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Autore: MaryMelody98    27/08/2014    1 recensioni
[Opera Lirica]
Lucia, giovane nobile appartenente ad una famiglia in decadenza, si innamora del nemico mortale della sua famiglia, Edgardo Ravesnwood. Nel momento in cui suo fratello verrà a conoscenza del loro amore, vi saranno mille travagli che porteranno la fanciulla alla pazzia e al delitto.
Amore, inganno, paura, odio, follia... questa è la loro storia
Tratto dal capitolo 2 “Regnava nel silenzio”:
“Avevo giurato vendetta eterna al tuo sangue, alla tua stessa famiglia, in nome del mio povero padre. Lo giurai sula sua tomba… Ma quando un giorno ti vidi, ignaro del tuo nome e della tua esistenza mi innamorai di questo viso e di quest’anima d’angelo. L’ira tacque da allora, ma il mio ingiurioso voto non è stato infranto… Potrei compirlo ancora se volessi!”
“Placa la tua ira! Edgardo, Calma il furore che è dentro di te! Non ti basta la pena che soffro ogni giorno per te?... Vuoi anche che muoia di spavento? Cedi, cedi al sentimento della passione che ci lega inesorabilmente, lascia fuggire ogni risentimento… Ogni tuo e mio giuramento che abbiamo fatto, è amore puro…”
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Regnava nel silenzio
 

Giardino abbandonato degli Ashton
 
Nel profondo della notte due scure figure agitate si muovevano lungo il sentiero che portava nel vecchio ed abbandonato giardino, per poi addentarsi nelle tenebre degli alti alberi di quercia che venivano illuminati dall’’eterea luce della luna. Quelle sagome tremanti ed esitanti appartenevano alle due donne del castello: Lucia e la sua damigella Alisa. Erano giunte all’interno del centro esatto della verde architettura , dove la luna risplendeva più brillante e chiara che in tutti gli altri luoghi; il loro passo affrettato era causato dalla paura di poter essere scoperte in quel luogo tanto oscuro e misterioso, ma Lucia doveva andare, lo avrebbe rivisto soltanto Dio sa quando, e se mai l’avrebbe rivisto in questa vita. Quando la luce della luna poteva mostrare senza vergogna l’atto di un primo e proibito amore compiersi, in realtà bisognava notare tutt’altro che un gesto impuro, ma l’eterna bellezza di una fata forse appartenuta a quel boschetto che si presentava alla sua amica più cara: la notte. Toltasi il cappuccio, Lucia manifestò tutta la sua beltà di fanciulla al fiore degl’anni: incarnato bianco quasi quanto il latte, grandi occhi azzurro cielo, una carnosa bocca rosea, esile figura dalla vita di vespa, le stelle sembravano sfigurare nella loro banale lucentezza.  La giovane Ashton non assomigliava a nessuna altra donna, antenata o vivente, della sua famiglia, poteva dirsi che il Signore avesse finalmente concesso un po’ di grazia dopo tante di quelle sfortunate a cui non era stato fatto dono altro che di capelli rossi ricci e crespi, nei, nasi aquilini ed espressione malvagia. Peccato che quell’iridi di cristallo contornate da lunghe e folte ciglia, fossero impregnate di preoccupazione e ansia, ma anche eccitazione e gioia: Lucia era il risultato di tanti tristi secoli di accumulata bellezza modellata sul suo corpo di spirito celeste.
Fissò a lungo l’astro divenuto sua sorella da quel tempo ormai lontano, numerosi pensieri pervadevano la sua mente senza arrivare però ad uno scopo ben preciso, ma ben presto fu risvegliata da Alisa ed una delle sue solite prediche.

“Signorina vi siete sciolta i capelli, ora dovremmo pettinarli di nuovo al nostro ritorno!” la sgridò invano.

Infatti Lucia aveva sciolto le chiome corvine solo per il suo amato Edgardo, sapeva quanto gli piaceva toccarle e accarezzarle, e anziché imprigionarle nelle quotidiane acconciature aveva deciso di fargliene dono per un’ipotetica ultima volta. Aveva sentito suo fratello gridare e smaniare nei suoi appartamenti, e conosceva anche il perché; non l’aveva fatta convocare o seguire, di questo ne era certa, ma il pericolo poteva essere dietro l’angolo e furba aveva dato appuntamento a Edgardo nel buio della notte invece che allo spuntar dei raggi del sole.

“Oh! Ancor non giunge…” sospirò Lucia mettendosi una mano all’altezza del cuore.

“Incauta! A qual rischio metti la mia vita e il mio cuore… Tuo fratello sa la verità ora, ma tu ti costringi a voler essere scoperta e punita. Quanta follia c’è nei tuoi gesti!” la riprese senza sentimento la damigella.

