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Autore: VelvetRainDrops    20/09/2008    6 recensioni
Inuyasha, a metà tra morte e eternità.
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano passati più di sessant’anni dal ritorno di Kagome. La Vecchia Kaede, ormai, era morta già da un pezzo. Lasciò al villaggio il suo nome e alla ragazza dell’epoca futura le sue mansioni di sacerdotessa. Shippo era diventato uno spettro più maturo e il suo fuoco fatuo era in grado di bruciare persino Inuyasha. Molte cose erano cambiate: gli abitanti del villaggio emigravano verso luoghi più fertili, quelli che non partivano erano, per lo più, vecchi e grandi famiglie tradizionaliste. Le due gemelle aiutavano Kagome nel suo lavoro e Rin era una degna apprendista, destinata a diventare la nuova sacerdotessa.

-Non voglio disturbare- disse Jacken entrando nella stanza –ma ho le erbe medicinali che avevate chiesto al Padron Sesshomaru.-
-Grazie, Jacken- rispose il mezzodemone –ci ha messo un po’, ma non credevo me le avrebbe portate.-
-Come sta?- chiese il kappa avvicinandosi a Inuyasha
-Sta meglio di ieri, ma ormai non manca molto.-
Il demone si ritirò abbassando il capo, mentre Inuyasha si avvicinò al capezzale della donna, le scostò i capelli dal volto e le accarezzò le rughe.
-Buonanotte, Kagome.- le baciò la fronte e uscì.

-Come ti senti?-
-Come un vecchio monaco sfinito.-
-Non hai più la cera di un tempo…-
-Parli bene tu, per me esorcizzare due demoni in un giorno è diventata una grande impresa.- incalzò Miroku
-Posso farti una domanda delicata?-
-Certo, Inuyasha. Puoi chiedermi ciò che vuoi.-
-Cosa hai provato quando Sango è morta?-
-Mio caro Inuyasha…vedi…quando muore una persona che per te era importante, il mondo finisce, collassa su sé stesso. Ti strapperesti i capelli, distruggeresti ogni cosa…ma poi…poi capisci che provavi per lei più di quanto immaginassi, e allora ti fermi. Sai che fa parte di te e ricominci a vivere in modo diverso, continuerai le sue gesta finché le forze te lo permetteranno. Ma dimmi: come mai questa domanda?-
-Niente, non ha importanza.- Inuyasha si alzò, per andare non si sa bene dove
-Inuyasha…- il monaco attirò la sua attenzione -…non avere paura.-

Sango morì che non aveva nemmeno quarant’anni. Lo fece da eroina, quello che era sempre stata. Anche se era passato del tempo, alcuni demoni non avevano rinunciato all’idea di vendicarsi per la scomparsa della Sfera. Un giorno, uno di loro attaccò il villaggio e a difenderlo c’erano solo Kagome e Sango. Morì sotto gli aculei del mostro, ghermita mentre faceva da scudo ai suoi figli. La forza spirituale della Sacerdotessa non arrivò in tempo, e spirò tra le sue braccia. Così la trovò Miroku al suo rientro: la moglie tra le braccia di Kagome, immerse in una pozza di sangue e lacrime. Quell’evento segnò in maniera decisiva la svolta della vita del gruppo. Shippo pianse per mesi, il giorno che smise di farlo divenne un altro e iniziò ad allenarsi tutti i giorni. Miroku rappresentò una minaccia alla sua stessa vita: Kagome fu l’unica a dissuaderlo dal suicidio. Iniziò ad usare le parole, e lo sanno tutti quanto lei fosse brava con le parole, ma non furono per quelle che cambiò idea. Fu per i suoi figli, gli fece capire quanto in quel momento fosse egoista, non era l’unico che stava soffrendo, che non esisteva solo l’amore per Sango. Fu un barlume di speranza, o forse no. Fu un fascio di luce che inondò il suo cuore oppresso dalle tenebre della disperazione. E così Miroku accettò la morte. In fondo era un umano. Ma Inuyasha no. Lui non parlò mai della morte di Sango. Sembrava comunicare tacitamente con Kirara che, nel frattempo, aveva sviluppato un apprensione quasi maniacale nei confronti dei padroncini.

-Polmonite- disse il mezzo spettro vedendo giungere il demone cane accanto a lui, nella stanza dove Kagome stava riposando –crede che si tratti di quello. Ha detto che non sempre nella sua epoca riescono a curarla.-
-Mi ricordo la prima volta che vidi il sangue di Rin nel suo letto-
-Mestruazioni. È così che lo chiamano.-
-Già.-
-Kagome sanguinava circa una volta al mese. E io lo capivo dal suo odore.-
-Mi arrabbiai molto con Jacken. Volevo sapere chi le avesse fatto del male, ma la Vecchia Kaede mi disse che era naturale. Mi disse che Rin stava crescendo, che era diventata una donna e poteva persino avere figli. All’inizio non capii, ma, quando ci riuscii, partii per mesi senza dire niente. Al mio ritorno, Rin non voleva che vedessi più il suo corpo nudo, ogni volta che era alla cascata a lavarsi i capelli, si nascondeva vergognosamente se mi vedeva. Il suo comportamento, che all’inizio mi pareva tanto sciocco, mi hanno ricordato la realtà dei fatti: io sono un demone, lei un umana. Per lei il tempo passa, per me no. È più che naturale la dipartita. Anche se Kohaku insiste, non voglio vedere i loro figli. La loro stirpe non dovrà avere legami con me. Per me il tempo è un’unità di misura.-
-Ma io non sono come te.-
-Sai che non userò mai Tenseiga su Kagome. Non la uso più da quando ho scoperto che non potrò ridare la vita a Rin ancora una volta.-
-Non ti ho chiesto niente. Non l’ho mai fatto. E mai lo farò.-
-Pensaci. Perché non hai mai sposato questa donna? Perché non ti sei mai unito a lei? Perché non hai una vita abbastanza lunga da vedere la fine del mondo, ma non hai una vita abbastanza corta da starle accanto. Ammettilo, Inuyasha: la tua è una posizione alquanto infelice per un cuore tenero come te. Io sono eterno, non posso avere legami, ma tu cos’è che non puoi avere? Ecco perché non sei mio fratello.-

