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Autore: H A N A K O    26/08/2014    0 recensioni
Da anni, il paese del fuoco e quello del buio sono in guerra. La seconda grande guerra non era bastata a placare il loro odio. Ladri del paese del buio saccheggiavano i villaggi al confine del paese del fuoco, era così da sempre. I quattro ragazzi non sapevano il motivo del trasferimento del loro amico, ma speravano di rivederlo.
Genere: Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi! Sono tornata con la seconda parte della storia che spero possa piacervi. C'è una piccola scena divertente che mi sono divertita a scrivere. Detto questo vi lascio alla lettura. Ci vediamo in fondo: :)


Il corpo era freddo e la pelle pallida. I medici non poterono far altro che dichiararne la morte.
L’imperatore era stato ucciso e il colpevole non c’era.

La mattina era iniziata come tutte le altre, o quasi. Le vie della città erano un continuo borbottare e sospiri. Reita era uscito di casa non sapendo dell’omicidio della scorsa notte, era arrivato a scuola insieme ad Aoi, gli altri erano già arrivati.
− Ciao Aoi, finalmente sei arrivato. Ho un regalino per te. – Il sorriso malizioso del castano spaventò un po’ il moro.
− Cosa intendi? −
− La scommessa di ieri, l’amo. A casa ho la canna da pesca e l’amo tutto per te, sei contento? –
− No! Io pensavo che scherzassi, io non faccio l’amo. – Fece qualche passo indietro terrorizzato.
− Hahaha! Quando è finita la scuola vieni a casa mia così ti amo. – Scherzò il castano con una risata malefica.
− Non ci penso neanche! −
− Devo ricordarti che sei stato proprio tu a proporre la scommessa? – Aoi fece un sospiro.
− Hai vinto Uruha. – Kai e Reita si misero a ridere.
Reita guardò l’orologio appeso alla facciata della scuola, la campanella sarebbe dovuta suonare dieci minuti fa, ma di lei neanche un rintocco.
− Vi siete accorti che la campanella non è suonata? – Guardarono tutti verso l’orologio.
− E’ vero, è in ritardo. –
− Chissà cos’è successo? –

 Erano nel panico, dovevano annunciare agli studenti che le lezioni erano sospese ma nel contempo, non riuscivano a credere a quello che era successo.− Fate entrare gli studente nelle classi, comunicategli la notizia e mandateli a casa. La situazione è critica. – Sentenziò il preside della scuola.
− Come desidera, vado ad aprire le porte. –
− Perfetto, non dite troppo. Ci penseranno i giornali e il vociare la fuori a informare i ragazzi.
Le porte furono aperte, gli studenti entrarono e si diressero tutti verso le rispettive classi. I quattro andarono a sedersi ai rispettivi posti, l’insegnante entrò silenzioso dalla porta scorrevole. Si sedette sulla sedia e fissò attentamente il pubblico davanti a lui.
− Ragazzi, per ragione che al momento non posso spiegarvi, le lezioni di oggi saranno sospese. – Un boato di scontento si levò dai banchi.  – Ragazzi non si accettano obiezioni, quando tornerete a casa saprete il perché. Adesso ho l’ordine di mandarvi a casa. – Reita e gli altri si scambiarono uno sguardo incerto. A forza, tutto gli studenti furono fatti uscire dalla struttura e le porte furono chiuse. La piazzetta davanti all’edificio era deserta. I quattro ninja percorrevano a passo lento la strada verso casa, insieme a loro qualche ragazzo dell’istituto. Non facevano altro che discutere sullo strano comportamento degli insegnanti, solo il secondo giorno di scuola e già si sta a casa, la cosa è sospetta.
− Secondo voi perché ci hanno mandati a casa subito? – Domandò Uruha all’improvviso.
− Non lo so, ma qualsiasi cosa sia successa è qualcosa di grave. – Gli rispose Kai freddo.
Poi a Uruha venne in mente qualcosa.
− Aoi, ma tu non dovevi fare l’amo? – Gli brillavano gli occhi.
− Oh Uruha, ti amo tanto anch’io, baciamoci. – Aveva fatto le labbra a culo di gallina e gli stava mandando piccoli bacetti avvicinandosi a lui superando Reita che li divideva.
− AHHHH! Brutto porco stai lontano!!!!! – Uruha emise un urlo da donna in pieno periodo mestruale. Aveva usato il biondo  come scudo per non far avvicinare il moro.
− Dai sto scherzando, mica ti bacio per davvero. −
− Brutto porco pervertito! Non osare mai più fare una cosa del genere! – Tutti quelli che erano nella loro stessa via, si erano girati a guardarli.
− Dai calmati, non puoi fare finta di niente? – Intervenne Kai.
− Sì certo, mi si scompigliano i capelli. – Si passò una mano fra i capelli per pettinarli.
− Uruha ma quanto se fi… −
− Non mi interessa. –  Reita fu interrotto  bruscamente. – Quando andiamo a vedere Aoi fare l’amo? −
− Io non faccio l’amo! −
− Perché non  ci andiamo adesso? Tanto siamo usciti prima. – Fu la brillante proposta di Kai
− Kai ha appena avuto un’idea fantastica. Vado un secondo a casa a prendere la canna. – Si mise a correre verso casa sua, gli altri lo seguivano.  Entrò di corsa nel negozio della madre e si diresse verso il dietro del bancone, l’ultimo ad arrivare fu Aoi. Entrarono nel negozio e si appoggiarono agli scaffali prendendo fiato.
Uruha era salito in camera sua, aveva fatto sbattere la porta scorrevole in un suono acuto, che si udì fin nel negozio.  La canna, era sul divanetto blu spento vicino al letto, la prese e volò di sotto. Uscirono dal negozio correndo verso il fiume, con canna da pesca al seguito.
Non badarono alle domande della madre di Uruha, non le sentirono neanche.
Corsero e basta.