A quel punto la giovane si voltò verso la sua compagna e disse con trepidazione “Edgardo deve essere avvisato del pericolo che ci segue e tormenta da oggi in poi…”, e poi riprese a guardarsi intorno spaurita finché lo sguardo non si fermò sulla fontana a pochi passi da lei, la Fontana della Sirena.

“Ed ora che cosa è successo? Perché ti guardi intorno accecata dal terrore?”

“Tu non lo sai cara Alisa, ma ogni volta che osservo quella fontana lo spavento mi pervade l’anima. Conosci la storia della gentildonna che proprio in questo luogo venne uccisa da un Ravenswood folle d’amore e il cui corpo venne sepolto dalle acque di quella fonte senza farlo riemergere mai più… l’ho vista! Era qui con me… Ho visto il suo fantasma!”

“Ma cosa stai dicendo? Tu vaneggi!”

“Ascoltami, te ne prego!”

Tremando la giovane prese le mani della donna e la condusse verso la panchina di pietra che se ne stava nascosta tra le mille piante rampicanti che la imprigionavano nella loro morsa. Alisa vide negli occhi della sua amica fedele vero e proprio sbigottimento al ricordo di quella visione, ma mentre formulava le sue riflessioni Lucia incominciò a raccontare la sua disavventura.

“Lo ricordo come se fosse avvenuto ora, la notte alta e scura regnava incontrastata nel silenzio delle verdi valli del nostro castello. Ero venuta qui senza di te per incontrare il mio Edgardo, da sola, per non disturbare il tuo meritato sonno di cui non godevi da giorni e giorni. La luna era coperta da nubi grigie e blu, nessuna stella, nessun rumore che intralciasse lo splendore di un suo singolo raggio che si posò su di essa…”.

Guardava la fontana cupamente, non aveva neanche il coraggio di chiamarla per nome per paura che la spettrale figura apparisse in quel’istante.

La Fontana della Sirena esisteva da tempi remoti, ancor prima che il castello venisse costruito dai suoi avi, inizialmente era soltanto una piccola fonte d’acqua dolce, ma le persone che vivevano lì affermava di aver più volte udito da quella un canto che aleggiava nell’aria, limpido e attraente. Chi si avvicinò al piccolo specchio d’acqua durante quell’estasi, affermò sin dal primo momento che dalla sua oscurità si poteva scrutare una sirena che cantava la sua solitudine  e desiderava ardentemente un compagno con cui passare l’eternità, uomo o donna che sia, ma senza riuscirci. Da quando la donna uccisa dal suo amante folle era caduta in preda a quelle piccole e vitali increspature, il canto cessò e per onorare la trovata felicità della creatura magica, gli uomini le crearono un altare che prese forma di una fontana con sopra la statua di una sirena piangente.

“Ecco che un’ombra cerea si mostrò a me cogliendo la mia attenzione con il suono di un gemito. Ah! Vidi i suoi occhi privi di vita fissarmi, ma ancor più le labbra esangui pronunciarmi metalliche parole “Vieni, vieni!” diceva “Diventa mia compagna di eternità, saremo per sempre felici insieme!” e allungò la mano in modo da accogliere la mia. Si avvicinava e potevo vedere delle gocce d’acqua cadere dai suoi capelli e posarsi tra l’erba; al mio indietreggiare con occhi spalancati due lacrime solcarono le sue gote scheletriche e come era apparsa scomparve risucchiata dall’acqua della fontana! Scioccamente, spaventata e incuriosita mi accostai ai bordi di quell’oscurità, pensavo davvero di aver immaginato tutto quello scempio, ma ciò che vidi confermò la mia visione… Sangue, vero sangue traboccava al posto dell’acqua! Non feci quasi in tempo a spostarmi che una gelido braccio mi stava afferrando la caviglia e mi trascinava nel vortice della morte. Oh Alisa! Quanto orrore ho provato!”

“Lucia, quanto puoi essere cieca? Questo è un presagio della tua sorte, rinuncia a questo tragico amore! Fallo, se non per te, per la tua giovane vita. Non stroncarla al fior fiore della bellezza, piccola mia!” esclamò sconcertata Alisa.

“Io? E come potrei mai?Il mio amor mi è troppo caro, senza Edgardo mi è impossibile vivere … respirare questa stessa aria. È l’unico mio conforto in questa penosa vita”

Lo sguardo di Lucia ora era sognante ed ispirato, nessun fremito sconvolgeva le sue membra, sentiva il suo cuore innamorato battere al sol parlare del suo amato.

“Se solo tu sapessi come mi sento con lui… Ogni notte mi giura la fedeltà eterna al nostro amore e solo allora gli affanni che gravano sulla mia mente scompaiono per incanto. La gioia del nostro scrutarci diventa un pianto di infinita felicità e gratitudine per il Signore che ci ha fatto incontrare, mi pare che il ciel si schiuda sol per me!”

