Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Aki_chan_97    27/08/2014    9 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
Io: ottio non ci credo *^*
 
Aki: cosa?
 
Io: amo i miei recensori, tutti tutti tutti <3 <3 <3
 
Aki: ah
 
Io: li amo dal primo all’ultimo <3 <3 <3 mi sollevano l’umore ogni volta <3 e chiedo loro comprensione e perdono per l’attesa, questo capitolo era andato perduto inesorabilmente, ho dovuto rifarlo DA CAPO çWç
 
Aki: peccato, sai? Avresti smesso di torturarci
 
Io: dimmelo che oggi te le stai cercando EwE
 
Jack: spero di comparire almeno qui -.-“
 
Io: non fatemi anticipare niente nella minichat xD meglio augurare buona lettura a tutti e basta u.u via coi ringraziamenti! Oggi li legge Aki EwE
 
Aki: no non mi va e.e
 
Io: dai che la vi do tregua in questo capitolo u.u
 
Aki: serio?
 
Io: straordinariamente sì XD
 
Aki: ...in tal caso *prende il foglio*
 
“Si ringraziano infinitamente tutti i recensori, come CyberFinalAvatar, BML95110, iridium_senet, Keily_Neko, eli8600, giuggy 3, playstation e i nuovi Vaniz, infinity_oo e Aliss01!
-Un inchino anche a infinity_oo che ha messo Aki_chan tra gli autori preferiti!
-Una calorosa stretta di mano (?) per ogni lettore che l’ha messa tra i seguiti, come Aliss01, Aquarius no Lilith, Ren92, BML951110, cristal_smeraldo48, CyberFinalAvatar, Darkdan Hibiki Kurokawa, eli8600, karter, lady_eclisse, e Valix97!
-Un salto di gioia (??) per quelli che l’hanno messa tra le preferite, come EvocatoreEterugaForever, giuggy 3, playstation, PK_Ichigo, yugi00 e infinity_oo! ^_^
-Un inchino di ringraziamento (?!) a eli8600 e lady_eclisse che l’hanno messa anche tra le ricordate!
-E un giro-giro-tondo con Vaniz che l’ha messa a tutte e tre! °^°
 
Yusei: tutte e tre?
 
Io: siiii *w* quanto li amo, l’ho detto <3 auguro a tutti buona lettura ^___^ questo capitolo comincia con Yusei che era stato salvato dal Drago Cremisi u.u vediamo cosa succede adesso XD (tregua un corno u_U)
 
 
 
Pov: Yusei
 
Vagai nel vuoto totale ancora a lungo; dal bianco più puro, al’improvviso mi ritrovai nel nero più tetro. Ricordavo ancora quel tocco gentile: delicato, caldo, amorevole. Quella creatura... non sapevo che aspetto avesse, ma la ammiravo dal profondo del cuore. Non avevo mai percepito un benessere più totale, pieno e soddisfacente. Ed essa ne rappresentava l’essenza assoluta. Chissà se avrei avuto occasione di rincontrarla. Magari sì. Nello stesso bianco, luminoso ed avvolgente. Ora era buio, ma era un buio fermo, piatto, vuoto, privo di positività o di negatività. Era come trovarsi nell’intermezzo, prima di discendere negli Inferi.
 
Mi fermai poco prima, esattamente da dove ero partito.
 
Man mano, cominciai a riacquistare la percezione del mio corpo. Ero fermo, disteso in avanti, su un terreno a me già familiare, ma mi sentivo molto a disagio: era come se il mio stesso corpo fosse diventato di pietra, un’armatura troppo dura e pesante, angusta e scomoda, quasi impossibile da muovere.
 
Forse, era colpa del fatto che fino a poco prima mi trovassi in quello spazio luminoso. Magari stavo bene perché ero libero anche dai vincoli del mio corpo. Non ci avevo mai pensato. La macchina perfetta con cui si nasce ha molti più limiti di quanto si possa immaginare: è piccola, poco flessibile, tende a rovinarsi, ha poche difese, ed è facile da spezzare. Senza di questa, le potenzialità che ha la coscienza di sé sono pressoché innumerevoli: non è costretta a servirsi dei circuiti di un cervello per manifestarsi, è più sensibile, più intelligente, più pronta e scattante. Come quello che provavo in quello spazio bianco; tutto era più semplice. Tuttavia... adesso dovevo far ripartire tutti i meccanismi.
 
Riaprii gli occhi: nulla era cambiato, il buio era lo stesso della grotta, illuminato qua e là da cristalli trasparenti e brillanti. Mi rialzai lentamente. Ogni piccolo movimento mi costava quasi dolore. Mi sarei riabituato in fretta, però: in fondo, era una vita che non avevo nemmeno fatto caso a tutti quei limiti imposti dalla mia stessa natura, ricominciare adesso non sarebbe stato difficile.
 
Mi accorsi che il segno sul mio braccio era tornato, e brillava intensamente. Non faceva male, a differenza del solito: quella specie di occhio mi fissava come sempre. Ma la sua luce... aveva qualcosa di diverso. Sembrava più chiara. Differente, appunto. Che fosse una ripercussione di quanto accaduto?
 
