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Autore: AyakoSoul    27/08/2014    3 recensioni
Favij sta per provare un nuovo gioco, consigliatogli da un utente anonimo, ma qualcosa va storto: perde misteriosamente la memoria e viene catapultato in uno strano mondo dove le mentalità delle persone si ricreano sotto forma di esseri viventi. L'unico modo per uscirne è andare in un altro mondo parallelo al primo, Nemes, ed affrontare le proprie Nemesi di tutti i giorni. Ma una minaccia per oscuri motivi sta decimando le Nemesi e, senza di loro, le persone che incarnavano nel mondo vero finiscono in coma e non riescono più a risvegliarsi. Riuscirà il ragazzo a non morire in un mondo che non gli appartiene?
Tratto dal capitolo 3:
“..Favij eh? Che bei ricordi hai trovato. Sembri quasi una persona..vera. Mi sa che ci divertiremo insieme.” una voce lontana gli rimbombò nelle orecchie, mentre il mal di testa continuava a fargli pulsare la tempia.
Dal capitolo 5:
I suoi dubbi si stavano insinuando nella sua testa, mentre il ragazzo con la mano fu talmente veloce che riuscì a provocargli un taglio laterale al fianco con la sola mano, facendogli perdere molto sangue e causargli un dolore indicibile.
...possibile che fosse Favij?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Favij, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Quella mattina Omega venne svegliata dai due amici quando ancora aveva sonno.

Era passata una settimana dalla sconfitta delle Nemesi, trascorsa in riposo e nullafacenza.

Avevano conosciuto un po' meglio Steve, il loro nuovo compagno, trovandolo molto simpatico e disponibile.

Ma la sera prima, Omega aveva dormito poco, dopo aver ripensato in continuazione alla frase detta da Steve...e al “piccolo segreto” tenuto tra di loro.

Non che fosse qualcosa di molto grave, ma aveva paura che si preoccupasse per quel che aveva fatto...

E se Steve avesse avuto ragione? Se davvero Favi avrebbe pensato pensato che lei era un mostro? Una morsa le strinse il petto, così dormì pochissimo quella notte.

-Forza...alzati!- esclamò Favi scrollandole le spalle.

Quella si alzò di scatto e gli diede un altro schiaffo alla fronte.

-Ahia, cazzo!- imprecò quello.

-Così impari- ridacchiò la ragazza, e un'altra volta Favij le arruffò i capelli con la mano.

Rimasero a far finta di litigare per ancora qualche minuto, poi la ragazza si alzò e si stiracchiò, preparando la sua roba.

I due le spiegarono cosa avevano in mente: Steve avrebbe viaggiato in incognito, mentre i due compagni, accusati di un semplice furto, non sarebbero stati intralciati senza tanti problemi.

-E dove andremo?- chiese la ragazza, incuriosita.

-Lontano da qui, questa città mi cerca. Ah, dimenticavo di dirvi che il viaggio riguarda solo me:voi potete benissimo decidere se venire con me o meno- rispose prontamente il fuggitivo.

A Omega brillarono gli occhi, e si voltò a guardare Favi.

-Bhe, così potrai andare alla ricerca di altre Nemesi!- esclamò decisa, ma subito dopo si bloccò, voltandosi verso il biondo, che la guardava col sopracciglio inarcato.

Abbassò il capo: ancora lui non ne sapeva niente.

-Credo che sia ora di spiegarmi cosa ci fate veramente in questo posto.-

Omega si voltò verso Favi che, rassegnato, le fece un cenno col capo.

Così, lui seppe tutto.

Del perché erano accusati di furto, delle Nemesi, del ragazzo mascherato – appena lo citarono, la ragazza abbassò gli occhi – e delle battaglie e delle loro origini.

In quel momento, lo sguardo di Steve era variato dall'impassibile allo sbigottito.

Di sicuro non era una cosa facile da digerire, per lui, abituato alla tranquillità distorta di Nemes.

Alla fine del loro “racconto” aggrottò la fronte.

-Mi avete tenuto nascosto tutto questo per un'intera settimana?!- sbottò, irritato, e i due abbassarono la testa, il rimorso che cresceva.

Steve sospirò, ma al posto della fronte aggrottata gli comparve in volto un timido e rassegnato sorriso.

-Va bene...vi perdono. Per me sono preziosi due compagni di viaggio, specialmente se possono collaborare.-

Gli altri due alzarono la testa con un tuffo al cuore.

