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Autore: Tsuki 96    28/08/2014    3 recensioni
Appena nata, e in compagnia, già era considerata particolare. Confusione.
Nove anni dopo salvava un'amica, e gli altri cominciavano a guardarla con occhi diversi. Solitudine.
Tre anni dopo, una che mai avrebbe immaginato diventare sua amica cambiava le opinioni degli altri nei suoi confronti. Speranza.
Cinque anni dopo, un'altra tragedia le frantumava il mondo nei suoi occhi e abbandonava tutto. Sconforto.
Un anno dopo, infine, accetta una proposta offerta da un vampiro, ma è ancora lontana dal trovare un posto a cui sentire di appartenere.
Curiosa, riflessiva, imprevedibile e piena di rimorsi; non è umana, né una vampira.
[...] Io giudico in base ai miei sensi e alle mie osservazioni [...]
[...] Mary Flyer improvvisava la maggior parte delle volte, o così pareva a primo impatto con la sua persona. Infatti, solo dopo si potevano scorgere i nessi tra le sue azioni.
[...]Mary si ricompose rapidamente, emettendo un forte sospiro di esasperazione, quasi non avesse mai voluto arrivare a quel punto [...]
[...]Grazie, imbecille, pensò Mary [...]
[NdA: Attenzione, presenza di personaggi ed eventi più ispirati al videogioco che all'anime; con ciò intendo far riferimento anche al videogioco sequel: Diabolik Lovers More Blood)
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter 12

 

Reiji era turbato. Molto turbato. E sicuramente il motivo non risiedeva nel pessimo voto che aveva preso in un test di educazione fisica a scuola quel giorno.

Era la prima sera del suo turno e per inaugurare la riuscita dei suoi malefici piani aveva invitato nel proprio studio la ragazza, offrendole del tè nelle sue preziosissime stoviglie. Non aveva però previsto che Laito si unisse a loro, auto-invitandosi al piccolo Tea Party; quell’animale indecente di suo fratello doveva aver intuito le sue intenzioni: usare Mary come cavia per verificare gli effetti dei suoi veleni.

Non sapeva se glielo avrebbe impedito oppure avrebbe assistito serenamente alle convulsioni della povera fanciulla, aggregando la sua voce al coro di risate malvage che avrebbe fatto fa sottofondo musicale all’eventuale tragedia. Si aspettava che si realizzasse la prima possibilità, considerando l’attaccamento quasi morboso ostentato nei giorni precedenti.

Invece si sbagliò, con sua grande sorpresa: quando i sue si accomodarono lei sulla poltrona e lui su una sedia presenti nella stanza, in attesa di essere serviti da Reiji, Laito gli aveva fatto l’occhiolino; il vampiro con gli occhiali girò loro le spalle, pregustandosi le conseguenze con un sorriso sadico stampato sul volto e versò il veleno in fase di sperimentazione nella tazza destinata a Mary, che nel frattempo stava esaminando la sua stanza, soffermandosi sui libri aperti e sui suoi strumenti di studio, e allo stesso tempo chiacchierando a proposito delle lezioni spesso marinate da Laito.

- Micchan, dovresti anche tu unirti a me, ogni tanto sai~ - esclamò con voce provocante; lei si ricordò di quella volta che l’aveva sentito nel bagno delle ragazze e proferì un deciso e istantaneo “No”, cercando di non arrossire per l’imbarazzo.

- Prego – Reiji porse la tazza x sul tavolino davanti alla fanciulla che l’afferrò con un flebile ringraziamento; il vampiro osservò la sua postura e il suo modo di tenere la tazzina: sospirò spazientito.

- Dovrò insegnarti qualche regola di galateo, non sei abbastanza elegante nei gesti e nel modo di porti. Almeno sei educata quanto è necessario, al contrario dei miei fratelli – la rimproverò – Inizia con il raddrizzare la schiena, santo cielo!, non stare così storta!

Mary ubbidì spontaneamente; questa lato del suo coetaneo le ricordava molto la madre: anche lei dava molta importanza a tale genere di norme. Rammentare la figura materna, ovvero quella donna dai lunghi boccoli candidi, i gentili occhi acquamarina, l’ombrello da sole di pizzo rosato, gli abiti lunghi blu e il mantello viola, il viso sempre sorridente, la fece rabbrividire e si concentrò sulla sua bevanda.

Guardò Laito che sorseggiava tranquillamente dalla sua tazza e lo imitò, senza darsi troppi problemi.