“Lucia desisti da questa pazzia! Da amare lacrime saranno riempiti i tuoi giorni da qui a poco” ripeté la donna cercando di spronarla dai suoi sentimenti.

Intanto una terza ombra nel buio del bosco si approssimava alle due amiche con passo leggero e palpitante di emozione e si faceva scorgere consapevole.

“È arrivato, guarda… Vi lascerò soli adesso, ti attenderò nella tua stanza quando ritornerai. Usa il passaggio dietro il quadro del salone… Fa’ attenzione mi raccomando!”, con queste parole Alisa lasciò il giardino, sparendo silenziosa tra i secolari arbusti.

Avvolto anch’egli da uno scuro mantello, Edgardo s’avanzò verso la sua innamorata che lo contemplava in silenzio e con dolcezza; affrettò gli ultimi passi  per raggiungerla e accarezzare la pelle di velluto che tanto bramava e cingerle la vita per sentire il battito del cuore fuso con il suo. Le aveva preso il viso per accarezzarlo e baciare le sue labbra pure come quelle di una vergine del cielo, lei timidamente aveva alzato gli occhi ma nel vederli si scosse un poco per quella tristezza mista a preoccupazione che vi leggeva.

“Oh, Lucia! Scusami se ti invoco a quest’ora della notte avevo bisogno di vederti e parlarti, amore mio! Ma anche tu mi hai chiamato con fretta per vedermi, e leggo la preoccupazione nei tuoi occhi di cielo. Cos’è che ti turba?”

“Non preoccuparti, dimmi tu per primo che cosa volevi che mi dicessi con tanta furia… Dimmi che non è successo nulla di brutto e doloroso!”

Gli occhi di Edgardo non lasciarono quelli della fanciulla, non voleva farla precipitare in balia di ciò che avrebbe detto e fatta soffrire più di ogni altra cosa.

“Prima che il sol dia vita ad un nuovo giorno, io sarò lontano dalla terra di Scozia”

“Ma che dici!” esclamò impotente la ragazza con gli occhi sbarrati dalla spiacevole notizia.

“Partirò per la Francia nostra amica, lì avrò l’opportunità di trattare le sorti della nostra terra. Athol, mio cugino, colui che mi ha aiutato in tante delle mie sciagure, mi ha dato tale onore. Ma non rammaricarti mia cara, prima di salpare vedrò tuo fratello Enrico, e porgendo la mia destra come segno di amicizia, chiederò la tua mano e sarai mia per sempre”

La giovane era inorridita a tali parole, si era bruscamente allontanata dalla presa di Edgardo voltandogli le spalle in cerca di conforto dal suo male interiore, tuttavia non lo trovò.

“No… No!” mormorò seppur a voce alta “Nascondiamo ancora il nostro amore, Edgardo!”, aveva sentito le mani preoccupate di lui pesargli sulle spalle e ritrarle a quegli accenti sconvolti.

“Ho ben inteso, Lucia? L’uccisore di mio padre, il meschino ladro della mia eredità paterna, non è ancor sazio della sua vendetta? Cosa chiede ancora?... Quel cuore crudele e colpevole non è ha ancora abbastanza... Vuole quindi il mio cuore, il mio sangue?” esclamò pervaso dall’ira più feroce “Lui mi odia ancora!”.

“Ah! No! Non è vero!”

“Mi odia con tutto il suo cuore, posso sentirlo dalle tue parole!”

“Calmati, per l’amore del cielo. Ti prego!” supplicò piangente Lucia aggrappandosi alle spalle dell’uomo.

“Un’inesorabile fiamma mi accende il petto. Anche tu mi odi!”

“Edgardo! Come puoi pensarlo?”

“Mi odi ed ora tremi!”

La scena era una delle più drammatiche, la giovane Ashton per poco non cadeva straziata dalla sorpresa e dal dolore delle grida sommesse di Edgardo, lui riluttante a tanto rancore, non riusciva a guardarla negli occhi perché sapeva che era la verità almeno  in parte. Il giovane riprese nuovamente a parlare, questa volta però più controllato e benevolo al riaffiorare dei ricordi.

“Avevo giurato vendetta eterna al tuo sangue, alla tua stessa famiglia, in nome del mio povero padre. Lo giurai sula sua tomba… Ma quando un giorno ti vidi, ignaro del tuo nome e della tua esistenza mi innamorai di questo viso e di quest’anima d’angelo. L’ira tacque da allora, ma il mio ingiurioso voto non è stato infranto… Potrei compirlo ancora se volessi!”