Fu allora che gli eventi cominciarono a riordinarsi uno dopo l’altro nella mia mente: il Satellite, Jack, Crow, quell’uomo, e...
 
Aki!
 
Dov’era lei? Era qui che l’avevo persa di vista, nello stesso momento in cui quell’illusione era cominciata. Ma adesso dove si trovava? Osservai i dintorni: da una parte, il tunnel pieno di cristalli, vuoto, e poco illuminato alla fine. Dall’altra...
 
Nebbia, nera. In qualche modo ricordava quella di Crow, ma la consistenza era diversa. L’oscurità che velava la roccia davanti ai miei occhi sembrava quasi un telo leggero appeso tra le pareti. La fioca luce dei cristalli lì dietro trapelava a stento. Sperai con tutto me stesso che Aki non si trovasse lì in mezzo. Ma se non era da una parte, doveva essere dall’altra...
 
Oh no.
 
In mezzo alla strada oscurata, una luce brillava più intensamente, isolata dalle altre, di un rosso fiamma. Quello... era il segno sul braccio di Aki. Doveva essere priva di sensi. O peggio, doveva trovarsi in un incubo come quello di cui avevo appena fatto esperienza. Doveva svegliarsi, e a tutti i costi!
 
“AKI!”
 
Corsi verso di lei, lanciandomi in quella nebbia scura. Non appena vi entrai, la luce sul mio marchio si intensificò visibilmente: la nebbia si distanziò, respinta da quell’aura rossa, lasciando una sfera vuota tutt’attorno a me. Quella tenebra viva sembrava temere la luce del marchio, quasi la bruciasse. La cosa mi faceva sorridere: avevo un arma con cui tenerla alla larga, almeno.
 
Raggiunsi la fiammella flebile del suo segno in quella cupa atmosfera: Aki era distesa a terra, leggermente curva su un fianco, e aveva gli occhi chiusi.
 
Ciò che mi preoccupava, però, non era il fatto che dormisse, quanto l’espressione che aveva: le sue palpebre erano strette con forza, come dal dolore; era pallida, tremava e respirava a fatica. Immediatamente, mi chinai da lei per scuoterle le spalle, ma non mi rispose. Si muoveva a peso morto, e non accennava a riprendersi.
 
“Aki! Aki! Svegliati, Aki!”
 
Niente.
 
Dannazione... cosa dovevo fare? Che altro mi sarei dovuto inventare adesso?!
 
“Aki...”
 
Non era un sonno normale il suo, ma non avevo idea sul come fare per svegliarla. Non potevo far altro che procedere a tentativi. Così dormiente e tremante, sembrava fragile, indifesa... vulnerabile.
 
Mi inginocchiai e la sollevai per le spalle distaccandola dal suolo freddo, tenendola su col braccio ed accostandola un po’ al mio torace.
 
La sua espressione non cambiava. Restava sofferente, incapace di riprendersi. Ed io non potevo a fare niente. Vederla così addolorata mi faceva male al cuore. Un fiore così bello, così straziato... Tentai di scuoterla ancora con il braccio che la sosteneva.
 
“Aki... ti prego, apri gli occhi...”
 
All’improvviso, il segno ricominciò a bruciare. Mi chinai leggermente in avanti, cercando di sopportare. Aki sussultò, spalancando gli occhi di colpo. Restò per un attimo ad ansimare, come se fosse appena emersa da un oceano invisibile. Era rigida e fredda come un pezzo di marmo. Puntai gli occhi fissi nei suoi nocciola: era terrorizzata.
 
“Aki? Aki, stai bene?! Che è successo?”
 
Per un attimo restò immobile, quasi come se non mi avesse nemmeno sentito, respirando rumorosamente; poi, dopo aver realizzato dove si trovasse, si voltò verso di me, scrutandomi il viso. Da parte mia, ricambiai lo sguardo, cercando di capire cosa stesse succedendo tramite le sue iridi confuse.
 
“Y-Yusei?” mormorò, con gli occhi umidi. Sembrava sotto shock.
 
“Ehi, ehi. Sta’ tranquilla. Era solo un incubo. È finito adesso.”
 
Sentivo quell’ansia quasi addosso. Lei continuò a fissarmi attonita, immobile; pareva a malapena conscia della mia (nostra?) esistenza. Ad un certo punto, alzò una mano e la accostò debolmente alla mia guancia. C’era da dire che ne rimasi alquanto sorpreso, se non addirittura imbarazzato. Perché un gesto simile? Da cosa era stato provocato? Che cos’ aveva visto?
 
“Sei qui... sei vivo...” singhiozzò lei, a voce bassa.
 
Vivo? Aveva visto la mia morte, per caso? Brividi mi corsero sulla mia pelle al solo pensiero. No, certo che no...
 
“Non preoccuparti, ora è tutto finito.”
 
Due grandi lacrime comparvero agli angoli dei suoi occhi castani. La sentivo tremare tra le mie braccia. Improvvisamente affondò il viso nella mia maglia malconcia stringendosi forte al mio busto, singhiozzando rumorosamente. Diversi sussulti la scossero, mentre sentivo la mia spalla inumidirsi; la strinsi più forte, cercando di farla calmare, di lasciarla sfogare per quello che lei sentiva. Percepivo quel dolore chiaramente. Potevo solo immaginare in quale incubo lei si fosse trovata, ma a giudicare dalla sua reazione, doveva essere stato straziante persino per una persona forte come lei. Di chiunque fosse stata la colpa, l’avrebbe pagata cara.
 
