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Autore: Hem    28/08/2014    2 recensioni
Hogwarts anni '40. Evita è una strega ma, da qualche parte nella storia della sua famiglia, il sangue di vampiro si è mescolato a quello dei suoi avi e così lei si ritrova con quegli occhi che diventano cremisi quando la fame la assale e il bisogno di correre nella Foresta Oscura e nutrirsi del sangue di altri esseri viventi. Ed è la paura per lei che segna quasi tutti i suoi compagni, finche Riddle non la trova. E tutto cambia.
"Tom che cammina silenzioso.
Tom che non crede che io sia un mostro.
Tom che ascolta sempre quello che ho da dire e rimane in ascolto anche quando ho finito perché, prima ancora che lo capisca io, sa già che c’è qualcos’altro da dire.
Tom e il suo modo tagliente di parlare.
Tom che odia il suo nome.
Tom che comunque sorride sempre quando lo chiamo Riddle.
Tom che basta che io dica Tom perché mi manchi il respiro"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Erano queste mura, corridoi e merletti una vita fa.
Tom che si siede a parlare con me  di notte in cortile, anche se tutti mi avevano detto quanto fosse cattivo e ambiguo e detestabile.
Tom che mi bacia contro il muro gelato dell’ingresso.
Tom che ride con la testa buttata all’indietro.
Tom che mi stringe quando sono preoccupata.
Tom che litiga con me perché non capisce che odiare in quel modo gli altri è sbagliato.
Tom che viene a chiedermi scusa.
Tom che mi getta al collo la sua cravatta da Serpeverde prima che l’estate ci divida.
Tom che lascia le cattive compagnie perché ha capito, sapevo che avrebbe capito.
Tom, sempre Tom, che con una smorfia disgustata prende in braccio una bambina e si lascia dare un bacio.
Tom che cammina silenzioso.
Tom che non crede che io sia un mostro.
Tom che ascolta sempre quello che ho da dire e rimane in ascolto anche quando ho finito perché, prima ancora che lo capisca io, sa già che c’è qualcos’altro da dire.
Tom e il suo modo tagliente di parlare.
Tom che odia il suo nome.
Tom che comunque sorride sempre quando lo chiamo Riddle.
Tom che basta che io dica Tom perché mi manchi il respiro.
 
Ma poi c’è la malattia di mia madre all’inizio dell’anno. Devo andare. Mi accompagna alla stazione, mi stringe, mi bacia. Ma io di più. Lo stringo di più. Lo bacio di più.
E un mese dopo, mentre sono sul treno e accarezzo per rilassarmi la sua cravatta attaccata alla borsa, mentre fantastico su quest’anno che finalmente comincia anche per me, mentre non vedo l’ora che mi sorrida cattivo da lontano, all’improvviso è il buio.
 
 
E all’inizio avrei preferito essere morta. Morta davvero. Mai più risvegli.
Ma non è così. Riapro gli occhi più di cinquant’anni dopo.
Mi dicono che sono stata colpita da un incantesimo sconosciuto. Nessuno ne conosce la natura. Nessuno sa chi l’ha lanciato.
Mi sveglio in un mondo che non è il mio.
Mi sveglio e non ho più madre né padre.
Mi sveglio nel mio corpo di diciottenne e tutto il resto è invecchiato.
Mi addormento pensando a cosa scrivere nel gufo che manderò a casa. Mi sveglio e dei miei genitori, dei loro sorrisi e dei loro incoraggiamenti e del loro amore, rimangono solo due tombe.
I miei amici sono morti o così vecchi che li guardo e non voglio esistere. Non così.
E poi, soprattutto, mi sveglio e non c’è Tom.
Ma che ti è successo Riddle?
Non è vero quello che mi dicono. E’ una schifosa menzogna. La vita ti aveva reso affilato e scontroso ma non crudele. Mai, mai crudele.
Ti chiamano in un altro modo e rabbrividiscono. La maggior parte non osa neppure pronunciare il tuo nome.
E io non posso crederci. Non so cosa sia successo in tutto questo tempo [mi hai dimenticata? Hai imparato ad amare un’altra donna Riddle? Dimmi di si, dimmi che hai vissuto] ma c’è stato uno sbaglio, uno scambio di identità, dev’essere omonimia.
Ma intanto, mentre su un treno che non è più il nostro  sto tornando a scuola, per quell’ultimo anno [non era un secondo fa che ancora mezz’ora e ti avrei rivisto, il sorriso cattivo che mi guardi da lontano?], mentre accarezzo la tua cravatta sbiadita e sfilacciata ancora attaccata alla mia borsa, sono da sola.
 
E riesco quasi a ricominciare sai?
Trovo nuovi amici.
Lo studio, la mensa [è rimasto tutto uguale ], il cortile, le gite: la routine aiuta a non lasciarsi andare più del necessario.
Ricomincio a ridere Riddle, sai, ma non devo mai pensarti, non devo mai dire “te lo ricordi questo posto Riddle?” o non sorrido più.
C’è una persona che mi ricorda te. Non so come mai: credo che abbiate entrambi una ferita profonda uguale che vi rende così duri e inavvicinabili.  Ma lui a me si avvicina, anche quando ho fame e gli occhi mi diventano rossi, anche così lui non ha paura. E certe volte [te lo dico?], vorrei che tu non fossi mai esistito così adesso potrei essere felice. E invece appena lui se ne va è sempre a te che torno.
Mi basterebbe sapere che sei felice, Tom.
E nessuno sa chi ero, mi hanno detto sia meglio così.
 
