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Autore: SoGi92    28/08/2014    2 recensioni
Dalla storia:
"Nell'Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.
-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-"
"Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-
- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-."
Contessa e stalliere. Due mondi diversi, destinati ad incontrarsi...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Erano passati ben dodici anni dall'accordo con il Marchese De Fiore riguardante il matrimonio tra i figli, quando Isabella aveva solo tre anni. All'età di otto anni venne mandata a studiare in un collegio femminile a Torino.

La separazione dai suoi genitori e dalla servitù, in particolar modo da Roberto e Diego, fu molto dura da superare. Fortunatamente le regole dell'istituto permettevano alle allieve di far ritorno a casa durante i periodi di vacanza, momenti che Isabella attendeva con immensa gioia.

Queste visite, però, si interruppero nell'estate del 1851, al compimento del suo undicesimo anno di età. Il motivo di tale comportamento restò segreto.

Malgrado il dispiacere di non avere la loro adorata figlia a casa, i conti furono lieti di appendere che il suo rendimento scolastico migliorò notevolmente.

Nel giugno del 1855 il percorso accademico della contessina terminò e, dopo quattro anni di assenza, giunse il momento di tornare a casa.


L'esile corpo di Isabella era appoggiato al sedile della carrozza, e il suo sguardo vagava assente dal panorama mostrato dal piccolo finestrino, ai genitori seduti di fronte a lei. Probabilmente se avesse fatto senza essere accompagnata da loro nessuno l'avrebbe riconosciuta... il suo aspetto in quegli anni era cambiato notevolmente: la sua pelle, un tempo leggermente imbrunita dal Sole, era divenuta candida e vellutata; il volto si era fatto più magro e maturo; le dita, un tempo tozze e cicciottelle, erano lunghe ed affusolate. I lunghi capelli biondi erano acconciati sapientemente dietro la nuca in una elegante crocchia. Indossava un semplice abito in mussola rosa pallido stile impero, con un nastro di raso di poche tonalità più scuro; le maniche a tre quarti le coprivano appena il gomito, aveva l'avambraccio scoperto e i polsi erano ricoperti dal leggero pizzo bianco dei guanti.


La carrozza sobbalzò parecchio, ma Isabella sembrò non accorgersene assolta com'era nei suoi pensieri.

Clelia e Giuseppe guardarono la figlia preoccupati. -Tesoro...- la chiamò la madre -Ti senti bene?- -Sì madre.- le rispose la ragazza, sforzandosi di sorridere.

La verità era che l'idea di far ritorno a casa le faceva provare sentimenti contrastanti: da una parte ne era felice, ma dall'altra del tutto impreparata ad affrontare Roberto. Sì, perché il motivo per cui la ragazza si era astenuta dal tornare a casa per tutto quel tempo era lui...


***

Giugno 1851

Da tre mesi non tornava a casa, e ora Isabella non vedeva l'ora di rivedere i suoi amici. Era già da tre anni che frequentava il collegio e, malgrado avesse delle compagne di stanza adorabili, nulla poteva battere l'incredibile senso dell'umorismo di Diego e la semplice presenza di Roberto. La ragazzina aveva iniziato a provare per l'amico d'infanzia dei sentimenti confusi: bastava una sua parola per farla volare nel più alto dei cieli, e un'altra per farla sprofondare nelle viscere della Terra.


Al tempo i ragazzi avevano quindici anni, praticamente degli uomini, ma dentro di loro avevano conservato quella vivacità tipica dei bambini. L'unione del trio, però, venne messa a dura prova dall'arrivo di Giannina... una ragazza poco più grande dei due. Aveva lunghi capelli castani, occhi scuri e una camminata suadente. Ogni qualvolta passava accanto a Roberto faceva cadere “casualmente” una mano sulla sua spalla. Questo gesto, agli occhi di Isabella, non passava inosservato.


-Ti piace?- chiese la ragazzina, seduta su un ceppo, intenta a guardare Roberto spaccare la legna. -Chi?- rispose lui, senza interrompere il suo operato. -Giannina...- sputò fuori quel nome come se fosse veleno. -Tu a lei piaci.- - Chi lo sa...- disse, facendo spallucce -Come mai questa domanda?- -Così...- e lasciarono cadere il discorso.


I giorni si susseguirono veloci, e in men che non si dica la vigilia della partenza di Isabella per far ritorno al collegio arrivò. Quella sera Maffeo preparò tutti i piatti preferiti della contessina: agnolotti con burro e salvia; anatra arrosto con verdure fresche e bonèt con nocciole.

Il conte permise, in via del tutto eccezionale, alla servitù di partecipare ai festeggiamenti e di pranzare al loro stesso tavolo.

Isabella danzò con tutti i presenti, compreso il buon Maffeo al quale, però, madre natura non aveva donato molta grazia nel ballo...


