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Autore: darkronin    26/08/2014    1 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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18. Prigionieri






In sala di controllo, Henry Pym era sbiancato non appena la voce sintetica della OsCorp aveva finito di parlare.
“Ha proprio detto Ultron, vero?” borbottò atono e sconvolto.
“Mmmm” fece Tony, volgendosi per osservare Janet e capire se lei ne sapeva di più su quella strana reazione. Ma la donna scosse la testa. “Sì... mi pare proprio di sì... Qualcosa non va?”
“Quello stronzo!” sbottò allora lo scienziato “Ha rubato anche il mio progetto di sorveglianza!”
“Il tuo cosa?” domandò anche T'Challa perplesso
Ma Pym non badava nessuno “Falli uscire di lì!” disse a Tony prima di cercare di strappargli il microfono per la sua inoperosità. “Falli uscire di lì, subito! Cazzo!”
“Si può sapere che ti prende?” domandò Janet andando a stringergli le spalle nel tentativo di calmarlo. Lui, però, se la scrollò di dosso di malagrazia.
“Non ho tempo per spiegarvi. Tony, T'Challa... il Progetto: Ultron era ancora in fase di elaborazione e già nella sua terza versione era predisposto per non venire mai disattivato. Ogni tentativo di farlo, rende il sistema di sorveglianza più implacabile. Si arresta, questo è vero, ma solo per pochi minuti e solo per attirare la preda in trappola, al centro della ragnatela.”
A quel punto, fu il turno di Tony impallidire. Agguantò il microfono e attivò la comunicazione “A tutti i Vendicatori in area, convergere immediatamente sull'obiettivo. C'è un dettaglio che abbiamo scoperto solo ora. Gli ostaggi e Thor sono in pericolo. Il Programma: Ultron, appena disattivato, è una trappola. O fate uscire Thor immediatamente oppure andate a parargli il culo. Muovetevi!”
“Quanto è potente questo sistema difensivo?” domandò Janet, allarmata
“Inarrestabile. L'avevo progettato addirittura con uno scheletro adamantino per proteggere i circuiti. L'unica via di uscita che vedo, nel caso dovessero incontrare quelle guardie robotiche, è disassemblarlo per trazione o riuscire a infilare qualcosa di microscopico al suo interno che poi riesca a sabotarlo...” Pym era disperato. Si prese la testa tra le mani nel tentativo di calmarsi “Forse riesco a riprogrammarlo a distanza...” stava borbottando “...se inserissi una stringa nel codice di...”
Janet e Tony si fissarono “Pensi quello che penso io?”
“Miniaturizzazione!” commentò Tony “Le particelle Pym possono ridurre tutto a dimensioni nanometriche. Ma io non ho tempo di progettare un drone con quelle misure specifiche. I droni insetto presentati ala fiera internazionale di Hong Kong tre anni fa non sono adatti al lavoro di chirurgia...”
“Ma io potrei farlo... e potrei operare con semplici forbici ridimensionate...” ghignò Janet che già pregustava l'avventura.
“Te la senti davvero?” domandò Tony, preoccupato. Lei gli strizzò l'occhio, complice.
“Non esiste!” sbottò Henry, svegliandosi d'improvviso. I loro discorsi, relegati a un brusio di sottofondo, erano balzati in primo piano non appena aveva intuito le intenzioni della moglie e come volesse fare qualcosa di estremamente stupido.
“Henry... cosa vuoi fare? Lasciare lì tutti i tuoi amici? Almeno guadagneremo un po' di tempo, in questo modo...” replicò lei con tono calmo e pacato. Affrontarlo di petto ora era la cosa più sbagliata da fare. Lui si morse le labbra, per niente convinto da quella soluzione rischiosa “Vedi altre soluzioni?” rincarò ancora lei “Ti darò tutto il tempo di elaborare il codice ma devo essere pronta a intervenire...guadagnare tempo per mettere tutti al riparo. Me la saprò cavare...”
“Dì che in realtà non vedi l'ora di indossare una tutina corazzata e poter fare la spaccona...” borbottò Tony, divertito. Lei gli rifilò un'occhiata di ghiaccio, che nascondeva un certo divertimento.
“Fai attenzione...” disse solo Pym tornando a fissare i monitor.
“Vado e torno...” giubilò la donna.
“Dov'è che vai?” domandò Tony
“A casa tramite le nostre porte: mi serve il mio costumino. Sapevo che mi sarebbe tornato utile. Come le nostre porte... vedi che sono utili?” replicò ancora lei, divertita.
Tony roteò gli occhi al cielo. “Spicciati. Poi ti ci porto io a velocità luce, alla torre. Che più siamo meglio è...”

