Cap 4
You could go the distance
You could run the mile
You could walk straight through hell with a smile
You could be the hero
You could get the gold
Breaking all the records
that thought never could be broke
Do it for your people
Do it for your pride
Never gonna know if you never even try
Do it for your country
Do it for you name
Zoey
La
figlia di Poseidone aveva scoperto ben presto
che in quel quartier generale la vita non era poi così male.
Tanto per
cominciare le ragazze ribelli, anche se poche, sapevano decisamente
come
divertirsi e stringere amicizia con Alessandra e Katty le era venuto
facile
come respirare. Erano nella sala allenamenti e lei e Ale stavano
cercando di
insegnare a Katty come si tirava di scherma. La giovane figlia di
Apollo,
infatti, sebbene con arco e frecce e con i poteri curativi facesse
faville,
sembrava sprovvista della coordinazione mano occhio necessaria per
maneggiare
una lama.
L’aveva
appena disarmata per la terza volta
quando il suo sguardo venne attratto dal passaggio di un semidio che
era certa
di non aver mai visto nella sua seppur breve permanenza lì
dentro.
-
Quello chi è? –
Alessandra
scrollò le spalle, provando un paio di
fendenti contro un avversario immaginario. – Suppongo
qualcuno dei ribelli in
missione. –
Katrine
si voltò per lanciargli un’occhiata e un
sorriso intenerito si stese sul suo volto.
-
Quello è Destin, finalmente è tornato. Eve
sarà
contenta di poterlo riabbracciare; non lo dice mai, ma sono sicurissima
che
abbia una bella cotta per lui. –
-
Come quella che hai tu per Seth? – domandò la
tredicenne, dando prova una volta per tutte che le figlie di Atena non
erano in
gamba solo con le strategie militari, ma si accorgevano di ogni minimo
dettaglio.
-
Io non ho nessuna cotta per nessuno – protestò
la bionda, ma le guance rosse lasciavano intendere perfettamente che
nemmeno
lei credeva alle sue parole.
-
Mi hai preso per stupida? Sarò anche una
tredicenne, ma so riconoscere una persona innamorata –
replicò, con l’aria di
chi la sapeva lunga.
-
Non stavamo parlando di scherma? Torniamo ad
allenarci – disse Katty, deviando abilmente
l’argomento e tornando su un
terreno più familiare.
Lì
almeno, se avesse fatto una figuraccia,
sarebbe rimasta una cosa solo tra loro tre.
Ripresero
a duellare finchè l’arrivo di Remus,
che si sedette lungo gli spalti e le fissò interessato, non
costrinse Zoey a
distrarsi e finire con il farsi disarmare da Katrine.
-
Ce l’ho fatta, ci sono riuscita. –
-
Ero distratta, non vale – protestò, recuperando
la spada e premendo il bottone per farla tornare una semplice molletta
per
capelli. L’appuntò tra la chioma color cioccolato
e puntò un dito contro il
figlio di Atena. – È tutta colpa tua, Remus James
Taylor – decretò.
Rem
sgranò gli occhi, incredulo.
-
Colpa mia? Non sono mica stato io a dirti di
lasciarti disarmare come una principiante –
ribattè.
-
A chi hai dato della principiante? – disse,
gonfiando le guance con espressione fintamente minacciosa e
rincorrendolo lungo
la sala allenamenti.
Remus
aumentò l’andatura, ridendo: - Tanto non mi
prendi, razza di lumaca marina. –
-
Staremo a vedere, topo di biblioteca – replicò
la figlia di Poseidone.
I
semidei presenti interruppero momentaneamente
gli allenamenti per assistere a quella scena comica, chi unendosi alle
risate,
chi facendo il tifo per uno dei due, e chi scuotendo la testa incredulo.
Katherine
-
Stupido arco, stupide frecce e stupido
bersaglio – borbottò, chinandosi a recuperare le
decine di frecce che aveva
scoccato e che non avevano neanche lontanamente centrato il bersaglio.
L’arco
era un’arma da donnicciole, suo padre lo
diceva sempre, quindi perché doveva imparare a usarlo?