Molto cara.
 
“Sta’ tranquilla, Aki. Io non ti lascerò sola, hai capito?”
 
Lei annuì debolmente, cercando disperatamente di controllare i singhiozzi. Sentivo il mio cuore battere più forte, così vicino a lei. Sperai che non se ne accorgesse –anche se, ormai, era inutile. Era... strano. Era tutto più semplice quando mi trovavo con lei. Era come se tra noi esistesse già un legame, più forte, più antico, già presente. Forse c’entravano qualcosa quegli strani segni. Forse era per questo che con lei non mi sentivo mai a disagio... Forse.
 
Le accarezzai i capelli, come avevo già fatto una volta. Ora volevo solo consolarla, farla sentire meglio, nient’altro.
 
“Mi dispiace... mi dispiace...” mormorò lei, con la voce soffocata nella stoffa sottile.
 
“E di cosa? Non scusarti. Ora calmati, okay?”
 
Lei scosse il capo di nuovo. Non sapevo a cosa si riferisse, ma non volevo che me lo spiegasse. Non volevo che raccontasse qualcosa di doloroso. Richiamarlo alla mente e volgerlo in parole probabilmente l’avrebbe solo fatta stare ancora più male, e io non volevo questo. Volevo solo che lei si ricordasse di quanto fosse forte.
 
“Forza, Aki. Non piangere più ora.”
 
Dopo pochi istanti, percepii la presa di Aki allentarsi, finché lei non si distaccò completamente, quasi in fretta, probabilmente un po’ imbarazzata. Ripiegò le braccia e rimase seduta a terra, strofinandosi un po’ gli occhi. Io le rimasi accanto, fermo dov’ero, attendendo che regolasse definitivamente il respiro.
 
“Scusa, Yusei. Perdona la scenata...”
 
“Non preoccuparti. L’importante è che ora tu stia meglio.”
 
Se in qualche modo ero riuscito a tranquillizzarla, andava bene così. Lei fece altri profondi respiri per calmarsi una volta per tutte, mormorando qualcosa tra sé e sé.
 
Nel frattempo, approfittai del momento di pausa per rialzarmi; avevo permesso che la guardia cedesse un istante, ma ora dovevo ripristinarla. Non sapevamo ancora nulla di quello che ci attendeva, e il mio istinto non mi comunicava altro che disagio riguardo a questo posto. Tesi una mano ad Aki, per aiutarla ad alzarsi. Mi accorsi anche che il segno sul mio braccio, ora che aveva smesso di brillare, non c’era più. Magari prima era tornata solo la sua luce. Non sapevo perché, ma mancava ancora qualcosa.
 
Lei fissò la mia mano, un po’ attonita, poi decise di afferrarla. Non appena il suo palmo fu saldo nel mio, con una misurata spinta la riportai alla mia altezza, finché lei riprese l’equilibrio. Sembrava riuscire a reggersi sulle sue gambe. Non era così debole come era parsa per un attimo.
 
“Grazie mille, Yusei.” sospirò, asciugandosi quanto rimaneva delle lacrime con il polso del guanto.
 
“Di nulla, figurati.” Notai che le sue guance si erano parecchio arrossate a causa del pianto e della frizione con le mani. Era davvero un peccato...
 
“Comunque... posso chiederti una cosa?”
 
“Dimmi.”
 
“Tu... ricordi qualcosa di quello che è successo? Io ho le idee un po’ confuse...”
 
La domanda mi colse un po’ alla sprovvista.
 
“Beh... ricordo solo un forte vento nero. Forse era quello ad avere qualcosa a che fare con quegli strani incubi...”
 
“Incubi? Vuoi dire che anche tu ne hai avuto uno?”
 
Feci silenzio. Non volevo farla sentire l’unica ad aver passato chissà quale tragedia, ma nemmeno volevo raccontarle cosa avevo vissuto io. La battaglia con Jack e Crow... no, non ce n’era bisogno. Aveva già sofferto troppo, lei, ci mancava solo che accumulasse altri sentimenti negativi per colpa mia.
 
“Non ha alcuna importanza. Era solo un sogno, alla fine.”
 
“Ma cos’hai visto?”
 
“Nulla di cui tu debba preoccuparti.” Le risposi. Lei sospirò. Aveva capito che non le avrei detto niente, a riguardo perché non volevo, nemmeno forzatamente.
 
“Ma ora stai bene, vero?” mi chiese, comunque preoccupata. Sapevo cosa intendesse. Voleva sapere se quello che avevo vissuto avesse lasciato una ferita su di me, come a questo punto deducevo fosse accaduto anche a lei. Ma nonostante i cattivi ricordi, il dolore di essere costretti a fare del male alle persone più care, e di riceverne a propria volta... sentivo il cuore stranamente leggero. Quella creatura che mi aveva salvato si era portata via tutto il male che si era abbattuto su di me. Le sorrisi, rassicurandola.
 
