Tenderness
- Era l’ennesima partita persa.
- Certo non era una partita importante, era solo un allenamento occasionale con la squadra di un liceo di provincia, ma pesava.
- Frustrazione che andava a sommarsi a frustrazione.
- Vecchie ferite che venivano riaperte.
- Hiruma si passò una mano sul volto.
- Dovevano migliorare.
- Dovevano essere i migliori.
- Non avrebbe lasciato che questa occasione gli scivolasse dalle mani.
- Sapeva troppo bene cosa voleva dire perdere qualcosa che oramai era già suo.
- Sena aveva aperto ai Devil Bats un oceano di possibilità.
- Dovevano riuscire a sfruttarle al meglio, cogliere la palla al balzo e vincere.
- Vincere.
- Vincere.
- Lui lo diceva sempre, non si trattava di una partita ma di una guerra.
- Si allontanò lentamente dal campo senza accorgersi che Mamori lo aveva seguito.
- La giovane manager era una ragazza testarda e orgogliosa, aveva coraggio da vendere e una grandissima forza di volontà.
- Inoltre riusciva molto bene a comprendere i sentimenti degli altri.
- Alcuni l’avrebbero definita empatia, altri umanità.
- Fatto sta che riusciva sempre a capire cosa passasse per la testa di quella sottospecie di demonio.
- -Andrà meglio. La prossima volta vinceremo.-
- Hiruma le lanciò un’occhiata di sbieco.
- Come poteva esserne così sicura? Lei nemmeno giocava.
- - Se lo dici tu-
- Mamori sorrise, dolce come poche volte era stata con lui.
- Quindi con molta naturalezza gli prese la mano.
- C’era in quel gesto qualcosa che andava al di là della gentilezza e dell’amicizia e Hiruma, che era tutto fuorché stupido, lo capì.
- -Anezaki?- domandò vagamente perplesso.
- -Che c’è?- rispose lei.
- Era arrossita leggermente.
- Sapeva che quel gesto in qualche modo la sbilanciava, ma non le importava.
- -Ngh, nulla. Stupida manager-
- Hiruma piegò la bocca in un ghigno.
- Un ghigno differente dal solito.
- Le sue labbra sembravano tendere stranamente verso l’alto e sul viso aveva un’espressione rilassata.
- Qualcuno l’avrebbe addirittura potuta definire felice.
- Strinse a sua volta quella piccola mano calda, stando attento a non farle male.
- Accanto a lui Mamori sorrise.