desiderare. –

Il rumore di una macchina in avvicinamento interruppe quel momento perfetto e li spinse ad affacciarsi per vedere di cosa si trattasse.

- Quella è una macchina degli Eruditi. Che ci fanno qui? – commentò Eric, con aria corrucciata.

Osservarono Jeanine scendere dalla vettura e venire affiancata immediatamente da Max. Li videro parlottare tra loro e captarono solo una frase. Una semplice frase in grado di dare risposta a tutte le loro domande.

- Avevi ragione, il ragazzo era Divergente, ce ne siamo occupati. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Finalmente ho aggiornato, chiedo scusa per il ritardo mostruoso, ma avevo bisogno di un po’ di tempo per elaborare per bene il pezzo della morte di Stefan e della prima volta di Fiamma ed Eric. Spero che vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

  
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