“Sì, io sto bene, non preoccuparti.”
 
Per cambiare argomento, accennai con una mano alla fine del tunnel non ancora attraversato.
 
“Ora... credo sia meglio muoverci. Te la senti?”
 
Lei annuì senza aggiungere nulla. Avremmo avuto bisogno entrambi di un momento di silenzio per riflettere per conto nostro, adesso. I nostri passi si susseguivano lungo il tunnel, silenziosamente, uno dietro l’altro. La strada, costellata di cristalli via via più grandi e luminosi, sembrava essere interminabile. Anche lo spazio sembrava allargarsi man mano che andavamo avanti.
 
Però, quel silenzio mi metteva un po’ a disagio. Al contrario, forse era un buon momento per raccontare ad Aki quanto avessi scoperto. Era giusto che lo sapesse anche lei, dato che eravamo sulla stessa barca. L’unica domanda era... ‘chissà come l’avrebbe presa’. Decisi, però di fermarmi, facendo arrestare anche la sua camminata, lasciandola un po’ confusa. Ma prima che potesse dire niente, fui io ad interromperla.
 
“Volevo dirti una cosa, Aki. Io... credo di aver scoperto chi c’è dietro a tutto questo.”
 
“Uh? Che intendi?” mi chiese, con una nota di curiosità nella voce. Doveva essersi fatta quella domanda tante volte, molto probabilmente.
 
“Ho incontrato di nuovo quell’uomo che ci aveva attaccati. –e qui udii un leggero fiato di stupore- Ha detto di avere un signore, ‘Akuma’, che ha bisogno dei nostri segni, sigilli o qualunque cosa siano per liberarsi dalla sua prigione.” ...e forse, quell’uomo era semplicemente un suo emissario, quello che andava a sporcarsi le mani, insomma.
 
Lei sbatté gli occhi, un po’ confusa dalle nuove informazioni.
 
“Akuma? E chi è? Cos’è?”
 
“Non ne ho idea. Ma suppongo che non dobbiamo lasciare che si risvegli.” Dissi. La sentii sospirare, ma era difficile decifrare il suo tono.
 
“Certo che è assurdo, sai... sembra di essere finiti in una favola... Prima questi poteri sovrumani, adesso anche i demoni...!” esclamò sull’orlo della disperazione, interrompendosi quasi forzatamente. (io: tecnicamente sono giapponesi, sanno che vuol dire Akuma (?))
 
“È tutto così assurdo che non so da dove cominciare per fare l’elenco...!” cercò di continuare, ma alla fine si arrestò.
 
Si fece sfuggire un altro sospiro sconsolato.
 
“Di questo passo impazzirò totalmente.” concluse tenendosi la testa tra le mani, sperando in una sincera risposta.
 
“Impazziremo entrambi se non sistemeremo questa faccenda una volta per tutte. Anche perché, manca ancora una cosa...” affermai, sentendomi l’unico del due in grado di sorvolare l’attuale follia dello stato delle cose.
 
“E cosa?”
 
Presi un profondo respiro.
 
“Questi segni che abbiamo, questi poteri... credo di aver incontrato anche chi ce li ha lasciati.”
 
Incontrato? Stai scherzando, vero?” non era solo stupita. C’era qualcos’altro nel suo tono di voce. Una specie di angoscia, forse. O di speranza. Difficile da dire.
 
“Nient’affatto. Non l’ho visto fisicamente, mi ha solo parlato. Ha detto di chiamarsi ‘Drago Cremisi’.”
 
“Drago? Come ‘drago’? Non esistono i draghi!” il tono della sua voce salì di grado. Poteva sembrare sull’orlo di una crisi di nervi a qualcuno. E in tal caso, sarebbe stato un vero problema, per entrambi. Forse era meglio che si calmasse un po’...
 
“Non l’ho visto, infatti... non so dire che aspetto avesse.”
 
“Andiamo bene! Sicuro di quello che hai sentito allora?” ora sembrava sarcastica. E lo era, appunto.
 
“Assolutamente sì.” Le ribattei con decisione, guardandola negli occhi. Non ero bravo a mentire, purtroppo per entrambi. Ma non ero nemmeno pazzo, andiamo!
 
“Bene, allora...! Fantastico!” esclamò lei, sconsolata. Non sapeva dove andare a sbattere la testa, praticamente e letteralmente.
 
“Ha detto un’altra cosa, poi.” ricominciai, ricordando le parole del Drago: ‘dovrai combattere, al fianco dei tuoi compagni. E quando sarà necessario, ti concederò il mio potere.’
 
“Che cosa? Che altro ti ha detto, eh?”
 
Da qualche parte nel mio cuore avevo già accettato le sue parole, quasi come se avessi percepito che sarebbe stato inevitabile, quasi come se avessi saputo che dovevo prenderne parte fin dall’inizio. E per me andava bene. Ma non sapevo dire se sarebbe stato lo stesso per Aki...
 
Ad ogni modo, era importante che lo sapesse.
 
“Ha detto che dovremo combattere, e che quando sarà necessario, mi concederà il suo potere. Ma credimi, non ho la minima idea di cosa intendesse...” conclusi.
 
