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Autore: Tom Kaulitz    26/08/2014    5 recensioni
Tom e Bill Kaulitz, cinque anni e sei mesi, vengono accolti in orfanotrofio.
La famiglia Trümper li accoglierà, nella speranza di renderli felici.
***
«Bill?»
«Ja, Tom?»
«Secondo te quando ci hanno adottato avrebbero immaginato tutto 'sto casino?»
Bill abbassò gli occhi e fissò il pavimento. Scosse la testa.
«Non lo so. Ma a me...» posò i suoi occhi sulla figura del rasta, malizioso, e si avvicinò.
«..ma a me non importa più di tanto, Tomi.»
Tom sorrise e si morse un labbro. Probabilmente non avrebbe resistito neanche quella volta.
Genere: Azione, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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2.
Casa Trümper




C'era Tom. Ma lui c'era sempre, cosa si aspettava? Una cosa inolita era che c'erano mille colori, in un vortice che girava e portava con sè varie figure. Bill riconobbe la signora Schischt. Aveva un sorriso strano... tirato, falso. Stava parlando.
«Mi raccomando, non abbandonateli quando andate nelle vacanze, se no la protezione animali vi chiama!» e strattonò Bill per il guinzaglio, che però era legato alle gambe, impedendogli di muoversi.
«Bill, fai i compiti!» l'immagine di Kathi scomparve, e improvvisamente la piccola della famiglia Trümper gli ordinava di finire italiano. La sua voce divenne sempre più grave, fino a quando il signor Trümper irruppe nella polvere colorata.
«Avete dei bei nomi.. dei bei nomi... nomi... nomi... nomi... avete dei bei nomi... avete...» la sua voce stava cambiando... diventava sempre più simile a quella di...
«BILL!!»

Il moro si svegliò di soprassalto, e trovò un preoccupato Tom intento a scuotergli le spalle. Era tutto sudato, le coperte erano arrotolate attorno ai polpacci, quasi gli fermavano la circolazione. Aveva il fiato corto, i capelli leggermente appiccicati alla fronte, bagnata. Si guardò intorno, confuso. Era tutto un sogno. Ma era decisamente spaventoso. Però era strano, perchè in realtà Bill trovava i Trümper simpatici. Se non altro, a posto. Tom lo guardò più intensamente.

«Stai bene? Mi stavo quasi iniziando a preoccupare sul serio, Billy!» lo abbracciò di slancio. Bill ricambiò, ancora su un altro pianeta, mentre si guardava ancora attorno. Il suo sguardo indugiò sulla finestra, spalancata. Fuori il tempo era perfetto. Nuvoloso. Sarebbe stata una bella giornata, si disse. «Si, sto bene Tomi. Un brutto sogno.»

Tom si staccò e si sedette accanto a lui, osservandolo mentre si stiracchiava e si alzava andando in bagno. Sentì l'acqua scorrere per vari minuti. Dedusse che Bill si stava facendo una doccia. Ci avrebbe messo molto, pensò. Infatti si buttò sul cuscino del fratello, chiudendo gli occhi, cercando di dormire per un paio di minuti ancora, prima che Kathi gli venisse a dire di sbrigarsi. Cosa che faceva puntualmente, sapendo che serviva lei per far alzare Tom. Ma le sue palpebre erano sempre così pesanti... Si riaddormentò in pochi minuti, mentre ancora sentiva il rumore della doccia.
Dopo alcuni minuti di buio totale, fu svegliato da Bill che, in accappatoio, lo incitava dolcemente ad alzarsi toccandogli il braccio. Tom lo ignorò, ma non riuscì a non sorridere.
«Dai Tomi sei cattivo!» Bill si allontanò a grandi passi, facendo il finto broncio. Si avvicinò all'armadio e prese alcuni vestiti, che guardò per alcuni minuti. Li aprì davanti a sè, come per vedere la misura, si girò, guardò i cartellini e alzò le spalle.
«Tieni Tom! Credo che sono di Georg o di Gustav, ma fa niente.» gli lanciò un paio di jeans larghissimi e una maglietta che, ne era sicuro, gli avrebbe fatto da vestito.
Poi aggiunse, a voce bassissima: «Tanto oggi non dobbiamo uscire... inutile mettersi chissà cosa.»

