Il corpo era freddo e la pelle pallida. I medici non poterono far altro che dichiararne la morte.
L’imperatore era stato ucciso e il colpevole non c’era.
− Ciao Aoi, finalmente sei arrivato. Ho un regalino per te. – Il sorriso malizioso del castano spaventò un po’ il moro.
− Cosa intendi? −
− La scommessa di ieri, l’amo. A casa ho la canna da pesca e l’amo tutto per te, sei contento? –
− No! Io pensavo che scherzassi, io non faccio l’amo. – Fece qualche passo indietro terrorizzato.
− Hahaha! Quando è finita la scuola vieni a casa mia così ti amo. – Scherzò il castano con una risata malefica.
− Non ci penso neanche! −
− Devo ricordarti che sei stato proprio tu a proporre la scommessa? – Aoi fece un sospiro.
− Hai vinto Uruha. – Kai e Reita si misero a ridere.
Reita guardò l’orologio appeso alla facciata della scuola, la campanella sarebbe dovuta suonare dieci minuti fa, ma di lei neanche un rintocco.
− Vi siete accorti che la campanella non è suonata? – Guardarono tutti verso l’orologio.
− E’ vero, è in ritardo. –
− Chissà cos’è successo? –
− Come desidera, vado ad aprire le porte. –
− Perfetto, non dite troppo. Ci penseranno i giornali e il
vociare la fuori a
informare i ragazzi.
Le porte furono aperte, gli studenti entrarono e si diressero tutti
verso le
rispettive classi. I quattro andarono a sedersi ai rispettivi posti,
l’insegnante entrò silenzioso dalla porta
scorrevole. Si sedette sulla sedia e
fissò attentamente il pubblico davanti a lui.
− Ragazzi, per ragione che al momento non posso spiegarvi, le
lezioni di oggi
saranno sospese. – Un boato di scontento si levò
dai banchi. –
Ragazzi non si accettano obiezioni, quando
tornerete a casa saprete il perché. Adesso ho
l’ordine di mandarvi a casa. –
Reita e gli altri si scambiarono uno sguardo incerto. A forza, tutto
gli
studenti furono fatti uscire dalla struttura e le porte furono chiuse.
La
piazzetta davanti all’edificio era deserta. I quattro ninja
percorrevano a
passo lento la strada verso casa, insieme a loro qualche ragazzo
dell’istituto.
Non facevano altro che discutere sullo strano comportamento degli
insegnanti,
solo il secondo giorno di scuola e già si sta a casa, la
cosa è sospetta.
− Secondo voi perché ci hanno mandati a casa
subito? – Domandò Uruha
all’improvviso.
− Non lo so, ma qualsiasi cosa sia successa è
qualcosa di grave. – Gli rispose
Kai freddo.
Poi a Uruha
venne in mente qualcosa.
− Aoi, ma tu non dovevi fare l’amo? – Gli
brillavano gli occhi.
− Oh Uruha, ti amo tanto anch’io, baciamoci.
– Aveva fatto le labbra a culo di
gallina e gli stava mandando piccoli bacetti avvicinandosi a lui
superando
Reita che li divideva.
− AHHHH! Brutto porco stai lontano!!!!! – Uruha
emise un urlo da donna in pieno
periodo mestruale. Aveva usato il biondo come
scudo per non far avvicinare il moro.
− Dai sto scherzando, mica ti bacio per davvero. −
− Brutto porco pervertito! Non osare mai più fare
una cosa del genere! – Tutti
quelli che erano nella loro stessa via, si erano girati a guardarli.
− Dai calmati, non puoi fare finta di niente? –
Intervenne Kai.
− Sì certo, mi si scompigliano i capelli.
– Si passò una mano fra i capelli per
pettinarli.
− Uruha ma quanto se fi… −
− Non mi interessa. –
Reita fu
interrotto bruscamente.
– Quando andiamo
a vedere Aoi fare l’amo? −
− Io non faccio l’amo! −
− Perché non
ci andiamo adesso? Tanto
siamo usciti prima. – Fu la brillante proposta di Kai
− Kai ha appena avuto un’idea fantastica. Vado un
secondo a casa a prendere la
canna. – Si mise a correre verso casa sua, gli altri lo
seguivano. Entrò
di corsa nel negozio della madre e si
diresse verso il dietro del bancone, l’ultimo ad arrivare fu
Aoi. Entrarono nel
negozio e si appoggiarono agli scaffali prendendo fiato.
