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Autore: wisegirl31    27/08/2014    4 recensioni
Lei è diversa, anche nel mondo strano dei semidei. Gli incontri che farà le cambieranno la vita in un modo per lei sconvolgente.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOMANDE SENZA RISPOSTA


- Secondo te riuscirà a sopravvivere? - sembrava la voce di mia nonna ma i suoni arrivavano ovattati ed era difficile distinguere a chi apparteneva quella voce.

- Sì, se la caverà - forse era mio nonno, ma chi può accertarlo? Poteva essere il medico.

- Appena si sveglierà le rivelerai tutto?

Rivelarmi tutto? Cosa diavolo sta succedendo? E chi ha parlato? Un vecchio amico di nonno?

Tutto intorno a me si fece di nuovo buio e non sentii la risposta...

 

- Sono passati due giorni e ancora non si è svegliata - esclamò quella che sembrava la voce di mia nonna - sicuro che è ancora viva?

- Mi fido di lui, cara. E lui sa meglio di tutti se è ancora viva o morta. Riprenderà coscienza presto vedrai. È più forte di quanto pensassimo.

- Allora cos'è che ti turba, caro?

- È questa ferita. È mortale quindi non sopravviverò e neanche l'ambrosia mi aiuterà. Temo di non riuscire a vivere abbastanza da dire tutto a Carlotta -

Ambrosia? Ferita mortale? Dirmi tutto?

Ma ancora una volta intorno a me si fece tutto buio...

 

- Caro, ho paura che non sopravviverà! La botta che ha preso in testa era molto forte e anche se non sanguina la ferita non si chiude!

- Cara, ho conosciuto mezzosangue che sono rimasti svenuti per un tempo maggiore con ferite peggiori di questa.

Mezzosangue?

- Lo so, ma...

- Non preoccuparti...

Il buio mi circondò per l'ennesima volta.

 

- Uhmm...

- Che succede, amore mio?

- Il prossimo volo aereo non ha posti liberi. Si liberano due posti soltanto lunedì prossimo. Cinque giorni. Troppi, ma che ci possiamo fare? San Francisco è lontana, non possiamo raggiungerla né con la nave né con il treno né con qualunque altro mezzo di trasporto che non sia l'aereo...

- Potremmo chiedere al Campo se mandano una biga per prenderla e portarla lì, ma è troppo pericoloso.

Biga? Avrò sentito male...

- Prenoto questo volo aereo? Aah, ci toccherà spendere tantissimi soldi...

- Non importa, prenotalo. Io morirò lo stesso, tu dirai a Carlotta dove dovrà andare e poi raggiungerai i tuoi parenti in Florida.

San Francisco? Non avevo mai viaggiato! Non è possibile, sto sognando tutto. Mio nonno sta morendo! Un Campo? Ma di cosa stanno parlando! Tutto questo è un sogno non è possibile, non può essere vero... Ancora buio.

 

- Quattro giorni. Quattro!! E tu stai peggiorando. Cosa le dirò se morirai, mentre lei è incosciente?

- Le darai una lettera che io ora ti detterò.

- Vado a prendere carta e penna.

- Sii veloce. Ogni minuto che passa divento più debole e mi avvicino alla morte.

Sentii dei passi allontanarsi. E mio nonno che parlava da solo.

- Starà bene. Anche senza la mia protezione. Al Campo la terranno al sicuro e io potrò riposare in pace, con la coscienza a posto. Al Campo si sentirà sicuramente a casa...

Sentii dei passi avvicinarsi.

- Ho portato carta e penna.

- Siediti, sarà una lettera molto lunga, sono tante le cose che le devo spiegare.

- Inizia a dettare.

Di nuovo buio.

 

- Stai troppo male! Non puoi restare qui accanto a lei.

- E se si sveglia mentre io mi sto avviando verso la camera o mentre io non sono qui accanto a lei? Devo...

- Tu non devi niente! E ora vai a sdraiarti e a riposarti, ne hai assolutamente bisogno!

- E se attaccano di nuovo mentre dormo?

Attaccano? Chi?

- Lo sai che senza riposo, non puoi combattere bene. Ti sconfiggerebbero subito!

