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Autore: Phoenix_01    26/08/2014    6 recensioni
In un continente chiamato Panem, in un distretto contrassegnato dal numero 12, c'era una volta una ragazza che... OKAY, NO.
In una diversa Panem, un'egocentrica ed esaltata Katniss Everdeen vive in una catapecchia con una sorella mezza papera e una madre zombie, attendendo un unico evento: gli Hunger Games!
Per questo, decide di tenere un diario per raccontare a qualcuno - o meglio, a qualcosa - la sua complicata vita di teenager.
Tratto dal testo:
{L’unica cosa positiva, sono gli Hunger Games.
I “Giochi della Fame” sono un reality show per aspiranti modelle organizzato dalla Capitale, chiamato così appunto perché le ragazze sono più sottili del cervello di mia sorella! (E per questo sono convinta che stiano iniziando a svilupparsi forme di cannibalismo tra le concorrenti.)}
"Hunger Games": siete sicuri di conoscere questa saga?
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: Katniss passione gallinocidi e fregature

 

Caro diario,

ieri sera, dopo che Peeta ha detto a tutto il mondo che una stupida gallina famosa vale molto di più della sottoscritta, ho pianificato di stecchire il pennuto.

Ma non potevo fare tutto da sola, siccome non disponevo del mio arco. Pertanto, necessitavo di un'alleata, e alla svelta.

La prima a cui ho pensato è stata Clove, l'affilacoltelli.

Così, sono andata in camera sua e, dopo essermi sorbita le parolacce più fantasiose che abbia mai udito (e che qui non riporterò, dato che ho messo il rating verde), l'ho convinta ad aiutarmi, promettendole che, nel caso avessi vinto, le avrei dato il 50% della vincita.

In fondo, cosa vuoi che me ne importi del denaro? Avrò la gloria eterna! (E il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto mi fa una pippa.)

Quindi, ci siamo dirette verso la stanza di Peeta, e, una volta arrivate, Clove ha aperto di un millimetro la porta, giusto per vedere dove si trovasse Rosita.

Ebbene, dormiva abbracciata a Peeta.

Non sarebbe stato facile farla fuori, di questo non c'è dubbio: se Clove avesse sbagliato la mira anche solo di due centimetri, rischiava di rimetterci Peeta.

E a quel punto... be', sarebbero stati cazzi.

Comunque, dato che ripongo un'assoluta fiducia nella mia lanciatrice di coltelli, l'ho lasciata fare, pregando il sacro mango che non mutilasse la mano al mio partner.

Lei ha sfoderato tre coltelli e, a una rapidità impressionante, li ha lanciati in successione in direzione della gallina.

Uno alla testa, uno al cuore... e un altro al cuore, tanto per sicurezza.

Clove avrebbe tanto voluto scrivere un messaggio sul muro con il sangue (stile "La Camera dei Segreti è stata aperta, nemici dell'erede temete". Raccapricciante, non è vero?), ma, per fortuna, sono riuscita a dissuaderla.

Invece, abbiamo deciso che, anziché lasciargliela morta davanti al letto come avevamo programmato, avremmo fatto una bella gallina arrosto.

E così è stato.

Sul comodino, abbiamo posizionato un bel piatto di porcellana con sopra il pennuto, completa di salsa, contorno e bandierina con su scritto "Rosita giace qui. Riposa in pace".

Ovviamente, la mattina dopo sono stata svegliata da un urlo molto poco virile, proveniente da, guarda caso, la camera di Peeta.

Il poveretto stava osservando - con la mascella a una distanza minima dal pavimento - la gallina arrosto.

Da quando ha visto l'amore della sua vita in quelle condizioni, è caduto in depressione.

Figurati, si è addirittura tinto i capelli di nero, con tanto di rossetto, occhi bistrati e vestiti del medesimo colore.

Temo di averlo trasformato da Telettubies a EMO.

E vabbè, se ne farà una ragione.

Dopo una colazione blu elettrico al sapore di merluzzo, Effie ha condotto me e Peeta-EMO verso la Sala Riunioni, dove, ha detto, ci sarebbe stata una "sorpresina".

