Got a secret
Can you keep it?
Swear this one you’ll
save
Better
lock it in your pocket
Taking this one to the grave.
(Secret, by The Pierces)
La pioggia quasi copriva il rumore
della campana, mentre i giovani
lottatori della Muscle League salivano silenziosamente i gradini in
pietra che
li avrebbero portati dentro la chiesa.
Non sembravano neppure gli stessi,
quei ragazzi, non quel
giorno; stretti nei loro abiti scuri, stretti gli uni agli altri come a
colmare
quel vuoto da poco sopraggiunto tra di loro.
Kid Muscle e Wally Tusket sembravano
quelli più provati
dalla prematura scomparsa del loro amico. Chi l’avrebbe mai
detto? Ultimo ad
arrivare nel gruppo, era stato il primo ad andarsene.
E in un modo completamente
inaspettato.
Presero posto sulle panche
più vicine al caro estinto, per
quanto risultasse loro difficile stargli così vicino.
Coloro che avevano preparato la salma
avevano fatto un
lavoro eccezionale. Sembrava che dormisse, sembrava che da un momento
all’altro
si sarebbe rialzato ed avrebbe sorriso -non “riso”.
Non era mai stato tipo da
lasciarsi andare a tal punto- dicendo loro “vi ho solo fatto
uno scherzo, cosa
sono quei musi lunghi”?
Ed era ancora difficile per tutti
loro credere che così non
fosse, che a breve lo avrebbero fatto ricongiungere a Madre Terra, che
nessuno
di loro l’avrebbe più visto in giro.
Perfino il cinico Kevin Mask riusciva
ad interpretare le
espressioni di quello che lui, spesso e volentieri, aveva definito
“branco di
scimmie, branco di idioti, manica d’invertebrati, inutili
perdenti”…e pensò che
tutto sommato fosse incredibile che idioti simili riuscissero a
mantenere un
simile contegno.
Lungo la strada per recarsi alla
cerimonia funebre, ed anche
in quel preciso momento in cui lui ed il suo allenatore presero posto
nella
terzultima panca in fondo alla chiesa, si era domandato
perché avesse deciso di
andare lì.
E la risposta era una sola: per
l’onore. Era un chojin che
lui conosceva, un “collega”, non poteva non
presenziare.
E poi… aveva assistito al
decesso.
«ormai non si
può tornare indietro compagn-ehm…Kevin».
«anche se potessi non
tornerei indietro, Lord Flash».
Già…a proposito
del decesso, chissà se…ah, si; eccole
lì,
erano appena entrate in chiesa. Sembravano titubanti. Forse si
sentivano fuori
posto, quelle due, considerando che la loro amica era responsabile
della morte
del chojin del quale stava per iniziare il funerale.
Vide il nano allenatore di Kid
Muscle, con aria cupa e
contrita, invitarle a sedersi lassù con lui e gli altri. Le
due parvero sollevate.
Quantomeno nessuno di loro le colpevolizzava per essere state amiche
intime di
un’assassina.
«…pessima
pubblicità…pessima, pessima».
Per un motivo che ignorava,
l’inglese si sentì ribollire. Un
chojin era appena morto, proprio in quel periodo in cui il Torneo era
in pausa,
ed Ikimon e Vance MacMadd pensavano soltanto alla
pubblicità, e ai loro affari,
e ai soldi, soldi, solo i dannatissimi soldi.
Dov’era l’onore
in quelle persone?! Dov’era il
rispetto?!...ed erano queste mancanze a causargli
un’irritazione che minacciava
di sconfinare nell’ira.
«non stanno facendo una
gran figura».
Il commento del suo trainer
riuscì a stemperare parzialmente
la rabbia che stava montando dentro di lui. «sono delle
persone…non so nemmeno
come definirle. Schifose, ecco. dovrebbero esserci loro nella bara,
non-»
«ragazzo, ti prego di
essere cauto con le parole. Mai
augurare la morte. Mai. Vedi da te a cos’è che
porta».
Già, aveva proprio
ragione, come spesso accadeva, pensò
Kevin osservando Kid Muscle fare posto alle due ragazze. Non riusciva a
sentire
cosa stavano bisbigliando, ma francamente non gli importava neanche.
Le due si misero a sedere.
«siamo contenti che siate
riuscite a…sapete, noi abbiamo
temuto che…insomma…non veniste».
Roxanne riuscì a produrre
un sorriso stanco. Aveva il volto
tirato, gli occhi cerchiati e rossi di chi non ha dormito per le troppe
lacrime. Kid Muscle non era abituato a vederla in quel modo, era sempre
stata
una ragazza così forte…ma quel che era accaduto
aveva sconvolto tutti quanti.
«Kid, era doveroso che
assistessimo. Anche se…» rivolse lo
sguardo al corpo nella bara «lo sai».
Trixie non disse nulla, ma non
riuscì ad evitare di tirare
su col naso, anche se non troppo rumorosamente.