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Thor non aveva fatto in tempo ad ascoltare tutta la comunicazione di Tony che già gli agenti S.H.I.E.L.D. erano tutti all'interno dell'edificio, schierati, armi in spianate, come mantidi piegate su loro stesse e pronte all'attacco. Visione si scorporò e, allontanatosi da lui, si ricompose al suo fianco.
-Credo sia opportuno apportare una modifica al codice di accesso del personale...anche se per sicurezza abbiamo dato un lasso di giusto due persone- commentò -Non avevamo calcolato l'intervento di Wasp e Iron Man...o forse vengono solo loro per questo motivo?-
“E chi è Wasp?” domandò Jessica Drew da dietro il suo visore domandandosi quanti altri svitati dovessero unirsi alla festa.
-La signora Janet Van Dyne in Pym- replicò il sintezoide che, per uniformarsi alla tenuta dei soldati presenti in sala, aveva optato per l'assunzione di un guardaroba totalmente mimetico in cui spiccavano un visore rosso rubino e fregi oro.
“Muoviamoci!” ordinò Mystica irrompendo nella sala come se fosse stata lei a comandare. “Abbiamo poco tempo!”
-Non ti preoccupare, Visione...- interferì la voce di Tony nell'auricolare di tutti -Attenderemo che scatti la trappola per intervenire. Inutile farla scattare anzitempo con un'intrusione così sconsiderata. Magari ce la fate da soli...-
“Di qua...” ringhiò Wolverine dopo aver fiutato per bene la sala.
“Quicksilver, vai in perlustrazione!” Ordinò Sharon Carter, prevenendo la mutaforma e ristabilendo la piramide di comando. “Logan, tu sei un segugio... stagli dietro.”
Logan le scoccò un'occhiata divertita mentre un gentile venticello all'interno di quell'ambiente chiuso scompigliava i capelli di quanti non li avessero raccolti. “Certo, cocca... come faccio a star dietro a chi viaggi a queste velocità? Andiamo, Pietro!” disse poi, agguantando il ragazzo “Dimmi se hai visto qualcosa di strano!”
Si inoltrarono, tre a tre, lungo i corridoi bui che si illuminavano man mano che avanzavano e si addentravano nella torre. I sotterranei erano un labirinto di vicoli ciechi, stanze che si affacciavano tutte uguali su budelli infiniti e anch'essi identici gli uni agli altri. Ma Logan li guidò con sicurezza anche quando persero il segnale GPS e cominciarono a non ricordare da quale parte erano venuti.
Dopo un tempo che parve eterno, il segugio si fermò davanti al muro che delimitava uno dei tanti vicoli ciechi
“Ci siamo persi?” domandò Steve perplesso, osservando la parete liscia. Al suo fianco, invece, Bucky si preparò in posizione di attacco. Clint, Natasha e Jessica lo imitarono subito, come tutti i mutanti. Solo lui, Sharon e Warren restarono immobili e perplessi.
“Sono qui dietro..” commentò il canadese.
Senza attendere istruzioni, Visione affondò nel muro senza lasciarvi alcun segno del suo passaggio, trapassando la parete come un vero fantasma.
“E noi come passiamo?” domandò anche Sharon che dubitava potessero passare tutti in quel modo. “Nightcrawler?”
“Nein... Se non so dove vado non posso farlo... potrebbe esserci un mobile o un nuovo muro non segnato nella piantina in cui mi rimaterializzerei...”
Per tutta risposta, Logan sguainò gli artigli “Con questi!”
-I prigionieri sono da questa parte...- confermò Visione ricomparendo dal muro e scomparendovi nuovamente dentro subito dopo.
“Il muro è spesso almeno quaranta centimetri, James...” replicò Mystica affiancando il canadese, per nulla turbata dalla strana visione del sintezoide che passava i muri come uno spettro. “I tuoi artigli misurano meno della metà.”
“Hai altre soluzioni, sorella?” domandò quello, sprezzante.
“Le mie Katane sono di Carbonario... forse possono qualcosa...” si intromise Wade
“Anche le mie ali pare possano fare abbastanza danno... fatemi tentare... non abbiamo molto tempo...” aggiunse Warren.
Con un mezzo inchino, Logan si fece da parte e lasciò tentare i due strambi.
“Non sarebbe più facile se rompessi il legame tra le molecole creando con le mani un'onda disarmonica che...” cominciò Pietro, irriverente, irritato da quelle lungaggini.
“Così ci crollerebbe l'intero palazzo addosso, genio! Un onda del genere non può essere concentrata, a meno che la superficie su cui insisti non sia separata da ciò che la circonda” sbuffò l'uomo ragno dall'alto del suo essere insegnante di materie scientifiche “Ma non gliel'insegnate un po' di fisica a questi ragazzi?”
