Non
lasciarmi amore mio!
Il
primo a riprendersi dallo shock, seppur a fatica, fu Marzio.
Ilenia
e Sam erano rimasti immobili, senza muovere un muscolo.
La
loro unica reazione fu un pianto immediato e irrefrenabile, ma non erano
riusciti fare altro, non erano riusciti a correrle
incontro.
Erano
lì, sul ciglio della strada, a guardarla priva di sensi
sull’asfalto, straziata, in una pozza di sangue. Sembrava un angelo
caduto.
Marzio,
col cuore in gola, corse da lei,ma non la
toccò.
Era
un medico, e sapeva che in quei casi non bisogna toccare gli infortunati per
evitare ulteriori traumi.
Prese
il cellulare dalla tasca e avvertì l’ospedale, chiedendo di far
arrivare subito un’ambulanza, poi, riprese a guardarla, con gli occhi
pieni di lacrime, tremante, con l’animo straziato.
Poi,
si rivolse a Sam e disse:
-Chiama
a casa, devi avvertire anche vostro padre, ci raggiungerà in ospedale.
Ho
chiamato l’ospedale, dove lavoro io come specializzando, l’ospedale
centrale.-
Sam,
ancora shockato, prese coraggio e con il suo
cellulare, chiamò a casa.
Nel
frattempo, stavano arrivando i soccorsi. Grazie al cielo erano stati rapidi.
…Tu
tu…
…Tu
tu…
…Tu
tu…
-Si pronto? Casa Tsukino- disse una voce leggermente
seccata all’altro capo del telefono.
-Pronto
papà?- disse Sam con la voce rotta dal pianto
-Sam,
perché quella voce?-
-Papà…
Bunny, ha avuto un incidente. Un’auto ad alta velocità l’ha
investita eh..-
-Cosa?
Dove siete?- disse subito l’uomo agitato e con il cuore nello stomaco.
-I soccorsi sono appena arrivati. Raggiungici
all’ospedale centrale, io, la mamma e Marzio andiamo
con l’ambulanza… Fa presto, i paramedici dicono che si tratta di un
codice rosso!-
-Arrivo
subito!-
Attaccò
la cornetta.
Lo
sguardo fisso nel vuoto, senza espressione. Le mani tremanti, un pianto
improvviso.
L’uomo
cadde in ginocchio, inerme.
La
sua bambina era stata investita, ed era grave.
Stupido!
Era solo colpa sua. Se solo si sarebbe comportato civilmente
non sarebbe successo niente.
Anche
se non fosse stato d’accordo con le nozze di sua figlia, avrebbe potuto
cercare un punto d’incontro con lei, e invece no.
Distrutto
dal dolore, si alzò, prese le chiavi dell’auto e corse verso il
garage.
Intanto
all’ospedale…
-Presto!
Sospetto trauma cranico. Il braccio sinistro e la gamba sinistra
potrebbero essere fratturati. Non c’è tempo da perdere, dobbiamo
verificare se vi sono emorragie interne presto!-
Il
medico che era arrivato con l’ambulanza, spingeva la brandina nei
corridoi con tutta la forza che aveva in corpo.
Ilenia,
Sam e Marzio gli correvano dietro.
Tutti
stavano vivendo il loro incubo peggiore:
Ilenia
amava sua figlia, la sua bambina. Teneva troppo a lei, non poteva perderla, non
così. Lei aveva sempre saputo, ma aveva taciuto con tutti.
Ilenia
aveva sempre saputo la vera identità di sua figlia, aveva sempre saputo
che la sua bambina era Sailor Moon, la coraggiosa ragazza che vestendo alla
marinara proteggeva Tokyo e
Era
sua madre, e una mamma certe cose le capisce.
Tutte
quelle assenze da casa, anche agli orari più strani, la tristezza e la
preoccupazione di Bunny durante i periodi più duri per le
Sailors…
E
poi Bunny aveva l’abitudine di parlare nel sonno…
Tante
volte la sua bambina aveva rischiato la vita per salvare
Anche
ora non poteva morire, non poteva lasciarli.