«è che non ce lo
aspettavamo».
«nessuno di noi se lo
aspettava» disse cupo Jeager.
«sembra un incubo.
È tutto così assurdo»
mormorò Terry «Mask
è-»
«è…è
in fondo» lo informò Trixie con voce tremolante
«ma è
qui».
«non ero sicuro che sarebbe
venuto».
«forse lo dipingiamo in
maniera peggiore rispetto a quello
che è in realtà» disse Wally, con la
voce spezzata e gli occhi lucidi.
«mentre
forse…» avviò a dire esitante Dik Dik
occhieggiando
la salma «…forse Check Mate è morto
proprio perché ha ritenuto qualcun altro
migliore di quello che era».
Dopo un breve scambio di occhiate nel
gruppo calò il
silenzio più totale, mentre la cerimonia iniziava.
[…]
«addio
‘Mate».
Kid era stato l’ultimo del
gruppo a lasciar cadere la terra
scura sulla bara del loro amico, mentre le lacrime scorrevano copiose
sul volto
coperto dalla maschera.
Le altre persone avevano iniziato ad
andarsene, e forse era
bene che anche lui e gli altri seguissero il loro esempio, e che
lasciassero
lavorare gli addetti alla sepoltura.
Era stato terribile quando avevano
chiuso la bara. Dava il
senso di un qualcosa di così maledettamente
“definitivo”, come solo la morte
poteva essere.
«vogliamo…»
«sì.
È ora che torniamo a casa».
Mentre si dirigevano al parcheggio la
prima cosa che fecero
quasi in contemporanea Terry, Jeager, Kid Muscle, Wally Tusket e Van
Dik fu
riaccendere i cellulari.
Bi-bip. Bi-bip.
Avevano tutti quanti dei messaggi,
chi due, chi dieci.
Ma ciò che
saltò all’occhio tutti quanti fu che ad ognuno
dei succitati era arrivato un sms dal mittente sconosciuto.
Terry fu il primo a leggerlo, e
sgranò gli occhi. «ragazzi,
non è uno scherzo divertente! Ok?! È soltanto di
cattivo gusto!» disse rabbioso
il texano agitando il cellulare.
«cosa
c’è, Terry?» Trixie si
avvicinò.
«ah, ecco chi è
stato!» esclamò Jeager fulminando
l’americano
con un’occhiata «pensavi che fosse il modo migliore
per non far capire che è
opera tua, vero!»
«ma che vai
dicendo?!»
«vergognatevi.
Fate…fate schifo, Check Mate è appena morto,
e voi…»
Evidentemente Dik Dik e Wally
credevano che i due lo
avessero fatto insieme.
«noi non abbiamo fatto
niente!»
«ma di che state
parlando?!» Meat cominciò ad allarmarsi
«cosa-»
«UAAAAAAAAAAAAAA-AAAAAH mi
vogliono mortoooooooooooooooh» urlò Kid
in piena crisi di terrore andando
ad abbracciare le gambe di Roxanne «Roxaaanne proteggimi
tu!» strillò indicando
il telefono che aveva lasciato cadere a terra come se avesse visto su
di esso l’immagine
del demonio, o se fosse diventato all’improvviso un alieno
mutante che aveva
tentato di sbranargli la mano.
La ragazza lo raccolse,
e…niente. Perché Terry però fu lesto
a strapparglielo dalle mani.
“vi manca? Non temete, lo
raggiungerete presto.
#R.
”
«m-ma
che…»
«si può sapere
cos’è?» incalzò Meat.
«niente» disse il
texano «non è niente. Uno scherzo. Lasciate
perdere» disse, scambiandosi occhiate di intesa con gli altri
ragazzi che
capirono di dover mantenere il silenzio «non è
nulla».
Era qualcosa più, di nulla.
Ma in quel momento nessuno di loro
poteva immaginare anche
solo minimamente cosa quel primo sms avrebbe comportato.
N.d.A. : allora. Vi autorizzo ad iniziare il linciaggio, perché scrivere una storia di Kinnikuman in salsa Petty Little Liars (serie tv alla quale mi sono l a r g a m e n t e ispirata nonostante sia una serie completamente idiota e piuttosto priva di senso) è un'assurdità peggiore di quella dei vampiri, il che è tutto dire.
Però mi gira così! Chiedo venia ancor di più dell'altra volta.
A proposito, per chi non avesse notato il [SOSPESA] nell'introduzione di Fiore di Maggio, beh...è sospesa. Ve lo dico anche qui. Al momento soffro della sindrome dell'ispirazione cretina&ballerina.
Sarò contenta di ricevere qualsivoglia recensione, anche negativa se mai; non sono tipa da rispondere maleducatamente, o di scagliare contro di voi branchi di "amykette" a recensire negativamente ogni vostro scritto solo per vendetta.
Quindi, saluti.