Reiji bevve la propria porzione osservandola: quando arrivò all’ultima goccia senza manifestare malessere o agitazione psicomotoria, si chiese se per caso non avesse dato la tazza sbagliata; guardando Laito che continuava a essere… Laito (magari avesse potuto cambiare qualcosa!), scartò l’ipotesi e percepì il suo orgoglio friggere d’irritazione: che avesse sbagliato lui qualcosa?!

- Mh… Micchan? Se qualcuno volesse avvelenarti e non avessi altra scelta, cosa faresti?

Anche Laito era giunto alla conclusione che qualcosa fosse sfuggito a Reiji, ma con la sua domanda era stato troppo diretto; infatti il fratello lo incenerì con lo sguardo e stava per dirgliene di santa ragione, quando le parole di Mary spiazzarono entrambi:

- Oh, non avrei problemi: sono immune a qualsiasi tipo di veleno…

Tranne…, pensò, sfiorando con le dita il torace e piegando amareggiata le sopracciglia; scosse poi la testa per impedire a pensieri superficiali di invaderle la mente.

Reiji si massaggiò nervosamente le tempie, voltandosi e camminando avanti e indietro per la stanza, mentre Laito si spanciava dalle risate; la strega li fissò interrogativa con la bocca socchiusa e gli occhi straniti, incapace di formulare domande di chiarimento sui loro improvvisi cambiamenti d’umore.

 

- Sono davvero molto belle questa tazze… Porcellana, vero? – chiese la strega, ammirando una deliziosa tazzina con i bordi ondulati e le decorazioni floreali, che le piacevano particolarmente trattandosi di fiori blu e viola.

- Per l’esattezza, porcellana inglese dell’Ottocento – specificò Reiji con una punta di fierezza nella voce, mentre asciugava le stoviglie che gli passava man mano la ragazza dopo averle lavate; si trovavano in cucina, dopo che lei si era offerta di aiutarlo.

- E sono ancora intatte? Ne hai una cura davvero invidiabile… - commentò tranquillamente Mary, nascondendo un sorriso divertito dalla passione del vampiro per quei servizi da tè.

Sentì il piattino che aveva in mano fare un rumore sinistro; un secondo dopo lei stava sudando freddo, guardando il piattino frantumato e le dita ferite superficialmente, con alle spalle un Reiji di cui sentiva benissimo i nervi spezzarsi.

Il vampiro poggiò le mani sui polsi della ragazza, da dietro, e glieli strinse, ehm, amorevolmente; sul viso era dipinto un ghigno sadico.

- Punizione – disse con voce esaltata, mentre la girava lentamente verso di lui.

Reiji affondò i denti nella morbida mano della strega, dopo aver assaggiato qualche goccia del suo sangue leccandolo dalle ferite procuratasi con i cocci del piattino. Al contrario di Ayato, a Mary il morso del giovane non parve troppo doloroso e anzi trapelava una certa eleganza.

Pur sempre Reiji è, pensò con un sorriso nervoso, imbarazzata dal modo aggraziato con cui il vampiro le teneva il polso. Stretta che andava intensificandosi, e Mary capì che era meglio ritirare tutto quello che aveva considerato: se i denti non le avevano fatto troppo male nel forare la tenera carne, la forza con cui la bocca del vampiro prelevava il liquido scarlatto cominciava a darle molto fastidio; un certo malessere prese possesso del suo corpo, come se fosse stata febbricitante o avesse sbattuto la testa contro uno spigolo (e conosceva bene questa sensazione, dato che da piccola aveva il vizio di scontrarsi contro qualsiasi cosa).

Era certa che prima o poi sarebbe svenuta, per l’ennesima volta; il sangue privato così lentamente non permetteva al suo organismo di percepire la gravità del danno, per cui restaurava il liquido con altrettanta lentezza, rendendola debole fisicamente. Bofonchiò alcune parole al vampiro per avvisarlo, ma dalla sua bocca uscì solo un filo di voce incomprensibile, non appena incontrò i suoi occhi magenta osservarla estasiati mentre spostava i canini lungo l’avambraccio, nel punto dove era meno sottile.

A quanto pareva al ragazzo piaceva tanto la carne…

Dopo dieci minuti si accasciò contro il petto di Reiji, che la sorresse senza difficoltà fissando una mano sulla sua schiena e con l’altra tirando il suo braccio sulla propria spalla. Avrebbero potuto sembrare una deliziosa coppia di giovani che danzavano, se non fosse stato per il ghigno sporco di sangue sul volto di Reiji e la pallida fanciulla svenuta contro il suo torace.

  
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