Combattere? Contro cosa?

- Come sempre hai ragione, cara...

- Lo so. E ora fila a letto, caro!

- ...ma vorrei restare con Carlotta fino alla fine di questa giornata.

- Non se ne parla nemmeno...

- Per favore!

- ...e ora torna in camera a riposarti o ti ci porto io con la forza!

- Tu credi di essere più forte di me?

- Certamente, quando sei in queste condizioni.

- Hai vinto. Vinci sempre te.

Di nuovo le tenebre.

 

La luce riscaldava il corpo di Carlotta; aveva finalmente recuperato tutti i sensi. Riuscì ad aprire gli occhi dopo qualche minuto: si trovava nella sua camera da letto.

Mi sono addormentata durante la conversazione, era tutto un sogno e mio nonno è vivo. Sorrise a quel pensiero: non era coraggiosa, non lo era mai stata e preferiva vivere una vita noiosa invece di vivere in costante pericolo.

Sono una codarda, dovrei affrontare i miei problemi e invece continuo a scappare dentro le mura che mi sono costruita intorno pensò, ma ricacciò quel pensiero. Stava per cominciare un'altra noiosa giornata.

Lei odiava l'estate: preferiva andare a scuola piuttosto che rimanere a casa a rigirarsi i pollici perché non aveva nulla da fare.

Carlotta non aveva amici: per gli altri era solamente l'antipatica secchiona della classe. Nessuno parlava con lei: ma perché avrebbe dovuto? Perché i suoi compagni di classe avrebbero dovuto fare amicizia con lei? Era già stata targata come l'antipatica della classe il primo giorno di scuola, anche se non aveva parlato con nessuno.

Già, è così che considerano i secchioni senza parlarci: antipatici e noiosi.

La sua vita era noiosa; almeno la scuola, anche se la odiava, le dava qualcosa da fare. Ecco perché era intelligente: perché a casa non poteva fare altro che studiare o leggere. Un po' le piaceva studiare, ma preferiva leggere. Niente secondo Carlotta era bello quanto leggere: immergersi in un mondo che va oltre la realtà, dove tutto era possibile e poteva accadere...

Odiava le storie d'amore che leggevano le ragazze della sua età: erano tutte uguali! E odiava anche i libri da leggere che assegnavano in classe: erano tutte biografie, autobiografie o storie di vite realmente esistite molto noiose.

Adorava leggere i libri fantasy e di fantascienza, ma purtroppo non poteva permettersi di comprarli. Doveva andare alla biblioteca del paese – per fortuna ce n'era una – e lungo la strada doveva incontrare i compagni di classe che la ignoravano o la prendevano in giro. Lei li ignorava e tirava dritto per la sua strada.

Odiava anche i pettegolezzi che erano sempre al centro delle discussioni delle ragazze della sua scuola. Ma chissene frega chi si è fidanzato con chi! Oppure tutte le altre scemenze di cui parlavano. Sembravano tante oche mentre parlavano di gossip e di cronaca rosa!

Basta guardarle con tutto quel trucco in faccia: sembrano delle oche più artificiali che naturali! Poi come si comportano: pensano di essere bellisime e perfette! Come se non avessero nessun difetto, ma in realtà di difetti ne hanno tanti!

Non che Carlotta si sentisse come se non avesse nessun difetto, anzi pensava di non avere nessun pregio. Schiva, introversa, timida: tutte cose che odiava di se stessa. Purtroppo non aveva una soluzione a questi problemi e a migliorare non ci riusciva.

Si alzò e subito le girò la testa. Tutto divenne rosso e lei riperse conoscenza.

Quando si risvegliò era distesa a terra: fitte lancinanti le facevano dolere la testa. Si rialzò stavolta lentamente per evitare di svenire di nuovo. Probabilmente era svenuta per un calo di zuccheri. Si diresse piano verso la cucina per andare a fare colazione: si sentiva come se non avesse mangiato per svariati giorni. Aveva anche la bocca secca come se non avesse bevuto per svariati giorni. Questo però era impossibile: si era addormentata solo ieri! Guardò fuori e scoprì che era quasi il tramonto. Forse era per questo che aveva così tanta fame e sete: aveva dormito tutto il giorno.

