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Autore: kike919    28/08/2014    1 recensioni
Non è facile fare i conti con i propri fantasmi. Non è facile fidarsi e perdere il controllo. Di nuovo.
Anche se può valerne la pena, l'amore può sempre rubarti le ali.
"Restai imbambolata ancora per un po', quando si voltò proprio verso di me, con un sorriso fulminante che mi tolse la parola."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fosco, Malefica
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo era privo di pietà, ma anche io non scherzavo affatto.
Ero nella mia stanza e cercavo di dormire: l'insonnia mi aveva ridotta uno straccio, ma per riposare davvero dovevo avere il deserto intorno.
Cominciai, dopo ore, a percepire nettamente i nervi rilassarsi, la bocca impastarsi, lo sguardo farsi poco vigile e piano piano l'affievolirsi della visuale. Stavo sfumando verso ciò che tanto mi terrorizzava...e non sapevo porvi rimedio.
Almeno così credevo.
Qualcuno si trascinava per i corridoi con cadenza leggera e precisa. Si arrestò esitante dietro la porta, mentre percepii nettamente il panico montarmi dentro e galoppare tra un respiro e l'altro.
Feci fatica a sembrare serena, quando la maniglia scivolò verso il basso con annesso scricchiolio. In effetti no, non riuscii a sembrarlo. Neanche un po'.
-Chi è?
-Sono io, mia signora. Sei sveglia ancora?
-Certo che sono sveglia; come dovrei essere?
Replicai con ferma acidità.
-Dovresti dormire. Nel senso che ecco, ti vedevo parecchio stanca.
-Dormirò quando ne avrò voglia. Ora te ne vai, per favore?
Non disse niente. Si limitò semplicemente a fissarmi con quello sguardo fatto di silenzio. Due carboni che bruciavano, che non riuscivo a sostenere. Quella sospensione mi mandò più in panico nell'irruzione a sorpresa nella stanza. Infine decise di non farsi condizionare dal mio comportamento. Come sempre cercò di scavare; di cercare ciò che nascondevo gelosamente. La parte che non avrei mostrato a nessuno.
Il viso calmo, all'apparenza sereno, tradiva una ruga verticale all'altezza della fronte. Lo rendeva più lugubre del previsto. Quasi oscuro da farmi paura.
Si sedette sul bordo del letto. Gli feci spazio in modo svogliato. Speravo che stesse scomodo e sparisse al più presto.
-Ero solo molto preoccupato per te. Vorrei solo sapere cosa ti succede, per poter fare qualcosa. Nulla di più.
-Non ho bisogno della tua protezione: sono la fata più potente della Brughiera. Ricordi?
Alzò un sopracciglio.
-Non mi riferisco a quel tipo di protezione.
-Non capisco dove vuoi arrivare...
-A volte mi manca essere il tuo servitore; le tue ali. Ora non hai più bisogno di me.
Scattai poco all'indietro alla parola “ali”, pregai in cuor mio che non se ne fosse accorto.
Il mondo si faceva pesante. Il sonno mi ghermiva in parte. E con esso i nervi.
-Possiamo parlarne un'altra volta? Adesso sono stanca... va'!
Il corvo sparì in fretta, anche se una parte di me morì per quell'allontanamento.
Se avessi potuto dividermi, una metà l'avrebbe supplicato in ginocchio di restare e accarezzarmi fino al risveglio.
Non riuscivo ad esternare quel marasma di sensazioni contrastanti. Sarebbe stato da ingrata spiegargli che non mi fidavo né di lui né di nessuno.

Crollai esausta, affogando tra le stesse lacrime che non sapevo gestire più. Mi rovinarono la faccia come un fiume in piena, inzuppando il cuscino che divenne la mia ampolla di risentimento e dolore.
   
 
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