-Scusate contessina...- disse l'uomo, al termine del valzer -Non era mia intenzione farvi del male.- Per tutto il ballo,Maffeo non aveva fatto altro che pestare i piedi della ragazzina. -Non fa nulla Maffeo... so che non lo avete fatto di proposito.- disse Isabella, sorridendo malgrado il dolore.

In quell'istante, alle spalle del cuoco, apparvero Diego e Roberto.

-Santa pace, Maffeo! Avete reso i piedi di questa giovane fanciulla più sottili delle vostre tagliatelle!- lo canzonò il giovane staliere, appoggiandosi con il gomito sulla spalla destra dell'uomo. Dall'altra parte, Diego fece lo stesso, tenendo in mano un piatto di agnolotti fumante. -Tieni Maffeo...mangia!- disse, porgendoglielo, posando subito la mano sulla pancia rotondetta dell'uomo.- Non vorrei che i sacrifici fatti in questi anni venissero vanificati da tutto quel movimento!-


Il volto di Maffeo divenne paonazzo, sia per la rabbia sia per l'imbarazzo che i due ragazzi gli stavano provocando. Mentre Isabella a stento riuscì a trattenere le risate. L'uomo stava per ribattere, ma fu interrotto da Roberto.-Guardate e imparate!- disse, per poi rivolgersi a Isabella. -Mi concedete questo ballo?-

La ragazza sorrise, annuì e accettò la mano che il ragazzo le porgeva.


Il tempo per cui danzarono fu breve, ma bastò a Isabella per comprendere ciò che provava per Roberto: poteva essere... amore? O meglio una leggera infatuazione.

-Avete visto come si fa?- chiese il ragazzo a Maffeo, il quale si limitò a mugugnare qualcosa di incomprensibile prima di salutate i padroni e ritirarsi per la notte.

Non passò molto tempo che anche gli altri seguirono l'esempio del cuoco. Anna e Caterina si avvicinarono ad Isabella e la strinsero in un dolce abbraccio. -Arrivederci Contessina. - le disse Diego, strizzandogli l'occhio com'era solito fare. Roberto, invece, si limitò a farle un inchino. -Fate buon viaggio contessina.- vi fu una piccola pausa. -Ci mancherete molto.-

Isabella non resistete più, e in un impeto di tristezza afferrò i due ragazzi e li abbracciò alla vita scoppiando in lacrime.


Erano le due passate quando Isabella, stufa di rigirarsi nel suo letto e si diresse verso le stanze della servitù. Prima di partire sentiva l'esigenza di confessare tutto a Roberto. Sapeva bene che il suo sentimento non poteva avere futuro, ma dopo le parole dolci che le aveva detto alla fine della festa, forse poteva ricambiarlo un poco...


In un paio di minuti raggiunse le anguste camerate, ma si bloccò sentendo delle voci. -No, non qui... potrebbero sentirci...- disse quella che sembrava una donna, la quale emise delle risatine. -Ma chi vuoi che ci veda? Erano tutti così ubriachi che non si alzerà nessuno fino a domattina... dai, vieni qua!-

Al suono della seconda voce Isabella si sporse un poco. Era familiare... troppo familiare...

L'immagine che le si parò davanti agli occhi le fece mancare un battito: Giannina era con la schiena appoggiata al muro e teneva le braccia intorno al collo di Roberto. Questo le cingeva i fianchi e avvicinò il suo viso in modo pericoloso a quello della giovane. Fu questione di un attimo e le labbra dei due si unirono.

Isabella non resistette e, in lacrime, corse nella sua stanza. Poco le importava che quei due la sentissero...


***


Quella fu l'ultima estate che Isabella trascorse lontano dal collegio. A nulla valsero le richieste che i genitori le facevano durante le loro visite, la decisione della ragazza fu irremovibile.

-Non sai quanto sei mancata a tutti in questi anni cara.- le disse Clelia, stringendole la mani. Isabella non rispose, ma si limitò a sorridere. Il suo sguardo volò nuovamente verso i paesaggi mostrati dal finestrino. Si poteva intravedere in lontananza il palazzo. Presto il viaggio sarebbe terminato.



N.d.A.: Salve a tutte/i , nel caso in cui ci fossero anche dei maschietti all'ascolto! ;-) Scusate il solito ritardo con il capitolo, ma il tempo vola!;( E chiedo scusa anche per la confusione nel testo. L'idea c'era, ma la poca capacità nello scrivere anche ;-( Comunque... la nostra Isabella ha finalmente raggiunto un'età in cui potremmo fare avvenire qualcosa di concreto! ^^ Scusate anche il salto temporale, ma è stato necessario per rendere la storia un po' meno noiosa...

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se volete ditemi cosa ne pensate! ^^

Grazie a chi segue, preferisce e ricorda questa storia. Grazie a chi ha recensito, a chi vuole farlo e a chi legge!!

Un bacione!!

SoGi

   
 
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