Semplice, perché non
sopportava l’idea che potesse esserci un’arma per
lei astrusa e, inoltre, aveva
bisogno di qualcosa che andasse bene a lunga gittata.
-
Prova con questa. –
La
voce di Dean la colse di sorpresa. Il figlio
di Zeus le stava porgendo la sua arma preferita, una balestra
dall’aspetto
agile e maneggevole. L’aveva visto usarla durante gli
allenamenti e doveva
riconoscere che era una validissima alternativa all’arco.
-
Mi potresti … sì, insomma, mi mostreresti come
funziona? – domandò, sentendosi arrossire per
l’imbarazzo.
Fortunatamente
Dean non fece alcun commento e si
limitò a fargliela imbracciare, sfiorandole il braccio nudo
per cercare di
posizionarlo correttamente. Una lievissima scossa si propagò
a causa del
contatto tra le loro pelli.
-
Scusa, non volevo – mormorò, imbarazzato, per
poi toglierle l’arma dalle mani. – Forse
è meglio se guardi prima come la uso
io – disse, mostrandole la posizione corretta e il modo in
cui bisognava
incoccare e poi rilanciare il dardo.
La
freccia centrò in pieno il bersaglio, seguita
dallo sguardo affascinato della figlia di Ares.
-
Adesso lascia provare me – ordinò, stendendo la
mano in modo autoritario.
Fece
scattare il meccanismo e colpì il cerchio
poco sotto il centro. Si lasciò andare a un verso
soddisfatto mentre un sorriso
orgoglioso si dipingeva sul bel volto dagli zigomi alti.
-
È la prima volta che vedo una ragazza
entusiasmarsi così tanto per una balestra. –
-
Probabilmente perché hai sempre conosciuto solo
ragazzine viziate timorose di rompersi un’unghia. –
Ridacchiò
divertito. – Mi sa che hai ragione. È
bello vedere che c’è sempre un’eccezione
alla regola. –
-
Non male per essere la prima volta che usi una
balestra – commentò una voce sconosciuta.
I
due ragazzi si voltarono verso il nuovo
arrivato, che li osservava con un sorrisetto divertito che gli
increspava le
labbra.
-
Devi essere la figlia di Ares di cui ho sentito
tanto parlare. Una vera e propria forza della natura – disse,
offrendole una
mano.
Katherine
la prese, sorprendendosi quando invece di
stringerla se la portò al volto e vi depositò un
casto bacio sul dorso.
Dean
si fece avanti, inarcando un sopracciglio e
scrutandolo dalla testa ai piedi. – E tu chi saresti?
–
-
Destin Stark, figlio di Tyche e luogotenente di
Evanna. –
-
Quindi alla fine hai deciso di mostrare
nuovamente quella tua faccia da cazzo in giro per il quartier generale
–
esclamò Bellamy, mollando immediatamente il tomhawk con cui
si stava
esercitando e avvicinandosi al terzetto.
Fissava
il figlio di Tyche come se non chiedesse
nulla di meglio che staccargli la testa a morsi.
-
Certo, Black, mi mancava il prenderti a calci
durante gli allenamenti. –
Jem,
che si allenava con il figlio di Tanato, si
frappose tra i due semidei. – Ragazzi, non ricominciate, per
favore. Destin,
mia sorella ti sta aspettando nella sala riunioni, vedi di fare in
fretta. –
Quando
il ragazzo ebbe annuito e si fu
allontanato, il figlio di Ate si rivolse all’amico.
-
Devi proprio attaccare briga ogni volta che lo
incontri? –
-
Lo sai che quel tipo non mi piace. –
-
Non piace neanche a me, se è
per questo – intervenne Dean, ricevendo un’occhiata
d’apprezzamento da parte di Bellamy.
Katherine
alzò gli occhi al cielo, sospirando.
Con così tante prime donne riunite in un posto solo dubitava
seriamente che
sarebbero mai riusciti ad avere una giornata priva di risse o
discussioni.
-
Visto che non sono proprio dell’umore per
sentirvi discutere, penso che mi andrò a riposare un
po’. –
-
Sicura di non volere compagnia? – domandò Dean,
ammiccando.
-
Sicuro di non volere che ti faccia un occhio
nero? – domandò per tutta risposta.
