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Autore: Fiamma Erin Gaunt    28/08/2014    6 recensioni
[Storia a OC - 6 Ragazzi & 6 Ragazze]
In un futuro ben lontano dalle vicende di Percy & Co, un gruppo di scienziati sta conducendo esperimenti genetici sui semidei con lo scopo di riuscire a estrapolare il gene che permette loro di essere più forti, agili e resistenti degli esseri umani. Ma dietro tutto ciò c’è qualcosa di più pericoloso e cattivo che si nasconde nell’ombra.
In una lotta per la sopravvivenza, i nostri semidei avranno a che fare con organizzazioni segrete, amori più o meno corrisposti, i drammi della vita di un comune adolescente e una maledizione che sembra accanirsi senza tregua su di loro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 4

 

 

 

You could go the distance
You could run the mile
You could walk straight through hell with a smile
You could be the hero
You could get the gold
Breaking all the records
that thought never could be broke
Do it for your people
Do it for your pride
Never gonna know if you never even try
Do it for your country
Do it for you name

 

 

 

 

 

 

Zoey

 

 

La figlia di Poseidone aveva scoperto ben presto che in quel quartier generale la vita non era poi così male. Tanto per cominciare le ragazze ribelli, anche se poche, sapevano decisamente come divertirsi e stringere amicizia con Alessandra e Katty le era venuto facile come respirare. Erano nella sala allenamenti e lei e Ale stavano cercando di insegnare a Katty come si tirava di scherma. La giovane figlia di Apollo, infatti, sebbene con arco e frecce e con i poteri curativi facesse faville, sembrava sprovvista della coordinazione mano occhio necessaria per maneggiare una lama.

L’aveva appena disarmata per la terza volta quando il suo sguardo venne attratto dal passaggio di un semidio che era certa di non aver mai visto nella sua seppur breve permanenza lì dentro.

- Quello chi è? –

Alessandra scrollò le spalle, provando un paio di fendenti contro un avversario immaginario. – Suppongo qualcuno dei ribelli in missione. –

Katrine si voltò per lanciargli un’occhiata e un sorriso intenerito si stese sul suo volto.

- Quello è Destin, finalmente è tornato. Eve sarà contenta di poterlo riabbracciare; non lo dice mai, ma sono sicurissima che abbia una bella cotta per lui. –

- Come quella che hai tu per Seth? – domandò la tredicenne, dando prova una volta per tutte che le figlie di Atena non erano in gamba solo con le strategie militari, ma si accorgevano di ogni minimo dettaglio.

- Io non ho nessuna cotta per nessuno – protestò la bionda, ma le guance rosse lasciavano intendere perfettamente che nemmeno lei credeva alle sue parole.

- Mi hai preso per stupida? Sarò anche una tredicenne, ma so riconoscere una persona innamorata – replicò, con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Non stavamo parlando di scherma? Torniamo ad allenarci – disse Katty, deviando abilmente l’argomento e tornando su un terreno più familiare.

Lì almeno, se avesse fatto una figuraccia, sarebbe rimasta una cosa solo tra loro tre.

Ripresero a duellare finchè l’arrivo di Remus, che si sedette lungo gli spalti e le fissò interessato, non costrinse Zoey a distrarsi e finire con il farsi disarmare da Katrine.

- Ce l’ho fatta, ci sono riuscita. –

- Ero distratta, non vale – protestò, recuperando la spada e premendo il bottone per farla tornare una semplice molletta per capelli. L’appuntò tra la chioma color cioccolato e puntò un dito contro il figlio di Atena. – È tutta colpa tua, Remus James Taylor – decretò.

Rem sgranò gli occhi, incredulo.

- Colpa mia? Non sono mica stato io a dirti di lasciarti disarmare come una principiante – ribattè.

- A chi hai dato della principiante? – disse, gonfiando le guance con espressione fintamente minacciosa e rincorrendolo lungo la sala allenamenti.

Remus aumentò l’andatura, ridendo: - Tanto non mi prendi, razza di lumaca marina. –

- Staremo a vedere, topo di biblioteca – replicò la figlia di Poseidone.