-Grazie...- mormorò Favij dandogli una pacca sulla spalla.

Dopo una breve discussione sulle tappe e il percorso da fare, prepararono la poca roba che si erano portati appresso e, appena davanti all'ingresso della casa, Steve li fermò un attimo.

Chiuse gli occhi, si prese la testa fra le mani e, quando le staccò, i due compagni credevano che fosse un'altra persona: i lineamento del viso si erano appena induriti, i capelli erano diventati color blu notte e gli occhi erano diventati verdi come smeraldi, mentre la carnagione si era fatta più scura.

Sorrise: -Ora nessuno potrà riconoscermi, comunque.-

E così, partirono, oltrepassando il mercato a quell'ora pieno di gente, guardando però con circospezione qualunque persona li osservasse in modo ambiguo.

Attraversarono i corridoi della città, osservando il cielo cambiare lentamente la sfumatura ambrata del sole per segnare l'arrivo del primo pomeriggio, una luce particolare che si rifletteva sulle pareti rivestite di specchi o di vetro delle case.

Dopo un po', aver incrociato Nemesi e malcapitati, aver comprato il necessario per fermarsi le notti e poter procedere senza intoppi – tra cui alcune armi, che avrebbero usato in caso di necessità – lasciarono la città sicuri di sé, incamminandosi verso una sconfinata area fatta unicamente di prati, campi coltivati e qualche bosco frammentato.

Col passare del tempo, il trucchetto di Steve sfumava sempre di più, facendolo tornare gradualmente al suo vero aspetto.

Mentre attraversavano il confine, Omega guardò di sfuggita Favij.

Ancora sentiva il rimorso salire, e voleva raccontargli il suo sogno.

Ma era come se non si sentisse pronta: non ci riusciva.

“...vengono definite come mostri.”

Ancora quella frase le rimbombava nelle orecchie, e la rabbrividiva.

Senza farsi vedere, estrasse da una delle piccole tasche della propria tuta nera il fiore regalatole da Favij che aveva raccolto per primo.

Mentre attraversavano un vasto prato dai ciuffi d'erba dorati, Favij sentì una strana pressione alla testa, insieme al solito sibilo che sentiva quando era vicina una Nemesi.

“Vieni da me...” ancora non capiva del tutto il senso di quella frase, ma qualunque cosa significasse, lui l'avrebbe scoperta.

Camminarono ancora finché non si ritrovarono in una sottospecie di bosco, le foglie color smeraldo e i tronchi imponenti.

C'era un sentiero, quindi pensavano che sarebbero sbucati dall'altra parte.

Ma si sbagliavano.

Davanti a loro c'era un edificio un po' malmesso, ma ancora in piedi, verniciato di grigio, e quattro piani.

-Dove siamo?- chiese Steve, ma prima che potesse suggerire di cambiare strada, Favij iniziò a incamminarsi verso l'edificio a passo svelto, seguendo la voce che rimbombava nel suo cranio, come se fosse in trance.

Entrò, l'interno era messo malissimo: pareti squarciate, tracce di sangue sui muri e travi di metallo arrugginite accatastate per terra insieme ad altro ciarpame.

I ragazzi si guardarono intorno, spaesati.

-Che facciamo ora?- chiese Steve, preso in contropiede.

Favij si rilassò, come se si aspettasse uno dei soliti sussurri nella sua testa che, alla fine, non arrivarono.

Sentì un richiamo nella sua testa, poi il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti: il Virus lo stava chiamando.

Chiuse gli occhi, ed una mano bianca dalle dita irte balenò nella sua mente, ma stavolta il Virus non rise sguaiatamente come le altre volte. Sembrava alquanto serio.

“Tu sei debole.” non capì all'inizio quella frase, e si irritò appena la sentì pronunciare.

Si chiese se quelle uscite da film se le programmava, prima di dirle.

“Di questo passo perderai tutto quello che hai trovato...i tuoi nuovi amici...i tuoi sentimenti...”

Favij si chiese cosa stesse cercando di dirgli.

“Sto cercando di chiederti se davvero preferisci trovare le tue memorie e tornare sulla tua Terra invece di accontentarti di quello che hai ora.” rispose secco il Virus.

Ma cosa c'entrava in quel momento?!