Lì, ci ha dato il benvenuto un tizio davvero bizzarro, con la barba modellata a forma di Winnie The Pooh.

Sentivo già di amarlo.

«Buongiorno ragazzi!» ha esordito in tono forse un po' troppo entusiasta, per uno che si trova davanti un gruppo di adolescenti assonnati e in stato vegetativo «Io mi chiamo Seneca Crane, e sono...»

Ovviamente, non ha avuto modo do finire la frase, perché Marvel ha detto: «Come? Senegal

Ma mò te ce spedisco io in Senegal, che magari lì ridono alle cavolate che spari!

Dopo un'occhiata omicida da parte di Cato, l'idiota ha preso in considerazione che forse era meglio non mettersi contro quell'ammasso di muscoli.

Peraltro, un ammasso di muscoli estremamente sexy.

Senegal Seneca ha continuato a parlare, apparentemente per niente infastidito dall'intervento cretino di Marvel.

«...il Primo Stratega, ovvero il capo degli organizzatori di questo meraviglioso reality show! Non siete contenti?» ha completato, con un gran sorriso ebete stampato in volto.

Dato che non ha ottenuto risposta, ha tirato fuori da una tasca della giacca un telecomando e ha schiacciato un tasto.

Dalle casse poste ai lati del palco su cui era Seneca, è partito un coro di "Sììì" molto infantile, serie Peppa Pig e compagnia briscola.

«Bene!» ha detto l'uomo, tutto felice «Sono contento che siate così pieni di vita stamattina, perché ho una bellissima sorpresa per voi!»

Detto ciò, è andato dietro il palco, per poi tornare, mezzo istante dopo, con una valigetta in mano.

«Questa valigetta contiene i Capitol Phone, dei cellulari di ultima generazione che...»

Evidentemente, quelle tre parole dovevano essere tabù, perché, in meno di due secondi, tutti gli sono stati addosso, e, dopo aver preso il loro telefono nuovo, se ne sono andati via saltellando baldanzosi.

Appena ho avuto fra le mani il mio Capitol Phone, ho iniziato a farmi un po' di scatti per immortalare la mia bellezza.

Pensa, ho anche coniato un nuovo termine: Katelfie, il mix perfetto tra il mio nome e selfie.

Altro che "But first, let me take a selfie"!

But second, let me take a Katelfie!

I'm a fucking genius, dear diary.

Successivamente, ho scaricato CapitolApp e Capitolgram, rispettivamente un'app di messaggistica e una di cui non ho capito bene l'utilità, oltre che pubblicare foto. Ma... be', ce l'hanno tutti, e, di conseguenza, è logico che l'abbia anch'io!

Come ho scoperto, nel mio cellulare erano già memorizzati tutti i numeri degli altri ragazzi, quindi non ho fatto fatica a capire perché quell'idiota di Marvel avesse già creato un gruppo denominato "I mejo degli Hunger Games".

Con mia somma felicità, anche Peeta ha scaricato CapitolApp e ha iniziato a tartassarmi di messaggi, linkandomi  il sito ufficiale di Antonio Banderas, il sito ufficiale della Mulino Bianco, il sito ufficiale dei Grissinbon, il sito ufficiale della Kinder e qualsiasi altro sito ufficiale che ti venga in mente e che abbia a che fare con pane, dolci e compagnia bella.

Quando ha iniziato a fangirlare sulla Girella, non lo reggevo più.

Così l'ho bloccato.

E no, diario, non sono crudele: questa è legittima autodifesa!

Che dovevo fare, lasciarmi stalkerare senza protestare?

Eh no, caro mio: io sono una Divergente, non posso essere controllata.

Comunque, su Capitolgram ho trovato anche Glimmer, che aveva già intasato il social network di foto sue abbastanza pornografiche.

In una, scattata in costume da bagno con mezze tette di fuori, aveva scritto: "Sono cucciola. :3"

Dato che non sopportavo più il complesso "Sonofigasoloio" di cui era affetta dalla nacita, ho commentato: "Sei troia. :3"

Tè, così impari a citare gli slogan delle pubblicità senza il mio consenso.