I semidei presenti interruppero momentaneamente gli allenamenti per assistere a quella scena comica, chi unendosi alle risate, chi facendo il tifo per uno dei due, e chi scuotendo la testa incredulo.

 

 

 

 

Katherine

 

 

- Stupido arco, stupide frecce e stupido bersaglio – borbottò, chinandosi a recuperare le decine di frecce che aveva scoccato e che non avevano neanche lontanamente centrato il bersaglio.

L’arco era un’arma da donnicciole, suo padre lo diceva sempre, quindi perché doveva imparare a usarlo? Semplice, perché non sopportava l’idea che potesse esserci un’arma per lei astrusa e, inoltre, aveva bisogno di qualcosa che andasse bene a lunga gittata.

- Prova con questa. –

La voce di Dean la colse di sorpresa. Il figlio di Zeus le stava porgendo la sua arma preferita, una balestra dall’aspetto agile e maneggevole. L’aveva visto usarla durante gli allenamenti e doveva riconoscere che era una validissima alternativa all’arco.

- Mi potresti … sì, insomma, mi mostreresti come funziona? – domandò, sentendosi arrossire per l’imbarazzo.

Fortunatamente Dean non fece alcun commento e si limitò a fargliela imbracciare, sfiorandole il braccio nudo per cercare di posizionarlo correttamente. Una lievissima scossa si propagò a causa del contatto tra le loro pelli.

- Scusa, non volevo – mormorò, imbarazzato, per poi toglierle l’arma dalle mani. – Forse è meglio se guardi prima come la uso io – disse, mostrandole la posizione corretta e il modo in cui bisognava incoccare e poi rilanciare il dardo.

La freccia centrò in pieno il bersaglio, seguita dallo sguardo affascinato della figlia di Ares.

- Adesso lascia provare me – ordinò, stendendo la mano in modo autoritario.

Fece scattare il meccanismo e colpì il cerchio poco sotto il centro. Si lasciò andare a un verso soddisfatto mentre un sorriso orgoglioso si dipingeva sul bel volto dagli zigomi alti.

- È la prima volta che vedo una ragazza entusiasmarsi così tanto per una balestra. –

- Probabilmente perché hai sempre conosciuto solo ragazzine viziate timorose di rompersi un’unghia. –

Ridacchiò divertito. – Mi sa che hai ragione. È bello vedere che c’è sempre un’eccezione alla regola. –

- Non male per essere la prima volta che usi una balestra – commentò una voce sconosciuta.

I due ragazzi si voltarono verso il nuovo arrivato, che li osservava con un sorrisetto divertito che gli increspava le labbra.

- Devi essere la figlia di Ares di cui ho sentito tanto parlare. Una vera e propria forza della natura – disse, offrendole una mano.

Katherine la prese, sorprendendosi quando invece di stringerla se la portò al volto e vi depositò un casto bacio sul dorso.

Dean si fece avanti, inarcando un sopracciglio e scrutandolo dalla testa ai piedi. – E tu chi saresti? –

- Destin Stark, figlio di Tyche e luogotenente di Evanna. –

- Quindi alla fine hai deciso di mostrare nuovamente quella tua faccia da cazzo in giro per il quartier generale – esclamò Bellamy, mollando immediatamente il tomhawk con cui si stava esercitando e avvicinandosi al terzetto.

Fissava il figlio di Tyche come se non chiedesse nulla di meglio che staccargli la testa a morsi.

- Certo, Black, mi mancava il prenderti a calci durante gli allenamenti. –

Jem, che si allenava con il figlio di Tanato, si frappose tra i due semidei. – Ragazzi, non ricominciate, per favore. Destin, mia sorella ti sta aspettando nella sala riunioni, vedi di fare in fretta. –

Quando il ragazzo ebbe annuito e si fu allontanato, il figlio di Ate si rivolse all’amico.

- Devi proprio attaccare briga ogni volta che lo incontri? –

- Lo sai che quel tipo non mi piace. –

- Non piace neanche a me, se  è per questo – intervenne Dean, ricevendo un’occhiata d’apprezzamento da parte di Bellamy.

Katherine alzò gli occhi al cielo, sospirando. Con così tante prime donne riunite in un posto solo dubitava seriamente che sarebbero mai riusciti ad avere una giornata priva di risse o discussioni.