Si
allontanò seguita dalle risate di Jem e, poteva
giurarlo, persino Bellamy se ne era lasciato sfuggire un accenno.
Evanna
Nel
momento stesso in cui lo vide entrare nella stanza sentì
una sensazione di gioia assoluta assalirla. Era quasi un mese che non
si
vedevano e stava letteralmente morendo dalla voglia di correre tra le
sue
braccia e lasciarsi stringere fino a sentire il respiro mozzarsi.
-
Ehy, tesoro. –
Destin
allargò le braccia, come se sapesse perfettamente
cosa le stesse passando per la testa e volesse invitarla ad assecondare
i suoi
desideri.
Evanna
si avvicinò lentamente, appoggiando la testa
nell’incavo
del collo e assaporando il profumo pungente del suo dopobarba.
Le
accarezzò una guancia alabastrina, facendola fremere, e
si chinò a baciargliela dolcemente. Sospirò,
alzandosi in punta di piedi e
fissando quegli occhi ammalianti circondati da occhiaie marcate.
-
Devi essere stanco – mormorò, seguendo con un dito
il
profilo della mascella marcata.
-
Non abbastanza da privarmi così presto della tua compagnia
– replicò, accarezzandole le guance con le labbra
sottili e fredde.
Si
chinò un po’, catturandole le labbra in un bacio
dolce
che la fece sciogliere come neve al sole. Baciarlo era sempre un
gradevolissimo
shock e il pensiero di dover fingere che tra loro non ci fosse nulla
quando si
trovavano in pubblico la infastidiva. Però era prima di
tutto una leader e non
voleva dare l’impressione di fare preferenze per il suo
ragazzo.
-
Dimmi che non hai intenzione di allontanarti di nuovo dal
quartier generale. –
Destin
scosse la testa. – Non me ne vado da nessuna parte.
Per il momento abbiamo risolto tutto e poi non ho alcuna intenzione di
lasciarti di nuovo da sola. –
Annelise
Aveva
deciso di andare un po’ in esplorazione per il
quartier generale. Era stata chiusa dentro al centro per interminabili
settimane e l’idea di poter essere finalmente libera di fare
ciò che voleva le
piaceva un sacco.
Aprì
una porta in pesante legno di quercia, trovandosi
davanti un’immensa biblioteca. Seduto a uno dei tavoli,
quello più in disparte,
stava un ragazzo dai capelli ricci e scuri sotto cui brillavano due
iridi
verdi. Era intento a sfogliare pigramente un libro che dalla copertina
riconobbe come “L’arte della guerra”.
Alzò appena lo sguardo quando la sentì
entrare, poi tornò a leggere come se niente fosse.
-
Ciao – disse, ma non ottenne alcuna reazione.
-
Ehy, ce l’ho con te – insistè.
Ancora
nulla.
-
Sei forse sordo? –
Il
figlio di Ade alzò gli occhi su di lei, visibilmente
irritato. – Non sono sordo. Ti ho sentita, ti stavo
semplicemente ignorando.
Cosa c’è, sei troppo stupida per capirlo?
–
-
Di immortales, sei per caso in “quel periodo del
mese”?
Almeno si spiegherebbe perché sei così
insopportabilmente acido – replicò a
tono.
Nathan
rimase in silenzio, alla ricerca di qualcosa di
arguto e pungente con cui controbattere. Non riuscì a
trovare nulla e si limitò
a chiederle l’unica cosa che non avrebbe mai pensato.
-
Come ti chiami? –
-
Annelise, figlia di Eris. E sono abbastanza certa che tu
non sia il figlio del dio delle buone maniere. –
Nathan
dovette lottare per impedirsi di sorridere a quelle
parole. – Nathan, figlio di Ade. –
Annelise
annuì come se ora tutto le fosse più chiaro.
Effettivamente i figli del Dio dei morti non erano dei grandi
compagnoni.
-
Pensi che possa rimanere qui a leggere oppure è di troppo
disturbo, sua infernale maestà? –
Stavolta
rise davvero.
-
Va bene, miss simpatia, puoi rimanere –
acconsentì, come
se le stesse
facendo il piacere più
grande di tutta la sua vita.