“Placa la tua ira! Edgardo, Calma il furore che è dentro di te! Non ti basta la pena che soffro ogni giorno per te?... Vuoi anche che muoia di spavento? Cedi, cedi al sentimento della passione che ci lega inesorabilmente, lascia fuggire ogni risentimento… Ogni tuo e mio giuramento che abbiamo fatto, è amore puro…”

Lucia contemplava ora i bei lineamenti del suo innamorato, intralciati dal sudore del suo turbamento e dalla rabbia, illuminati dalla luna piena. Quanto le erano cari quelle sinuose linee del suo volto, così marcate, così perfette. Edgardo aveva un corpo scolpito nella dura pietra della Scozia, alto, magro e slanciato, ma era il suo volto la parte più bella: capelli biondi e riccioluti, occhi blu come il mare, naso aquilino, bocca sinuosa e mascella possente. Era il suo angelo di luce nelle tenebre che la circondavano nella quotidianità della sua vita, e lei il suo: erano due infelici che una volta ricongiuntisi avrebbero riflesso la felicità del Cielo dinanzi a tutti coloro che si dicevano falsamente appagati. Baciandola una seconda volta, ricordò in mezzo tanto stupore il progetto che si era promesso di compiere: farla sua sposa.

“Lucia, mio amore, perdona tanta terrena rabbia nei tuoi confronti!.. Ti ho fatta venire qui da me non solo per darti la notizia della mia partenza, ma per suggellare qualcosa di più tra noi due, qualcosa che già sappiamo fa parte della nostra anima… Sii mia sposa, non abbiamo bisogno di contratti, Dio ci assiste e l’unico luogo sicuro per un amore duraturo, non è una cassaforte per far rimanere integra una firma, ma il cuore. Prendi questo anello, io sono tuo e tu sei mia, e nulla cambierà questo legame sacro”.

Aveva cacciato da una tasca nascosta del mantello una piccola fede d’oro identica ad una che già indossava all’anulare sinistro; la pose nella stessa sua posizione alla mano di Lucia , che carezzevole si lasciava guidare dalla santità di quel gesto d’amore.

Io ti giuro il mio amore eterno, Edgardo. Sono e sarò tua per sempre!”, esclamò queste parole con voce rotta dall’emozione e toccando la croce d’argento che portava al collo in segno di fedeltà alla parola data,  essendo anch’esso un altro dono del suo amato.

Misero fine ai loro giuramenti con un ennesimo bacio di passione, i loro corpi palpitavano sotto al tocco dell’altro, le carezze si facevano più invadenti e languide, Edgardo si ritrasse appena in tempo…

“Sarà meglio separarci, mia sposa. Questa notte non ti farò mia nel corpo, sarebbero troppe emozioni anche per me… Ti aspetterò vergine e pura nella nostra notte di nozze quando festeggeremo con tutti, quando ritornerò sano e salvo!”

“Il mio cuor viaggerà con te, sposo amato!”

“Il mio resterà qui invece, a rincuorarti ogni qual volta che verserai qualcuna delle tue belle lacrime per me!”

“Scrivi una lettera, quante ne potrai scrivere, promettilo! Almeno il saperti vivo mi leverà dal petto un grande macigno e renderà il nostro purgatorio meno doloroso. Io farò lo stesso!”

“Te lo prometto, già sento i tuoi sospiri flebili e i pensieri preoccupati per me, nella lontananza delle nostre anime. Mi mancherà non poter toccare la tua pelle, assaggiare le tue labbra che si dischiudono per me… Devo andare, non posso più tardare anche se il dispiacere mi assale implacabilmente. Addio!”

Si baciarono per un ultima volta prima di separarsi per un periodo interminabile, le lacrime di entrambi bagnarono il loro dolce contatto senza esitazione.
“Addio, Edgardo,mio adorato marito!”

“Rammenta la nostra promessa, ne va della mia vita!”

“E del ciel!”

Pronunciati gli ultimi addii, gli innamorati si ritirarono nel buio delle proprie dimore ignari del tremendo dolore che avrebbero patito per l’assenza dell’uno per l’altro.

 

Angolo autrice:
salve! Spro vivamente che vi piaccia questa storia, perchè a me fa impazzire davvero. Studio canto lirico, ma tuttavia, oltre la musica, amo l'amore che viene espresso tra i due personaggi. Per rendere il tutto più misterioso e appetibile ho voluto ampliare di più alcuni pezzi che sono di mia immaginazione e fantasia. 
Per darvi l'dea dll'aspetto dei personaggi, avevo pensato a Lucia come ad una giovanissima Eva Green (Artemisia di 300-L'alba di un nuovo Impero), mentre Edgardo come Aaron Taylor-Johnson (Vronskij in Ana Karenina del 2013)
Fatemi sapere cosa ne pensate, recensioni positive e non sono comunque gradite...
Godetevi la lettura 
Mary78

   
 
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