- Visto che non sono proprio dell’umore per sentirvi discutere, penso che mi andrò a riposare un po’. –

- Sicura di non volere compagnia? – domandò Dean, ammiccando.

- Sicuro di non volere che ti faccia un occhio nero? – domandò per tutta risposta.

Si allontanò seguita dalle risate di Jem e, poteva giurarlo, persino Bellamy se ne era lasciato sfuggire un accenno.

 

 

 

Evanna


Nel momento stesso in cui lo vide entrare nella stanza sentì una sensazione di gioia assoluta assalirla. Era quasi un mese che non si vedevano e stava letteralmente morendo dalla voglia di correre tra le sue braccia e lasciarsi stringere fino a sentire il respiro mozzarsi.

- Ehy, tesoro. –

Destin allargò le braccia, come se sapesse perfettamente cosa le stesse passando per la testa e volesse invitarla ad assecondare i suoi desideri.

Evanna si avvicinò lentamente, appoggiando la testa nell’incavo del collo e assaporando il profumo pungente del suo dopobarba.

Le accarezzò una guancia alabastrina, facendola fremere, e si chinò a baciargliela dolcemente. Sospirò, alzandosi in punta di piedi e fissando quegli occhi ammalianti circondati da occhiaie marcate.

- Devi essere stanco – mormorò, seguendo con un dito il profilo della mascella marcata.

- Non abbastanza da privarmi così presto della tua compagnia – replicò, accarezzandole le guance con le labbra sottili e fredde.

Si chinò un po’, catturandole le labbra in un bacio dolce che la fece sciogliere come neve al sole. Baciarlo era sempre un gradevolissimo shock e il pensiero di dover fingere che tra loro non ci fosse nulla quando si trovavano in pubblico la infastidiva. Però era prima di tutto una leader e non voleva dare l’impressione di fare preferenze per il suo ragazzo.

- Dimmi che non hai intenzione di allontanarti di nuovo dal quartier generale. –

Destin scosse la testa. – Non me ne vado da nessuna parte. Per il momento abbiamo risolto tutto e poi non ho alcuna intenzione di lasciarti di nuovo da sola. –

 

 

 

 

Annelise

 

 

Aveva deciso di andare un po’ in esplorazione per il quartier generale. Era stata chiusa dentro al centro per interminabili settimane e l’idea di poter essere finalmente libera di fare ciò che voleva le piaceva un sacco.

Aprì una porta in pesante legno di quercia, trovandosi davanti un’immensa biblioteca. Seduto a uno dei tavoli, quello più in disparte, stava un ragazzo dai capelli ricci e scuri sotto cui brillavano due iridi verdi. Era intento a sfogliare pigramente un libro che dalla copertina riconobbe come “L’arte della guerra”. Alzò appena lo sguardo quando la sentì entrare, poi tornò a leggere come se niente fosse.

- Ciao – disse, ma non ottenne alcuna reazione.

- Ehy, ce l’ho con te – insistè.

Ancora nulla.

- Sei forse sordo? –

Il figlio di Ade alzò gli occhi su di lei, visibilmente irritato. – Non sono sordo. Ti ho sentita, ti stavo semplicemente ignorando. Cosa c’è, sei troppo stupida per capirlo? –

- Di immortales, sei per caso in “quel periodo del mese”? Almeno si spiegherebbe perché sei così insopportabilmente acido – replicò a tono.

Nathan rimase in silenzio, alla ricerca di qualcosa di arguto e pungente con cui controbattere. Non riuscì a trovare nulla e si limitò a chiederle l’unica cosa che non avrebbe mai pensato.

- Come ti chiami? –

- Annelise, figlia di Eris. E sono abbastanza certa che tu non sia il figlio del dio delle buone maniere. –

Nathan dovette lottare per impedirsi di sorridere a quelle parole. – Nathan, figlio di Ade. –

Annelise annuì come se ora tutto le fosse più chiaro. Effettivamente i figli del Dio dei morti non erano dei grandi compagnoni.

- Pensi che possa rimanere qui a leggere oppure è di troppo disturbo, sua infernale maestà? –

Stavolta rise davvero.

