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Autore: Female_Weezy    26/08/2014    4 recensioni
*Storia ripostata*
Cinque ragazze, una completamente diversa dall'altra ma hanno una cosa in comune: stanno lottando per
una vita migliore. Tutte e cinque si ritroveranno a vivere nello stesso appartamento e nonostante le incomprensioni
e le discussioni, alla fine riusciranno a volersi bene come sorelle.
Courtney, Anne Maria, Gwen, Dawn ed Heather presto scopriranno cos'è la felicità.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Maria, Courtney, Dawn, Gwen, Heather
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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“Aspettati sempre il peggio dalle persone, non rimarrai deluso”.


Courtney Barlow, 18 anni, ex studentessa universitaria.
Altezza media, pelle caramellata, capelli castani lisci e morbidi, acconciati in un caschetto ordinato, due grandi occhi neri da gatta, naso all’insù con qualche lentiggine, fisico snello e formoso, origini ispaniche.
Questa ragazza, seppure abbia un carattere acido e competitivo, si sa dimostrare dolce e comprensiva, ma la competizione aveva sempre mascherato questo suo lato.
Fino a quando si ritrovò a vivere per strada.
Come?
Così.


Alla festa per la consegna del diploma del liceo, Courtney fu la prima ad essere chiamata sul palco ed oltre alla consegna le venne fatto un gran discorso su quanto fosse stata una studentessa diligente, intelligente e rispettosa delle regole. Lei fu onorata ed orgogliosa di sentire quelle parole, ma quelli più interessati a sentirle furono i suoi genitori, una coppia rigida e all’antica che faceva di tutto pur di far primeggiare la figlia.
Così subito dopo Courtney venne iscritta all’università di legge e i suoi genitori le fecero leggere il programma intero durante l’estate, e non le fu permesso nessun divertimento. Courtney  tutto questo lo fece per i genitori ma non se ne rendeva conto che tutto ciò danneggiava se stessa, e si sfogava con altre persone che ovviamente non fossero i suoi genitori, per questo era sempre sola. Nonostante avesse un IPhone 5s di ultima generazione quasi nessuno la cercava, e lei ci soffriva molto.
Anche lei voleva andare in giro con le amiche per i centri, le vie, i negozi, i parchi, i ristoranti, le discoteche e chi più ne ha più ne metta. Ma purtroppo non aveva nessuno. Il suo enorme stress veniva sfogato con urla ed ordini al primo malcapitato che trovava, e nonostante fosse una bellissima ragazza,tutti la evitavano.
Così, dopo un’estate passata sui libri senza che ce ne fosse bisogno, Courtney entrò alla sua università, dove alloggiava cinque giorni su sette, tutti incentrati nello studio più intenso.
“Tesoro siamo veramente fieri di te” disse sua madre prima di scaricarla davanti a quell’istituto vecchio e deprimente
“E immagino che continuerai a farlo” le disse suo padre con una punta ben accennata di amarezza. “Vogliamo che tu sia all’altezza di portare il nostro cognome, la nostra famiglia sta più in alto di tutte, e immagino che lo sai bene”.
“Certo, me lo ripeti in continuazione” rispose lei. Suo padre giudice e la madre dottore, non ebbe molte scelte.
Dopo che i genitori ripartirono a bordo della loro macchina super lussuosa, Courtney entrò nell’istituto.
Le venne affidata una camera singola, si lamentò di questo, ma non ci fu niente da fare. Almeno lì voleva trovare gente con cui fare amicizia. Il primo giorno fu incentrato sulle presentazioni, e, quello seguente, senza troppi se e ma, cominciarono immediatamente le lezioni. I banchi erano divisi uno a uno e Courtney pensò che fu costretta a stare sola nella vita. Alla fine dei primi cinque giorni, Courtney attese l’autobus per andare a casa, stanchissima, come se fosse la fine della scuola, da quanto aveva studiato.
“Non vedo l’ora di farmi una dormita … ma perché sono costretta a questa vita…” si chiese, mettendosi le mani tra i capelli.
Molto probabilmente Courtney si pentì di quella frase, perché un ragazzo lì vicino l’ebbe notata e sentita.
“Immagino che tu per dire questo ed essere sommersa dai libri sia una studentessa dell’università qui di fronte”.