Aki rimase immobile, scioccata dalle mie rivelazioni. Probabilmente stava pensando a cosa ci aspettava, a cosa avremmo dovuto fronteggiare, e al fatto che si sarebbe trattato di qualcosa ben più grande di noi, se le forze tirate in ballo erano addirittura sovrannaturali.
 
“Quindi... non c’è scelta, eh?” mormorò tra sé. Fu allora che decisi di avvicinarmi a lei, prendendola per le spalle. Lei mi guardò negli occhi, sorpresa. Notai un lieve rossore affiorarle sulle guance, ma decisi di ignorarlo.
 
“Ascoltami bene, Aki. Anche se ora non so cosa sta succedendo, né di cosa succederà, sappi che io non ti abbandonerò. Non resterai da sola, mai più e in nessun caso, hai capito?”
 
Era importante che sapesse che non avrebbe fronteggiato tutto questo da sola, che non sarebbe rimasta l’unica sul campo di battaglia. Ognuno avrebbe avuto la spalla dell’altro su cui appoggiarsi, e sarebbe riuscito a restare in piedi fino alla fine. Non eravamo soli. Lei, dopo una piccola esitazione di sorpresa, annuì silenziosamente.
 
“Grazie ancora, Yusei.” sussurrò, nascondendo il viso tra i capelli rossi.
 
“Non devi ringraziarmi. È naturale che sia così. Ora, credo sia megl-“
 
Non feci in tempo ad accorgermi di nulla, che un ombra mi si avventò letteralmente al collo, trascinandomi a terra. Tutto divenne nero per una frazione di secondo, finché non atterrammo tutti al suolo.
 
“YUSEI! TI ABBIAMO TROVATO! STAI BENE, CHE BELLO!”
 
“C-Crow?!”
 
Crow?! E-era davvero lui?! Stava bene?! Che ci faceva qui?! Come ci era finito?! Quando?! Era davvero lui questo Crow?! Certo che era lui, indiscutibilmente! Ma allora dov’era Jack?! Che era successo, a tutti e due?!
 
Teneva le braccia strette attorno al mio collo, come se fossi stato il peluche preferito di un bambino. Accidenti a lui, per poco non mi veniva un infar-
 
-to.
 
Oh.
 
Mio.
 
DIO.
 
Avevo quasi dimenticato di essere finito su qualcosa di morbido. Troppo morbido.
 
Puntai lo sguardo dritto davanti a me: l’unica cosa che si distingueva era un paio di iridi nocciola spalancate in un mare di lava rossa; io, dopo essermi reso conto di dove era appoggiato il mio mento –e con mio orrore, anche una mano-, balzai fulmineo all’indietro, inarcandomi come un gatto, ribaltando di conseguenza anche Crow. Ricaddi seduto, mentre Crow finì piatto di schiena, perdendo tutta l’aria che aveva nei polmoni. Era visibile persino un fantasmino uscirgli dalla bocca.
 
Indietreggiai rapidamente nascondendo gli occhi con la frangia nera, paonazzo come non lo ero mai stato. Il mio cervello era in totale subbuglio, attraversato da minacce mentali a Crow, apprezzamenti inopportuni sull’accaduto e visioni catastrofiche della possibile reazione di lei. Questo non doveva accadere… per nessun motivo…MAI…
 
“S-scusami Aki, non volevo... è stato un incidente…!” la supplicai, sollevando una mano aperta davanti a me.
 
Aki era saltata su seduta, con il volto uniformato ai capelli rossicci: negli occhi le brillava una luce cupa, più simile a quella di un predatore intento a vendicarsi della pavida preda. Se avessi avuto delle orecchie feline, le avrei abbassate all’istante. Mi ero definitivamente cacciato nei guai.
 
Lei, dopo essersi sporta vicino a me, mi tirò un ceffone fulmineo. La mia testa si era improvvisamente girata a destra, e la guancia sinistra bruciava. Ma non ebbi il tempo di rimettermi dritto, che iniziò a tirarmi pugni a caso sul busto, anche di forza niente male, che tentai di parare come meglio potevo senza farle danni.
 
Ora però la situazione stava degenerando ad ‘infantile’. Ad una spinta del suo ginocchio finii a terra di schiena, mentre tentavo di bloccare quei pugnetti afferrandole i polsi.
 
“Ti ho già chiesto scusa, non l’ho fatto apposta!”
 
“Non me ne frega niente! Nessuno può né deve toccarmi, NESSUNO!”
 
Era inferocita. Contemporaneamente, Crow si risollevò da terra, massaggiandosi la nuca.
 
“Ahhhi, che botta… Uh?” mormorò, strabuzzando gli occhi. Aki, nonostante la sua presenza, non si fermò, continuando imperterrita con la sua serie di assalti.
 
“Ehi ehi, scendi da Yusei tu! Chi diavolo sei?!”
 
“Chi sei tu! È tutta colpa tua questo casino!”
 
Almeno se n’era accorta…
 
“Non sono io quello che lo sta picchiando!”
 