Tom non lo sentì, e di conseguenza non percepì il tono malinconico e rassegnato che aveva.
«Ma sono enormi!! Quanto sono grassi??» guardò incredulo i capi che aveva in mano. Doveva mettersi quella cosa? Ci stavano in due! Ma alzò le spalle dopo l'occhiata che gli lanciò il moro.
Si mise i jeans XXL, la maglietta bianca XXXXXL e si contemplò allo specchio. Constatò con grande soddisfazione che in realtà non era niente male. Aveva un aspetto sbarazzino, stava bene.
Bill si girò a guardarlo e la sua bocca assunse la forma di una piccola "o". Sgranò gli occhi e subito dopo ridacchiò. Prese la fascia da capelli di Emmelie (l'aveva dimenticata nella loro camera, e Bill l'aveva tenuta per lui, perchè i suoi capelli si stavano allungando e gli davano noia) e la mise a Tom, per tenere indietro i capelli biondo cenere che, notò, si stavano allungando come i suoi.

Lo guardò, poco convinto, assumento la sua faccia da stilista-io-sono-esperto-e-tu-non-capisci-l'arte-dello-styling, e si girò per afferrare un cappellino poggiato sulla scrivania -chissà a chi apparteneva.

La mise sul capo di Tom, che rise.
«Bill, hai scordato di togliere la fascia da sotto!»
Fece per levarsela, ma Bill gli fermò la mano, guardandolo stupito.
«Ma è così che va indossato!» lo disse come se fosse la cosa più normale al mondo, e Tom inarcò le sopracciglia.
«Sai Bill» il moro si volse verso di lui «credo che resterò vestito così. Si sta anche comodi!»
Bill annuì, soddisfatto. «Sei bello, Tomi.»
Tom sorrise compiaciuto e lo guardò. «Anche te sei bello, Billi.»
Bill abbandonò l'aria da stylist e si avvicinò a Tom per dargli un bacino sulla guancia. «Ti amo tanto, Tomi.» sussurrò.
«Ti amo tanto, Billy.» rispose l'altro.

 

***

 

«Tom, ma queo è l mio pantaone?» chiese curioso Gustav appena i due gemelli entrarono nel salone. Aveva la bocca piena di patatine, e il sale gli si era incrostato sulle labbra. Uno spettacolo vietato ai maggiori di diciotto anni. Bill roteò gli occhi, mentre Tom faceva il finto tonto.
«Quali pantaloni?»
Gustav decise che le patatine erano più importanti e lasciò perdere. Tom alzò le spalle e guardò Georg, che stava seduto sul divano a guardare annoiato fuori dalla finestra. Si girò verso si lui e alzò le sopracciglia, sorridendo.
«Carino! Sembri nato per i vestiti larghi.» Tom ammiccò fiero.
Kathrin irruppe nella stanza. «Bambini!»
Tutti si volsero verso di lei, consapevoli che quel tono voleva dire novità. A volte una famiglia nuova, a volte una nuova marca di succo di mele o simili. Questa volta era più probabile fosse una famiglia, non era andata a fare la spesa quella mattina.

Infatti chiamò i "destinatari".
«Tom! Bill! I Trümper sono tornati e hanno deciso!»
Georg trattenne a stento un singhiozzo di delusione e Gustav rimase con la bocca aperta, anche lui deluso.
I gemelli esitarono, e guardarono i due amici con una punta di compassione, consapevoli di essere più o meno fortunati.
Lasciarono la stanza e Kathi fischiò approvando i vestiti di Tom, aggiungendo un "sembri più grande, ragazzo" che andò a colpire l'ego di Tom, facendolo sorridere nel buio del corridoio.
Entrarono nel salone principale e trovarono Henry, Ines e i due bambini ad aspettarli. Erano appoggiati al tavolo della piccola segreteria, ed erano impazienti, piuttosto agitati.
«Eccoli» disse Ines al marito, dandogli un colpetto sul braccio. La sua voce era dolce, gentile. Henry si voltò e sorrise, sollevato che l'attesa fosse terminata.