-Io...- non si accorse nemmeno di essersi messo a parlare ad alta voce -...voglio ritrovare le mie memorie perché devo sapere. C'erano tante voci che mi cercavano, ed io credo che ci siano persone che mi vogliono bene, e che soffrono per la mia mancanza...questa cosa mi turba. Non voglio continuare con questo tarlo in testa, per questo ho deciso che ritroverò le mie memorie! E tu, quando sarò sulla Terra, non ci sarai più.-

Steve e Omega lo guardarono con aria perplessa, ma di impulso il ragazzo proseguì per i corridoi.

Prese per mano Omega e, senza una parola, la portò per i corridoi bui.

-Questo posto non è sicuro. Avvertimi al più piccolo rumore, o movimento- disse, senza nemmeno rifletterci, come se le parole si rigettassero dalla sua bocca involontariamente.

Camminarono con passo felpato, scorrendo tra un corridoio e un altro, senza fermarsi, anche se la ragazza chiedeva il contrario per la stanchezza.

Ben presto persero la cognizione del tempo, finché una domanda spontanea non venne loro, mentre sentivano il vuoto aprirsi nello stomaco.

Si guardarono intorno, sconvolti.

-Dove...dov'è Steve?...- balbettò impaurita Omega, mentre il suo compagno si guardava intorno.

Il silenzio che sembrava riempire quel posto divenne pesante, sembrava che volesse portarli alla pazzia.

Nella testa del ragazzo rimbombò il suono di una bottiglia che cade, ma non capì da dove provenisse.

Si sentirono dei fischi acuti, paranormali, provenire da due corridoi più in là, ed era come se qualcuno li stesse richiamando, mentre il ragazzo sentiva dei sibili nella sua testa.

Prese di nuovo per mano la ragazza e si incamminarono nuovamente, alla ricerca di Steve e di qualcos'altro, verso i corridoi.

 

Omega non protestò mentre camminavano, e se ne stette zitta.

Le sembrava di avere la mente leggermente annebbiata, ed era come se i suoi piedi volessero fluttuare come palloncini.

Non sapeva perché, ma le sembrava che quel posto non la volesse.

Ed allo stesso tempo si chiese se Favij avesse capito che quel posto non era altro che un labirinto, un enorme labirinto fatto apposta per perdere la cognizione del tempo e dello spazio, e lei se ne era accorta quando avevano attraversato un corridoio con un ampio squarcio circolare sulla parete: dopo un po' lo avevano ritrovato di nuovo, eppure non le era sembrato che stessero girando in tondo.

Aveva provato a dirlo, ma non era riuscita ad emettere alcun suono, e il suo corpo si stava muovendo automaticamente, come se non le appartenesse.

Mentre continuavano il percorso, vide delle macchie, bianche e brillanti, sul proprio braccio.

Non ci fece caso, gocciolava roba strana dalle tubature, a volte aveva visto chiazze cremisi causate dalle perdite di un tubo sopra le loro teste e lo aveva scansato.

Ma dopo un po' sentì uno strano formicolio al braccio, e subito le sue braccia, il suo busto, le sue gambe e tutto il resto del corpo fu avvolto da quelle strane macchie.

Favij lasciò la presa sul suo braccio come se stesse provando ad afferrare qualcosa di incorporeo, e vide mentre si voltava con sguardo pieno di sgomento e panico.

Per ultima cosa provò a proferire parola, ma non ci riuscì.

Poi, scomparì.

 

Il ragazzo vide la sua compagna scomparire davanti ai suoi occhi, mentre si dissolveva in una sfera di luce, e così rimase al suo posto, accasciandosi per terra, in ginocchio, ancora sconvolto.

Cosa stava succedendo?

Perché stavano tutti scomparendo?

Sarebbe scomparso anche lui?

Mentre queste domande affollavano la sua mente, sentì il respiro farsi affannoso, e vide qualcosa di totalmente inimmaginabile comparire davanti a lui.

Una nube scura, densa, con la vaga forma di un essere umano, fluttuava davanti a lui, con aria imponente e minacciosa, sbuffando suoni simili a fischi acuti che gli rimbombavano nelle orecchie.

Non seppe come capì che era una sua Nemesi, ma se la ritrovò davanti, e ancora si chiese se non fosse lui la causa della scomparsa dei suoi due compagni.

Provò a raccogliere le sue forze, ma non ci riuscì, ancora sbigottito per la scomparsa dell'amica davanti ai suoi occhi.

Ma come se qualcuno avesse spento la luce, si ritrovò nel buio più assoluto.

Era ancora in ginocchio, e piccole onde bianche sembravano crearsi sotto di lui, dando un po' di contorno a tutto quel nero.