Purtroppo, verso metà mattina ci hanno richiamati all'ordine, perché, giustamente, non potevamo continuare a cazzeggiare: era giunto il momento che i Giochi avessero inizio, anche se ero abbastanza sicura che ci fossero telecamere nascoste ovunque che hanno filmato ininterrottamente tutto ciò che è accaduto dal nostro arrivo sino ad ora, tipo "Il grande fratello".

Spero solo nessuno abbia beccato me e Clove mentre facevamo fuori Rosita. Era un dettaglio a cui non avevo pensato prima, in effetti...

Perciò, mi sono recata, come ordinato dagli Strateghi, al piano -1, per vedere cos'avesse ancora da rompere quel senegalese del cavolo.

Una volta varcata la soglia, mi sono ritrovata in una stanza apparentemente sconfinata, che ricalcava nei minimi dettagli un bosco.

Sembrava che, all'interno di quella foresta fitta e intricata, fosse stato allestito un percorso militare coi fiocchi.

Iniziava con dodici copertoni disposti nello schema verticale 1-2-2-1-1-2-2-1, seguiti, qualche metro più in là, da un rete piantata a una trentina di centimetri dal terreno.

Poco dopo, un muro dell'altezza non indifferente di almeno quattro metri si stagliava verso il finto cielo azzurro, completo di spunzoni aguzzi ai quali potersi aggrappare, e, successivamente, un tronco faceva da ponte tra le due sponde del ruscelletto che attraversava il sentiero.

Per finire in grande stile, ecco a voi una fantastica fossa lunga la bellezza di dieci metri (e profonda non volevo nemmeno sapere quanto) da attraversare con il solo ausilio di una fune, stile Tarzan.

Temo che la mia faccia non fosse particolarmente affascinante, quand'ho realizzato che avremmo dovuto affrontare noi quel percorso che supponevo fortemente avessero fregato ai Marines.

«Cos'è... questo?» domandò a voce stentata Glimmer.

Pora stella, doveva essere più sconvolta di me.

Se non l'avessi odiata così tanto, forse avrei provato compassione per lei.

Ehi ehi ehi, calma... ho detto forse.

«Questo» ha spiegato Seneca con un sorriso divertito, «è il percorso che ognuna di voi dovrà fare. Sì, hai capito bene, Glimmer» ha aggiunto, notando gli occhi strabuzzati della sopracitata, «ho detto ognuna. Perché, in questa prova, non avrete l'aiuto dei vostri partner.

Come stavo per dirvi, questa edizione degli Hunger Games durerà una settimana, quindi, dato che oggi è lunedì e siete arrivati ieri, si protrarrà fino a domenica prossima, giorno in cui annunceremo la vincitrice.

Nei restanti sei giorni, vi cimenterete in prove che toccheranno il campo fisico, mentale e creativo, che...»

Seneca non ha avuto modo di finire la frase nemmeno stavolta, perché Glimmer lo ha interrotto.

Ancora.

Spero solo che il vizio di intromettersi nei discorsi altrui non sia una malattia congenita nel distretto 1, altrimenti, c'è da star freschi.

«Perché prove fisiche e mentali?» ha blaterato «Insomma, questo è un reality show per aspiranti modelle, e alle modelle non serve avere muscoli o essere intelligenti!»

Guarda, a te no di certo.

«Semplicemente» ha risposto tranquillamente l'uomo, mascherando l'irritazione, «perché ci piace stupirci di quanto alcune di voi» e alla parola "alcune" le ha lanciato un'occhiata allusiva «siano stupide e godiamo nel vedervi ammazzare di fatica e sudore. In effetti, siamo un po' sadici.»

Stai tranquillo, non l'avevo capito.

«Ma adesso continuiamo» ha troncato Seneca, prima che Glimmer potesse aprire di nuova la bocca. «Allora, come stavo dicendo, queste prove si ripeteranno due volte secondo la sequenza che vi ho illustrato prima, cambiando ogni volta.