A metà strada tra la sua camera e la cucina un urlo la fece fermare. L'urlo veniva dalle stanze dei suoi nonni. Carlotta, abbandonando le precauzioni prese per evitare di svenire di nuovo, si mise a correre. Okay, è stata una cattiva idea correre. Dovette rallentare perché le dolevano le gambe, come se avesse passato giorni interni senza muoversi. Strano, però: si era addormentata solamente ieri sera. O almeno era quello che credeva lei. Lungo la strada controllò l'orologio: era già sabato! Ma non era possibile: era come se lei avesse dormito per otto giorni di seguito. Che strano.

Ma non aveva tempo per pensare a questa stranezza: era arrivata alla stanza da dove proveniva l'urlo. Entrò e rimase sconvolta per quello che vide.

- È morto! Morto! - sua nonna era sconvolta. Allora era lei che aveva urlato. Il motivo? Suo nonno era morto. Carlotta sentiva le lacrime scorrere lungo le guance e non riusciva a parlare.

È tutto vero, tutto!

Non sapeva bene come definire il dolore che provava, non esistevano parole per esprimere ciò che lei provava in quel momento.

 

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Carlotta guardò fuori dalla finestra: era notte fonda. Era stata al capezzale di suo nonno per ore senza neanche accorgersene!

In quel momento si accorse anche di avere le ginocchia indolenzite. Scoprì di essere stata in ginocchio per ore, a pregare non-so-quale-dio e a piangere. Carlotta non credeva in nessun dio perciò era strano che incosciamente si fosse messa a pregare. Guardò intorno a sé: sua nonna non c'era. Si chiese perché non fosse lì accanto a lei, ma non aveva risposta a questa domanda che si aggiunse alla sfilza di domande senza risposta. All'improvviso ricordò alcune delle conversazioni che aveva sentito mentre era svenuta.

Di che cosa stavano parlando?...Ora ricordo:un campo, mezzosangue, combattimenti, attacchi, vivi, morti, ferite gravi, voli aerei, San Francisco, lettere...

Aveva un mal di testa tremendo: finalmente ricordava tutto, ma era così irreale che si convinse di nuovo che si era sognata tutto. Insomma, lei sarebbe andata in America? Impossibile, non aveva neanche visitato le cittadine vicino al suo paese, i suoi non le avevano permesso di partecipare alle gite scolastiche e ora lei avrebbe fatto un viaggio intercontinentale?

Stupida! Quello te lo sarai immaginata! Come tutto quello che hai sentito mentre eri svenuta.

Carlotta si rimproverò mentalmente ma poi ripensò a quello che aveva sentito mentre era incosciente: suo nonno che diceva che stava morendo, che la sua ferita era mortale...

Alzò lo sguardo – fino ad allora non si era accorta che teneva gli occhi fissi sul pavimento persa nei suoi pensieri – e si voltò verso suo nonno.

Come aveva fatto a non notare il sangue sulle coperte che era uscito da quella orribile ferita al fianco?

Carlotta dovette andare in bagno per riprendersi e quando ritornò dove giaceva suo nonno trovò la nonna ad aspettarla. Aveva gli occhi rossi e gonfi di lacrime.

- Ti devo rivelare molte cose, piccola mia.


Cari lettori,
sono tornata con un nuovo capitolo! Vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato per un prologo così corto e così schifoso. Per la prima parte, quando Carlotta è in coma, mi sono basata su quelle dicerie che dicono che le persone in coma sentono le voci intorno a loro. Non so se sia vero o no, ma ho deciso di inserirlo nella prima parte del capitolo. Spero che questo capitolo piaccia alle persone così gentili da non ammettere che il prologo faceva schifo da recensire il prologo e anche a voi lettori silenziosi. Che altro dire? Sinceramente non mi aspettavo così tante recensioni per il prologo e ringrazio ancora una volta i recensori così gentili.
Tornerò con un altro capitolo, non so quando visto che mi aspettano delle settimane con miliardi di impegni.

Ciaoo! 
-figlia di Atena

  
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