Madeleine
Lissa
era sdraiata su uno dei letti dell’infermeria, ancora
svenuta, e lei le era rimasta accanto per tutto il tempo.
Ethan
finì di esaminarla con occhio esperto, oscultandole
nuovamente il petto. – Sembra che si stia riprendendo e non
ci sia nulla di
grave. –
-
Quando pensi che riprenderà conoscenza? –
Il
ragazzo si passò una mano tra i capelli biondo cenere.
–
Non saprei, credo dipenda da quanta forza di volontà ha.
–
-
Lissa ha un sacco di forza di volontà –
replicò, piccata.
Ethan
alzò le mani come in segno di resa. – Ehy, non
stavo
dicendo che la tua amica è debole o chissà cosa.
Il fatto stesso che si stia
già riprendendo è un ottimo segno. –
Madds
annuì. – Scusa, non volevo aggredirti, ma mi sento
responsabile per lei. Al Campo ero la sua Capocabina –
spiegò.
Il
figlio di Asclepio annuì, voltandosi poi verso la soglia
dell’infermeria e scorgendo la figura possente del figlio di
Zeus. Scambiò un’occhiata
d’intesa con Jace e recuperò le sue cose.
-
Ti lascio un po’ con lei, devo andare a recuperare delle
cose. Dovessero esserci problemi non farti problemi ad avvertirmi
– disse,
infilando la porta alla velocità della luce.
-
Sta meglio? –
La
voce del ragazzo la spinse a voltarsi e incrociare un
paio di occhi blu che fissavano il lettino con aria corrucciata.
-
Ethan dice che sta migliorando a vista d’occhio. Piuttosto,
che ci fai qui? –
-
Ho sentito che sei rimasta chiusa qui dentro per tutto il
tempo, così ho pensato che avessi fame. –
Jace
le porse un piccolo cestino in vimini, aprendolo a
mostrare alcuni panini e delle lattine di Diet Coke.
-
Niente insalata, spiacente, ma cibo da super modelle non
ce n’era. –
Madds
rise, pescando un panino a caso dalla cesta e
scartandolo. – Tonno e pomodoro? Come facevi a sapere che
è il mio preferito? –
Jace
sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga. –
Diciamo che
ho fatto un po’ di indagini. –
-
Ah, sì? –
-
Certo. –
Le
si avvicinò un po’, spingendola a indietreggiare.
– Che …
che stai facendo? –
Questa
volta fu il turno di Jace di scoppiare a ridere. –
Rilassati, rossa, hai solo un po’ di maionese sul labbro.
–
Le
accarezzò il labbro inferiore, mostrandole la striscia
bianca di salsa. Portò il dito alla bocca e lo
ripulì rapidamente.
-
Uhm, maionese e rossetto, accoppiata interessante. –
Continuarono
a mangiare il silenzio finchè la figlia di
Afrodite non prese la parola.
-
Sai, non devi restare per forza tutto il tempo qui – disse
quando entrambi ebbero finito di mangiare.
-
Ma io voglio e poi mi piace la vista che c’è qui.
–
Madds
inarcò un sopracciglio, perplessa. –
Cioè? –
-
Te – rispose semplicemente.
-
Funziona questa tecnica di rimorchio? –
-
Non saprei, con te sta funzionando? – chiese,
avvicinandolesi nuovamente.
Rimase
incantata a fissare quegli occhi blu, così profondi e
ammalianti che davano l’impressione di riuscire a leggerle
dentro. I loro volti
erano tanto vicini che era certa che Jace riuscisse perfettamente a
distinguere
ogni sfumatura dei suoi occhi nocciola.
Il
momento venne interrotto da un rumore proveniente dal
piano di sotto. C’era in corso una rissa, era più
che evidente.
Jace
scattò in piedi, visibilmente scocciato.
-
Sarà meglio che vada a vedere cosa sta succedendo.
–
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’ennesimo aggiornamento. Eh no, non mi sono
drogata, tranquilli. Sempre nuove ship e come al solito non si
può stare
tranquilli neanche per un attimo lì dentro. Piccola domanda:
per il momento che
coppie shippate e quali OC preferite?
P.S.
La
ragazza nel banner è Katherine.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt