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Autore: Wata e Giucchan    14/01/2005    3 recensioni
Akane ha rubato ad Happosai un oggetto magico che le permetterà di esprimere un desiderio. Ma cos'è che desidera veramente? L'amore di Ranma, togliere di mezzo le altre fidanzate, o qualcos'altro? Una scelta difficile da compiere. Ma una volta che è stata presa non finirà lì. Il medaglione verrà trovato da altre persone, permettendo a ciascuno di loro di esprimere un desiderio. Quali desideri verranno espressi?
Questa fanfiction è stata realizzata come round robin e come tale è stata proposta da più di un autore. Sotto loro gentile concessione abbiamo ricevuto il permesso di tradurla. Non è molto conosciuta, non ha vinto alcun premio, ma merita sicuramente una lettura (e magari anche qualche commento)
Finalmente on-line il capitolo che chiarirà tutto. Imperdibile!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: Kodachi Kuno
Ohohohohoho My Goddess! (Ohohohohoho mia dea!)

Written by Gary Kleppe

Camminava per le strade ormai buie, ascoltando i propri passi che riecheggiavano come tuoni. Una leggera brezza soffiava attraverso i suoi capelli, cercando di contenere quel fuoco che ardeva dentro di lei. Invano.

Era dura lasciar perdere. Era come se avesse trascorso la maggior parte della propria vita cucinando quello che pensava fosse il piatto perfetto e poi avesse dovuto buttarlo via perché gli ingredienti erano quelli sbagliati. E non sapeva neanche chi incolpare per tutto ciò, non capiva chi era stato a rendere così disastrosa la sua vita. Ranma? Il medaglione magico? Nabiki?

All'improvviso scorse una figura dinnanzi a lei, appena visibile sotto il chiarore lunare. Chi sarebbe uscito per le strade alle due di mattina? Un criminale, forse. Allungò la mano verso l'impugnatura della sua arma. Se avesse provato a farle del male, sarebbe rimasto spiacevolmente sorpreso. La ragazza quasi sperava che quel tizio la attaccasse; dare una sonora ripassata a qualcuno le avrebbe permesso di scaricare parte delle proprie frustrazioni.

Camminava verso quella figura tenebrosa, senza preoccuparsi di rallentare.
"Chiunque tu sia, se stai cercando di attaccar briga con qualcuno, io sono la persona sbagliata. Togliti dai piedi, o sarò costretta a insegnarti cos'è il vero dolore". Dopo tutto, era diventata un'esperta in questo campo.

"Hey, stai calma! Non sono affatto in cerca di guai". Quella voce era familiare.

"Ma... Ukyo? Sei proprio tu?"

"Ryoga?". Dopo essersi avvicinata, Ukyo riuscì a scorgere la sagoma della bandana.
"Cosa diavolo fai fuori in piena notte? Pensavo che il medaglione capace di esaudire i desideri ti avesse donato un buon senso dell'orientamento".

"Già. Il senso dell'orientamento!" disse con un'eccitazione simile a quella di un bambino. "Posso andare dove voglio, e ritrovare subito la strada per il ritorno! E' come se tutta la vita fossi stato cieco, e adesso non lo sono più!"

"Fantastico. Sono contenta per te, dolcezza", disse, cercando di sembrare allegra e fallendo miseramente.

"So che può sembrare strano, ma qualche volta non riesco nemmeno a dormire, sapendo che ci sono così tanti posti dove poter andare e che io posso raggiungere". Ryoga indicò un punto. "La casa di Akane è in quella direzione, distante un paio di miglia. E la sua scuola è..." Smise di parlare e abbassò lo sguardo in direzione del viso di Ukyo. "Stai… stai bene?"

"Sto bene". Cosa avrebbe potuto dirgli? Probabilmente non gliene sarebbe importato nulla.

"Non sembri stare così bene". Si avvicinò un po'. "Hai litigato con Ranma? O con… con qualcun altro?"

"No. Non esattamente. Non è niente d'importante" dichiarò fermamente Ukyo. "Non ne voglio parlare, okay?"

"Uh... se per te va bene così..." Ryoga stette in silenzio per un momento. "Comunque, il Furinkan è a sud di qui, sei isolati dopo il..."

"Dimmi solo una cosa". Ukyo afferrò il colletto della maglietta di Ryoga. "Perchè *diavolo* ho desiderato una cosa stupida come quella? 'Avere qualcuno simile a Ran-chan come amico'. Con tutte quelle cose che potevo chiedere!"

Ryoga annuì lievemente. "Um, sì, hai rag..."

"E quella Nabiki! Il suo desiderio è stato quello di diventare l'interprete finale di tutti gli altri desideri. Deve per forza aver *saputo* come sarebbero andate le cose! Pensava *veramente* che volevo essere una delle ragazze dell'harem di Ranma?"

"Beh, io, uh..."

Ukyo s'accorse che la sua faccia era distante nemmeno un pollice da quella di Ryoga. Indietreggiò improvvisamente. "Ma non ne voglio parlare".

"Senti, Ukyo... c'è qualcosa che posso fare per aiutarti?"

"Sì". Ukyo sentì che i suoi occhi si stavano lentamente riempiendo di lacrime. "Sì che c'è. Andiamo al mio ristorante. Voglio... voglio cucinare per qualcuno". Aveva disperamene bisogno che qualcuno mangiasse qualcosa cucinato da lei, e che le dicesse quanto fosse buono; sapeva che era la migliore in qualcosa. "E' a due isolati da qui".

"Veramente è a solo un isolato e cinq…" Ryoga si schiarì la gola. " Um, certo, sarebbe fantastico. Fai strada".