Uruha era
salito in camera sua, aveva fatto sbattere la porta scorrevole in un
suono
acuto, che si udì fin nel negozio.
La
canna, era sul divanetto blu spento vicino al letto, la prese e
volò di sotto.
Uscirono dal negozio correndo verso il fiume, con canna da pesca al
seguito.
Non badarono
alle domande della madre di Uruha, non le sentirono neanche.
Corsero e
basta.
Il
castano si
alzò per andare a prendere la
canna, si levò la borsa a tracolla e la poggiò in
terra. Ne estrasse un
barattolo con dentro gli ami. – Aoi io sono pronto, vieni?
−
− No, non faccio da amo. −
− Ma la scommessa l’ha decisa tu, sii un vero
ninja. – Il moro si era alzato dall’erba
verde e andò verso il ragazzo seduto.
− Appendimi pure col tuo amo, ma appena mi sento ridicolo
smetto. −
− Va bene, solo non troppo presto. – Ridacchiava
mentre gli infilava l’amo fra
i fili di tessuto della maglietta celeste. Gli altri due se la ridevano
mentre
si avvicinavano al letto del fiume.
Aoi entrò nell’acqua tiepida, ebbe un brivido. Si
immerse fino al collo e
rimase fermo. Il castano teneva fiero la lenza, sperava davvero di
poter
pescare qualcosa.
Dopo
mezz’ora, Aoi era fuori dall’acqua. Si era tolto la
maglietta e si era disteso
con gli altri al sole. L’aria era fresca, muoveva appena i
fili d’erba.
− Che peccato, non ho pescato niente. – Rivolse lo
sguardo verso Aoi – Non sei
gran che come amo. – Si lamentò il castano steso a
pancia in giù sul prato.
− L’acqua è fredda. –
Sbuffò di rimando il moro seccato.
Per tutto il tempo in cui rimasero distesi, Reita aveva solo due
pensieri nella
testa: Ruki e il problema al villaggio. Non aveva ancora capito il
motivo della
sua partenza, non sapeva il motivo del terrore fra gli abitanti del
villaggio.
Non sapeva molte cose.
Decisero di rientrare al villaggio, erano stati fuori tutto il
pomeriggio e non
avevano pranzato. Andarono in un ristorante e ordinarono. Mangiarono
con
voracità, avevano fame, prima di uscire, rimasero un
po’ seduti a parlare. Il
proprietario si avvicinò a loro, aveva
l’espressione cupa, quasi affranta.
− Spero che il pranzo sia di vostro gradimento. –
Commentò l’uomo con voce
roca.
− E’ tutto buonissimo come sempre! –
Strillarono Uruha e Kai in coro.
− Ne sono felice. Avete saputo la notizia? −
− Che notizia? – Domandò Aoi, la mano
gli si era bloccata a mezz’aria, le
bacchette tenevano del riso.
− Cosa? Non lo sapete? Non ve l’anno detto?
−
− No. −
− La scorsa notte, un assassino misterioso ha ucciso
l’imperatore. Non si è
ancora trovato il colpevole, i ninja guardiano l’anno trovato
nella sua stanza.
−
I quattro spalancarono la bocca dallo stupore. Non credevano a quello
che
avevano appena sentito. Il sovrano del villaggio del Fuoco era stato
assassinato.
− Si hanno già dei sospetti? –
Domandò di slancio Kai.
− Sì ovviamente, Il paese del Buio. −
Reita sbatté la ciotola del riso sul tavolo e si
alzò di scatto in piedi
facendo preoccupare gli altri.
− Reita che c’è? −
− Cos’hai? −
− Ve ne siete già dimenticati? Vero? −
− Eh? Ma di che parli? – Aoi era confuso.
− Parlo di Ruki. Non vi ricordate che senza un motivo se ne
andato nel paese
del Buio, ve lo ricordate?! −
Nel ristorante si creò il silenzio, erano gli unici presenti
in quel momento.