Kathi iniziò, come sempre, a parlare.
«Oggi è un gran giorno.. per entrambi! Su Signor Trümper, glielo dice lei?» gli sorrise raggiante.
Lui, un pochino imbarazzato, annunciò: «Bill.. Tom... abbiamo deciso di adottarvi.» Seguì il silenzio.
I gemelli erano senza parole. Avevano contemporaneamente aspettato e temuto quel momento, ed era arrivato.
Tutta la loro futura famiglia sorrideva, inclusi i bambini. Dopo un pò Kathi decise che era ora di interrompere la pausa. «Allora? Siete d'accordo?»
Che domande. I due si guardarono raggianti, e dopo annuirono energicamente. Sospiro generale. Chissà cosa sarebbe successo...

***

Si erano separati controvoglia da Gustav e da Georg, da Kathi, che li aveva accolti con tanta gentilezza.. E non da dimenticare Emmelie, che gli aveva insegnato per quei pochi mesi e che gli aveva lasciato la fascia che ancora adesso Tom aveva sotto il cappellino. Ma Emmelie fece finta di non accorgersene ed era commossa a vederglielo addosso. Perciò, si disse lei, magari un bel ricordo di me, di noi, gli resta. E poi gli aveva proposto di andarli a trovare. Bill e Tom erano fuori di sè dalla gioia, non ci avevano pensato.

***

Il nano da giardino all'entrata del giardinetto, un vialetto fatto di ciottoli. Una piccola porticina bianca decorata con ghirlande, una piccola villetta di Lipsia. Quello era tutto, ma bastava. Bill e Tom si guardarono, emozionati. Mai avrebbero immaginato che sarebbe venuto tutto così presto. Henry aprì la porta ed entrò, seguito da Ines, che fece strada ai bambini. Entrarono, in ordine; Bill, Tom, Julius e infine Amalia. Appena entrati c'era un salotto. A sinistra c'era la cucina, a destra partivano delle scale che costeggiavano il muro e facevano una specie di soppalco, su cui si affacciavano le stanze. Sembrava accogliente.

«Sentitevi a casa ragazzi.» sorrise Ines. «Vi faccio vedere le vostre stanze, seguitemi.»

Lo fecero. Salirono le scale e si girarono per una frazione di secondo per rimirare il salotto da quella visuale, dall'alto. Poi si girarono e fecero alcuni passi, le mani ancora timidamente appoggiate al corrimano. Dallo spazioso soppalco la casa si diramava in quattro altre stanze: la stanza di Henry e Ines, quella di Julius, quella di Amalia, una stanza degli ospiti e un bagno, molto spazioso ed illuminato. Ines si volse.
«Hmm, spero che non stiate male in una stanza insieme.. Ma almeno è grande il doppio rispetto alle altre, dopotutto in due.. avrete bisogno di spazio.»
Bill e Tom mormorarono un "non importa" ed oltrepassarono la porta che la loro madre adottiva stava tenendo aperta. Anzi erano contenti..
La stanza era veramente bella. Grande, con una parete verso il giardino sul retro, che ancora non avevano notato. C'era una grande finestra dai bordi bianchi e sotto una scrivania grande, dello stesso colore. Ai lati della stanza c'erano due armadi a muro (-sempre bianchi) e, appoggiati alla parete della porta, c'erano due letti singoli attaccati. Un grande tappeto, simile a moquette, era nel centro della stanza e copriva quasi del tutto il pavimento di linoleum color legno.

I gemelli per prima cosa si sedettero sul letto, guardandosi intorno con stupore. Avrebbero dormito in una stanza grande quanto il salone principale dell'orfantrofio. Ed era tutta per loro! Non ci potevano credere.