***

Una volta si diceva che la notte ha migliaia di occhi. Due di questi, nascosti nell'oscurità, osservavano i due ragazzi che si allontanavano. Il loro possessore soppresse a fatica il desiderio di ridere rumorosamente.

Povera cara, pensò sogghignando, mentre si dirigeva nella direzione opposta a quella dei due ragazzi. Non dubitava che quella ragazza avesse detto la verità… che il cuore del caro Ranma non le apparteneva. Era così toccante. Kuno Kodachi aveva sempre apprezzato le rappresentazioni tragiche ben fatte.

Il mantello nero di Kodachi fluttuava nel vento, mentre ella si muoveva silenziosamente nella notte, saltando da un tetto all'altro. Il tocco invisibile del vento giocava col suo corpo, simulando la carezza di un amante segreto. Ukyo aveva detto una cosa che l'aveva colpita. Un medaglione magico capace di esaudire i desideri? Roba da storielle per bambini; bisognava essere pazzi per credere a cose come queste.

D'altra parte, erano successe così tante stranezze a Nerima mentre Kodachi era in vacanza. Due morti misteriose, poi il matrimonio tra Ranma-sama e quella volgare cameriera cinese, e il loro immediato divorzio. Poi l'improvvisa sparizione della cameriera e la sua successiva riapparizione. Non che questi eventi non potessero essere spiegati razionalmente, ma di certo denotavano l'entrata in scena di qualcosa di inusuale.

Alla fine Kodachi fu costretta a credere a questa sua intuizione. Una sorta di sesto senso continuava a ripeterle che c'era qualcosa sotto, qualcosa che poteva darle un'opportunità mai avuta prima. Un'opportunità che poteva essere in grado di eliminare gran parte della popolazione di Nerima, naturalmente. Kodachi dovette ammettere che l'idea che qualcuno di loro avesse inavvertitamente desiderato quelle morti era più che plausibile.

Le possibilità erano svariate ed inebrianti; un desiderio che poteva dare a Kodachi qualunque cosa volesse; e c'erano tantissime cose che desiderava. Ma anche ammettendo la veridicità di quella storiella, chi le garantiva che il suo desiderio non venisse interpretato male? Kodachi sapeva meglio di chiunque altro che giocare con le regole altrui è la formula diretta per il fallimento.

Improvvisamente, mentre si avvicinava alla dimora dei Tendo, ricordò un'altra cosa che la cuoca aveva detto. Un'idea attraversò la sua mente, e Kodachi rise, rise, rise...

***

"Tutto sembrava così perfetto all'inizio. Ranma viveva assieme a tutte noi tre. Sposare Ranma è ciò che ho sempre desiderato. Non volevo spartirlo con qualcun altro, ma sembrava non potessi chiedere di più".

"Uh..." Ryoga non aveva idea di cosa avrebbe dovuto dire. Non aveva la benché minima idea di come fare a controllare una tale situazione. "Ti... ti faceva così male?"

"Uh huh. Accadeva che Ranma e Akane erano una coppia, mentre Shampoo ed io eravamo una sorta di... extra. Il modo in cui si guardavano l'un l'altra, rendeva chiaro che fra loro c'era un qualcosa di cui noi non potevamo fare parte. Eravamo come degli animaletti domestici, capisci?"

"Capisco". Ryoga annuì. "Dannazione a Ranma. Come ha potuto comportarsi così male?"

"Il mio Ran-chan è fatto così. Può essere dolcissimo, e può essere un completo stronzo". Ukyo sospirò. "allo stesso tempo. Grazie per avermi ascoltato, Ryoga. Sei sempre carino con me".

"Gr-grazie". Ryoga non sapeva cosa dire, così aveva preferito lasciar parlare Ukyo. Era andata abbastanza bene. "Anche tu lo sei. Grazie per il cibo, era ottimo! Ma adesso penso sia meglio andare via".

"Sono felice che ti sia piaciuto, dolcezza". Ukyo risplendeva di quella che sembrava essere un'allegria genuina. "'Notte! Ci vediamo domani. Come si dice, sarà un altro giorno".

***

"La colazione è pronta!"

Nabiki si sforzò di uscire dal letto al suono della voce di sua madre. Aveva la testa come annebbiata, e non voleva fare nient'altro che tornare a dormire. Ma comandò alle sue gambe di scendere le scale, e prima che se ne accorgesse si ritrovò seduta a tavola ad ascoltare la conversazione.

"Shampoo, vuoi un po' di riso?"

"Hm? Oh. Grazie".

"Mi passeresti la salsa di soia, Tendo?"

"E' strano, mi chiedo dove sia Ukyo. Oh, ciao! Guardate, abbiamo ospiti!"

Nabiki si voltò. Kuno Kodachi era nella stanza, vestita con la solita tenuta. Le sue braccia erano piegate davanti al petto e un presuntuoso sorrisetto adornava il suo viso.

Akane sbuffò. "Cosa *vuoi*?"

"Voglio salutare il mio caro Ranma, naturalmente! Sono stata fuori città, e ho appena acquistato un grazioso gioiello che vorrei tanto mostrargli!". Lasciò penzolare un oggetto luccicante dalla sua mano. Nabiki lo osservò più attentamente e vide che era il medaglione magico.

"Oh cielo, è bellissimo!" esclamò Kasumi.

"Cosa ci fa nelle tue mani?!" Gli occhi di Akane si spalancarono, così come quelli di Ranma.

Nabiki rabbrividì. Il medaglione era sulla sua scrivania fino alla sera prima. Kodachi doveva aver fatto irruzione e averlo trovato. Per Nabiki era stato sconcertante; era come aver trovato la stanza invasa da milioni di scarafaggi neri. La psicotica ginnasta di Nerima doveva essere punita al più presto.