A parlare fu stato un ragazzo dall’aspetto indubbiamente punk, cresta verde fluo e abiti neri trasandati. A Courtney però colpirono gli occhi, azzurro ghiaccio, sprecati per un simile individuo.
In poche parole, Courtney evitò in ogni modo possibile quel ragazzo, ma lui la corteggiò in un modo mai visto, prendendola spesso in giro per il suo stile di vita, e lei ovviamente rispose con calci e schiaffi. Ma nonostante l’acidità di Courtney, il ragazzo insistette nel corteggiarla, fino a quando smise di prenderla in giro, e divenne dolce, dandole soprannomi come “Principessa”, scrivendole messaggi amorosi del buongiorno e della buonanotte, e Courtney lentamente iniziò ad assecondarlo, non rendendosene nemmeno conto. 
Ormai arrivò a metà anno scolastico, Courtney ogni pomeriggio usciva di nascosto con Duncan, trascurando i complicati studi e i suoi voti scesero sempre più lentamente, ottenendo le prime insufficienze della sua vita. I professori le chiesero cosa fosse quel calo, lei rispose che era solo un periodo di stanchezza, e che sarebbe finito presto. Ovviamente non fu così.
Era ormai aprile, un sabato sera, e Courtney disse ai suoi che sarebbe rimasta a dormire dalla sua compagna di stanza. In realtà andò in discoteca con Duncan, ballarono e bevvero tutta la notte, fino a quando l’alcool arrivò al cervello dell’ispanica, non abituata, si dimenava nel suo stretto minidress  nero, fin quando non arrivò alle labbra di Duncan , un intreccio di lingua che continuò fino a quando il ragazzo non le chiese di se avesse le chiavi della sua stanza. Courtney ridendo senza contegno le tirò fuori dalla pochette paiettata bianca, subito dopo Duncan la caricò nell’auto, diretti all’università.
Ogni sera stava un guardiano all’interno. Duncan bussò e disse che doveva portare in camera la ragazza, perché stava malissimo e aveva bisogno di dormire dato che i genitori non erano disponibili. Dopo aver verificato che la ragazza fosse una studentessa, l’uomo li fece passare, anche se in realtà se ne fregava altamente di ciò che sarebbe successo.
La mattina dopo Courtney si svegliò nuda, il lenzuolo della sua stanza sporco di bianco e rosso, e, soprattutto, sola. Vide i suoi abiti sparsi a terra, ma non vide quelli di Duncan. La ragazza si ricordò bene che stava con lui, ma dopo l’uscita dal locale non ricordava più nulla. Prese l’iphone e gli scrisse.
Passarono uno, due, tre giorni e ancora nessuna risposta. Tre, quattro, cinque giorni, nulla. Sei, sette, zero risposte. Non stava nemmeno più alla fermata ad aspettarla il fine settimana. La ragazza era fumante di rabbia e piena di delusioni. Prese il telefono e gli riscrisse. “Duncan ma perché non rispondi? Posso sapere cos’hai, dove sei, perché sei sparito?” Passò un’altra settimana e ancora niente. Durante quella settimana Courtney ebbe dei terribili sbalzi allo stomaco, e, ricordandosi di quel bianco sulle lenzuola, fu improvvisamente colta dal panico. “Stai calma” si ripeteva “Non può essere successo”. Ma non si auto convinceva, così andò in farmacia e prese un test di gravidanza, “Giusto per confermare le mie noie” si disse, ma dopo averlo fatto voleva morire. Positivo.
Per un mese Courtney rimase in silenzio, pianse tutte le sere e non aveva le forze di studiare. Ebbe l’insufficienza in quasi tutte le materie e non potette più uscirne. Ovviamente i suoi non lo sapevano. Perse ogni briciolo della sua determinazione e competizione, consumata dalla stanchezza e dall’ansia.
Mancava una settimana alla fine della scuola, Courtney ormai era praticamente bocciata, e, per quello che sarebbe stato il suo penultimo sabato, prese l’autobus, decisa a raccontare tutta la verità ai suoi genitori. Pensava che i suoi l’avrebbero capita ed aiutata. Purtroppo si sbagliava.
Li fece sedere sul divano, lei in piedi davanti a loro e parlò, parlò senza porsi un limite, raccontando per filo e per segno. Era incinta e bocciata, certo, non sarebbe stato il massimo per un genitore, ma si aspettava almeno un minimo di comprensione.
Ad un certo punto, dopo il silenzio assoluto, la madre iniziò ad urlare, urlò cose tremende alla figlia, le disse chiaro e tondo che era una zoccola fallita. Suo padre le urlò anche di peggio, che lei era una bestemmia per la loro famiglia, le mollò un ceffone in faccia e le urlò di nuovo che lei e il suo sgorbio maledetto erano morti per loro due. Dopodichè lei e la sua valigia furono sbattute fuori di casa, specificandole di non farsi vedere mai più.
