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Autore: Astral    20/09/2008    7 recensioni
Nelle notti di plenilunio sentirete un sussurro portato dal vento umido di Londra.
Tra le torri maestose del Tower Bridge si insinua discreto, prudente.
“Ares D.H. Malfoy.”
Divenne una leggenda che nessuno racconta, che nessuno ricorda.
Che mai sarà.
Questa fanfiction partecipa al concorso 100 Prompt indetto dal forum Fanfiction contest- Collection of Starlight
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il problema dei compleanni è sempre quello di trovare le parole giuste, non banali o scontate.
Mi è sembrato questo il miglior modo per farti gli auguri, Denise.
Cercare almeno nel miglior modo a me possibile di rendere onore ad un personaggio della Saga totalmente tuo, nel carattere, nelle espressioni, nella psicologia così complessa e reale. Quello che a mio parere in una Saga, che con onore e onere, hai continuato ha segnato l’ennesima pietra miliare in questo sogno che le Semper Fidelis grazie a te continuano a vivere.
Perché mi hai fatto ricordare i sogni, le fiabe. Sorridere nei momenti di stanchezza.
Perché ti preoccupi di sapere che fanno le tue lettrici latitanti, facendo capolino nella mail.
Perché sei un genio ma non te ne vanti mai.
Perchè sei la Magister. Punto.

Questa fanfiction partecipa al concorso  100 Prompt  indetto dal forum Fanfiction contest- Collection of Starlight



Udite dalle mura torreggianti avvolte dalle fiamme. Udite.
Sono grida. E odi. E inni.
Di guerra e di gloria, di ardore mai sopito.
Sentite il fragore delle spade che si scontrano nell’aria impregnata di ferreo odore di sangue, di pianto innocente, di blasfema risata.
Passi veloci tra la polvere rivelano scontri, duelli. Si fronteggiano gli spiriti, cadono i corpi inermi, privi dell’ultimo sospiro. Rubato da un fendente. Da un battito di ali.
Uditelo, vivetelo, sentitelo.
La voce dell’aedo ninna i fanciulli che siedono incantati. Il capo stanco reclinato, membra svuotate dell’energia di un tempo.
Ma la voce continua, declama, loda. Dona vita e morte a quelle spade, a quegli scudi.
A quelle fiamme di umana gloria che così vivono ancora. E ancora.
Immortalità. La imprime ad ogni accento, ad ogni suono.
Uditelo, vivetelo, osservatelo.
Vi furono, in un tempo di lune sotto le quali satiri e ninfe danzavano alla dea che avvolta nel manto scuro dormiva cullata dai battiti di mani, dalle nenie di quei devoti, eroi che morirono affrontando le lame lucenti, le magie che feroci li assalivano ghermendo l’ultimo bagliore delle iridi contratte per lo sforzo.
Eroi che morirono per il proprio popolo, per la propria nazione.
Eroi che morirono per un ideale degno di tale nome.
Eroi che denunciarono umani vizi e anguste condizioni.
Eroi che vissero dietro il sipario, lottando nell’ombra, muovendosi felini per il bene di altri.
Vi fu un eroe che non morì, perché mai il suo vagito conobbe il mondo.
Nelle notti di plenilunio sentirete un sussurro portato dal vento umido di Londra.
Tra le torri maestose del Tower Bridge si insinua discreto, prudente.
“Ares D.H. Malfoy.”
Divenne una leggenda che nessuno racconta, che nessuno ricorda. Che mai sarà.
La sua storia di eroe si perse senza mai esserci davvero stata nell’aria della capitale britannica, su quel ponte testimone di battaglie, vittorie, sconfitte, ricordi.
Lo sentirete per un solo istante. Poi svanirà nel vuoto, nel nulla, perché è pensiero mai realizzato, illusione che non ha trovato forma su questa terra.
Solo in un limbo in cui non esistono spazio, tempo, solo lì lui può [continua a non]esistere.
Su una delle torre del maestoso ponte una donna ammira una galassia di puntini estendersi sulla città. Le luci di Londra sono magnifiche, ma mai quanto quelle che anni prima avevano avvolto quello stesso luogo, le ricordava sempre suo padre.
Lo sguardo grigio della Veggente si perde in quello spettacolo, le labbra strette in una mesta espressione.
Si può perdere una felicità che non si è mai posseduta?
Si può sentire la mancanza di un sorriso mai esistito, di una voce mai ascoltata?
L’iride d’oro offuscata viaggia lontano, verso quel limbo, camminando su un ciglio che ha il sapore del passato, del presente mai venuto, del futuro cancellato. Dove solo il suo dono la può portare.
Un bagliore chiaro, familiare, raggiunge l’occhio destro della Veggente.
Sotto il cappuccio, oro rispecchia altro argento.
Di nuovo. Ancora. Per sempre. Mai.
“Bentornata, mamma”.

All’inizio era il Caos. Nella materia informe, nella luce accecante mischiata alla tenebra più profonda nacquero gli dei pagani. Con essi nacque il Tempo, che diede ordine alla materia. Dalla tenebra tre dee avanzarono avvolte da veli che celavano il viso deturpato e il grande potere del Fato. Indegne di ambrosia le giudicò Kronos, relegandole ad un Baratro da dove avrebbero deciso le sorti umane.
Adirate, le tre dee con violenza sfregiarono la diafana veste di Mnemosine.
La divisero in centinaia di piccolissimi frammenti e su di essa scrissero nell’argento e nel sangue altrettanti nomi di mortali dalle doti encomiabili. Poi li lasciarono andare, segnando il destino di quegli uomini e di quelle donne.
Ancora oggi il vento culla quei lembi di sacra seta, dà loro la voce, sussurra alle orecchie dei mortali quei nomi perduti nel tempo e nella memoria.
Dispersi nell’aria. Solo il vento risveglia quel ricordo di eroi mai davvero esistiti. Sono passati, uno dopo l’altro, tra gli uomini, per svanire al compimento del loro fine.
In sangue e argento inciso anche il nome di un giovane Phyro.
Ares D. H. Malfoy.

Nota autrice:

Ares D.H. Malfoy e Glorya Malfoy sono personaggi appartenenti a Kysa e Axia, io li ho solo presi in prestito per fare gli auguri ad Axia nel giorno del suo compleanno.
Il mito pagano, invece, è una mia invenzione basata su divinità appartenenti alla tradizione greca.

   
 
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