"Um, sembra molto bello". Ranma si avvicinò lentamente a Kodachi. "Posso vederlo?"

"Oh, non è ancora il momento, mio caro". Kodachi sorrise istericamente mentre stringeva nel pugno l'oggetto a forma di cuore. "Adesso vediamo... posso desiderare ogni cosa, qualunque essa sia?"

"Vai avanti ed esprimi un desiderio". Nabiki sorrise. Aveva intenzione di trasformare la richiesta di Kodachi in qualcosa di disastroso per lei.

"Molto bene". Kodachi sollevò il braccio e lo portò davanti alla faccia, tenendo il medaglione tra due dita. "Magico amuleto, desidero diventare una dea".

"Okay". Una familiare apertura metafisica apparve nella coscienza di Nabiki. La sua mente impartì velocemente istruzioni, come un capomastro alla sua squadra di costruttori. Sapeva esattamente come dare a Kodachi il benservito. "Ecco. Adesso sei una dea".

"Grazie" ghignò Kodachi. Il medaglione cadde dalle mani del suo possessore e finì sul pavimento.

Gli occhi di tutti guardarono confusi Nabiki. Sebbene avessero capito che c'era qualcosa sotto, non riuscivano a capire che cosa.

Kodachi iniziò a ridere.

C'era qualcosa di sbagliato, terribilmente sbagliato. Il desiderio avrebbe già dovuto ritorcersi contro di lei… giusto? Nabiki non sembrava ricordare quale interpretazione aveva dato al desiderio. Era certa che avrebbe comportato una sventura per Kodachi, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare quale.

"Kodachi?" disse furibonda Akane. "Cosa..."

"Mmmm". Kodachi fissò indolente la ragazza. "Penso che voi tutti dovreste chiamarmi Kodachi-sama".

Un vento gelido attraversò la stanza. Una pallida luce gialla circondò Kodachi, divenendo sempre più luminosa ogni secondo che passava. La sua risata diventava più forte, più forte, più forte, fino a diventare qualcosa di irreale.

*Oh mio Dio*, pensò Nabiki. *Cos'ho fatto?*. Se c'era rimasto fregato qualcuno, quel qualcuno era lei. Anzi, tutti loro.

***

"Sei appena diventata COSA?!" Ranma rimase a bocca aperta. "Tu stai scherzando!"

"Una dea, mio caro. Ma non importa. Vieni con me!" Kodachi gesticolò col braccio. Un bagliore seguì la direzione da lei indicata e terminò la sua corsa arrivato al corpo di Ranma. Quest'ultimo si alzò in piedi improvvisamente con lo sguardo perso nel vuoto e totalmente inespressivo, e iniziò a camminare verso Kodachi, come se camminasse nel sonno.

"Ranma? Cosa stai FACENDO?!" Akane afferrò Ranma per un braccio. Lui continuò la sua marcia da zombie, non prestandole minimamente attenzione, fino ad arrivare accanto a Kodachi.

"Ho paura che il caro Ranma adesso sia mio", disse Kodachi con tono ironico e accondiscendente.

"Ah, sì?" Akane mise le gambe in posizione d'attacco, poi strinse le palpebre. "Ho un'idea migliore". Si chinò e raccolse il medaglione. "Adesso che hai avuto il tuo turno..."

"Akane, tu hai già espresso un desiderio!" Disse urgentemente Nabiki. "Dallo a qualcun altro!"

Akane esaminò attentamente la stanza, poi lanciò il medaglione. "Signor Saotome! Prenda!"

Genma afferrò l'amuleto. Aprì la bocca, mosse le labbra, ma non si udì alcun suono.

"Signor Saotome?! Cosa c'è che non va?"

"Mmm". Le dita di Kodachi accarezzarono pigramente i capelli di Ranma. "Io penso che il silenzio sia d'oro, e tu?"

"SMETTILA!" Akane fuori di sé guardò la ginnasta, mentre stringeva le dita in un pugno. "Lascialo parlare! Smetti di fare qualunque cosa tu stia facendo a Ranma! Oppure giuro che io..."

"Akane, NO!" gridò Nabiki. Non vedeva quanto era diventata pericolosa Kodachi? C'era bisogno di un piano. C'era bisogno di un po' di tempo per pensarne uno.

"Oh, posso capire perché sei arrabbiata. Adesso che mi sono presa Ranma caro sei rimasta da sola, giusto?" Kodachi lanciò ad Akane un sorriso arrogante. "Come sono sconsiderata. Lascia che rimedi alla mia distrazione".

Akane non ebbe il tempo di reagire. Il suo corpo sembrò turbinare, i colori si mischiarono assieme similmente a quelli di una tavolozza. I suoi vestiti caddero sul pavimento, vuoti. Da essi si udì un verso.
"Buu-keeeeee!"

"Ecco! Adesso sei uguale al tuo animaletto. Sono sicura che insieme formerete una magnifica coppia".

"AKANE?!" La testa di Soun crebbe istantaneamente fino ad assumere sembianze demoniache. "COS'HAI FATTO A MIA FIGLIA?!?" Si fermò appena vide un globo giallastro avvicinarsi fino a circondare lui e sua moglie. I suoi pugni continuavano a colpirlo, ma senza apparente utilità.

"Bene. Qualcun altro vuole discutere i miei diritti sul carissimo Ranma?" Kodachi si rivolse a Shampoo. "Tu, forse?"

"Non combatterò" rispose una Shampoo senza vita, i suoi occhi non abbandonavano il pavimento. "Non posso".

"Sei molto intelligente mia cara. Il resto di voi pensi a questa come una lezione. State lontani da me, e io vi lascerò in pace. Se diverrete fastidiosi, avrete di che pentirvene".