Oggi è il primo giorno, quindi, come avrete potuto notare, sarete sottoposte alla prova fisica.

Abbiamo creato un'ambiente ideale per questo percorso, dato che a volte la natura può essere... pericolosa, se vogliamo metterla così» e qui si concesse un breve risolino. «Mi sembra abbastanza chiaro cosa dobbiate fare, ma, se ci sono dei dubbi, vi pregherei di alzare subito la mano.»

A quelle parole, il braccio di Glimmer è scattato in aria.

«Bene!» ha concluso soddisfatto Seneca, sfregandosi le mani e ignorando platealmente Glimmer «Visto che non ci sono domande, direi di dare il via alla prova. Partiremo in ordine di distretto, quindi, Glimmer, a te l'onore.»

La ragazza gli ha lanciato un'occhiata assassina, ma si è comunque avvicinata ai copertoni tutta impettita.

«Okay, Glimmer» l'ha avvertita il Primo Stratega. «Partirai al fischio. Tre, due, uno...»

E Seneca ha fischiato.

Glimmer l'ha guardato confusa, chiedendo: «Allora vado?»

Dopo che l'uomo ha borbottato qualcosa in merito a un trapianto cerebrale tra lei e la gallina morta, le ha detto che avrebbe fatto meglio a muovere le chiappe.

«Be', non c'era bisogno di essere così scortesi!» ha polemizzato lei, una volta iniziato il percorso.

La povera cara, però, credo si sia accorta subito che non avrebbe dovuto mettersi il tacco otto quella mattina: non appena ha iniziato a saltare nei copertoni, una scarpa si è impigliata nella gomma e per poco non si è rotta la caviglia.

Appena superato l'ostacolo, Glimmer ha tirato un sospiro di sollievo, credendo che il peggio fosse passato.

Povera illusa.

Nel momento in cui, avendo fatto due conti, ha capito che avrebbe dovuto appoggiare la sua canottiera Hollister e i suoi jeans firmati sul terreno, per oltrepassare il secondo ostacolo, ovvero la rete, ha fatto una faccia schifata e si è impuntata.

«Eh, no, io non mi metterò a strisciare per terra!», e ha deciso di oltrepassare la rete passando da sopra.

Nell'esatto istante in cui il suo piede ha toccato i fili, un enorme guantone da pugile stretto a pugno è fuoriuscito dal terreno e l'ha colpita in pieno viso, mandandola a gambe all'aria sulla linea di partenza.

Perfetto, oltre che decisamente complicato, quel percorso era decisamente letale.

Clove non se l'è cavata molto meglio di Glimmer.

Certo, è riuscita a superare la rete senza troppi danni, ma, una volta arrivata al muro, ha avuto la sfortuna di testare per prima la simpatia degli spunzoni: ad un certo punto, questi si sono ritratti, diventando parte del muro.

In poche parole, nel caso non avessi fatto un calcolo matematico alla velocità di un picosecondo, o non avessi un culo assurdo... be', ti sarebbe toccato un bel volo.

Osservando le performance di tutte le altre ragazze, ho potuto appurare i vantaggi che garantiva l'essere ultima: primo, avrei potuto scoprire quali trappole si nascondessero dietro ogni ostacolo senza farlo di persona (cosa, senza dubbio, alquanto vantaggiosa), e, secondo, avrei potuto ideare una strategia per riuscire a superarli più o meno illesa.

Dopo un'attenta osservazione, ho potuto verificare che:

 

  1. Il terreno accanto ai copertoni era ricoperto di mine (non letali, s'intende. In fondo, quelli di Capitol non sono troppo... *sfilza di parolacce irripetibili*)
  2. Al minimo sfioro della rete, ti sarebbe arrivato un bel pugno in faccia
  3. Gli spunzoni si ritraevano ogni quattro secondi
  4. Il tronco che fungeva da ponte tra le due sponde del ruscelletto ruotava su se stesso ogni sette secondi
  5. All'interno della fossa brulicavano centinaia di insetti e aracnidi dall'aria non particolarmente amichevole
  6. In sintesi, NON ERA POSSIBILE, NELLA MANIERA PIÙ ASSOLUTA, AGGIRARE GLI OSTACOLI

 

Quindi, l'unico modo possibile per completare il percorso senza andare all'ospedale, era eseguire tutte le prove alla massima velocità.

