Il mondo era privo di pietà, ma anche
io non scherzavo affatto.
Ero nella mia stanza e cercavo di
dormire: l'insonnia mi aveva ridotta uno straccio, ma per riposare
davvero dovevo avere il deserto intorno.
Cominciai, dopo ore, a percepire
nettamente i nervi rilassarsi, la bocca impastarsi, lo sguardo farsi
poco vigile e piano piano l'affievolirsi della visuale. Stavo
sfumando verso ciò che tanto mi terrorizzava...e non sapevo porvi
rimedio.
Almeno così credevo.
Qualcuno si trascinava per i corridoi
con cadenza leggera e precisa. Si arrestò esitante dietro la porta,
mentre percepii nettamente il panico montarmi dentro e galoppare tra
un respiro e l'altro.
Feci fatica a sembrare serena, quando
la maniglia scivolò verso il basso con annesso scricchiolio. In
effetti no, non riuscii a sembrarlo. Neanche un po'.
-Chi è?
-Sono io, mia signora. Sei sveglia
ancora?
-Certo che sono sveglia; come dovrei
essere?
Replicai con ferma acidità.
-Dovresti dormire. Nel senso che ecco,
ti vedevo parecchio stanca.
-Dormirò quando ne avrò voglia. Ora
te ne vai, per favore?
Non disse niente. Si limitò
semplicemente a fissarmi con quello sguardo fatto di silenzio. Due
carboni che bruciavano, che non riuscivo a sostenere. Quella
sospensione mi mandò più in panico nell'irruzione a sorpresa nella
stanza. Infine decise di non farsi condizionare dal mio
comportamento. Come sempre cercò di scavare; di cercare ciò che
nascondevo gelosamente. La parte che non avrei mostrato a nessuno.
Il viso calmo, all'apparenza sereno,
tradiva una ruga verticale all'altezza della fronte. Lo rendeva più
lugubre del previsto. Quasi oscuro da farmi paura.
Si sedette sul bordo del letto. Gli
feci spazio in modo svogliato. Speravo che stesse scomodo e sparisse
al più presto.
-Ero solo molto preoccupato per te.
Vorrei solo sapere cosa ti succede, per poter fare qualcosa. Nulla di
più.
-Non ho bisogno della tua protezione:
sono la fata più potente della Brughiera. Ricordi?
Alzò un sopracciglio.
-Non mi riferisco a quel tipo di
protezione.
-Non capisco dove vuoi arrivare...
-A volte mi manca essere il tuo
servitore; le tue ali. Ora non hai più bisogno di me.
Scattai poco all'indietro alla parola
“ali”, pregai in cuor mio che non se ne fosse accorto.
Il mondo si faceva pesante. Il sonno mi
ghermiva in parte. E con esso i nervi.
-Possiamo parlarne un'altra volta?
Adesso sono stanca... va'!
Il corvo sparì in fretta, anche se una
parte di me morì per quell'allontanamento.
Se avessi potuto dividermi, una metà
l'avrebbe supplicato in ginocchio di restare e accarezzarmi fino al
risveglio.
Non riuscivo ad esternare quel marasma di sensazioni contrastanti. Sarebbe stato da ingrata spiegargli che non mi fidavo né di lui né di nessuno.
Non riuscivo ad esternare quel marasma di sensazioni contrastanti. Sarebbe stato da ingrata spiegargli che non mi fidavo né di lui né di nessuno.
Crollai esausta, affogando tra le
stesse lacrime che non sapevo gestire più. Mi rovinarono la faccia
come un fiume in piena, inzuppando il cuscino che divenne la mia
ampolla di risentimento e dolore.