Logan ringhiò e il ragno capì di dover tacere.
Nel frattempo, Wade, fascia in fronte, si era lanciato contro la parete al grido di “Banzai”. La spada era riuscita a trapassare il muro ma ora il mercenario non riusciva a estrarla. Dopo vani tentativi, Logan lo scansò di malagrazia e cedette il passo a Warren.
L'angelo cianotico spiegò le ali in tutta la larghezza del corridoio e, assicuratosi che tutti si fossero messi al riparo, scagliò una raffica di lame taglienti contro la parete.
Il muro ne risultò scalfito brutalmente ma non compromesso in modo definitivo. Qua e là le lame erano riuscite a perforare il calcestruzzo armato e da quei fori filtrava aria fresca e umida.
“Ora farei intervenire Rogue...” commentò Ororo. Tutti, tranne Peter Parker che annuì concorde, si volsero a guardare stralunati la dea dei venti “Beh..” replicò facendo spallucce “Qualcosa l'ho imparato da T'Challa...”
“'Ro ha ragione...prego, bimba...” aggiunse Logan.
Warren cedette il posto a Rogue con un innato fare cavalleresco per il quale la mutante sarebbe anche potuta arrossire, un tempo. Ma ora aveva ancora incatenata addosso la mente del cajun e quella gentilezza, paradossalmente, le suscitò un moto d'invidia. Era lei che invidiava Betsy per essere costantemente al centro di quelle gentilezze o era Remy che si dimenava geloso? Guardò la parete, cercandone il punto più indebolito da quella raffica di colpi, quindi ci si scagliò addosso con una spallata. L'impatto, che parve violento e che generò un boato che scosse le pareti tutt'intorno, non sembrò intaccare minimamente la ragazza che, invece, volò letteralmente attraverso lo squarcio e atterrò malamente nella sala adiacente.
La temperatura era più bassa che nel resto dell'edificio, quasi i suoi gestori volessero preservare i corpi di quegli sfortunati prigionieri che ora riuscivano a vedere chiaramente: sembravano privi di sensi, appesi come erano, più simili a quarti di bue in circolo in una cella frigorifera. Le catene che li trattenevano erano delle trappole tra le più tecnologiche che la mutante avesse mai visto, dall'aria più moderna e letale di quelle che aveva sperimentato come soggetto di Arma X.
A terra, attorno a uno strano pentacolo a sette punte con scritte in un alfabeto che non conosceva e in netto contrasto con il mobilio circostante, spuntavano come stalagmiti mozziconi di ceri ormai esausti. L'odore di incenso impregnava la sala.
“Wanda!” urlò Pietro e in un batter di ciglia era già al fianco della ragazza mora.
“Illyana?” sbottarono in sincrono Logan e Kurt. Il primo si affrettò a scavalcare i calcinacci mentre il secondo si teleportava accanto alla bionda. Per quanto fosse sorella dell'uomo che aveva ferito la sua migliore amica, Kurt sapeva benissimo che la giovane Rasputin non aveva nulla a che fare con il comportamento scorretto del colosso d'acciaio. E poi, in qualche modo, apparteneva pur sempre alla loro strana famiglia allargata, mutante o umana che fosse. Ma era bello poterla considerare come una sorella genetica, unita a loro anche in quell'avventura o disgrazia che era l'essere mutanti.
Alla spicciolata, la sala si riempì e tutti si affaccendarono intorno a quelle strane manette, tentando di capire come operare per la rimozione.
I prigionieri non sembrarono nemmeno rendersi conto delle nuove presenze, del brusio concitato attorno a loro e dei tentativi di liberarli. Erano deperiti e fiacchi, privi di volontà alcuna, come se non avessero mangiato o dormito a sufficienza per settimane. Molto più probabilmente, invece, era stata l'evocazione a cui erano stati costretti a deprivarli di ogni briciolo di energia. Perché erano semplici esseri umani e non potenti dei norreni abituati a queste cose.
“Allora, elfo...che ci dici?” borbottò Logan poco dopo, visto che, secondo lui, il teleporta e tecnico del gruppo se la stava prendendo con la dovuta calma.
“Non riesco a capire come funziona e vorrei evitare casini come quello dell'ultima volta...” disse feroce fissando il compagno dritto negli occhi. Logan addolcì l'espressione, ricordando quale fosse lo sciagurato evento di cui Kurt si sentiva responsabile, e cercò di calmarsi: il demone blu stava facendo del suo meglio ma il peso dell'errore occorso al bracciale inibitore di Rogue lo faceva esitare più del normale perché il compagno di squadra non era il primo scemo che passava per strada, avendo imparato un sacco di cose dal tecnopate Forge. “Ci servirebbe uno dei geni scientifici rimasti alla torre...” continuò Kurt, meditabondo “O di McCoy che è a spasso nello spazio profondo con la fidanzata”.
