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Autore: Maryleescence    27/08/2014    3 recensioni
Alexander Brown è un ricco aristocratico che vive nella Londra vittoriana del 1859. Non tutti sanno che dietro quel bell'aspetto e occhi incantevoli, si nasconde in realtà il volto di un assassino. L'uomo uccide le donne con cui riesce ad avere rapporti e in seguito, taglia loro una ciocca di capelli, tenendola come ricordo nel libro delle sue malefatte. Amori, ossessioni e passioni carnali contraddistinguono la sua vita, ma ciò porterà lui stesso alla morte, che fatalmente infligge alle donne che incontra.
Genere: Drammatico, Horror, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Capitolo 12°: Ripugnante.

 

Quello che avvertiva era solo il freddo, il quale oltrepassava le sue vesti e s’imprimeva nella sua carne. Aprì lentamente gli occhi e si accorse che la sua vista era un po’ offuscata. La confusione albergava ormai nella sua mente, non capendo così dove in realtà si trovasse. Cercò di muovere le mani, ma le sentì intrappolate accanto al suo capo.
Si voltò e mettendo a fuoco la sua acuta vista, si accorse di essere nella stanza segreta delle sue malefatte; esattamente sopra quel tavolo di ferro, dove aveva squarciato ormai tantissimi cadaveri. Era incatenato a esso, ma soprattutto si accorse ben presto di avere la bocca cucita con uno spago nero e spesso. Si dimenò, ma l’unica cosa che ottenne fu uno sghignazzio proveniente dall’altra parte della stanza.
Si sentì immediatamente spaventato e indifeso. Non aveva le armi per difendersi da un nemico che con ogni probabilità aveva giocato sulla sua psicologia, tanto da indurlo a svenire e quindi a consegnarsi nella sue mani.
Proprio accanto agli strumenti chirurgici c’era quella donna dai lunghi capelli neri e il caratteristico occhio grande e cucito. Si avvicinò a lui rannicchiata e tremolante.
<< Sei proprio un bel ragazzo, lo sai Alexander? >> disse con voce rauca e con l’alito fetido, il quale assomigliava per lo più alla puzza di un corpo in decomposizione.
Gli strappò la cucitura dalla bocca, facendo fuoriuscire da essa molto sangue. Le urla del ragazzo erano forti e atroci a causa del dolore che si era insidiato dentro di lui, ma nessuno in quel luogo li avrebbe mai sentiti. Lui non aveva amici; nessuno avrebbe mai salvato il malvagio e futile Alexander.
La donna gli aprì la camicia bianca che indossava e toccò la sua pelle con le sue sudicie mani; l’avidità scorreva dentro di esse.
<< C-chi sei? >> chiese con voce flebile.
<< Strano che non mi riconosci, eppure sei il figlio di Lucifero… Io sono Alya e sono la sua messaggera. Dovevo controllare il tuo operato, ma quale occasione migliore per ucciderti? Potrei conquistare l’intero regno degli inferi e uccidere il tuo stesso padre! Tutti sarebbero dalla mia parte e diventerei così la regina che sarei dovuta essere milioni di anni fa! >> rispose afferrando un coltello e facendolo roteare tra le sue dita, le quali dimostravano ormai la sua vecchiaia.
<< N-non ci riuscirai mai. Certo, ucciderai me, ma che importa? M-mio padre sarà sempre forte con me o senza di me; ti sgretolerà con le tue stesse mani e te lo posso garantire! >>.
Improvvisamente Alya afferrò i capelli riccioluti di Alexander e ne tagliò una ciocca. La fissò attentamente, mentre un ghigno beffardo si dipingeva sul suo volto.
<< Questa ciocca la terrò conservata in ricordo di questo memorabile momento o forse creerò anch’io un mio libro di malefatte esattamente come il tuo! >>.
Detto ciò, la donna graffiò con le sue lunghe unghie la liscia pelle del ragazzo esattamente sull’addome, facendolo nuovamente urlare dal dolore. Ormai solo il sangue era diventato il protagonista di quell’orribile situazione.
Alexander si sentì umiliato da quella ripugnante messaggera. Una rabbia insolita fustigò il suo animo, tanto da avvertire l’adrenalina scorrere velocemente nelle sue vene. La forza dentro le sue braccia magre sembrò aumentare notevolmente, tanto che strinse forte i pugni e si liberò da quelle nefaste catene; così avvenne anche per le caviglie.
Gli occhi del ragazzo si spalancarono, tanto da parere quelli di pazzo efferato; possedeva uno sguardo minaccioso capace di far tremare la stessa Alya, la quale si era già rannicchiata sul pavimento in segno di protezione.
Alexander strinse tra le sue mani quel tavolo di ferro e con forza lo lanciò sul corpo di quella riluttante donna, la quale emise dei veri e propri gemiti di dolore.
No.
Questo non bastò a placare la rabbia del giovane assassino.
L’afferrò per il collo e in seguito, la sbatté contro il muro. Prese il coltello e si accanì sul suo corpo con ferocia, squarciando così ogni lembo delle sue membra. Lei ansimava dal dolore, mentre lui rideva e godeva davanti a quello spettacolo raccapricciante.
Alya cessò di vivere e Alexander le tagliò la testa, facendola così rotolare sul pavimento già impregnato dal sangue. Le strappò una ciocca e in seguito, bruciò il suo corpo nel forno che aveva a disposizione. La maledisse, mentre scriveva il suo nome in quel raccoglitore.
Sapeva bene che le vittime morte che giungevano all’inferno divenivano demoni, i quali vivevano una seconda vita quasi come semplici esseri umani; quella di Alya era l’ultima e il ragazzo gliel’aveva strappata senza pietà e senza alcun rimorso. Era, così, finita in uno strato subalterno all’inferno, dove ardevano costantemente le anime dei veri e propri peccatori; quello era il posto che meritava.
Vide, poi, quel sangue e ancora inebriato da quella frustrante rabbia, lo leccò sul quel pavimento sentendosi il padrone del mondo intero. Si mescolò tra quella poltiglia sporcandosi tutti gli abiti, ma poco gli importava.
Improvvisamente, poi l’immagine di Miriam sfiorò la sua mente. Fu solo in quel momento che Alexander si rese conto di quello che era realmente avvenuto.
Avvolto ancora da quel liquido scuro e ferroso, si soffermò a fissare quel soffitto che altro non rappresentava che un agglomerato di muffa e sporcizie. Era, però, così sorprendente come quella donna potesse misteriosamente calmare i suoi istinti sovrannaturali, trasformandolo in un semplice umano.
Il ragazzo si sentì attraversato da confusione e sgomento. Non sapeva ancora perché il suo cuore continuava a sussultare alla sua visione e perché quella donna riusciva a riportarlo in vita.
Non voleva saperlo.
No.
Voleva solo stare ancora accanto a lei un ultima volta.

   
 
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