Nodoka fissò spavaldamente Kodachi. "Signorina, non c'è niente che possiamo fare contro di lei. Ma ci sono delle divinità giuste in questo mondo, e tu faresti meglio a comportarti in maniera più responsabile".

"Forse lo farò. Fino ad allora, au revoir". Petali neri di rosa riempirono improvvisamente l'aria intorno a Kodachi e Ranma, mentre svanivano dall'altrui vista.

"Oh, cielo. Oh, cielo". Kasumi fissava sconsolata il pavimento coperto da petali di rosa nel punto in cui Kodachi e Ranma erano appena scomparsi. "Farei meglio ad iniziare a pulire tutto questo".

***

Dieci squilli. Nessuna risposta. Ukyo poggiava con forza il ricevitore contro l'orecchio. Quindici squilli. Venti. Lasciò perdere e riagganciò il telefono. Ryoga probabilmente era uscito di nuovo. Sperò che sarebbe ritornato al più presto.

Carina. Aveva detto che era carina. Si sentiva un po' stupida, come una scolaretta infatuata dalla sua ultima cotta. Ma parlare con Ryoga l'aveva fatta sentire così bene. Era stata sdraiata sul letto pensando al desiderio che aveva espresso. *Qualcuno carino come Ran-chan.* Ryoga era carino. Ed era apparso come per magia, giusto poco tempo dopo il desiderio che aveva espresso. Non poteva essere una coincidenza.

*La signora Ukyo Hibiki.* Suonava bene. Forse il desiderio non era stato sprecato.

***

Tatewaki Kuno aveva assunto una posizione di sfida. "Ti imploro, sorella. Liberati da quell'abominevole potere che ti ha posseduta!"

Kodachi non sembrava minimamente impressionata. "Non sono posseduta, fratello. *Io* sono il potere".

"Nulla di buono può emergere da coloro che praticano elementi di magia nera. Chiedo ai demoni che ti hanno traviato di abbandonare il tuo corpo. Se non lo faranno, sarò costretto a combatterti per il tuo bene!"

"Fratello caro. Ti offro l'ultima possibilità di desistere. Se continuerai a infastidirmi, sarò costretta ad affrontarti".

"Sarò io a sconfiggerli, Kotchi!" Il padre dei due si avvicinò a Tatewaki, sogghignando selvaggiamente, armato di un paio di forbici nella mano destra. "Prima però penso che dovresti change your pettinatura".

Tatewaki colpì noncurante suo padre con il suo bokken. L'hawaiano volò in aria per poi sbattere la testa contro una quercia. "Non ho intenzione di vederti distruggere con le tue stesse mani, sorella. Per il tuo bene..."

Kodachi lo interruppe. Suo fratello la stava irritando, e non aveva voglia di sopportarlo più a lungo. "Molto bene allora". Immaginò Tatewaki sparire per poi riapparire al polo sud. Curvando un muscolo nella sua mente, fece accadere tutto ciò.

Oppure puoi andare incontro ad un infelice destino".

Il padre di Kodachi fissò lo spazio vuoto occupato fino a pochi istanti prima da suo figlio. "Se quelle sono le mie choices, I t'ink sceglierò glory".

"Una scelta saggia, padre. Hai l'onore d'essere il custode di questo, il mio primo tempio". Kodachi porse a suo padre un pezzo di carta. "Questa è la lista delle modifiche da apportare all'edificio. Fai tutto al più presto".

"Contaci!". L'anziano dei Kuno prese in mano il foglio e iniziò a marciare cantando a scuarcia gola, "Gloria, gloria, halleluja! Venerate l'operato di Kotchi, YEAH!"

*Mio padre è più strano di quanto pensassi*, osservò Kodachi. Trasformare la magione in un tempio sarebbe servito anche a tenerlo occupato.

Adesso però anche lei aveva qualcosa da fare. Era tempo di godere i piaceri che come dea poteva concedersi. Iniziando dal caro Ranma.

***

Un pensiero martellava la mente di Akane. *Ehi!*

*Ranma?! Dove… dove sei?*

*Non lo so. Nella camera da letto di qualcuno. Mi sono appena svegliato. L'ultima cosa che ricordo è Kodachi che esprimeva un desiderio. Cosa diavolo succede?*

*Lei… lei adesso ha dei nuovi poteri. Mi ha trasformata in maiale. Come P-chan. Io… *

*Akane, è qui. E' appena apparsa dal nulla. Che cosa sta facendo? Si sta togliendo i… *

Akane si concentrò, cercando di mettere a fuoco quell'immagine. Un kimono era stato gettato sul pavimento. Accanto ad esso un libro. Cercò di scorgere il titolo. Tecniche erotiche degli dei. Il kamas…*

I sensi di Ranma furono sonvolti dalla visione di una Kodachi completamente nuda. *Oh mio Dio... penso abbia intenzione di…*

*Ranma, cosa sta facendo? Cosa sta succedendo?*

*Akane, le mie braccia e le mie gambe si muovono da sole. Sono come una marionetta. E sono... oh Dio, no!* Paura. Ranma era terrificato da quello che stava succedendo. Come artista marziale era disposto a combattere contro qualsiasi avversario, ma come poteva combattere se il suo corpo si rifiutava di collaborare? *No, per favore.. ha intenzione di... aiutami, Akane!*

*Oh, Ranma... quanto vorrei farlo*. Akane stringeva i suoi occhi da maiale più forte che poteva, ma quelle immagini continuavano a scorrerle davanti. No! Non voleva vedere! Ma qualcosa le impediva di interrompere il collegamento mentale. Poteva sentire le impressioni di Ranma, la sua singolare paura di soffocare. Doveva stare con lui. Per quanto fosse difficile per lei, era infinitamente peggio per lui.

