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Autore: Wemil    20/09/2008    1 recensioni
Medicina e trapianti: ci si può arrendere ad uno scontro di etica quale è la scelta del volere di un paziente e il desiderio di vita di un'altra persona? Nel lento mutarsi di punti di vista dalla vita alla morte un medico dovrà decidersi a combattere per la vita.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore

Quella sera pioveva a dirotto e Marco Colombari, primario dell'ospedale, stava fumando tranquillo la sua sigaretta senza supporre riguardo quello che sarebbe successo di lì a poco.
Mentre sbuffava l'ultima boccata appena aspirata, fra le grosse gocce d'acqua che cadevano, apparvero le rosse luci di un'ambulanza seguite dal tedioso suono della sirena.
Marco sospirò, guardò l'autovettura avvicinarsi e quando fu per fermarsi, lasciò cadere la sigaretta per terra e la spense pestandola violentemente col tacco del piede destro.

La sirena si spense proprio davanti a Colombari e le porte dietro dell'ambulanza si spalancarono.
Uscirono rapidamente due medici che stavano cercando di portare fuori dal mezzo una donna su di un lettino; era gravemente ferita su vari punti del corpo.
"Che cosa succede qua?" domandò senza meraviglie il primario, facendosi passare una cartella.
"Un incidente sulla statale, presso la curva a gomito" rispose il primo medico, mentre posava, con l'aiuto dell'altro medico, la barella sul corridoio che dava adito alle sale per le emergenze.
"La donna guidava una vecchia Panda, non dotata di airbag. Nemmeno nel posto di guida."
"Chiara Franceschini. 45 anni. Gruppo sanguigno 0 Rh-. Forte trauma celebrale. Lesione a livello polmonorare di livello medio. Cospicua perdita di sangue. Sposata, con due figli. Azz... brutta situazione. E l'altro? Quello che l'ha investita?" chiese dubbioso Colombari.
Il secondo medico, una signorina che aveva appena concluso i lunghi anni universitari, rispose prontamente: "L'incidente è capitato perchè la donna è passata col rosso. L'altro guidava una BMW. Un colpo di frusta, ma niente di grave. Probabilmente lo vedremo al pronto soccorso fra un po'. E' stato lui a chiamare urgentemente il nostro centralino."
"Perfetto! Ora la situazione mi è più chiara. Portate la ferita nella stanza numero 34. Io mi preparo e vi raggiungo. Predisponete del calmante nelle flebo e delle sacche di sangue. Evitate che cada in coma, sarebbe un grave problema."

Nel giro di pochi minuti fu pronto e anche lui entrò nella sala d'ospedale numero 34.
Era una tipica sala chirurgica di un ospedale di media categoria: con un arsenale di utensili medici nè troppo antichi nè troppo all'avanguardia.
Attorno al lettino stava la neo-laureata e un'altra infermiera giunta per aiutare il primario.
Il dottore prese in mano alcuni utensili e iniziò la delicata operazione medica per salvare la vita alla signora Chiara Franceschini, o, come preferiva definirla la prima infermieria, la ferita RT005654 (dal codice della carta d'identità).
Il tutto durò su di una quindicina di minuti.