Sam.
Lui e Bunny litigavano di continuo, ma si volevano un gran bene.
Bunny
per lui era un punto di riferimento, una guida.
E’
vero, era pasticciona, imbranata, non era una cima a
scuola…
Ma era sempre piena di vita, generosa, dolce, pronta ad aprire
il suo cuore a tutti, sempre, e sempre pronta a non perdere mai la speranza,
nemmeno nei momenti più bui.
Marzio.
Che dire su di lui? L’amava tantissimo,
più della sua stessa vita.
Lei
erra tutto. Era come l’aria per lui.
Era
diventata la sua famiglia, l’aveva amato senza riserve.
E’
vero, all’inizio non facevano che litigare, ma poi… Come avrebbe
fatto senza di lei?
Sarebbe
morto anche lui, ma non avrebbe vissuto senza la sua Serenity.
Era
scritto, era il loro destino, il loro era amore
eterno…
Quando
portarono Bunny in sala operatoria chiamò Amy.
Le raccontò tutto e le chiese di avvertire tutte le altre.
Non
avrebbe retto. Non sarebbe riuscito a ripetere la stessa cosa a tutte le
ragazze e rivivere quegli attimi, l’incidente, lei, inerme
sull’asfalto, in un lago di sangue…
Si
sedette su di una panchina, calò il capo e ricominciò a piangere.
Aveva
la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle cosce…
In
quel mentre arrivò il Signor Tsukino.
Gli
occhi arrossati, il fiatone… Anche lui era disperato, come tutti.
L’attesa
era estenuante.
Ad una ad una arrivarono anche tutte le ragazze.
Tutte
erano in pena per lei, tutte dovevano già aver pianto tanto, anche Heles.
Lei
stessa disse:
-Chi
è stato? Chi l’ha investita e non ha avuto neanche il buon senso
di fermarsi?-
Diede
un pugno nella parete, quasi a trovare in quel modo le risposte che aspettava.
-Venendo
qui, in auto, avevo la radio accesa. Ero già in
giro con Ottavia, e il radiogiornale ha detto che in una gioielleria non lontana
dal luogo dell’incidente di Bunny c’è stato un furto. I
ladri sono fuggiti con la refurtiva con un auto ad
alta velocità. Il sistema d’allarme del negozio è scattato
subito e i ladri sono scappati subito, portando con loro quel po’ che
sono riusciti a prendere… Chi ha investito Bunny correva veloce e non si
è fermato…Potrebbero essere le stesse persone- disse
Sidya con voce strozzata.
-Forse,
ma ora dobbiamo pensare solo a Bunny- disse Marta in lacrime.
-Sono
io il principale responsabile. E’ colpa mia. Io e Bunny abbiamo avuto una
discussione a cena, lei indignata, si è alzata da tavola ed è
scappata in strada e….-
Non
riuscì a terminare la frase, ricominciò a piangere, dandosi dello
stupido.
Quando
era arrivato in ospedale, e aveva visto Marzio in quello stato, con la camicia
sporca di sangue, segno che aveva cercato di soccorrere Bunny, la testa tra le
mani, in lacrime, l’immagine del dolore, aveva capito quanto quel ragazzo
amasse sua figlia.
-No,
non è colpa sua. Forse io e Bunny siamo stati troppo precipitosi, non
dovevamo parlarle così del nostro matrimonio. Ci sono state
senz’altro reazioni sbagliate ma lei non ha nessuna colpa, Signor
Tsukino. E’ colpa di quel maledetto automobilista! Ora non possiamo
incolparci l’uno con l’altro, dobbiamo solo pregare per lei!- disse
Marzio, distrutto dal dolore, indicando le porte della sala operatoria.
Non
appena il giovane ebbe finito di pronunciare queste parole, le porte si
aprirono, e uscì il medico di turno quella notte, che aveva operato
Bunny.
Marzio,
riconoscendolo, vi si piombò contro
-Dottor
Tanaka, allora come sta?-
-Marzio?
