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Autore: IrethTulcakelume    26/08/2014    1 recensioni
L’ultima cosa che scorgo sono due occhi verdi pieni di terrore, le pupille ridotte a due spilli dalla consapevolezza che è troppo tardi.
L’ultima cosa che sento è la sua voce, quella voce che mi ha fatto sentire al sicuro, che grida. ‘No! Noooooo! Draco non farlo!’
E l’ultima cosa che dico, mentre mi lascio cadere dalla Torre, è appena un sussurro, ma sono sicuro che lui l’abbia sentito.
‘Ti amo.’
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L’ULTIMA COSA
 
Sto camminando, non so neanche perché. Dove trovo la forza di mettere un piede davanti all’altro? Non lo so. O forse sì. Forse è la consapevolezza che tra poco tutto questo dolore finirà. O almeno, lo spero. Perché io non voglio più essere costretto a soffrire per qualcosa che non posso avere. Non ce la faccio più… voglio farla finita.
 
Sono in questo maledetto corridoio. Sì, è proprio quel corridoio. Quello in cui lui è fuggito da me… e ho provato a tirare avanti ugualmente. Forse potrò sembrare patetico. Lo sembro anche a me stesso.
Ma io lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Harry non l’avrebbe mai accettato.
 
Stanza delle Necessità.
Lo tiro subito dentro la porta di legno intagliato che si è appena creata nel muro, quasi con prepotenza, afferrandolo per il colletto della camicia. Chiudo la porta. Lui si avvicina per baciarmi. Mi tiro lievemente indietro. Non ora. Potrei non riuscire a separarmi da lui. Perché lo so che appena gli dirò la verità fuggirà via da me. Sono un mostro. Lo so.
‘Draco… che fai…’ mormora sottovoce. Vorrei saperlo anche io.
‘Aspetta… Harry…’ deglutisco rumorosamente. Sento gli occhi cominciare a velarsi di lacrime. Lui mi guarda preoccupato. Fisso quegli occhi verdi attentamente, e già sento nostalgia attanagliare il mio cuore. So che questa sarà l’ultima volta che potrò averlo così vicino. ‘È… ora… che tu sappia…’ lo dico con la voce spezzata dai singhiozzi.
Lui mi allaccia le sue braccia attorno alla vita. Per un attimo sono tentato di perdermi in quell’abbraccio, come ho già fatto molte volte. Memorizzo la sensazione di quelle braccia intorno al corpo. Non voglio dimenticarlo. So che mi farà male ricordare, ma non posso cancellare la parte migliore di me. ‘Hey… calma, va tutto bene…’ Mi accarezza la schiena dolcemente. Anche io vorrei che andasse tutto bene.
Gli sposto lentamente le mani dai miei fianchi. Senza dire niente, sollevo la manica sinistra della mia camicia. Chiudo gli occhi. Non voglio vedere il disprezzo nei suoi occhi.
Ormai ho tutto l’avambraccio scoperto. Le lacrime continuano a sgorgare copiosamente dai miei occhi. Lo sento indietreggiare.
‘No… non è possibile…’ Sento la sua voce incrinarsi. Sollevo le palpebre, e vedo che ora anche lui sta piangendo. ‘Dopo… dopo tutto quello che ho fatto per te… Ho provato a cambiarti, ma non è servito a niente! Perché?! Perché Draco?! Perché, perché…’
‘Non ho avuto scelta!’ gli grido, la voce esce strozzata.
Lui mi guarda, e in quelle iridi scorgo solo una grande delusione. Se solo potesse capire… se solo potessi dirgli perché ho dovuto prendere il Marchio!
Indietreggia ancora. Afferra la maniglia della porta. Continua a piangere, il petto scosso da singhiozzi irrefrenabili. Esce dalla Stanza e scappa. Scappa da me. Dal mostro che sono diventato.
Che sono sempre stato.
 
Continuo a camminare lungo il corridoio. Mi sembra di sentire ancora la sua voce. Vorrei che potesse essere qui. Vorrei che cercasse di fermarmi. Ma so che non lo farà. Sento di nuovo le lacrime graffiare il mio viso, soffermandosi sulle labbra, che iniziano a tremare. Il mio petto è scosso dai tremiti.
Guardo una delle finestre di questo lungo corridoio. Sta piovendo. Piove, piove… sento il picchiettare deciso delle gocce sul vetro, ma so che se fossi lì fuori non sentirei l’acqua scivolare su di me. Non mi importerebbe. Dopo tutto, ormai, di cosa potrebbe importarmi?
 
Decido di fermarmi. Osservo i fili di metallo che attraversano il vetro del finestrone, e lo apro. Le gocce mi sferzano la faccia.
Sollevo il viso verso le nubi scure, cariche di rabbia. Una cieca disperazione si impossessa di me. Cerco di urlare, ma nessun grido lascia le mie labbra. Il nodo in gola che le lacrime hanno creato me lo impedisce.
Improvvisamente ritiro il viso dalla cornice della finestra. Per un attimo, mi è venuto l’impulso di farla finita qui.
Ma non è questo il luogo in cui tutto deve finire.
Finirà dove è iniziata.
Non mi curo di richiudere la finestra.
Riprendo il mio tragitto, questa volta correndo. Sento, come in lontananza, ovattati, i miei passi rimbombare tra le mura della scuola che mi ha visto crescere.
Proseguo.
Salgo la scala facendo quattro gradini alla volta.
Finalmente ho raggiunto la mia meta.
La Torre di Astronomia.
 