 
Ma esplodo.
Parlano di te in continuazione, sono insulti e  racconti atroci e io come posso fingere ancora ?
Mi hanno raccontato la storia.
Quei pochi che non hanno paura di dire il tuo nome ma ancora un po’ tremano mentre lo fanno.
Mi hanno raccontato cose che sapevi solo tu Tom.
Che sapevamo solo noi.
Cosa dovrei fare? Come puoi essere diventato così? Cosa ti è successo?
E anche se la logica mi dice che loro hanno ragione io ancora non posso crederci. Non voglio. Non voglio. Non voglio.
Mi dicono che sei un mostro.
Ma io ti ricordo con i ricci scuri e gli occhi grigi e le mani bianche mentre sorridendo cattivo mi dicevi “Oh ma davvero bambina?”. E non sei tu, non sei tu.
E lo so che non sei tu ma, in frantumi [dovunque tu sei lo sentii che non sono morta? Lo senti il male che mi fai anche da li?], vado da loro e gli racconto tutto. Gli racconto di noi Riddle [ Non uscire dalla Sala Comune stanotte, bambina, non venire alla fontana, non aspettarmi perché appena cominciato il giro di controllo non verrò a cercarti], ma vedo che non capiscono e alla fine, il vero tu, lo tengo per me sola.
 
Attaccano la scuola, sono un esercito.
E io combatto con loro senza voler sapere contro chi sto combattendo veramente.
Combatto come mi ha insegnato a fare Tom.
Nessuno crede che sia io quella la nella mischia.
Combatto fino allo sfinimento mentre prima un incantesimo e poi un altro mi feriscono. Ma non mollo. Stavolta non muoio. L’ho già fatto una volta.
Mi rialzo. Mi difendo e attacco.
Ma sono troppi. E mentre un rivolo di sangue comincia a segnarmi il viso dalla fronte sento una fitta alla schiena e una risata agghiacciante. E’ Bellatrix :“Crucio”.
E poi è tutto finito.
Il cortile è coperto di corpi.
Non riesco quasi ad aprire gli occhi mentre un’incantesimo mi fa volare a mezz’aria
Harry Potter è morto. Harry Potter è morto. Harry Potter è morto.
Harry. E gli altri sono tutti dall’altra parte.
Li vedo appena ma lo capisco. Quasi si riesce a sentire il terrore
E ancora quella risata agghiacciante. “Ora vedrete cosa succede a chi si oppone al Signore oscuro”
Sento delle grida quando mi fanno cadere a terra.
Mi toccherà proprio morire un’altra volta, così pare. Ma non mollo, ormai ho deciso.
“Dunque esserino, unisciti al Signore Oscuro e vivrai … non farlo e morirai”
E io non voglio soffrire e voglio vivere, dio solo da quanto voglio vivere ma orami ho deciso e il mio “mai” è un sussurro, ma esiste.
E dopo un’altra fredda risata arriva tutto il resto. Non la sento neanche lanciare l’incantesimo. Sento delle urla, sono strazianti ed è un secondo che capisco che sono le mie.
Sento gli occhi diventarmi incandescenti e la fame di sangue  che torna come non l’avevo mai sentita. Ci sono sangue e lacrime anche sulla mia faccia mentre mi raggomitolo su me stessa anche se non serve a nulla.
Lo sento che urla dalla scalinata. Capisco che lo stanno trattenendo mentre grida “Basta. Basta, smettetela”
Tenetelo, tenetelo vi prego. Fate vivere almeno lui. Vai via Malfoy, girati e vai via, non guardare, ti prego.
 
E poi un’altra voce che ordina a Bellatrix di smetterla e lei smette di ridere e indietreggia.
Fatico a respirare, è una fitta ad ogni secondo e ancora non riesco a smettere di piangere.
E un mostro si china su di me [io, proprio io, posso chiamare mostro qualcun altro?] e mentre penso che avevo ragione, che Tom è morto cinquant’anni fa, lo rivedo in quegli occhi rosso fuoco. E forse non avevo capito niente della morte, perché è solo allora che muoio davvero.
 
 
Urli “Malfoy!”
Lui no, ti prego lui no.
“Portala via” perché sai che [a parte te, Riddle, te lo ricordi che non avevi paura?] è l’unico che non teme i miei occhi in fiamme.
 
 
Erano queste mura, corridoi e merletti una vita fa.
Evita che mi guarda come guarda Malfoy
Evita che ride come una bambina, nuda nel mio letto.
Evita che vede la parte buona di tutti, è stata da sempre la sua maledizione, lo sapevo anche allora.
Evita che ha fame, con quegli occhi rossi che si vergogna a mostrarmi.
Evita che asciuga le lacrime di un ragazzino del primo anno e sempre Evita che va a caccia di notte e torna con un rivolo di sangue alla bocca e neanche sa quanto è bella
Evita che si lasciava proteggere da me, come adesso si aggrappa al braccio di Malfoy.
Evita che quante volte l’ho riportata in camera in braccio perché non la scoprissero nel dormitorio dei Serpeverde, proprio come la sta portando adesso lui, guardandola come la guarda lui.
Evita che avrei ucciso senza pensarci chiunque l’avesse ridotta a quel modo, e quello oggi sono io.
Evita che basta che io dica Evita perché mi manchi il respiro.
 
Ma è solo un minuto.
Lei sparisce dietro le mura della scuola e io mi ricordo che Tom Riddle è morto.
Mi ricordo che sono il Signore Oscuro e che oggi sto per vincere il mondo.
 
  
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