 Giunsero al fiume correndo come matti. Una volta arrivati si buttarono per terra ridendo, la canna da pesca scivolò dalla mano del più alto e finì a pochi metri dalla riva. Risero, risero rumorosamente.
Il castano  si alzò per andare a prendere la canna, si levò la borsa a tracolla e la poggiò in terra. Ne estrasse un barattolo con dentro gli ami. – Aoi io sono pronto, vieni? −
− No, non faccio da amo. −
− Ma la scommessa l’ha decisa tu, sii un vero ninja. – Il moro si era alzato dall’erba verde e andò verso il ragazzo seduto.
− Appendimi pure col tuo amo, ma appena mi sento ridicolo smetto. −
− Va bene, solo non troppo presto. – Ridacchiava mentre gli infilava l’amo fra i fili di tessuto della maglietta celeste. Gli altri due se la ridevano mentre si avvicinavano al letto del fiume.
Aoi entrò nell’acqua tiepida, ebbe un brivido. Si immerse fino al collo e rimase fermo. Il castano teneva fiero la lenza, sperava davvero di poter pescare qualcosa.
Dopo mezz’ora, Aoi era fuori dall’acqua. Si era tolto la maglietta e si era disteso con gli altri al sole. L’aria era fresca, muoveva appena i fili d’erba.
− Che peccato, non ho pescato niente. – Rivolse lo sguardo verso Aoi – Non sei gran che come amo. – Si lamentò il castano steso a pancia in giù sul prato.
− L’acqua è fredda. – Sbuffò di rimando il moro seccato.
Per tutto il tempo in cui rimasero distesi, Reita aveva solo due pensieri nella testa: Ruki e il problema al villaggio. Non aveva ancora capito il motivo della sua partenza, non sapeva il motivo del terrore fra gli abitanti del villaggio. Non sapeva molte cose.
Decisero di rientrare al villaggio, erano stati fuori tutto il pomeriggio e non avevano pranzato. Andarono in un ristorante e ordinarono. Mangiarono con voracità, avevano fame, prima di uscire, rimasero un po’ seduti a parlare. Il proprietario si avvicinò a loro, aveva l’espressione cupa, quasi affranta. 
− Spero che il pranzo sia di vostro gradimento. – Commentò l’uomo con voce roca.
− E’ tutto buonissimo come sempre! – Strillarono Uruha e Kai in coro.
− Ne sono felice. Avete saputo la notizia? −
− Che notizia? – Domandò Aoi, la mano gli si era bloccata a mezz’aria, le bacchette tenevano del riso.
− Cosa? Non lo sapete? Non ve l’anno detto? −
− No. −
− La scorsa notte, un assassino misterioso ha ucciso l’imperatore. Non si è ancora trovato il colpevole, i ninja guardiano l’anno trovato nella sua stanza. −
I quattro spalancarono la bocca dallo stupore. Non credevano a quello che avevano appena sentito. Il sovrano del villaggio del Fuoco era stato assassinato.
− Si hanno già dei sospetti? – Domandò di slancio Kai.
− Sì ovviamente, Il paese del Buio. −
Reita sbatté la ciotola del riso sul tavolo e si alzò di scatto in piedi facendo preoccupare gli altri.
− Reita che c’è? −
− Cos’hai? −
− Ve ne siete già dimenticati? Vero? −
− Eh? Ma di che parli? – Aoi era confuso.
− Parlo di Ruki. Non vi ricordate che senza un motivo se ne andato nel paese del Buio, ve lo ricordate?! −
Nel ristorante si creò il silenzio, erano gli unici presenti in quel momento.
− Certo che me lo ricordo, ma ora come ora non possiamo fare niente. –Disse serio Uruha.
− Anche volendo non possiamo rapirlo e portarlo qui, ci uccideranno prima di metterci piede. −
− Vi arrendete troppo facilmente! −
− Non è così, la conosci anche tu la fama del paese del Buio. Ha ragione Aoi. – Reita si risedette abbassando lo sguardo.