Nella sua immaginazione, Akane fingeva di essere insieme a Ranma in quel momento così particolare. Seguiva i movimenti di Kodachi, facendo l'amore con la mente di Ranma, mentre la ginnasta prendeva il suo corpo. E Ranma faceva lo stesso, immaginando la sua fidanzata al posto di Kodachi. Voleva essere con *lei*. Una delle più grandi paure di Akane era che Ranma fosse insieme ad una delle altre fidanzate e che gli *piacesse*. Ma poteva sentire chiaramente che Ranma non provava nient'altro che sensazioni spiacevoli.

Tutto ciò che Akane poté fare fu abbracciarlo mentalmente, infondendogli il calore e la speranza che tutto questo si sarebbe risolto al più presto. Una comunione telepatica. Nient'altro.

Nel tardo pomeriggio, nel soggiorno dei Tendo tutti si guardavano attorno smarriti, non sapendo cos'altro fare.

Nabiki spostò lo sguardo sulle sue sorelle. Kasumi sedeva a gambe incrociate sul pavimento, con P-kane sul suo grembo. Le palpebre della ragazza-porcellino erano chiuse saldamente, come se stesse disperatamente tentando di condurre se stessa in un altro luogo. *Buona fortuna,* disse Nabiki silenziosamente.

Afferrò il medaglione a forma di cuore. "Credo ancora che questo possa essere la chiave per..." Il suono della sua voce si spense bruscamente quando toccò il cuore. Il medaglione era amato per essere in grado di dare alla gente tutto ciò che desiderava. Ma *lui* cosa voleva? Qual era il *suo* desiderio più recondito?

Genma-panda mostrò un cartello con scritto, L'AMULETO METTE A TACERE CHIUNQUE LO TOCCHI. LO ABBIAMO PROVATO TUTTI. Mise giù il cartello e tornò a sgranocchiare le patatine da un pacchetto.

"SAOTOME!" si alzò in piedi Soun, infuriato col panda. "Mia figlia è stata trasformata in un maiale, tuo figlio è stato rapito, e tutto quello che sai fare è mostrare cartelli? Perché non fai qualcosa di utile?!"

"Caro, per favore". La signora Tendo afferrò il braccio di suo marito, portandolo in disparte. "Sta facendo del suo meglio. Come tutti noi".

"Mi dispiace, Saotome" pianse Soun. "Sarei dovuto andare al tempio con Nodoka-san. Pregare sarebbe meglio che restare seduti qui a non fare niente".

P-kane grugnì. Era un suono penoso e lamentoso. Kasumi la coccolò con dolcezza. "Va tutto bene, Akane. Tutto si aggiusterà". P-kane strofinò la testa contro il grembo di Kasumi.

Kasumi c'era sempre stata quando la sua famiglia ne aveva più bisogno. In così tanti modi, era stata la vera madre per Nabiki e Akane; molto diversa dalla donna che nonostante le avesse concepite non le conosceva affatto, essendo sparita per dieci anni.

*Dannazione.*
Era tutto inutile. Nabiki non riusciva a trovare un piano per fermare Kodachi, priva di informazioni sulle quali lavorare. Aveva bisogno di conoscere le capacità di Kodachi, i suoi limiti e le sue debolezze.

I suoi occhi si socchiusero quando guardò Shampoo. C'era ancora una possibilità.

"Shampoo," disse. "Vieni con me, per favore. Ho bisogno del tuo aiuto".

L'Amazzone non alzò lo sguardo. "Perché hai bisogno di Shampoo?"
La ragazza si trovava in uno stato d'indifferenza da qualche settimana. I medici avevano diagnosticato si trattasse di una depressione pre-parto. Nabiki credeva fosse qualcosa di più.

"Perchè sei la più esperta con quel piccolo libro di cucina che ci ha lasciato Mousse" rispose Nabiki. "Non so ancora leggere molto bene il cinese".

Shampoo si alzò in piedi e seguì Nabiki in cucina.

***

Inosservati, un paio di occhi osservavano la scena da una posizione nascosta sulla veranda. *Moooooooolto interessante,* pensò quella persona.

Avrebbe dovuto prestare più attenzione. Non era stato del tutto sveglio nel lasciare il 'manufatto del potere' dove chiunque avrebbe potuto trovarlo. In retrospettiva, era fortunato che uno di loro non aveva accidentalmente sommerso Il Giappone nell'oceano. Non che potesse essere una grande perdita, ma molte giovani ragazze nubili sarebbero perite, e lui non avrebbe più potuto recuperare la loro biancheria intima.

Nessun problema. Aveva riposato, ma era tempo per lui di tornare a ciò che sapeva fare meglio. E nonostante tutte le loro sconsideratezze, questi dilettanti avevano portato a termine con il medaglione magico, un qualcosa che rappresentava un'occasione d'oro per lui. L'occasione di una vita.

Si mosse silenziosamente per le strade avvolte nell'oscurità della sera. Questa era la sua occasione. Presto, le sue avide e piccole mani si sarebbero impossessate della biancheria di una dea.

***

Il telefono rispose dopo cinque squilli. "Pronto?"

"Pronto? Ryoga?"

"Oh, ciao Ukyo! Sono appena tornato."

"Che coincidenza! Comunque, come stai, dolcezza? Di nuovo a camminare?"

"Sì. Camminare, e... pensare".

"Riguardo cosa?" *Riguardo me?*

"Oh, questo e quello... riguardo la mia vita, soprattutto. Ero abituato a vagare per tutto il tempo perché non avevo il senso dell'orientamento. Adesso che la situazione è cambiata, ho deciso che voglio fare qualcosa di più".

"Che cosa?"