Cosa praticamente impossibile.

L'unica ad aver superato tutti gli ostacoli in un tempo da record, è stata la piccola Rue.

Ricordi, diario, quand'ho detto che era impossibile schivare gli ostacoli? Be', intendevo via terra.

Quindi, Rue, per completare il percorso, non ha dovuto far altro che saltare tra un albero e l'altro, e, essendo particolarmente agile e leggera, non è mai caduta.

Io, però, ho optato per la strategia classica, ovvero superare tutti gli ostacoli basandomi solo sulle mie osservazioni.

Anche perché, nonostante fossi in grado di arrampicarmi, ero certa che non sarei riuscita a realizzare un tempo migliore di quello di Rue.

Ergo, non avrei avuto nemmeno una speranza di classificarmi prima.

E io dovevo essere prima.

O almeno seconda... se fossi riuscita a finire il percorso, cosa che nessuna, eccetto Rue, era riuscita a fare, mi sarei aggiudicata il secondo posto.

Ma avrei dovuto correre come una scheggia.

Così, non appena Seneca ha fischiato, sono partita a razzo.

Ho superato facilmente i copertoni, ma, arrivata alla rete, per sbaglio ho sfiorato con la spalla uno dei fili.

Fortunatamente, sapevo da dove sarebbe fuoriuscito il pugno, così, mi sono alzata in piedi e ho fatto un salto in avanti per superare l'ultimo tratto, riuscendo anche a evitare una plastica facciale non richiesta.

Arrivata al muro, ho deciso di procedere alternando mano sinistra e piede destro a mano destra e piede sinistro, in modo da posizionare le due parti in contemporanea, per sapere esattamente quando gli spunzoni si sarebbero ritratti.

Superato anche quest'ostacolo, mi attendeva il tronco, sul quale ho improvvisato una corsa alla velocità della luce per evitare di farmi il bagno.

L'ultimo ostacolo, era il famigerato fosso.

Chiudendo gli occhi per evitare di guardare tutti i carinissimi animaletti che zampettavano sotto di me, ho afferrato saldamente la fune, mi sono data la spinta e mi sono lanciata dall'altra parte.

Ah, e, giusto per darmi la carica, mi è venuta anche la brillante idea di urlare: «Geronimooo!»

Il lato positivo: non sono caduta nel fosso per socializzare con gli scarabei.

Quello negativo: sono atterrata di faccia.

Nonostante avessi un mal di naso non indifferente, ho fatto l'ultimo sforzo, tagliando la linea del traguardo.

«Complimenti Katniss!» ha ruggito Seneca «Hai completato il percorso in un tempo strepitoso! Ma sarai stata all'altezza di Rue? Scopriamolo subito!»

E, con un ampio gesto della mano, ha indicato il tabellone appeso alla parete, il quale stava elaborando i risultati e la classifica.

«Oh, peccato!» ha esclamato il Primo Stratega «Sei seconda per soli tre secondi e cinque decimi!»

Già, purtroppo non avevo vinto.

Ora potrei dirti, diario, che ero comunque felice, dato che ero l'unica ad aver superato tutti gli ostacoli senza imbrogli, ma, se devo dire la verità, ero incavolata nera.

«Ma non è giusto!» ho sbraitato «Rue non ha superato nemmeno il primo ostacolo, si è limitata a saltellare tra gli alberi facendo tanto la fighetta, ma la verità è che anche Glimmer è stata migliore di lei!»

Ora, la giusta domanda da porsi è: perché ho tirato in ballo Glimmer, se la odio e, per di più, era in nona posizione?

Semplice: mi serviva il sostegno delle altre, per far squalificare quella vipera di Rue.

«Sì, è vero!» ha detto Glimmer, superato l'attimo di sbalordimento.

