Andammo poi al pub dove bevemmo forse troppe birre senza nemmeno accorgercene. Eravamo ormai decisamente ubriachi.
-La sai una cosa? Sei proprio bellissima- disse James ridendo
-Anche tu mio caro dolce amour!- risposi io baciandolo.
-Ehi, dovremmo festeggiare!-
-Festeggiare? Festeggiare cosa?- dissi io dubbiosa
-Il nostro amore! Se ti va, possiamo metterci insieme! E poi ti sposo!-
“Cavolo, l aveva detto veramente?!” pensai tra me e me incredula. “E' ubriaco è ovvio. Però spesso da ubriachi si dicono e si fanno cose che da sobri non ci passerebbero nemmeno per la testa!”.
-Ma certo!- risposi io ridendo.
Ordinammo due bicchiedi di vodka. Erano le due passate e, cercando di tornare lucida, spiegai a James che doveva portarmi a casa. James sembrava più tranquillo anche lui apparte l odore di alcool che entrambi avevamo e che lo si sentiva da chilometri. Era davvero tardi, dovevo essere a casa per l'una e guardando il cellulare notai almeno 15 chiamate perse da mia madre e 20 sms da mia sorella che mi implorava di tornare a casa, mi chiedeva dov' era e che i nostri genitori stavano dando i numeri. Ero nei guai e dovevo affrettarmi a tornare.
-Ti prego James, fai veloce o i miei mi ammazzano!- James annuii e accelerando (anche troppo) prese la strada del ritorno.
Ero un po' impaurita e ansiosa per la reazione e per la sgridata che mi sarei presa appena tornata a casa. Ma la velocità dell'automobile e alcool che avevo in corpo mi avevano provocato un'adrenalina pazzesca che mi rendeva comunque felice ed eccitata.
-Corri! Vai più veloce!-
La macchina andava molto sopra il limite di velocità. Ma in quel momento non mi interessava affatto. Dovevo tornare a casa. E dovevo tornare il prima possibile, al diavolo le regole della strada.
Ma quella notte qualcosa andò storto. Quella notte non tornai più a casa. Di quella notte in realtà ricordai gran poco: un camion, un'ambulanza, sangue, molto sangue. Grida, lacrime. Ricordai che le grida e le lacrime non erano né mie né di James. Erano di mia madre, di Elena. Il sangue invece era il mio. Poi buio.
Ora mi ritrovo su un lettino e tutto è confuso attorno a me. Chiudo gli occhi e sento una voce sussurrare il mio nome
-Laure.. -. E' la voce di Andy, la riconoscerei tra mille e mi sento strana, più leggera, non sento più niente.
-Andy, portami con te..- inizio a dirgli senza nemmeno rendermene conto.
Continuo a ripetergli queste parole “Portami con te”. Non so perchè ma è come se fossero l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.
E ad un certo punto, sentendomi sempre più leggera, sento la mano di Andy prendere la mia e lui che baciandomi mi dice -Laure..sei tornata finalmente!-
“Perchè il nostro amore era più grande del mare e più fragile di una foglia .”