“Se vuoi me la prendo con te, sai!?” minacciò lei pronta a saltargli addosso, ma a quel punto le presi con fermezza un braccio, facendola voltare di scatto in mia direzione. La scostai via dal mio corpo e mi rialzai, restando in ginocchio. Lei mi ringhiava contro, ancora innervosita.
 
“Calmatevi, tutti e due!” respirai profondamente. “Aki, lui è Crow, te ne avevo già parlato.” Le ricordai. “Crow, lei è Aki, mi ha trovato dopo che sono scappato dal tizio che ci aveva attaccati, due giorni fa-“
 
“Eh? Quando, hai detto?”
 
“Due giorni fa...”
 
“D-due giorni? Come due giorni?! Sono già passati due giorni?!” si mise le mani tra i capelli scompigliati.
 
“Che intendi? No, anzi, aspetta, più importante, dov’è Jack?”
 
“Ah, lui è andato dall’altra parte, volevamo perlustrare i dintorni.”
 
“Quindi è con te... capisco... ma non era a senso unico questo posto?”
 
“Nient’affatto, sembra una vera e propria rete di gallerie.”
 
…Oh. Allora qualcosa di diverso c’era andando avanti.
 
“Vedo… comunque, troviamo Jack, prima, rimandiamo a dopo le discussioni.”
 
“Certo, certo. Posso lasciarvi soli soletti senza pericolo, dunque?” domandò lui con aria ‘innocente’.
 
Vai. Subito.” gli sibilai, cupo. Se fossi stato Jack, l’avrei preso a calci in quel momento. Sfortunatamente, non ero Jack.
 
Lui sbuffò, un po’ scocciato dal mio non-stare al gioco. Sembrava aver trovato la scusa del secolo per prendermi in giro a vita… giusto quello che ci voleva, insomma. Perfetto.
 
Ma andiamo... io e Aki? Siamo seri?
Non sarebbe così male, sai? Ribatté una vocina nella mia testa, che scacciai immediatamente. Sì invece! Cioè... no?
 
“Uff. E va bene, vado. Ma non fatemene pentire!” gesticolò Crow, e dopo essersi voltato senza attendere nemmeno una mia amara risposta, si dileguò in un istante, scomparendo nell’ombra delle rocce.
 
Certo che farmi fare una figura del genere... se lo poteva anche risparmiare...
 
“Scusalo...” mormorai infine, sempre attento a non incrociare lo sguardo di Aki, ancora irritata.
 
“Se lo fa un’altra volta, non garantisco la sua incolumità.” minacciò lei, secca.
 
“Nessuna obiezione. Ma cerca di ignorarlo, sarà meglio per tutti.” la pregai a voce bassa. La sentii grugnire, sconsolata.
 
“D’accordo, d’accordo. Ci proverò. Ma, cambiando argomento… che razza di poteri sono quelli?” mi domandò, colpita dalla sua performance. Tirai un forte sospiro di sollievo nella mia mente, grazie al cielo aveva sorvolato la questione, almeno temporaneamente.
 
“Diciamo che l’elemento base è l’ombra. Anche se... tecnicamente, è difficile da spiegare.” mi passai una mano sulla nuca, un po’ indeciso sulle parole da scegliere. Non ci avevo mai pensato, come si potevano descrivere i poteri di Crow? Lui manipolava l’ombra, lo diventava a sua volta... era complicato.
 
Notai che Aki, contemporaneamente, aveva soffermato lo sguardo sul mio braccio, dato che ora il disegno brillante era distinguibile. Si illuminava ogni volta che erano attivi dei poteri nelle vicinanze. Effettivamente, era la prima volta che ne vedeva la forma: sembrava davvero una testa di rettile. Ricordavo quanto da bambino mi facesse paura, specialmente quando si illuminava. Sembrava un coccodrillo pronto ad azzannarmi. Anche se, a quanto pare, doveva trattarsi di un drago.
 
‘Drago’ Cremisi... forse un senso c’era dietro a tutto questo.
 
Ad un certo punto, avvertii dei passi dalla fine del tunnel, e una fiamma fluttuante avvicinarsi. I marchi iniziarono a bruciare ancora di più, ma ormai mi stavo abituando a quel dolore temporaneo, e lo stesso potevo dire di Aki. L’alta figura di Jack comparve correndo dalla fine del tunnel, e ci raggiunse abbastanza in fretta seguito da Crow. Grazie al cielo stavano bene entrambi... ma allora cos’era successo quando me n’ero andato?
 
“Yusei? Sei qui? Stai bene allora!” cominciò, per poi accorgersi di Aki, la quale si era messa leggermente dietro di me.
 
“E tu chi sei?” domandò, col suo solito tono freddo. La ‘delicatezza’ di Jack era celebre...
 
“I-io mi chiamo Aki...” cominciò lei, un po’ colta alla sprovvista dal suo atteggiamento. Fu pochi istanti dopo che il mio amico si accorse del suo braccio brillante.
 
“Ehi, ma... che cos’è quello?! Non mi dire che-“
 
“WOAH! U-un marchio?! È davvero un marchio quello?!” lo interruppe Crow.
 
“Sì ragazzi, è proprio come sembra.” tagliai corto io.
 
“Non...non posso crederci...non pensavo esistessero altre persone oltre a noi con questi segni...” mormorò Jack.
 