− Rei credimi, se potessimo andare a riprendere il nostro amico l’avremmo già fatto, ma per adesso è impossibile. – Kai aveva messo fine al discorso. Reita si sedette e riprese la ciotola del riso, e in silenzio, riprese a mangiare.
− Mi dispiace per il vostro amico, doveva avere un buon motivo per andare fin laggiù. −  Il proprietario stava asciugando dei bicchieri.
− Si credo di sì. −
Si alzarono, pagarono e uscirono. Erano le sette di sera e ognuno si stava dirigendo versa la propria casa, nessuno di loro spiccicò parola, troppo storditi dalla notizia improvvisa per poter fare discorsi sensati.
Reita arrivò a casa sua, entrò e a passo lento si addentrò dentro la casa. Arrivò vicino alla soglia della sala, i suoi genitori stavano parlando dell’assassinio all’imperatore.
− Saranno sicuramente stati quelli del Buio, sono famosi per questo genere di cose. Chissà cosa gli ha spinti a uccidere il sovrano. – Suo padre stava sfogliando il giornale, mentre sua madre stava sorseggiando un tè tiepido.
− Sicuramente è un attacco di stato. −
− Speriamo trovino presto i colpevoli, non mi va di girare per il paese sapendo che ci sono loro. – Fu il resto del discorso a fargli mancare il fiato per un secondo. − Reita non aveva un amico che si è trasferito nel paese del Buio? −
− Mi sembra di sì, ma se ne andato quando erano piccoli, forse non si ricorda neanche più di lui. −
− Ah ecco, per fortuna che se ne andato. Evidentemente la pensava come quei pazzi. −
Corse verso camera sua senza salutare nessuno, i suoi lo videro appena, il padre richiuse velocemente il giornale. 
Il biondo corse velocemente verso la sua stanza, aprì e richiuse la porta alle sue spalle. Si gettò sul letto sprofondando la testa nel cuscino, facendo fatica a respirare si girò a pancia in su. Rimase per un po’ avvolto nel buio, poi stufo di quel buio accese la lampada. Fissò il suo sguardo sul soffitto illuminato ed emise un sospiro profondo.
Non credeva che fosse stato lui ha fare tutto quello, non voleva crederci. Non si vedevano da nove anni, ma era convinto che non fosse cambiato. Si mise seduto sul letto  intrecciando  le gambe.
Prima che Ruki partisse, gli aveva regalato un braccialetto fatto di corte che lui stesso aveva colorato. Glielo aveva regalato in segno della loro amicizia. Non l’aveva mai tolto dal braccio, era come un fede per lui. Con l’altra mano, strinse quel braccialetto colorato, a volte gli sembrava di sentire ancora l’odore di tempera.
Il biondo prese una decisione, sarebbe diventato un bravo ninja, avrebbe protetto il suo villaggio e avrebbe riportato a casa il suo migliore amico. Lo giurò sul braccialetto.
Non aveva voglia di scendere di sotto, non aveva fame e non voleva vedere i suoi. Si ristese sul letto e cercò di dormire, era stato troppo tempo al fiume con gli altri. Dopo poco si addormentò, non si accorse neanche che sua madre lo stava chiamando.


Nel sogno stava tornando indietro nel tempo, a quando Ruki era ancora con loro, a quando era tutto perfetto.

NOTE:  Spero che vi sia piaciuta e che la storia vi abbia interessato. Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto critiche consiglie e opinione e suggerimenti , idee e considerazioni, tutto insomma. Sono pronta anche alla critica più severa. (Hehe)
Al prossimo capitolo. ;)

   
 
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