‘Perché sei qui, Sfregiato?’ gli chiedo, con la mia solita espressione sogghignante.
‘Potrei chiederti la stessa cosa, Furetto.’ Mi risponde lui.
Restiamo in silenzio per qualche minuto. Nessuno dei due ha intenzione di rispondere. Ad un certo punto, Harry comincia a parlare.
‘Sai, sono un po’ di giorni che mi è tornata in mente una cosa, e volevo farti una domanda in proposito…’ si appoggia con la schiena contro la parete, incrociando le braccia. ‘Ti ricordi il nostro primo giorno ad Hogwarts, vero?’ dicendolo mi osserva attentamente.
Al ricordo mi irrigidisco. Non so dove voglia andare a parare. Per il momento, decido di reggergli il gioco. ‘Ovviamente, Potter. Sono passati solo sei anni. Sono forse troppi per le tue sinapsi atrofizzate?’ gli rispondo, cercando di celare al meglio le mie emozioni. Non sono sicuro di riuscirci molto bene.
Lui abbassa lo sguardo. ‘Beh, ecco, vedi… ti volevo chiedere… Tu ci tenevi davvero a diventare mio amico?’ Mi guarda incerto.
Mi appoggio distrattamente a pochi centimetri da lui, assumendo la stessa posizione. ‘Se non mi fosse interessato, non te l’avrei mai chiesto.’ Non voglio girarmi verso di lui. Ho paura dei sentimenti che potrei scorgere in quegli occhi verdi che mi hanno sempre affascinato.
‘E… se io ora ti chiedessi se le tua proposta è ancora valida?’
Mi volto di scatto verso di lui. Tutto mi aspettavo, tranne quella domanda. Vedo il suo viso attraversato dall’insicurezza. Penso attentamente a quello che voglio dire. Non posso scoprire subito tutte le mie carte. ‘Cosa vorresti che ti rispondessi?’ Lo guardo con un sorrisino triste. Senza accorgermene mi avvicino impercettibilmente, e anche lui fa lo stesso.
‘Non so… forse la verità.’ Risponde colmando un altro po’ della distanza tra i nostri visi. Ormai pochi millimetri separano le nostre labbra.
‘In tal caso…’ dico deglutendo, ‘ti risponderei…’ mi avvicino ancora. Manca pochissimo. Lo sento fremere, posso sentire il suo respiro caldo mescolarsi al mio, ‘di sì…’
Finalmente Harry annulla quei pochi millimetri di distanza che ancora separava le nostre bocche per posare dolcemente le sue labbra sulle mie.
Non so cosa mi sta succedendo. Non ci voglio neanche pensare. Chiudo gli occhi, e rispondo a quel lieve tocco, avvicinando la mia mano al suo viso, lasciandovi qualche piccola carezza.
Continuiamo a baciarci così, senza fretta, senza pensare alle conseguenze che quello che stiamo facendo potrebbe avere.
Dopo alcuni minuti, comincio a volere di più. Picchietto dolcemente con la lingua contro la sua bocca, come per chiedergli il permesso. Presto cominciamo ad approfondire il bacio. Le sue braccia si avvolgono intorno ai miei fianchi, e io premo le mani contro la sua nuca spettinata, bisognoso di quel contatto.
Andiamo avanti così per molto tempo, non so neanche da quanto siamo lì.
 
Non riesco più a pensare a quel momento intriso di gentilezza, quando non c’era urgenza nei nostri gesti.
Ricordo ogni istante trascorso con Harry: i baci, le carezze, le notti passate insieme… È questione di attimi, e presto non ricorderò più niente.
Mi appoggio con le braccia alla ringhiera. Posso vedere il Lago Nero, di fronte alla scuola, dove scherzavamo e ci punzecchiavamo. Sorrido al ricordo. Ma subito l’immagine di Harry che fugge dalla Stanza delle Necessità mi riassale, e il mio sorriso si trasforma in una risata isterica. Non mi importa del rischio di essere sentito.
Lentamente, comincio ad appoggiare il piede destro sulla prima sbarra di metallo. Il sinistro prende rapidamente posto di fianco al gemello, e mi giro, sedendomi sulla sbarra più alta, voltandomi verso l’interno della Torre di Astronomia.
Per qualche secondo non penso a niente.
Poi sento passi di corsa che percorrono urgenti i gradini della scala.
Una calma innaturale si impossessa di me. Facendo attenzione ad ogni singolo gesto, mi sollevo in piedi.
Le mie labbra si tendono lievemente in un timido sorriso, sento ancora gli occhi pizzicare.
L’ultima cosa che scorgo sono due occhi verdi pieni di terrore, le pupille ridotte a due spilli dalla consapevolezza che è troppo tardi.
L’ultima cosa che sento è la sua voce, quella voce che mi ha fatto sentire al sicuro, che grida. ‘No! Noooooo! Draco non farlo!’
E l’ultima cosa che dico, mentre mi lascio cadere dalla Torre, è appena un sussurro, ma sono sicuro che lui l’abbia sentito.
‘Ti amo.’
  
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