Una mano completamente bianca dalle dita irte si posò sulla sua spalla e lo fece spostare all'indietro, mentre avanzava.

“Lascialo a me, ragazzo” sentì queste parole pronunciate da una voce familiare.

E così vide il Virus in tutta la sua imponenza.

Era ricoperto da una specie di enorme veste bianca, posizionato al centro della spalla sinistra c'era un cerchio metallico che pulsava di una luce bianca abbacinante, le braccia erano nascoste da veli, mentre le pallide mani avevano l'aspetto coriaceo, e si attorcigliavano attorno a se stesse, con la punta irta come uno spillo molto spesso.

Fluttuava, come se non avesse le gambe, e al posto della testa c'era un enorme copricapo duro, dal colore argenteo, il viso era totalmente coperto da una maschera d'oro dalla superficie liscia, col sorriso tirato fino alle guance inesistenti e gli occhi rivolti all'insù, che gli conferiva un aspetto quasi malizioso.

Teneva in mano una falce bianca, dal manico attorcigliato e la lama eccentricamente ricurva, un enorme occhio vigile, azzurro come il cielo, che scrutava impazzito tutto intorno a lui, affiancato da due sfere di vetro.

Attorno alla sua figura, c'era un'aura bianca che creava un forte impatto al contatto visivo, per cui Favij dovette strizzare gli occhi per poter poterlo vedere.

Era come se gli esprimesse forza e sicurezza.

E allo stesso tempo gli gelava il sangue nelle vene.

Il Virus scomparve, e lui vide lo scontro come se fosse uno spettatore esterno.

Vide il suo braccio tendersi in avanti, mentre la nube scura si attorcigliava su di esso e gli provocava dal nulla tagli sempre più profondi e gli maciullava le carni, fino a espandersi, arrivando alla spalla. Lui non sentiva dolore, era come se tutto fosse scomparso, e lui fosse un fantasma.

Ma mentre gli veniva procurato un altro taglio, un lampo bianco lo accecò, e lui vide nella sua testa penetrare quello che sembrava un altro ricordo: era ancora davanti a uno schermo, gli cadeva la bottiglietta di plastica e si chinava per raccoglierla; si rimise a sedere composto sulla sedia, e sullo schermo comparve uno specie di fantasma simile a quello con cui stava combattendo, e la sedia girò all'indietro.

“Ma che cazzo è!” esclamò, e poi successe una cosa che non avrebbe mai immaginato.

Gli venne da riderci su.

Tornò tutto nero, cercò di prendere un bel respiro ma non gli riuscì. Ora comprendeva che era il Virus a muovere il suo corpo.

Dalla sua mano, avvolta dalla sostanza incorporea del fantasma, si sprigionò una sfera di luce bianca, e in un attimo la Nemesi si dissolse con un grido inumano.

Una specie di lampo, e lui si ritrovò nel suo corpo.

Cadde all'indietro finendo a sedere, provò a rialzarsi. In quel momento sentì tutta la forza e le energie che usava per fare leva coi piedi contorcersi in un dolore fitto, e gli sembrò come se si stesse muovendo per la prima volta.

Per un attimo rimase spaesato, poi sentì delle finte lancinanti all'altezza del cuore, un dolore che si espanse in tutto il suo corpo e che gli fece stringere gli occhi dal dolore, e fu come se dentro di lui stesse esplodendo una bomba di proporzioni immani, mentre il suo cuore accelerava i battiti e bruciava come se fosse incendiato.

Poi, in un attimo che parve infinito, una fonte di sollievo, come se fosse appena uscito dal punto più oscuro dell'inferno, il dolore sparì, dandogli la sensazione che tutto intorno a lui fosse diventato improvvisamente offuscato e irreale.

Nel silenzio, si accasciò a terra, respirando a ritmi irregolari, con le braccia stese come in croce e lo sguardo rivolto verso il soffitto, mentre una parte del suo corpo sanguinava copiosamente, le ferite che gli bruciavano e pulsavano violentemente, una chiazza cremisi sparsa sotto di lui, sul pavimento.

Lui stava riposando, benché volesse cercare i suoi compagni e salvarli.

Ma era come se non ne avesse le forze.

Era come se fosse morto.

Anzi, era come se una parte di lui fosse morta.

 

 

Era in ginocchio, il pavimento non era altro che un voragine nera in cui sembrava fluttuare, e sotto le sue gambe si espandeva cerchi bianchi a ritmi regolari.

Era ancora un po' frastornata, ma ricordava alla perfezione la sua dissolvenza improvvisa.