-Inuyasha- la voce di lei così flebile e la sua mano così tremolante lo cercavano
-Dimmi, che c’è Kagome?- lui come sempre si fiondava per farsi trovare –Hai fame? Hai bisogno di qualcosa?-
Lei lo guardò attentamente –Che cosa hai fatto ai capelli?-
-Diventano così quando c’è la luna nuova, ti ricordi?- sorrise
-è sera, dunque. Vorrei tanto vedere una stella, come facevamo tanto tempo fa. A te andrebbe di vederle? Eh Inuyasha? Ti andrebbe?-
-Certo che mi andrebbe.-
La prese in braccio facendo molta attenzione a non stringere troppo la presa. Era sempre molto forte e Kagome con l’età diventava sempre più fragile e leggera. La portò sul ramo più alto del Goshinboku e la fece sedere sulle sue gambe mentre riparava il suo viso dal vento con la spalla.
-Anche le sere più brutte avevano delle stelle bellissime. Non credi, Inuyasha? Inuyasha…? Che fai? Adesso ti metti a piangere?-
-No.- sentenziò il ragazzo che tentava di ricacciare in qualsiasi modo le piccole gocce di tristezza che uscivano da sole
-Sì, stai piangendo. O è solo il fresco della sera?-
-Kagome, non rendermi tutto più difficile.- sorrise
-Lo so che lo senti. So che senti l’odore della morte che aleggia su di me, ma non devi essere triste.-
-Non è così facile.-
-Piangesti per Kikyo?-
-è più difficile di quanto sembri. Parte della mia vita consisteva nel vendicare la morte di Kikyo avvenuta per mano di Naraku. Ma con te è diverso. Con chi mi vendicherò io?-
-Almeno lei è stata più fortunata di me.- sogghignò
-Di che parli?-
-Lei rimarrà per sempre nei tuoi ricordi bella come una rosa. Invece quello che ti rimane di me sarà un’avvizzita vecchia smemorata.-
-Che dici, stupida?- la guardò accarezzandola –Tra questi capelli, tra questi solchi intorno ai tuoi lineamenti, io scorgo i tuoi occhi. I tuoi occhi bellissimi che mi hanno sempre dato la forza di andare avanti. Li scorgo, immuni al tempo che è passato sopra di te e che io ho amato. Ho amato il tuo cambiare, il tuo essere sempre uguale e sempre diversa, il tuo modo di rinnovarsi e di non tradirsi mai. E più ci penso e più sto male…al pensiero di rimanere senza di te. Forse ha ragione Sesshomaru, devo smettere di provare stupidi sentimenti umani. Finirò per rimanere solo per il resto dei miei giorni.-
-Ricordi cosa dicesti quando mi salvasti dalla sfera?- sussurrò -Che io non ero nata per custodirla, ma che ero nata per incontrarti. Non rinnegare quello che c’è stato, non rinnegare la tua natura, come io non sto rinnegando la mia. Se rimarrai te stesso, avrai sempre qualcuno a bagnare la tua tomba con le sue lacrime.-
Forse l’età le aveva tolto la bellezza ma le aveva conferito più saggezza e sicurezza. Giocherellava con le sfere del rosario appeso al collo di Inuyasha: -Di questo non ne avrai più bisogno, possiamo toglierlo…-, ma il mezzo demone con una presa dolce le fermò la mano –E invece ne avrò più bisogno di prima.-
Kagome smise di parlare, Inuyasha appoggiò la testa sul suo petto scoppiando in un tacito pianto. Passò la notte, lì, in quella posizione, fino ad addormentarsi. L’indomani vagò fino al tramonto col corpo di Kagome tra le braccia. La dipartita, che suo fratello aveva tanto canzonato, era avvenuta. Purtroppo non era avvenuta indolore, ma se lo aspettava. Era dovuto al suo cuore per metà mortale. Preferiva credere che Kagome avesse scelto la notte di luna nuova per lasciarlo. Mentre era umano sia nella carne che nello spirito, come diceva lui. Ma gran parte di sé quella notte morì e si trascinò via un po’ della sua inesistente eternità. Come la luna che cresceva e si ricreava, lui era un turbine che si fermava e ritornava più veloce. La dipartita era il modo naturale di essere di ognuno, che spezza un legame nato per durare anche dopo la morte.

Cinquant’anni dopo.
-Shippo, finiscila! Altrimenti…-
-Altrimenti? Vuoi batterti con me?-
-Ehi, guarda che non sei più un pupo, adesso non ho paura ad usare il mio taglio nel vento con te!-
-Comunque vada, rimarrai per sempre un violento!-
Lontano, delle voci indistinte si facevano spazio tra le fronde della foresta, finendo con un grande fragore.
-Inuyasha, hai sentito queste urla? Inuyasha…? Che ci fai per terra?!-
-è quello...è quello…- balbettò rialzandosi -…che vorrei sapere anche io…-
Altre grida, altro boato nell’aria che si levò verso il cielo.
-Erano a queste urla che mi riferivo. Ma ti decidi a rialzarti?!-
-è quello che sto cercando di fare! È così strano! Non mi succedeva una cosa simili da quando…il rosario…Ehi, un momento…-

 

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