Quando il medico uscì dalla sala fu letteralmente aggredito da un robusto quarantenne, in piena prestanza fisica, e da due ragazze: la prima sui venti-venticinque anni, la seconda di circa dieci anni.
"Come sta mia moglie?" domandò disperatamente l'uomo che, evidemente, era il marito della donna.
"Immagino che lei sia il marito. E' meglio che mi segua in ufficio." fu la fredda risposta.
L'uomo ubbidì raccomandando alle due figliole di non preoccuparsi e di aspettarlo in sala d'attesa.
Nel passaggio fra la sala numero 34 e il suo ufficio, Colombari esaminò quel tizio notando una leggera calvizia tipica degli uomini di quell'età e una leggera predisposizione a zoppicare sulla gamba sinistra.
Entrati, il primario si sedette rapidamente dietro all'unica scrivania lì presente e si accese una sigaretta, l'altro uomo preferì rimanere in piedi.
"Ne desidera una?"
"Eh? Cosa? No... no... grazie. Non fumo. Ma... in un ospedale questo non sarebbe proibito?"
"Se le dà fastidio la spengo."
"La ringrazio. Come sta mia moglie?"
Il primario spense la sigaretta nel portacenere: "Nel referto medico c'è scritto che sua moglie ha una forte intolleranza al lattosio e un allergia alla paritaria. Ci sono altre cose che dovremmo sapere che non ci sono state comunicate?"
Sentendosi risposto con un'altra domanda l'uomo rimase leggermente sbigottito, poi si riprese: "No, non credo. Chiara ha sempre avuto una salute di ferro. Certo, qualche volta dei calmanti per l'insonnia ma niente cose eccessivamente forti."
"Capisco. La menopausa è stata un problema?"
"Menopausa?"
"Direi che questo risponde alla domanda. Lei... signor?"
"Mi chiamo Sergio Franceschini. Sono un postino. Mia moglie come sta?" richiese con insistenza.
Il medico sospirò come se avesse ancora la sigaretta in bocca, poi si girò verso la finestra ammirando il diluvio che si stava scatenando fuori; voltando le spalle al suo avventore, rispose: "Dubitiamo che riuscirà a superare la notte. Mi spiace. Abbiamo fatto tutto il possibile."
Franceschini guardò il medico con uno sguardo fra il meravigliato e l'affranto; poi scoppiò in lacrime.
"Ma... ma... perchè?"
"Le conviene correre da lei per questi ultimi istanti di vita."
L'uomo non si fece ripetere il consiglio due volte e lasciò l'ufficio di corsa.

"Mamma! Come stai?" chiese con voce piccina la più piccola delle due ragazze.
La madre, nonostante i forti dolori, guardò la figlia e le sorrise come possono fare solo le mamme.
"Sto bene, non preoccuparti." mentii: "Cos'hai fatto oggi a scuola?"
"Non è vero che stai bene..." gridò, iniziando a piangere; la secondogenita, dai numerosi film visti alla televisione, aveva ormai compreso la distinzione fra una persona che stava per tornare a casa il giorno dopo e una che invece stava per morire.
La signora Chiara lanciò uno sguardo alla più grande, ma anche lei stava piangendo guardando mestamente per terra.
"Susu, venite qua e date un abbraccio alla vostra mamma."
Le due figlie si avvicinarono e si fecero abbracciare ripetutamente, dopodichè lasciarono la stanza affinchè i genitori potessero rimanere soli.

"Amore..." il marito non riusciva a trovare niente che potesse rincuorarla; tutto gli sembrava così dannatamente banale rispetto a ciò che sua moglie si trovava ad affrontare.
"Caro, ti ho sempre amato. Ti ricordi quando ti ho chiesto di metterci assieme ancora durante il periodo delle superiori?"
"Come farei a dimenticarlo? Eri la più bella della scuola e io..."
"E tu facevi il filo alla mia amica." ironizzò.
"Ma alla fin fine ho scelto te. O sbaglio?" gli sorrise, imbarazzato, il marito.
"Non sbagli. Ti amo Sergio, baciami."
L'uomo, nonostante fosse leggermente impaurito dalle condizioni della donna, l'accontentò.
E dopo un lungo bacio la guardò negli occhi: "Ti amo anch'io Chiara."
Stavano per baciarsi una seconda volta quando furono interrotti dal bussare della porta.
Si affacciò un'infermiera: "Scusatemi. Disturbo? Avrei dei documenti da fare firmare se fosse possibile."
"Dannata burocrazia. Anche a pochi passi dalla morte non ci lascia in pace." disse la morente.
"Già..." balbettò a disagio il postino (non riusciva a comprendere la tranquillità con cui sua moglie stava per affrontare l'ultimo passo).
"Mi scusi infermiera. Potrebbe portarmi le carte riguardanti il silenzio assenso? Desidererei che i miei organi non fossero donati ad altre persone senza la mia autorizzazione."
L'infermiera prese una cartella che aveva sottomano, estrasse un foglio e lo espose alla signora.
"Ecco qua!"
"Grazie mille."
Nel giro di cinque minuti, la donna firmò tutti i vari fogli e i due sposi furono di nuovo lasciati soli.

Verso le due di notte echeggiò di nuovo la sirena di una delle ambulanze del paese.
Questa volta, sul lettino, era sdraiato un uomo di trentasei anni: aveva appena avuto un attacco di cuore.
"Paolo Sandrini. 36 anni. Gruppo sanguigno 0 negativo. Sua moglie l'ha trovato semi-incosciente sul divano mentre guardava la televisione e c'ha chiamato subito." disse il conducente dell'ambulanza al primario ch'era corso repentinamente a guardare cosa fosse successo.
"Portatelo nella sala n°121. Quella adibita per le operazioni di cardiovascolazione."
L'esame medico durò circa venti minuti.