Si guardò attorno, era in un posto nero, come se fosse tutto buio, come se fosse il nulla.

Qua e là c'erano frammenti di specchi grossi come elefanti, dagli spigoli aguzzi.

E, vicino a uno di essi, accasciato per terra, c'era un giovane dai capelli biondi.

Si riscosse a quella vista, corse verso di lui col cuore che accelerava i battiti, un po' rincuorata dall'averlo ritrovato.

Si inginocchiò accanto a quel corpo immobile, ed iniziò a scuoterlo leggermente.

-Steve...Steve...svegliati...- mormorava, con la voce un po' incrinata.

Si rilassò, appena sentì dei piccoli gemiti di dolore e vide il ragazzo rialzarsi in piedi con sguardo perso e un po' sofferente.

-Ma dove diavolo sono...?- le chiese, un po' confuso, ma la ragazza non rispose: sul suo viso ovale si disegnò un ampio sorriso, e gli occhi le si fecero lucidi.

In quel momento, il compagno, a quella vista, arrossì leggermente: era un sorriso che sarebbe stato in grado di incantare chiunque.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui i due se ne stettero zitti a fissare punti imprecisati del posto paranormale in cui si trovavano.

-No, sul serio...dove siamo?- chiese Steve con un pizzico di panico nella voce.

Omega gli rispose dicendogli che non lo sapeva, ma si capiva che erano finiti nella stessa bizzarra situazione.

Così decisero di perlustrare l'ambiente, che mandò entrambi in paranoia.

Non era altro che uno spazio nero che si allargava all'infinito, decorato dagli stessi enormi frammenti di specchi che potevi trovare ovunque, in quel posto.

Non sapevano perché erano stati catapultati lì.

Sapevano solo che, volenti o nolenti, non avevano modo di uscirne.

Omega, esasperata, si appoggiò a uno dei frammenti col braccio, guardando verso il basso.

Per un attimo si chiese, con una voragine che le cresceva nel petto, se avrebbe mai rivisto il suo migliore amico, Favij.

Che stava facendo in quel momento?

Stava bene?

Pensava a lei?

In quel momento una lacrima cadde dal suo occhio nel vuoto sotto i suoi piedi, ed altri piccoli e veloci cerchi bianchi si formarono all'impatto della goccia.

E, quasi involontariamente, pensò al ragazzo dai capelli argentei, che gli aveva dato l'ultima volta un bacio sulla fronte.

Nemes...si chiamava Nemes...

Scosse il capo, e subito dopo qualcosa giunse al suo orecchio, incuriosendola.

Un tintinnio, un curioso tintinnio proveniente dallo specchio a cui era appoggiata.

Vide il suo riflesso, qualcosa andava decisamente storto.

I suoi occhi.

Si erano formate una pupilla e una circonferenza nera delineava distintamente le sue iridi, ed erano color nocciola, un colore che si scuriva a seconda dei riflessi del sole, mentre ancora il resto dell'occhio aveva un colore vitreo.

Le faceva effetto vedersi così.

E forse era questo il problema...le faceva effetto.

Non avrebbe mai pensato una cosa del genere, prima di incontrare Favi.

Non avrebbe mai notato, come vide in quel momento, che i suoi capelli si erano leggermente allungati ed erano più lunghi davanti, con alcune ciocche bionde.

Non si sarebbe mai accorta che il cerchio sul suo petto si era illuminato ancora un po'.

...

Non si sarebbe mai trovata carina.

Si accorse solo in quel momento che le lacrime le solcavano copiosamente il viso, e con un triste sorriso tese la mano e toccò lo specchio, accarezzandone la superficie, come per ringraziarlo.

Ma qualcosa andò storto.

In quel momento, ci fu un lampo.

Il suo riflesso si deformò e si ritrovò a vedere se stessa mentre scagliava pugni contro la superficie, ferendosi con lame invisibili, gli occhi del colore del sangue e i denti aguzzi, il torace squartato che dava la vista alle costole piccole, che si muovevano sinuosamente.

Era caduta all'indietro, spaventata.

Poi la sua immagine sfumò, lasciando lo spazio a un altro suo riflesso, dove era composta rigidamente, coperta di sangue, gli occhi sgranati dallo spavento e ancora scarlatti.

Il riflesso si mosse anche se lei era ancora a terra, e con il liquido scarlatto sulle sue dita scrisse al contrario una parola sullo specchio.

...