«Non è giusto che noi ne abbiamo passate di cotte e di crude, mentre lei si è limitata ad aggirare gli ostacoli, invece che affrontarli!» ha aggiunto la ragazza del 5, soprannominata Faccia di Volpe.

«È un comportamento da codarda!» ha rincarato la ragazza del 10.

«Dovrebbe essere ultima!» questa era la ragazza del 7.

«Meriterebbe di essere cotta allo spiedo su un paio dei miei coltelli!» ha concluso Clove.

Tutte abbiamo lanciato uno sguardo accusatorio prima a Rue, che ci fissava con odio, e poi a Seneca, che sembrava stesse per farsela sotto.

«Ragazze, mi spiace» ha balbettato lui, cercando di non sembrare troppo terrorizzato, alla prospettiva di essere il bersaglio della nostra ira funesta, «ma non è possibile squalificarla. In fondo, l'unica cosa che dovevate fare era superare il percorso, non importava in che modo.

Inoltre, Katniss, tu sei l'ultima che si dovrebbe lamentare, siccome ti sei assicurata un posto qui usando una mietitrebbia!»

O-o...

Adesso gli sguardi feroci non erano più puntati verso Rue, ma verso di me.

«Ehm... ragazze...» ho tentato «ma non è vero! Una mietitrebbia?! E dove avrei potuto recuperarla?»

Sono trasalita, quando il coltello di Clove si è conficcato nel punto esatto dove un secondo prima c'era la mia testa, se non mi fossi abbassata.

«Scappa» ha sibilato.

Dopo aver corso a perdifiato per circa un chilometro, credevo proprio che la mia testa sarebbe finita ad arrostire sul barbecue… finché non è arrivata Rue, con la quale mi sono nascosta tra gli alberi del Centro di Addestramento, dato che inseguivano anche lei.

Lì mi ha proposto un'alleanza, che, mi ha assicurato, ci avrebbe garantito la sopravvivenza fino alla fine dei Giochi.

Non ho potuto constatare la veridicità delle sue parole, ma era l'unica alternativa che mi rimaneva, essendo la nostra vita in equilibrio precario, in quanto le due concorrenti più odiate degli Hunger Games.

Purtroppo, ci hanno scoperte poco dopo, e siamo state costrette a divederci: ora sono rintanata nel sottoscala, confidando nell'arrivo della mia lettera per Hogwarts, che mi tirerà fuori da questo covo di matti.

Ora ti devo lasciare, temo che qualcuno molto più spaventoso - e con molta più sete di sangue - di Vernon Dursley stia tentando di buttare giù la porta.

A presto (spero).

Katniss HoPauraDiFareLaFineDiRosita Everdeen

 

 

 

 

Nido della Fenice

Ciao mondo bello!

Come state?

Allora, cosa ne pensate di questo capitolo?

Al contrario del precedente, devo dire che mi soddisfa molto.

Non mi ucciderete, se vi dico che mi sono divertita un mondo a descrivere la morte dei Rosita?

Ma, in fondo, che vi aspettavate? (Cit. Schweppes)

Se Katniss ha una mente diabolica, a maggior ragione deve averla anche colei che descrive la sua storia, giusto?

Benissimo.

Per chi non l'abbia capito, CapitolApp e Capitolgram sono le versioni capitoline di WhatsApp e Instagram, mentre il Capitol Phone e' l'alter ego dell'iPhone. ;)

Come avrete potuto notare, in questo capitolo Katniss fa girare il criceto (forse, per la prima e ultima volta in questa ff) per riuscire a superare indenne il percorso, e questo la rende un po' piu' OOC rispetto alla Katniss della mia storia, ma piu' IC rispetto alla Katniss dell'opera originale.

Ma, ovviamente, un secondo dopo ritorna la Katniss IC rispetto alla mia storia ASSOLUTAMENTE OOC rispetto all'opera originale.

E adesso voi mi direte, giustamente, che non avete capito un'emerita mazza dei miei blateramenti.

Pazienza, me ne faro' una ragione.

Tanto, sto delirando.

Pace e amore a tutti (si', sono entrata in modalita' hippie).

 

-Phoenix_01


 

  
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