"Come sta?" fu la domanda della donna che aggredì il medico appena uscì dalla stanza.
"Come odio questa domanda. Ed è già la seconda volta nella stessa giornata." pensò fra se e se Marco.
"Immagino che sia la moglie, giusto?"
"Serena Verdi. In realtà convivo con Paolo da circa tre anni, probabilmente ci saremmo sposati in ottobre. Ma...
ma... ora..." la donna scoppiò in lacrime.
"Ha già avuto degli attacchi di questo tipo?"
"No, non mi pare."
"Strano." bofonchiò il medico.
"Come sta?"
"Lei non è una parente. Purtroppo, per riserve mediche, non posso dirle nient'altro."
"Ma... ma... almeno posso vederlo?" domandò delusa.
"Ovviamente. Ma è sotto sedativi. Dubito che potrà parlarci. Le conviene pregare se crede."
"Non credo, ma gli starò lo stesso vicino tenendogli la mano."
Mentre la donna si apprestava ad entrare dal suo, forse, futuro marito; una dottoressa (la neo-laureata) si avvicinò al primario.
"Non sapevo che fosse anche un cardiochirurgo."
"Ho fatto la specialistica in cardiovascolarizzazione. Ha messo il signore Sandrini in lista d'attesa per il trapianto di cuore come le avevo detto di fare."
"Certo. Appena ci sarà qualche novità, le farò sapere. Anche se probabilmente sarà questione di qualche mese"
"Non so se basterà. Speriamo in bene." fu il pensiero di Colombari.

Alle sei e trentasei del mattino un allarme risuonò nella sala numero 34.
Alle sei e trentasette i medici dell'ospedale, col defibrillatore, tentarono l'impossibile per rianimare la signora Chiara Franceschini.
Alle sei e quaranta l'elettrocardiogramma della signora RT005654 risuonava vuoto e continuo.
Alle sei e cinquantasei un esperto in neurofisiologia dell'ospedale, un rianimatore e il medico legale dell'ospedale stabilirono il decesso celebrale della paziente.
Alle sette in punto risuonò il medesimo allarme in un'altra zona dell'ospedale: nella sala numero 121.
Alle sette e cinque il signore Paolo Sandrini fu dichiarato fuori pericolo, ma in condizioni d'emergenza.
Alle sette e sei il primario dell'ospedale, il cardiochirurgo Marco Colombari, avvertì la sua assistente di dare massima priorità nella lista d'attesa al paziente Sandrini.
Alle sette e un quarto l'ente statale per lo scambio d'organi, visto il gruppo sanguigno non comune del signor Paolo Sandrini e vista la tarda entrata nella lista d'attesa per i trapianti, rifiuta di dare le priorità sufficienti per ricevere in tempo l'organo.

"Maledizione!" gridò fra se e se il cardiochirurgo: "MALEDIZIONE! Quegli stronzi di statali non capiscano la gravità della situazione. Già è un miracolo se quell'uomo giungerà fino a domani, se loro non mi danno le dovute autorizzazioni ci sarà impossibile salvarlo. MALEDIZIONE!"
Agitato il medico si accese una sigaretta per cercare di calmarsi; la neo-laureata lo ammonì.
"Non dovrebbe fumare qua!"
"Non mi rompa le scatole! LO SO!" gridò esasperato l'uomo.
"Ma che cosa gliene importa di quell'uomo. La nostra vita di medici è questa, siamo abituati a vedere la gente morire. E' semplice destino, se facessimo un dramma per ogni uomo che ci morisse sotto gli occhi non potremmo più dormire la notte."
"Come odio la banale superficialità del cinismo di questi giovani che credono d'aver capito tutto della vita, sono insopportabili." questo è quel che pensava, ma che non disse... ciò che invece pronunciò fu: "Ma lei, cosa ci fa qua?"
"E' morta la signora RT005654. Ci sarebbero dei documenti da firmare."
"Capisco, passameli che li firmò subito."
Il medico iniziò facendo un'elegante firma corsiva che mostrava le sue iniziali ma quando giunse al terzo documento, ch'era il referto medico, s'interruppe e guardò meravigliato la cartella.
"Ma... ma... è incredibile! E' INCREDIBILE!"
"Cosa sarebbe incredibile?"
"Questa donna e quell'uomo. Forse gli organi di quella donna sono compatibili con quelli del signor Paolo Sandrini... forse..."
"Mi spiace ma devo fermarla. Purtroppo la signora RT005654 ha fermamente dichiarato di non voler donare i propri organi."
"COSA? Quella... NON importa! Predisponi tutto il trapianto. Non c'è tempo. A costo d'andare contro la legge non ho intenzione di lasciare morire una persona senza aver fatto tutto il possibile."
"Non glielo posso permettere." ribattè risoluta la neo-laureata.
"Senta, non ho intenzione di ripetermi. Se non mi aiuterà troverò qualcun'altro disposto a farlo."