C'era scritto “Mostro”.

Poi tutto fu buio, niente specchi, non vedeva più Steve.

Solo lei, spaventata, con le membra che le tremavano, davanti a una figura incappucciata da un mantello bianco, che lasciava intravedere solo la pelle rosea e i canini bianchi e aguzzi che spuntavano fuori dalla bocca, due ciocche di capelli lunghi, lisci e argentei spuntavano fuori dal cappuccio largo.

Omega era immobile, rigida, e non sapeva cosa fare.

La figura bianca si passò la lingua tra i denti e si avvicinò a lei, muovendosi sinuosamente.

Con le mani dalle unghie curate e aguzze gli afferrò le guance e portò il viso a un soffio dal suo, ghignando.

-Lui è mio- disse una voce femminile, che sarebbe potuta apparire dolce se non fosse stato per il tono di voce minaccioso e sibilante.

-Tu non lo toccherai.-

Appena lo disse, incise le unghie sulle guance della ragazza lasciandole cinque piccoli graffi e se ne andò, mentre per Omega fu come risvegliarsi da un lungo sogno, per poi tornare alla realtà, con Steve accanto che le schioccava le dita davanti al viso. Appena lo guardò, il panorama cambiò, e si ritrovarono in un corridoio che sembrava uscito da un ospedale abbandonato, simile a quello in cui era Omega prima di scomparire.

Rimase scossa per qualche secondo, chiedendosi cosa fosse quel posto, chi fosse quella tipa che le aveva procurato i graffi che ancora le bruciavano sulla faccia, e come avessero fatto ad arrivarci e a tornare lì.

Ma i suoi ragionamenti che la stavano impaurendo abbastanza vennero interrotti da una visione che le fece perdere i battiti del cuore.

Favij era disteso a terra in una rosa di sangue, il braccio per metà squarciato fino alla spalla, gli occhi chiusi, rivolto verso l'alto.

Fu un attimo: i suoi occhi si sgranarono, e le lacrime iniziarono a scorrerle copiosamente, solcandole le guance, e non riuscì a pensare a nient'altro se non a una cosa: doveva salvarlo.

Si inginocchiò e guardò il suo braccio, guardandone gli squarci.

Ma appena lo toccò, sentì una forza indicibile avvamparle nella mano per poi diffondersi in tutto il corpo, fino a rilassarla, come se ci fosse una connessione, come se avesse delle energie nascoste che adesso poteva utilizzare.

Lo sentiva: le erano tornati i poteri.

Subito tese la mano e una luce azzurrina si scaturì dalle sue dita, rimarginando le ferite appena le toccava.

Appena anche il più piccolo graffio fu guarito, si sentì svuotata, come se avesse esaurito le proprie energie, o come se i poteri fossero fluiti via.

Steve, che aveva assistito alla scena con gli occhi sgranati, ghignò in modo appena percettibile, ma la ragazza ignorò quel fatto un attimo dopo.

Come se avesse paura di vederlo scomparire sotto il proprio naso come aveva fatto lei, lo prese tra le braccia e gli sollevò la schiena ancora imbrattata di sangue.

Lo abbracciò, singhiozzando sommessamente.

-Non mi lasciare...- mormorò la ragazza, disperata, tra i singhiozzi.

Passarono alcuni minuti in quel momento, in cui tutti aspettarono qualcosa, forse un miracolo.

Poi, la ragazza ebbe l'impressione di vederlo sorridere.

-Stavo riposando così bene...- rispose ironicamente con un fil di voce Favij, dopo un tempo che ai compagni parve infinito.

La ragazza sorrise, sperando che ora fosse tutto a posto.

Lo strinse a sé, chiudendo gli occhi, come se tenesse fra le braccia la cosa più preziosa al mondo.

 

…..........Messaggio dell'autrice...............

Sono passati secoli dall'ultimo aggiornamento. L'ultimo credo sia stato in coop con...Garibaldi (?). -citazione conosciuta. xD
Chiedo perdono! ç^ç

Favi è arrivato al milioncino, si merita tutti i suoi iscritti, tra cui sono felice e orgogliosa di esserci anche io! <3

Ora sapete com'è Alpha, mi spiace che dopo aver quasi ucciso Omega sia toccato a Favi. :3

E che ne pensate del “nuovo nemico”? :3

Ringrazio tutti quelli che vorranno recensire, o aggiungere la storia su preferite, seguite o ricordate! <3

Baci e a presto, ^^

 

AyakoSoul

 

  
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