- Va bene, miss simpatia, puoi rimanere – acconsentì, come se  le stesse facendo il piacere più grande di tutta la sua vita.

 

 

 

Madeleine

Lissa era sdraiata su uno dei letti dell’infermeria, ancora svenuta, e lei le era rimasta accanto per tutto il tempo.

Ethan finì di esaminarla con occhio esperto, oscultandole nuovamente il petto. – Sembra che si stia riprendendo e non ci sia nulla di grave. –

- Quando pensi che riprenderà conoscenza? –

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondo cenere. – Non saprei, credo dipenda da quanta forza di volontà ha. –

- Lissa ha un sacco di forza di volontà – replicò, piccata.

Ethan alzò le mani come in segno di resa. – Ehy, non stavo dicendo che la tua amica è debole o chissà cosa. Il fatto stesso che si stia già riprendendo è un ottimo segno. –

Madds annuì. – Scusa, non volevo aggredirti, ma mi sento responsabile per lei. Al Campo ero la sua Capocabina – spiegò.

Il figlio di Asclepio annuì, voltandosi poi verso la soglia dell’infermeria e scorgendo la figura possente del figlio di Zeus. Scambiò un’occhiata d’intesa con Jace e recuperò le sue cose.

- Ti lascio un po’ con lei, devo andare a recuperare delle cose. Dovessero esserci problemi non farti problemi ad avvertirmi – disse, infilando la porta alla velocità della luce.

- Sta meglio? –

La voce del ragazzo la spinse a voltarsi e incrociare un paio di occhi blu che fissavano il lettino con aria corrucciata.

- Ethan dice che sta migliorando a vista d’occhio. Piuttosto, che ci fai qui? –

- Ho sentito che sei rimasta chiusa qui dentro per tutto il tempo, così ho pensato che avessi fame. –

Jace le porse un piccolo cestino in vimini, aprendolo a mostrare alcuni panini e delle lattine di Diet Coke.

- Niente insalata, spiacente, ma cibo da super modelle non ce n’era. –

Madds rise, pescando un panino a caso dalla cesta e scartandolo. – Tonno e pomodoro? Come facevi a sapere che è il mio preferito? –

Jace sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga. – Diciamo che ho fatto un po’ di indagini. –

- Ah, sì? –

- Certo. –

Le si avvicinò un po’, spingendola a indietreggiare. – Che … che stai facendo? –

Questa volta fu il turno di Jace di scoppiare a ridere. – Rilassati, rossa, hai solo un po’ di maionese sul labbro. –

Le accarezzò il labbro inferiore, mostrandole la striscia bianca di salsa. Portò il dito alla bocca e lo ripulì rapidamente.

- Uhm, maionese e rossetto, accoppiata interessante. –

Continuarono a mangiare il silenzio finchè la figlia di Afrodite non prese la parola.

- Sai, non devi restare per forza tutto il tempo qui – disse quando entrambi ebbero finito di mangiare.

- Ma io voglio e poi mi piace la vista che c’è qui. –

Madds inarcò un sopracciglio, perplessa. – Cioè? –

- Te – rispose semplicemente.

- Funziona questa tecnica di rimorchio? –

- Non saprei, con te sta funzionando? – chiese, avvicinandolesi nuovamente.

Rimase incantata a fissare quegli occhi blu, così profondi e ammalianti che davano l’impressione di riuscire a leggerle dentro. I loro volti erano tanto vicini che era certa che Jace riuscisse perfettamente a distinguere ogni sfumatura dei suoi occhi nocciola.

Il momento venne interrotto da un rumore proveniente dal piano di sotto. C’era in corso una rissa, era più che evidente.

Jace scattò in piedi, visibilmente scocciato.

- Sarà meglio che vada a vedere cosa sta succedendo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’ennesimo aggiornamento. Eh no, non mi sono drogata, tranquilli. Sempre nuove ship e come al solito non si può stare tranquilli neanche per un attimo lì dentro. Piccola domanda: per il momento che coppie shippate e quali OC preferite?

P.S.

La ragazza nel banner è Katherine.

Alla prossima.

Baci baci,

                    Fiamma Erin Gaunt

  
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