Dopo circa mezz'ora il primario Marco Colombari e altri quattro dottori entrarono velocemente nella sala numero 34.
Attorno alla salma della signora Chiara Franceschini c'erano i familiari che stavano ancora piangendo la sua morte.
"Che cosa volete? Non ne avete avuto abbastanza di aver lasciato morire mia moglie?" domandò disperato il marito.
"Ma papà, lo sai benissimo che hanno fatto tutto il possibile per cercare di salvare la mamma." ribattè la figlia maggiore.
"Già. E' vero. Vi chiedo scusa, ma sono affrontato dal dolore ed è difficile ragionare. Comunque come mai siete qua?"
"Abbiamo bisogno del cuore di sua moglie per un difficile trapianto e salvare la vita ad un uomo che è posizionato in lista d'attesa in un posto troppo basso." rispose il primario.
"COSA? Non ve lo permetterò! Il mio stesso amore ha richiesto che il suo corpo non fosse distrutto da dei banali divoratori di cadavere. Il suo cuore deve rimanere a mia moglie; non voglio che finisca nel corpo di un'altra persona. Non voglio che il suo animo si possa riversare
altrove."
"Sono sciocchezze. Viviamo nel secolo della scienza e della ragione; non possiamo far morire una persona per lodare un cadavere." disse uno dei medici che accompagnava il primario.
"Lasciate perdere le discussioni etiche e prendete il cadavere. Non c'è molto tempo." rispose lo stesso Colombari.
"FERMI! Non ve lo posso permettere! Non vi permetterò che il corpo di mia moglie diventi una merce medica. Non voglio che uno degli ultimi voleri della mia Chiara sia distrutto così."
Le parole del signor Sergio Franceschini però non furono ascoltate e i cinque medici iniziarono a posizionare il cadavere su di una brandina.
La bambina più piccola, lì presente, iniziò a piangere.
"Uaaaa... papà, dove stanno portando la mamma?"
Il padre perse per un breve momento la ragione e attaccò il medico più vicino con un destro; subito due dottori, aspettandosi una simile reazione, placcarono l'uomo permettendo agli altri tre medici di portare il corpo in una sala operatoria.

Alle otto e mezza ebbe iniziò il prelievo del cuore della signora Chiara Franceschini.
Alle otto e cinquantasette ebbe termine, con successo, il prelievo del cuore.
Al mezzogiorno dello stesso giorno, il signor Paolo Sandrini dichiarava di essere favorevole al trapianto d'emergenza.
Alle due del pomeriggio ebbe inizio il trapianto di cuore.
Alle tre e mezza l'operazione si concluse felicemente senza alcun segno di rigetto.
Alle cinque il signor Sandrini iniziò il trattamento immunosoppressivo, a base di farmaci immunosoppressori, che sarebbe durato per tutta la sua esistenza per evitare improvvisi segni di rigetto.
Una settimana dopo il signor Paolo Sandrini, con la sua futura moglie, lasciò l'ospedale completamente fuori pericolo.
Un mese più tardi il primario Marco Colombari fu invitato a presentarsi al tribunale di giustizia per difendersi dalle accuse di mancata etica medica, dileggio di cadavere, negligenza ospedaliera e insulto.