Henry raggiunse la moglie e si fermò alle sue spalle. I due sorrisero e Ines ammiccò come per chiedere "tutto bene?" e Bill e Tom dissero un timido: «E' perfetta.. Grazie..»
Il sorriso dei loro nuovi genitori si fece più largo, e li lasciarono riposare, ritirandosi al piano di sotto per preparare la cena, supponevano i gemelli.
Si guardarono sorridendo come per dire "niente male" e stavano per aprire bocca per parlare quando si sentì bussare lievemente alla porta aperta. Amalia era sulla soglia. I lunghi capelli biondi erano tenuti indietro da un cerhietto bordeaux, aveva dei jeans e una maglietta, semplice. Avendo più o meno la stessa età di Bill e Tom aveva, come loro, dei lineamenti molto bambineschi, ma i suoi occhi azzurri quasi grigi erano penetranti, vissuti, ma gentili.

«Ciao» disse, timida. La voce cristallina e acuta sembrava rimbombare per l'enorme stanza. «posso?» senza aspettare risposta si avvicinò ai due e si sedette sul tappeto con un movimento fluido.
«Non abbiamo ancora parlato.. io sono Amalia. Beh... sarò vostra sorella..» parlò cauta e veramente molto timida, sorridendo lievemente. «Spero vi troviate bene qui da noi.. sapete, mamma e papà hanno sempre desiderato altri due bambini, meglio se gemelli.»
I due annuirono, senza sapere cosa dire. Ma Amalia continuò.
«Io sono qui accanto nella stanza» -indicò la parete a sinistra- «mentre Julius sta dall'altra parte. Invece mamma e papà stanno oltre Julius.»
Si avvicinò ancora a loro, con aria complice, non più intimorita.
«Sapete, lui è timidissimo, è per quello che probabilmente verrà da voi solo se ci sono io» annuì saccente, e poi si alzò e si avvicinò alla porta. «Ehm»
Bill aveva parlato. «grazie, Amalia..»
Lei sorrise «Amy mi piace di più..»
Anche Bill increspò le labbra in un sorriso.
«Amy..» ripetè Tom, più a sè stesso.
La ragazzina si girò, stupita nel sentire che la voce di un gemello era molto più grave di quella dell'altro. Ma nascose la sua curiosità e si congedò con un "ciao ciao" prima di chiudere la porta e scomparire.

Tom si girò verso Bill, lo sguardo confuso e leggermente deluso. «Perchè mi ha guardato in quel modo?» si lamentò.
Bill rise. «Perchè hai la voce più bassa della mia anche se siamo gemelli.»
Tom mise il broncio. «E' brutta? Sbagliata? Mi spiace..» disse tutto d'un fiato.
Bill sorrise tenero. «A me non dispiace..»
Il viso di Tom s'illuminò. «Davvero?»
Bill annuì. «Davvero.»
L'altro lo guardò inclinando la testa di lato. «Sai» inizò «anche a me piace tanto la tua.»
«Grazie Tomi.»
«Non c'è di che. Ti amo, dopotutto.» lo disse guardando altrove.
«Tomii» l'altro si avvicinò sorridendo. Lo abbracciò. «Ti amo tanto tanto anche io»
«Bill»
«Hm?»
«Mi dai un bacino?»
Il moro eseguì e poggiò le labbra sulla guancia del fratello, che si colorò di un tenue rosa pesca.

 

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Heiii♥
Eccone un altro. Sono tornata dalla campagna ♪ e finalmente ho internet. Ed eccomi ad aggiornare tutte le fanfiction (una alla volta..)
Vorrei ringraziare tanto tanto chi ha preferito/seguito/recensito!!
Sul serio, grazie.

Avete visto? Finalmente una casa. Che ne pensate della famiglia Trümper? La parola "timidezza" e derivati aleggiava nell'aria come uno spettro, ma andrà via obviously.
Mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate (anche sul "nuovo" look di Tom xD)♥ Se vi va. Sono, come sempre, disponibile per ogni chiarimento, fosse necessario.
E mi scuso per ogni errore/svista di punteggiatura, lessico e simili.

Alla prossima!♥
Ah, una cosa. Dal prossimo capitolo mi sa che devo mettere il rating rosso :( Se qualcuno qui non può leggere i rossi me lo dica, vediamo un pò che si può fare.. quanti siete... Mi spiace tantoo! D: Ma va fatto..

  
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