“A quanto pare ci sbagliavamo entrambi.” terminò Crow, scioccato.
 
“Ma come l’hai incontrata? Quando?!” domandò Jack.
 
Dato che la situazione era diventata molto più che caotica, decisi di raccontare tutto con calma fin dall’inizio. Ma presto mi accorsi che i conti non tornavano: appresi che non appena io avevo lasciato Jack e Crow alle prese con quell’uomo incappucciato, lui, dopo pochi minuti di lotta, li aveva direttamente scaraventati in questo posto, esattamente come era accaduto a me e ad Aki. La cosa che non andava, però, era che ci avevano incontrati esattamente poco dopo, come se fosse passata meno di un’ora, e non due interi giorni.
 
“Sembra quasi che i tempi non coincidano...” confermò Crow.
 
“Mi state dicendo che- No, questo... non ha senso!” esclamai, mettendomi una mano tra i capelli.
 
“Niente di tutto questo ha senso, non so se te ne sei accorto.” Tagliò corto Jack.
 
“Lo so, ma intendo dire... devono essere passati due giorni, per forza! Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che Aki sia qui... anzi, lei prova esattamente il contrario.” Terminai, affievolendo leggermente la voce. Lei, sentendosi tirata in ballo, propose una sua teoria.
 
“Forse... è colpa di questo luogo. In fondo, non abbiamo idea di come ci siamo finiti, per quanto ne sappiamo, potremmo essere ovunque. Sarà per colpa di questo posto che anche il tempo si comporta in modo strano?” affermò, incerta riguardo le sue stesse parole. Per una frazione di secondo tornò quello scomodo silenzio.
 
“Voto per la sua teoria.” sospirò Crow, rassegnato, appendendo le braccia. Jack, d’altro canto, prese l’iniziativa.
 
“Non sappiamo che succede, ma non possiamo avere risposte adesso... A questo punto muoviamoci, no?”
 
“Ottimo! Dove si va?” esclamò Crow, risvegliato dal cambio d’argomento, decisamente meno complicato. Ma non appena terminò la frase, uno strano rumore sordo ridondò in lontananza.
 
Ci ammutolimmo tutti quanti all’istante, attendendo di riuscire a carpire meglio quel rumore. Sembrava uno strano eco... come un fischio di vento lontano, che ridondava nelle cavità dei tunnel.
 
“Avete sentito anche voi?” fece Jack serio.
 
“Non mi piace...” mormorò Crow.
 
Veniva da davanti a noi, dalla fine dell’incrocio. Ma dopo pochi secondi, quella specie di profondo ululato mi parve... terribilmente familiare.
 
“Oh no...” sussurrai, tra me e me. Questa non ci voleva.
 
Mi lanciai di corsa in suddetta direzione, sperando con tutto me stesso di riuscire a fare in tempo. No, questa volta non l’avrei lasciato passare.
 
“Yusei, dove vai?!”
 
Nessuno fece in tempo a reagire. Slanciai il braccio destro contro la cavità, e grandi prismi di cristallo chiaro tagliarono rapidamente lo spazio davanti a loro. Richiudendosi a spirale, si compattarono in un solido muro, bloccando totalmente l’uscita alla corrente del vento nero.
 
Sì, era lo stesso vento oscuro che aveva travolto me e Aki poco tempo prima. Ma non ci cascavo due volte.
 
Ora potevo percepire anche il tremore della terra. I cristalli di ghiaccio sussultarono spinti dalla forza del vento, tanto da far cadere della polvere dagli spifferi della roccia, ma ressero alla pressione. Restammo ancora immobili per alcuni secondi, trattenendo il respiro.
 
Poi ci fu solo silenzio. Fortunatamente fu ‘scampato pericolo’. Tutti quanti corsero da me, osservando il muro di ghiaccio davanti a loro. Tirai un sospiro di sollievo.
 
“Ma che diavolo...?!” domandò piano Crow, abbastanza esterrefatto dalla scena.
 
“Come facevi a sapere...?” cominciò a chiedere Jack, ma preferii interromperlo.
 
“Ve lo spiegherò dopo. Andiamocene, non sappiamo se la corrente si è davvero fermata. Quella barriera potrebbe ancora cedere.”
 
Aki fissava la parete di ghiaccio, silenziosa. Poi abbassò lo sguardo, come se si fosse sentita in colpa per non essere stata in grado di reagire anche lei, benché sapesse di cosa si trattasse. Tuttavia, non era importante, ormai. Bastava sapere che eravamo tutti sani e salvi. A quanto pareva, questo posto nascondeva brutte sorprese ad ogni angolo. Avremmo fatto bene a stare più che allerta.
 
Dato che erano rimaste solo due vie libere, e una di queste era quella da cui erano giunti i miei amici, mi incamminai per primo verso l’unica direzione percorribile, venendo poi seguito da tutti gli altri. Nessuno aveva voglia di restare a lungo in quello strano posto. Ci stavamo addentrando in una rete sempre più fitta e dalle pareti e soffitti sempre più larghi, e i cristalli divenivano man mano più radi. Percepivo come una strana pressione... come un’angoscia illogica, una paura concreta che non aveva motivo di esistere man mano che ci addentravamo tra le gallerie. Ci stavamo avvicinando a qualcosa di molto pericoloso, tuttavia, ne ignoravamo ancora la forma.
 