Queste furono le parole dell'accusa: "Il mio cliente, il signor Sergio Franceschini, è stato preso da un soppruso terribile da parte del medico che curava sua moglie. Dopo averla fatta soffrire di un atroce morte e di un'agghiacciante dipartita fatta di dolorosi lamenti e grida non ha lasciato in pace la poveretta. NO! Ha preferito infierire sul cadavere. Ha estratto il cuore della donna per donarlo ad un altro uomo.
Sicuramente questo basterebbe per condannarlo, ma vorrei farvi notare, cara giuria, che ciò che abbiamo di fronte è un fortissimo problema etico.
Se voi dite donate l'assoluzione a quest'uomo voi giustificherete che TUTTI i nostri morti, futuri e passati non saranno più considerati tali. Le anime dei vostri parenti saranno depredati per essere donati ad uno spietato ricettacolo di organi e tessuti e anche il vostro corpo potrà diventare un mero contenitore di parti di ricambio per un essere umano.
La vostra vita, la vostra anima, il vostro stesso essere quando sarete morti smetterà di esistere e diventerete banalmente delle "cose" sfruttabili a piacimento dalla società civile che non vorrà e, anche se volesse, non potrà più avere rispetto per il vostro corpo. Volete tutto questo? Volete veramente trasformarvi in oggetti?
Abbiate giudizio e votate per condannare quell'uomo ch'è andato contro tutte le leggi dell'etica medica."

Queste furono invece le parole della difesa: "La vita della signora Chiara Franceschini è stata difesa dai medici dell'ospedale dove lavora il primario Marco Colombari con forza e determinazione.
Mai, e ripeto MAI, ci sono stati segni di cedimento fra l'equipe medica e tutti hanno lottato fino all'ultimo affinchè la signora Chiara Franceschini potesse continuare a vivere.
Quindi sicuramente la mancata negligenza medica non può sussistere.
Per quanto riguarda il punto di vista medico, cara giuria, vi vorrei far notare che il signor Marco Colombari ha salvato la vita del signor Paolo Sandrini; una persona umana! Una persona come me e voi che senza quel cuore avrebbe perso tragicamente la vita e ora non sarebbe felicemente sposato con la signora Serena Sandrini.
L'assurdità di questa etica medica è che si sta ponendo il rispetto di un cadavere al di sopra del rispetto della vita umana: non possiamo e NON dobbiamo permettere che questo accada perchè la prossima volta fra i pazienti che stanno per morire e per perdere la vita a causa della mancanza di un cuore, di un fegato o di un qualsiasi altro organo potreste essere voi.
Votate con saggezza e per la vita. Votate per l'assoluzione di quell'eroe che ha salvato la vita di un uomo felice."

Il giudizio della corte fu il seguente: "Ascoltata la difesa e l'accusa, ascoltata la testimonianza del signore Sergio Franceschini e del signore Paolo Sandrini, ascoltata la testimonianza della dottoressa Claudia Maiani, neo-laureata in cardiochirurgia, visionati i vari referti medici della signora Chiara Franceschini e del signor Paolo Sandrini, secondo i poteri conferiti dal nostro stato, dalla nostra regione e dal nostro comune, secondo le leggi che difendono i diritti del medico e del paziente e in relazione alla regole del codice civile e del codice penale noi consideriamo l'accusato Marco Colombari assolto dalle accuse di neglienza e offesa, colpevole delle accuse di mancata etica medica e di dileggio di cadavere.
Viste le dovute attenuanti il dottore Marco Colombari dovrà pagare cinquantamila euro di penale alla famiglia Franceschini più le spese del processo, non potrà eseguire operazioni d'ordine chirurgico per sei mesi, dovrà seguire per un anno un corso d'etica medica presso un'università di medicina. La seduta è tolta."

Il primario Marco Colombari fece quanto richiesto dalla corte di giustizia.
Non ci furono ulteriori ricorsi e dopo sei mesi potè riprendere normalmente il suo lavoro di medico.
Ciononostante tutto questo ebbe un forte risalto mediatico nell'ospedale e s'iniziò a seguire in maniera quasi letterale il regolamento medico.

In un'altra città dello stesso stato, qualche anno più tardi, successe un caso molto simile: due persone compatibili, una morta con il desiderio che il suo cadavere rimanesse integro, l'altra in condizioni critiche e con disperato bisogno di un fegato nuovo.
Il medico operante seguì scrupolasamente il suo dovere e, per ovvi motivi, anche il secondo paziente morì.
Ciononostante non fu avviato alcun tipo d'accusa.

NOTE FINALI
Il brano non è ambientato in Italia per quanto l'ambientazione è ispirata al nostro stato.
L'autore non conosce praticamente niente riguardo malattie, tumori, organi e terminologie mediche specifiche e non, se ci fosse qualcosa di non adeguato, chiedo umilmente scusa.

  
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