La sua voce tremava nervosamente. "Ukyo, io... ho intenzione di farmi una famiglia. C'è... qualcuno che conosco a cui voglio chiedere di sposarmi. Lei è davvero carina, e sono quasi sicuro di piacerle un sacco. Sto... sto pensando di proporglielo".

"Oh, SI'! Cioè, sono sicura che questo è quello che lei direbbe".

"Lo pensi davvero?"

"Certo! Cioè, sono sicura che questo è quello che lei penserebbe". *Oh. ti prego! Chiedimelo! CHIEDIMELO!*

"Bene, sto andando a chiederglielo! Sì! Dovevo farlo prima che mi perdessi d'animo! Sto andando a dirlo ad Akari, ADESSO!"

Quel nome colpì Ukyo come una spada in pieno petto. "Ak...?"

"Grazie, Ukyo. Mi hai dato proprio il consiglio di cui avevo bisogno.
Sei un'ottima amica. Ci sentiamo dopo!"

"Io... nessun problema, dolcezza". Provò a trattenere le lacrime. "Sono sicura che lei vorrà sposarti. Cioè, chi non vorrebbe?"

Il segnale di linea libera ronzò nelle orecchie di Ukyo. Ripose la cornetta al suo posto così delicatamente e dolcemente come fosse un neonato. Per un momento, rimase immobile, fissando inutilmente il telefono. Poi afferrò l'enorme spatola che portava dietro la schiena.

"AAAAAIIIIEEEEE!!" La spatola colpì con violenza il telefono, spaccando l'apparecchio.
"MUORI! MUORI! MUORI!" Un altro colpo tagliò il cavo, facendo volare il ricevitore attraverso la stanza. Un altro, e un altro ancora, e il telefono fu presto ridotto a pezzi, come lo era il tavolino su cui era appoggiato, e niente fermava Ukyo dallo sfogarsi su di loro.

Distrutta ed esausta, si lasciò cadere sul futon, continuando a chiedersi sempre la stessa domanda. *Perché? PERCHE'?*

E ricordò il desiderio che aveva espresso. *Vorrei avere qualcuno carino come Ran-chan per amico.*

Questo era quello che le era stato dato. Qualcuno come Ran-chan. Esattamente come...

E mentre Ukyo stringeva a sé il cuscino singhiozzando, desiderò di non aver mai sentito parlare di Ranma. O Ryoga. O di un medaglione magico.

Ma nessuno rispose alla sua richiesta.

***

Era mattina presto. Nabiki s'incamminava decisa per le vie di Nerima. Il sole era sorto da un'ora soltanto e, osservando con freddezza, aveva già intravisto due ombre.

"Stai andando al Nekohanten?" chiese Mousse. Le stava davanti, raggiungendola.

"Sì". Nabiki accelerò l'andatura, costringendo Mousse e la sua compagna a muoversi più velocemente per raggiungerla.

"Stai andando a vedere Cologne?" chiese la donna. Sembrava Shampoo, ma non era del tutto identica. Un vestito cinese di seta copriva la sua forma snella. Indossava calze rossicce sulle sue toniche gambe. Entrambi avevano un aspetto etereo, e si poteva vedere attraverso il loro corpo se si stava abbastanza vicini.

"Sì". *Questa è l’ottava domanda; ne sono rimaste altre dodici* scherzò silenziosamente Nabiki.

"Fa parte del piano per fermare Kodachi?" domandò Mousse.

"Forse". Nabiki si stava leggermente irritando. "Non so se Kodachi possa temerti nel tuo attuale stato, Mousse, ma se c'è qualcosa che puoi fare o suggerirci di fare per aiutarci, sei libero di farlo".

"Noi non possiamo fare nulla contro Kodachi," disse la donna, piatta, come se stesse recitando una battuta imparata a memoria. "Lei ha espresso un desiderio, ed esso è stato esaudito. Tutto ciò che possiamo fare è lasciare che le cose seguano il loro corso".

Non aveva parlato con lo stesso atteggiamento di Mousse. Divertente. Nabiki si grattò la testa. C'era qualcosa di strano.
"Uhm, Miss Angelo Custode, o qualunque nome tu abbia... ti preoccupi se ti faccio una domanda?"

"Non del tutto. Vai avanti".

"Perché indossi un paio di collant stile western abbinati ad un classico vestito cinese?"

"I collant sono il risultato di un altro desiderio. Ne ho esaudito uno per un giovane uomo prima che Happosai prendesse il medaglione da casa tua".

"Lui ha desiderato un paio di collant?"

"No. Il suo desiderio consisteva nell'acquisire un nome adatto a lui. Dopo è scomparso, e questi sono apparsi al suo posto. Strano, davvero".

Nabiki sobbalzò. Poi notò che era arrivata. Bussò con forza alla porta del Nekohanten.

Cologne sporse la testa fuori. "Mi dispiace, non siamo ancora aperti. La preghiamo di tornare alle otto".

"Sono qui per darti da mangiare, non il contrario". Nabiki le mostrò un bicchiere con un liquido. "Bevi questo, se vuoi".

Cologne annusò il liquido. "No, non voglio. Riconosco le erbe amazzoni quando ne sento l'odore. Credo di essere un pò più intelligente di quello che tu evidentemente pensi".

"Oh, io penso che tu sia molto intelligente, tanto da capire che con quel libro di cucina non riuscirei a concludere nulla da sola. Entrambe non siamo stupide. Sono abbastanza sveglia da sapere che se ti ingannassi, potresti farmene pentire in tanti, tanti modi".

Cologne osservò il liquido. "Che cos'é?"

"Un ristoratore di memoria. Bevilo".

"Nabiki, cosa stai facendo?" protestò Mousse. "Non sai quanto sia pericolosa?"