Al centro del macabro cerchio, intanto, Thor osservava l'eptagono e le scritte relative “Loki...” sibilò dopo un pò.
“Prego?” domandò Steve avvicinandolo, circospetto e perplesso: il nome familiare l'aveva messo in guardia.
“Loki è di nuovo su Midgard...” lo informò il dio, spiccio.
“Chi è che può fare una cosa tanto barbara?” intervenne Sharon affiancando i due, studiando il cattivo gusto di quella specie di altare sacrificale “Pensavo di averle viste tutte... invece li hanno lasciati vivi per... non capisco per cosa, se hanno ottenuto il loro scopo, evocando questo dio delle malefatte...”
“Ricordiamoci che è una trappola...” commentò Jessica.
“E che dovremmo muoverci...” aggiunse anche Bucky tenendo d'occhio l'orologio.
“A meno che non aspettino proprio che i dispositivi vengano rimossi...” fu la fredda analisi di Natasha “Odierei aver ragione in questo caso...”
Sharon si volse a studiarla. Dopo pochi istanti, valutato ch'ebbe il sottotesto della rossa ordinò a Kurt di teleportarsi all'esterno, contattare la base e di aspettare il segnale per condurre in quella stanza Iron Man e Wasp, perché probabilmente mancava davvero poco a un loro intervento riparatore.
“Chi può essere così folle da voler, spontaneamente, evocare mio fratello a discapito dell'intera umanità...arrivando a servirsi anche di bambini innocenti?” continuò Thor ringhiando, i pugni, stretti lungo i fianchi, tremanti di rabbia repressa.
“Di matti ce ne sono tanti al mondo...” commentò ancora Sharon, incurante di quello che potevano scatenare le sue parole.
Un'improvvisa scarica elettrostatica spazzò la sala, facendo saltare lampade e sfrigolare isterici i led di sicurezza. Ororo, l'unica che sapesse generare e leggere quel tipo di segni, riconobbe in Thor il generatore di tale rabbiosa elettricità azzurrina che aveva frustato l'area circostante. Da quello che sapeva lei, al dio era interdetto per supremo ordine reale l'utilizzo dei suoi poteri. Forse, però, l'azione dettata dal desiderio di vedere una Terra migliore, di proteggerla, erano la chiave per la reintegrazione nei ranghi. Il dio, da parte sua, sembrava non esserne conscio, concentrato com'era a capire come potessero, gli uomini, odiarsi l'un l'altro a quel modo. Le parole di sberleffo del fratello gli risuonavano nelle orecchie crudeli: secondo lui gli uomini erano una razza inferiore che andava guidata con fermezza. In quei momenti, Thor faticava a non trovarsi solidale con lui. Ma Loki aveva stretto alleanze con quelle bestie, almeno apparentemente. Perché il fratellastro non era tipo da lasciare tracce non volute dietro di sé. Era un uomo che non si fidava di nessuno e per nessuno si sarebbe fatto incastrare. Era un uomo dalla mente contorta i cui piani erano sempre ammantati dalle bugie, le quali, a loro volta, erano avvolte nelle spire venefiche dell'inganno. Era quello che gli umani chiamavano scatole cinesi o matriosche. Con lui non si sapeva mai a quale interpretazione dei fatti credere perché, probabilmente, quella corretta non era nemmeno contemplata nel novero.
Ma quella semplice scarica di elettricità, frutto del nervosismo per l'impotenza in cui versava il dio, fu sufficiente a far scattare il sistema difensivo.
Una batteria di led rossi si attivò in rapida successione e un ronzio sordo salì lentamente dalle pareti metalliche tutt'attorno.
“Qualcosa non va...” sibilò Logan, i cui sensi iper-sviluppati avevano registrato il cambiamento nella stanza.





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Chiedo scusa per il ritardo con cui posto ma mi son presa via a cercare materiali per Lucca Comics (ecco, spoilerone...se qualcuno di voi ci viene, rischia di incrociarmi XD) e ho dimenticato di aggiornare, complice anche il fatto che son stata via tutta la settimana e ho perso la cognizione del tempo.
Per il resto...ecco che Ultron torna alla ribalta. E Logan scopre l'acqua calda.
Il capitolo è un po' affollato ma, trattandosi di vendicatori, quando mai non lo è? Ecco perché di solito loro -come gli x-men- si dividono in squadre...
Che altro dirvi? Niente... spero non sia stato troppo pesante come capitolo...ma siamo sempre in fase di transizione (per me lo è ogni capitolo che separi l'inizio dalla fine).
Un abbraccio a tutti e scusate ancora il ritardo.
   
 
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