La paziente è una tua parente?- chiese l’uomo riconoscendo il suo
specializzando.
-E’
la mia fidanzata. Loro sono i suoi genitori, e poi ci sono
suo fratello e le sue amiche…Allora come sta? Si riprenderà? La
prego, mi dica che non l’ho persa, la scongiuro!-
Marzio,
ormai in preda alla disperazione, aveva afferrato le spalle del collega
scuotendolo con forza. Questi, gli disse:
-Non
l’avete ancora persa. Ascolta Marzio, ascoltatemi tutti.
Nel
cuore dei presenti calò il gelo. I genitori di Bunny e Sam si unirono in
un triste abbraccio.
Avevano
dimenticato quanto accaduto poche ore prima, non aveva importanza adesso.
Bunny
stava lottando tra la vita e la morte e il colpevolizzarsi a vicenda non l’aiutava affatto.
Tutti
erano in preda alla disperazione, anche Heles, aveva gettato via la sua
maschera di durezza, lasciando trasparire tutta la sua preoccupazione.
-Mi
spiace avervi dato questo dispiacere, ma questa è la diagnosi. State
vicino alla paziente. Parlatele, fatele ascoltare qualcosa a lei familiare, ha
bisogno di stimoli.-
-Dov’è?
Possiamo vederla?- Disse Marzio al suo collega.
-Camera
113, ma potrete entrare solo uno alla volta, mi
raccomando.-
-Si…-
Tutti
si avviarono verso la camera, prima di avvicinarsi alla porta, iniziarono a
chiedersi l’un l’altro, chi sarebbe entrato per primo…
-Io,
vi prego. Anche solo 5 minuti e poi farò
entrare voi tanto starò qui stanotte, ma vi prego, fate entrare prima
me…-
Fu
la supplica di un padre dal cuore a pezzi.
Ottenuto
il consenso di tutti, entrò in camera, e la vide.
Lei,
sempre piena di vita, lei, che sprizzava sempre felicità da tutti i
pori, ora era lì, in un letto d’ospedale, tra la vita e la morte.
-Piccola mia, che ti ho fatto? Se non avessi reagito
così alla storia del tuo matrimonio, forse ora saremmo
ancora a casa, a festeggiare… Non lasciarci Bunny. Sei troppo importante
per tutti noi. Io, tua madre e Sam, ti vogliamo un
bene dell’anima.
Anche
tutte le tue amiche tengono molto a te, sono tutte li
fuori… E anche Marzio.
Che
idiota che sono stato! Quel ragazzo ti ama tantissimo. Se lo
si guarda adesso che sei in queste condizioni, nei suoi occhi si legge
solo dolore e preoccupazione.
Non
potrei chiedere di meglio per te, è l’uomo che meglio di chiunque
altro saprà prendersi cura di te. Resisti
Bunny. Lotta con tutta te stessa contro il tunnel del coma. Non lasciarci
bambina mia… Ti prego!-
L’uomo
scoppiò a piangere, di nuovo. Il rischio di perdere un figlio, è
un dolore troppo straziante… Si alzò ed
uscì, facendo cenno col capo alla prossima persona che sarebbe potuta, o
meglio, dovuta entrare: Marzio.
Nessuno
obbiettò. Le ragazze in particolare, che sapevano quale legame univa Marzio e Bunny, optarono che era giusto se per
il momento, dentro ci sarebbe stato lui.
Marzio
entrò, e alla vista della sua amata, in quel letto, pallida, inerme, gli
si spezzò il cuore, le si avvicinò, si
sedette vicino al letto, e le prese la mano, era gelida…
Quante
cose che avrebbe voluto dirle, ma in quel momento
riusciva a pensare solo ad una preghiera, una supplica:
-Non
lasciarmi amore mio!-
Ciao!
Che
ne dite di questo aggiornamento lampo?
Due
capitoli in un giorno!
Troppo
melodrammatico anche questo? Spero di non avervi deluso.
Ringrazio
tutte le persone che leggono la mia storia!
Grazie!
Vi voglio bene tutte!
Un
bacio
Luciadom