La ragazza lo fulminò con sguardo adirato. "Kodachi adesso è più pericolosa. Non ho un piano per fermarla. E neanche tu, a quanto pare. Le informazioni di cui abbiamo bisogno potrebbero essere immagazzinate nella memoria di Cologne". Sputò le parole con ostilità e impazienza. "Allora, hai un'idea migliore?"

Mousse non rispose. Nabiki diede la pozione a Cologne, che cominciò a bere.

Nabiki sperava di non aver appena consegnato Ranma a Shampoo. Ma in fondo, questo poteva difficilmente essere peggio dell'attuale situazione.

"Grazie, ragazza". L'espressione di Cologne sembrò acuirsi quando restituì il bicchiere a Nabiki. Del liquido ne era rimasto circa un quarto.

"Non vuoi finirlo?" chiese lei.

"No. Voglio che lo beva anche tu. Ho bisogno che tu mi dica tutto quello che è successo riguardo al medaglione magico, e non voglio che tralasci un singolo dettaglio".

***

Ranma si svegliò quando sentì le labbra di qualcuno incontrare le sue.

"Buongiorno, Ranma caro". Kodachi si piegò su di lui. Era vestita con un colorato e floreale kimono.

Lui si stiracchiò pigramente sul letto. "'giorno".

"Come ti senti? Meglio?"

"Sì. Ho fatto un sogno molto strano. Stavo sposando Akane, ma poi tu l'hai trasformata in un piccolo porcellino".

"Un porcellino?" rise lei. "Divertente. Spero solo che Akane stia ottenendo l'aiuto di cui ha bisogno".

"Non è un mio problema. Quello che ha sempre fatto è picchiarmi e farmi assaggiare la sua pessima cucina. Tu sei stata l'unica mia vera amica. Ogni volta che io e lei litigavamo, tu eri sempre lì ad ascoltarmi e a prendere le mie difese".

"Mmmm. Lasciare Akane non ti rende triste?"

"No. Tu sei sempre stata l'unica per me. Devo essere stato pazzo a non capirlo subito”. Si spinse all'indietro, sedendosi con la schiena contro la spalliera del letto. "Allora, cosa facciamo oggi?"

"Vedrai". sorrise lei. "Ieri, ho indagato su quali fossero le mie capacità. Oggi, il mondo imparerà quanto sono potente". Si sedette vicino a lui, accarezzandogli il petto. "Di certo, potrei stare qui un altro po'..."

"Uhm, sono ancora un po' stanco. Prendiamoci una pausa, okay?"

"Come desideri. Torno subito". Lo baciò, poi lo spinse via. "Fino ad allora, arrivederci amore mio!" Kodachi scomparve all'improvviso dalla stanza.

Ranma si sedette di nuovo e aspettò, il suo sguardo si muoveva avanti e indietro attorno alla camera. Dopo un po’, si sentì soddisfatto di quello che aveva fatto.

*Akane? Ci sei?*

*Sono qui. Va tutto bene?*

*Sì. Credo di averla raggirata. Lei pensa davvero che abbia subito un lavaggio del cervello.*

*Avevi quasi raggirato anche me, lo sai.*

*Hey, dai. Tutta quella roba riguardo i veri amici? Solo un completo idiota potrebbe credere a quella stupidata!*

*Sì, bè...* Akane decise che era meglio aggiungere qualcosa, e subito. *E' solo che... lei è così potente!*

*Sì, lo so. A quest'ora, le sarei quasi appartenuto.* Se non avesse avuto il collegamento mentale con Akane, che lo ancorava alla realtà.... *Ma almeno adesso non controlla più il mio corpo. E pensa che io sia dalla sua parte.*

*Bene. Questo è un punto a nostro favore.* Avevano sicuramente bisogno di qualunque vantaggio potessero ottenere.

*E tu come stai? Riposati, ok?*

*Va bene, ci proverò. Kasumi mi lascia dormire con lei nella sua stanza. Odio essere un maiale!*

*Sì, non ti biasimo* Era tutta colpa di quell'idiota di Ryoga. Se solo non si fosse comportato come l'animaletto di Akane...

*Ranma!*

I pensieri di Akane improvvisamente si tramutarono in felice eccitazione.

*Giusto! P-CHAN ERA RYOGA!*

*Uhm... uh huh, è così...*

Ranma ricevette un piccolo bacio mentale. Poi il collegamento si interruppe. Quindi si distese sul letto, ripensando a cosa fare successivamente.

***

Akane prese a correre attraverso il pavimento, balzando sulla base della vasca da bagno. Tutto sembrava essere cresciuto in giganti proporzioni. Nuvole di fumo riempivano la stanza. Suo padre stava fischiettando un motivetto mentre si lavava.

Prendendo un profondo respiro per quanto i suoi minuscoli polmoni potevano permetterle, si tappò il naso e si tuffò. Quando si alzò in piedi, la stanza aveva riacquistato le sue normali dimensioni. Guardò in basso e vide braccia e gambe umane.

"Akane!" Soun la fissava con pieno stupore. "Tu sei…"

"Sono di nuovo umana, papà! Ho pensato che dal momento in cui Kodachi mi ha trasformata in un maialino come lo era P-chan, l'acqua calda mi avrebbe riportata alla normalità, nello stesso modo in cui accadeva con Ryoga!"
Cominciò a distendere le braccia, le gambe, il torso, risvegliando le sensazioni di un corpo umano.

Soun continuava a guardarla a bocca aperta. Lei seguì il suo sguardo e notò che era fisso da qualche parte sotto la sua faccia.

"Eep!" Akane afferrò un accappatoio, coprendosi.