Nessun parente la voleva e non aveva amici. Era praticamente sola e finita. A due mesi di gravidanza, si ritrovò a dormire sotto i ponti. Nella sua valigia aveva una coperta, due paia di jeans e quattro magliette, una bottiglietta d’acqua, un pacco di patatine, le cuffiette, l’iphone, il ricarica batterie dell’iphone, mascara, matita per gli occhi, e 40 dollari. Nessuna di queste cose sarebbe durata a lungo per far vivere lei e suo figlio.
I primi giorni Courtney fu spaventata perchè non ebbe idea di dove andare. Vagò per la città finchè, stremata dalla stanchezza, si accasciò sul retro di una discoteca,nascosta in mezzo ai bidoni, tirando fuori dalla valigia la coperta, coprendo istintivamente la pancia. Il locale era aperto e anche se la musica era assordante per lei e le venivano in mente troppi brutti ricordi, la ragazza si addormentò distrutta.
Si svegliò che erano circa le sei, e, per non farsi trovare, si alzò e riprese a vagare senza meta.
Quell'atto divenne la routine quotidiana, si addormentava tardi nel suo nascondiglio e si alzava presto, camminava per la città e comprava cibo da poco per non morire di fame. Quando i suoi soldi finirono, Courtney si ridusse nella miseria più totale, costringendosi a rubare per vivere.
La sua più grande botta di fortuna sicuramente fu quando riuscì ad intrufolarsi nel locale e a rubare 150 $ dal guardaroba mentre la ragazza addetta era andata un secondo a prendersi un drink. Con quelli ci mangiò tre settimane, e tutt'oggi non si fu mai stata ritenuta così fortunata.
Courtney dormiva poche ore per notte, si lavava ai bagni pubblici, e fortunatamente non pativa troppo il freddo perchè era ormai quasi agosto. A parte i ragazzi che vomitavano ubriachi lì in giro non ebbe troppi problemi, ma si allontanava quando gli spacciatori si avvicinavano al suo nascondiglio per vendere.
A ormai cinque mesi di gravidanza, Courtney decise a mettere da parte l'orgoglio e si decise a farsi aiutare dai servizi sociali, perchè ormai non poteva più rubare per mangiare. Erano tipo le tre del mattino, quando la ragazza si alzò dalla strada sudicia e, con la coperta sulle spalle, si decise a cercare da qualche parte un centro sociale, sperando che l'aiutassero.
Fu quel giorno quello che Courtney ritenne "Il giorno più orribile della sua vita". Mentre si affrettava ad attraversare la strada, apparentemente vuota, non fece in tempo a voltarsi che un'auto la colpì in pieno, facendola cadere al suolo e svenire.
Dopo non si sa quanto tempo, Courtney si risvegliò su un letto di ospedale, con la maschera dell'ossigeno e la flebo attaccata. La ragazza si spaventò molto, ma un'infermiera la calmò con fatica e le spiegò tutto, cercando di avere più tatto possibile.
Le raccontò che fu stato un miracolo il fatto che sia riuscita a sopravvivere, ma non potevano vivere entrambi, perchè i miracoli non accadono a tutti... il bambino di Courtney era morto all'impatto con la grossa automobile.


***

La ragazza dopo un mese di permanenza all'ospedale uscì, distrutta più di prima. Nessuno della sua famiglia ebbe avuto l'idea di sapere qualcosa di lei, ma Courtney li aveva già dimenticati, i suoi familiari.
Era ancora senza casa, camminava di nuovo per le strade,fino a quando non si sedette ad un tavolino di un bar chiuso. Qualcuno dimenticò un giornale su quel tavolino.
Guardò gli annunci.
"23esima strada, condominio 9, appartamento n.5, ultimo rimasto, Toronto periferia città. Affitto poco costoso."
In un intero testo, le uniche parole che Courtney lesse furono quelle.
"Speriamo che non sia già occupato" si disse, mentre arrotolando il giornale sotto il braccio, si incamminò nella notte.

ANGOLO ME
Hola.
Come avete visto e/o letto ho ripostato la storia, dato che prima l'avevo cancellata perchè non se la cagava nessuno  aveva troppe poche recensioni.
Ho già pronti gli altri due capitoli, caccatemi C:
Ah, inoltre oggi è il mio compleanno ( yeeee ) che non festeggierò perchè sto male, tanto per cambiare.
Regalatemi una recensione dai :3
Ciauuu :)
  
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