Aki, dal canto suo, restava silenziosa. I miei amici, invece, facevano domande mentre camminavamo riguardo l’accaduto: così spiegai loro del vento nero, e di ciò che mi era stato rivelato in quella specie di incubo –tagliando fuori la comparsa delle loro copie, ovviamente. Rimasero abbastanza scioccati e confusi dal peso delle nuove informazioni, ma alla fine, dopo un po’ di scetticismo e di crescenti mal di testa, si convinsero delle mie parole. In fondo, non avevo ragioni per mentire. Eppure, ogni domanda che ci facevamo di conseguenza, non aveva risposta. Era tutto così confuso...
 
“Che disastro...” mormorò Crow, ormai arreso allo stato dei fatti.
 
“Piuttosto, mi domando come usciremo di qui...” borbottò Jack, dal canto suo.
 
Tecnicamente, era una bella domanda. Queste gallerie intrecciate sembravano non avere fine... e sapevamo che nascondevano insidie pericolose. Ad ogni piccolo suono sospetto ci immobilizzavamo ad orecchie tese, per assicurarci che non si trattasse di nulla di pericoloso. Ma poi, giunse a noi un suono diverso, come un rantolo, quasi un sibilo, difficile da identificare come lo stesso vento di prima. C’era qualcos’altro dietro l’angolo...
 
“Questo è strano... volete che vada a dare un’occhiata?” propose Crow a bassa voce. Non era una cattiva idea, considerando che nel suo stato di ombra era praticamente invulnerabile.
 
“Sì, è meglio. Dicci cosa trovi.” gli risposi in approvazione.
 
Lui annuì, e cominciò a correre raso le pareti. Restammo tutti vicini in silenzio, pronti ad attaccare se necessario. Udii un mezzo grido da parte di Crow in lontananza, finché dopo pochi secondi non lo vidi direttamente riemergere dalle tenebre della larga galleria, allarmato.
 
“Che succede Crow?”
 
“Filiamocela, SUBITO!” esclamò di colpo, sudando freddo.
 
“Che cosa c’è, Crow?!”
 
“Zitti e CORRETE!”
 
Un poderoso ruggito riecheggiò dall’incrocio davanti a noi, facendo correre un brivido sulla schiena di tutti. Qualunque cosa fosse stata a produrre quel raccapricciante suono, l’ultima cosa che poteva essere era ‘amichevole’.
 
Immediatamente, tutti cominciammo a correre nella direzione opposta, sperando vivamente che quella cosa, qualunque cosa fosse, non arrivasse a noi. Ma il rumore dei nostri passi non ci aiutava a passare inosservati.
 
Mi voltai: Aki non era veloce come noi, e in fondo al tunnel era appena comparsa una... strana creatura demoniaca, tutta nera, larga quanto il tunnel stesso –che andando avanti aveva raggiunto buone dimensioni-; si era appena fermata, scrutandoci, aprendo lentamente una grande bocca mastodontica decorata da zanne affilate... aveva degli occhi bianchi e vuoti, opprimenti, e il suo respiro si condensava come fumo. Sembrava un demonio in piena regola uscito dagli Inferi. Che razza di bestia immonda era, quella...?!
 
 
 
 
*nello studio buio e incasinato della scrittrice*
  
Io: Perdonate la cliffanger. *ahem* tregua? Chi ha parlato di tregua? Non ricoooordo
 
Aki: uno di questi giorni la pagherai cara E_______E
 
Io: ma non prima del finale, giusto? ^^”
 
Aki: non ti assicuro niente se vai avanti così e3e
 
Yusei: non dovevi farlo, non dovevi farlo, non dovevi farlo! E/////////E  *parla dello scontro con Aki*
 
Io: sì dovevo invece xD
 
Crow: eddai Yusei, era ora che ti dessi una mossa u.U
 
Yusei: falla finita, Crow E/////E
 
Aki: appunto @////@
 
Crow: no :P
 
Io: vai Crow, siamo tutte con te! XD *runs for dear life*
 
 
Nota: mi dispiace ma i disegni dovranno aspettare, mi si è bagnata la cartella dove stavano tutti i disegni mancanti ç_ç vanno rifatti da capo pure quelli çwç (questa si chiama sfiga, gente) li aggiornerò appena potrò rimettere le mani sul mio scan adorato >___< (ovvero, circa a settembre)
 
Ad ogni modo, visto che arriverà il 9 o 11 di settembre sicuramente prima del mio aggiornamento, buon inizio di anno scolastico a tutti, amici miei *alza la mano Hunger Games style*
*qualcuno fischietta il verso della ghiandaia (?)*






Restauri completati per tutti i disegni mancanti ewe il disegno qui è più piccolo di quanto possiate pensare XD non è accurato come gli altri, è vero, anzi è quasi "suggerito", più che altro... (disegnando ho pensato che la gonna di Aki fosse effettivamente TROPPO corta o///////o facciamo che non s'è visto niente, eh? X//D) comunque.... niente da dire di più, sapete che scena è questa y.y



  
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