***

"Ecco, questo è tutto quello che so" terminò Nabiki. "Qualche idea?"

"Hmmm". Cologne si grattò il mento ponderosamente. "Sì, so già cosa potrebbe aiutarci. Ma avrei bisogno degli ingredienti".
Prese un blocchetto di appunti e velocemente scribacchiò qualche carattere cinese, poi lo porse a Mousse. "Qui c'è la lista".

Gli occhi di Mousse si spalancarono. "Quanti articoli. Hai davvero bisogno di tutta questa roba?"

"Sì. Ed essendo in forma di spirito, due come voi possono tranquillamente procurarsi qualunque cosa molto più in fretta di me o della signorina Tendo”.

La donna che assomigliava a Shampoo esaminò la lista. "In questo caso, ci vorrà un pò di tempo".

Cologne fece un sorrisetto compiaciuto. "Allora è meglio che vi diate subito da fare, no?"

Nabiki vide i due spiriti allontanarsi. Dopo un po' di tempo, parlò.
"E' solo la mia natura sospettosa e paranoica che mi fa pensare così, o li hai appena spediti in una... ricerca inutile?"

"Sei molto astuta, giovane ragazza". Cologne sorseggiò da una tazza di tè. "Qualunque piano tu ed io facciamo, avremo bisogno di essere fuori portata d'orecchio nemico".

"Quei due sono il nemico?" Nabiki fissò interrogativamente la vecchia donna. "A cosa stiamo andando incontro allora?"

"Un raro e potente genere di spirito. Leggende arabe li riconoscono come djinn. Posseggono enormi poteri magici, ma non l'immaginazione con la quale utilizzarli. Loro stessi letteralmente, non riescono a pensare a cosa farne del loro potere".

"Così realizzano i desideri delle persone?"

"Sì. Incidendo e alimentando l'immaginazione delle loro... per definirle in una parola migliore... vittime. E' di questo che i loro corpi umani, come quella imitazione di mia nipote, sono costruiti".

"Ah. Così Mousse è innamorato di una costruzione della sua immaginazione?"

"Precisamente... anche se, in realtà, lo è sempre stato. Sai quanto fosse infatuato di Shampoo. Naturalmente, immaginava il suo 'Angelo Custode' in una versione idealizzata di lei".

"E gli altri? Cosa mi dici di Desaix?"

"Dal subconscio di Ranma, ovviamente. Pretendeva di essere una personificazione del destino. Non credi che sia come Ranma vedeva il destino... come suddiviso minuziosamente in strade definite, obbligandolo a scegliere tra l'una o l'altra?"

"Allora tutto quello che ha detto sui possibili futuri di Ranma era una sorta di..."

"Sì" ridacchiò Cologne. "Se c'è una cosa che ho imparato nei miei cento anni, è che il destino non è così semplice".

"Okay... allora..." La mente di Nabiki cominciò ad esaminare gli eventi passati, come un videoregistratore in fast-forward, provando a farli quadrare con quello che Cologne le aveva appena detto.

"Cosa puoi dirmi riguardo a quanto ho realizzato sul mio desiderio? Akane agiva in modo davvero strano; quasi come una caricatura di se stessa. Pensi che lo spirito o qualunque cosa fosse l'avesse persuasa?"

"E' possibile. Potrebbe essere il modo in cui Ukyo vede tua sorella. Potrebbe aver fatto presa nella sua mente e imposto la sua versione delle cose. Oppure, potrebbe essere stato soltanto un effetto del collegamento telepatico tra Akane e Ranma. Forse un basso livello di retroazione insieme ad una costante subliminale irritazione... come un mal di denti che ti rende malaticcio. Non ne so abbastanza della telepatia più che provare a indovinare".

Cologne finì il suo tè e appoggiò la tazza sul tavolo. "E tu? Riesci a ricordare cosa ti ha fatto scegliere quel particolare desiderio che hai espresso?"

"Sì". L'abilità nel richiamare i ricordi in vividi dettagli le tornava certamente utile. Nabiki fece una nota mentale per salvare la ricetta della pozione della memoria. Sperava solo di non dimenticarla.

"Volevo prevenire che chiunque altro potesse realizzare stupidi desideri consci... o anche inconsci... che potevano causare disastri".

Anche alle proprie orecchie, le parole non suonavano del tutto credibili.

"O almeno *penso* che questo sia il motivo per cui ho espresso quel desiderio. Forse il potere aveva ingannato anche me".

Era un'ammissione difficile e scomoda da fare. Nabiki aveva sempre pensato a se stessa come una manipolatrice, e non che qualcuno potesse manipolarla.

"Forse" sorrise Cologne, come fa un'insegnante la cui studente aveva infine imparato la lezione. "Ma non funziona nel caso di Kodachi".
Si dondolò all'indietro sulla sedia. "Devo ammettere che sono confusa al riguardo".

La memoria venne a galla spontaneamente nella mente di Nabiki.
La voce di Kodachi.
*Se mi senti realizza il mio desiderio, tu permetterai che venga eseguito esattamente come lo intendo io. Non ci sarà bisogno di cambiarne il significato*.

"Dannazione! Una suggestione ipnotica! E' così che ha fatto! Era nella mia stanza la notte prima di esaudire il suo desiderio. Probabilmente ha usato una sorta di sostanza chimica per drogarmi". Nabiki sperava che avrebbe avuto la possibilità di farla pagare a Kodachi per quello che aveva fatto, con gli interessi.

"Allora è andata così" annuì Cologne. "Almeno adesso sappiamo a cosa andiamo incontro".

"Già. Ma cosa possiamo fare per fermarla?"

Per un instante Cologne dimostrò la propria età mentre stava scomposta sulla sedia. "Non... non ne ho idea".
  
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