− Certo che me lo ricordo, ma ora come ora non possiamo fare
niente. –Disse
serio Uruha.
− Anche volendo non possiamo rapirlo e portarlo qui, ci
uccideranno prima di metterci
piede. −
− Vi arrendete troppo facilmente! −
− Non è così, la conosci anche tu la
fama del paese del Buio. Ha ragione Aoi. –
Reita si risedette abbassando lo sguardo.
− Rei credimi, se potessimo andare a riprendere il nostro
amico l’avremmo già
fatto, ma per adesso è impossibile. – Kai aveva
messo fine al discorso. Reita
si sedette e riprese la ciotola del riso, e in silenzio, riprese a
mangiare.
− Mi dispiace per il vostro amico, doveva avere un buon
motivo per andare fin
laggiù. − Il
proprietario stava
asciugando dei bicchieri.
− Si credo di sì. −
Si alzarono, pagarono e uscirono. Erano le sette di sera e ognuno si
stava
dirigendo versa la propria casa, nessuno di loro spiccicò
parola, troppo
storditi dalla notizia improvvisa per poter fare discorsi sensati.
Reita arrivò a casa sua, entrò e a passo lento si
addentrò dentro la casa.
Arrivò vicino alla soglia della sala, i suoi genitori
stavano parlando
dell’assassinio all’imperatore.
− Saranno sicuramente stati quelli del Buio, sono famosi per
questo genere di
cose. Chissà cosa gli ha spinti a uccidere il sovrano.
– Suo padre stava
sfogliando il giornale, mentre sua madre stava sorseggiando un
tè tiepido.
− Sicuramente è un attacco di stato. −
− Speriamo trovino presto i colpevoli, non mi va di girare
per il paese sapendo
che ci sono loro. – Fu il resto del discorso a fargli mancare
il fiato per un
secondo. − Reita non aveva un amico che si è
trasferito nel paese del Buio? −
− Mi sembra di sì, ma se ne andato quando erano
piccoli, forse non si ricorda
neanche più di lui. −
− Ah ecco, per fortuna che se ne andato. Evidentemente la
pensava come quei
pazzi. −
Corse verso camera sua senza salutare nessuno, i suoi lo videro appena,
il
padre richiuse velocemente il giornale.
Il biondo corse velocemente verso la sua stanza, aprì e
richiuse la porta alle
sue spalle. Si gettò sul letto sprofondando la testa nel
cuscino, facendo
fatica a respirare si girò a pancia in su. Rimase per un
po’ avvolto nel buio,
poi stufo di quel buio accese la lampada. Fissò il suo
sguardo sul soffitto
illuminato ed emise un sospiro profondo.
Non credeva che fosse stato lui ha fare tutto quello, non voleva
crederci. Non
si vedevano da nove anni, ma era convinto che non fosse cambiato. Si
mise
seduto sul letto intrecciando
le gambe.
Prima che Ruki partisse, gli aveva regalato un braccialetto fatto di
corte che
lui stesso aveva colorato. Glielo aveva regalato in segno della loro
amicizia.
Non l’aveva mai tolto dal braccio, era come un fede per lui.
Con l’altra mano,
strinse quel braccialetto colorato, a volte gli sembrava di sentire
ancora
l’odore di tempera.
Il biondo prese una decisione, sarebbe diventato un bravo ninja,
avrebbe
protetto il suo villaggio e avrebbe riportato a casa il suo migliore
amico. Lo
giurò sul braccialetto.
Non aveva voglia di scendere di sotto, non aveva fame e non voleva
vedere i
suoi. Si ristese sul letto e cercò di dormire, era stato
troppo tempo al fiume
con gli altri. Dopo poco si addormentò, non si accorse
neanche che sua madre lo
stava chiamando.
Nel sogno
stava tornando indietro nel tempo, a quando Ruki era ancora con loro, a
quando
era tutto perfetto.
NOTE:
Spero che vi sia piaciuta e che la storia vi abbia
interessato. Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto critiche consiglie
e opinione e suggerimenti , idee e considerazioni, tutto insomma. Sono
pronta anche alla critica più severa. (Hehe)
Al prossimo capitolo. ;)