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Autore: Kaimy_11    28/08/2014    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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6. Evidente

 

 

 

 

Stava seriamente iniziando ad odiare i bersagli.

In particolar modo odiava i cerchi che avevano stampati sul petto e, anche se quello che si trovava davanti era decisamente più grande, era comunque impossibile da colpire.

Ognuno aveva i suoi punti deboli e i suoi punti di forza, e lei aveva appena trovato il suo tallone d’Achille.

Aveva provato più volte a correggere il proprio tiro, aveva provato a lanciare con più forza, con meno forza. Aveva provato a studiarne la traiettoria, e mantenere rigido il braccio per evitare di colpire la parte passa del bersaglio, ma niente.

Con qui maledetti coltelli non c’era verso di ottenere un risultato.

Stava iniziando ad odiarli, anzi no, li odiava già.

Quattro aveva spiegato agli iniziati diverse tecniche di lancio, e lei aveva ascoltato con attenzione, ma senza guadagnarci nulla. Allora aveva chiesto aiuto alla sua mente da Erudita, ma l’intelligenza non era riuscita a farle centrare il bersaglio.

Sospirando e imprecando mentalmente, seguì il resto dei suoi compagni vicino ai pennelli con i bersagli per raccogliere i coltelli ma, mentre gli altri li staccavano via dal centro, lei dovette raccoglierne la maggior parte da terra.

Quando si rimisero in linea per lanciare, Aria fu interrotta.

-Ti ho già detto che non puoi essere brava in tutto, vero?-

Sasha, alla sua destra, lanciò un coltello e lo conficcò vicino al centro del bersaglio. Il nome della sua amica soggiornava pericolosamente nella parte bassa della classifica, e i suoi combattimenti erano uno peggio dell’altro, ma evidentemente c’era qualcosa in cui era brava che le avrebbe permesso di risollevare il suo punteggio.

Al contrario di Aria che, se fino a quel momento si era sempre distinta, con i coltelli stava facendo una pessima figura.

Scossa la testa e lanciò un altro coltello, colpendo il bersaglio ma senza avvicinarsi al centro.

-Sai cervellona,- disse il ragazzo alla sua sinistra. -Forse dovevi restare tra i tuoi amici geni, è evidente che sei brava solo a picchiare la gente.-

Aria si lasciò scappare una mezza risata, scosse la testa. Si era chiesta come mai proprio Peter si fosse messo al suo fianco, e adesso ne capiva il motivo.

-Credo che tu debba stare attento, è veramente una che picchia la gente, proprio una cattiva persona!-

Al sentire quella voce, Aria nascoste un’altra risata, sta volta allegra, poi indietreggiò per vedere oltre la schiena di Peter e scorgere il ragazzo accanto a lui. Era un altro iniziato trasfazione, veniva dagli Eruditi come lei e si conoscevano bene. Aveva folti capelli scuri e un naso decisamente importante.

-Grazie della fiducia, Will!- Rispose.

Will rise.

-Certo, sono a conoscenza della sua fama da ragazzaccia, se la prendeva con tutti!- Disse Peter, spuntando fuori le parole. -Non hai mandato in infermeria un altro Erudito, a scuola, solo per averti guardato storto? Oltre ad aver aggredito me, naturalmente!-

Aria preferì non ricordare il burrascoso incontro tra lei e Peter, avvenuto prima del loro cambio di fazione.

Lanciò un altro coltello. -Dimmi Peter, mammina e papino Candidi non ti hanno insegnato a tenere la bocca chiusa? Ah già, non l’hanno fatto!-

Will colse l’allusione ai Candidi e nascose una risata, mentre Sasha continuava a lanciare coltelli.

-Sai com’è…- Iniziò Peter, soppesando un coltello sulla propria mano. -Almeno i miei genitori mi volevano bene!- Poi lanciò il coltello e centrò il centro del bersaglio.

Aria assottigliò lo sguardo e strinse in mano la lama. Oltre la spalla di Peter, Will la guardò allarmato.

La ragazza decise di non muoversi, la voce nella sua testa le diceva di ignorarlo, di andare avanti.

Prese un profondo respiro e si preparò per colpire il bersaglio. -Sai com’è Peter, non tutti i genitori sono felici di avere un figlio stronzo come te!-

Mentre lanciava, la ragazza lo vide sogghignare.

-Il tuo paparino cervellone non doveva essere tanto contento di avere una figlia come te, una che non si comportava per benino come gli altri cervelloni. È per questo che sei andata via? Perché non ti volevano più?-

Ceca d’ira, scagliò il coltello contro il bersaglio, facendolo finire a terra con un tonfo. In fine si voltò con impeto verso Peter, con il bugno serrato.

Will, che sapeva come sarebbe andata a finire, trattenne Peter per una spalla e si sporse verso di lei. -No, lascia perdere, è solo Peter!-

Peter non sembrava per niente spaventato, guardò con sufficienza la mano di Will sulla propria spalla per poi tornare a sostenere lo sguardo della ragazza davanti a lui.

Aria non si mosse, era ancora faccia a faccia con una delle persone che detestava di più.  Era rigida come una statua, ad un palmo da lui, incenerendosi a vicenda con lo sguardo.

Oltre Peter e Will riuscì a vedere Quattro ed Eric, capendo dal modo in cui li osservavano che avevano notato quello che stava succedendo. Quattro stava anche per avvicinarsi, forse per dividerli oppure per rimproverarli, ma Eric lo aveva afferrato per un braccio e trattenuto.

Forse voleva che risolvessero il loro diverbio alla maniera degli Intrepidi, ovvero da soli e con la forza, oppure voleva semplicemente godersi la scena.

Will la guardò preoccupato, tratteneva ancora Peter ma era pronto e, se fosse stato necessario, li avrebbe divisi.

-Non dargli ascolto!- Le consigliò l’amico, mettendo la mano liberà anche sulla sua spalla.

Lui la conosceva bene, e Aria sapeva che avrebbe dovuto ringraziarlo.

Eppure non vedeva altro che il volto arrogante di Peter e non riusciva a mandare via la furia che la stava soffocando. Strinse i pugni e prese un respiro profondo.

-Vedi Peter,- disse con voce piatta, guardandolo negli occhi. -Se anche un idiota come te se n’è accorto, vorrà dire che era piuttosto evidente!-

Rimase ancora davanti a lui, furibonda, eppure svuotata.

Peter sollevò un sopracciglio mentre Will toglieva le mani dalle loro spalle. Sasha mise via il coltello che aveva in mano, e le si avvicinò di un passo dopo aver sentito ciò che aveva detto.

-Per oggi l’allenamento è finito!- annunciò Quattro.

Solo allora Aria si allontanò da Peter, rifiutandosi di vedere che espressione aveva. Si avviò a grandi passi verso l’uscita, superando i suoi compagni. Passò anche davanti a Eric, ma non si guardarono neppure.

Dietro di lei, Sasha correva per tenerle il passo.

 

-Ne vuoi palare?-

Aria era seduta sulla sua branda, nel dormitorio. Avendo finito tutti gli allenamenti della giornata, tutti i giovani iniziati si stavano godendo il loro momento di riposo prima della cena. Molti si davano i turni per fare la doccia, quasi tutti erano già andati a farsi un giro, e in pochi rimettevano a posto le loro cose sotto ai proprio letti, rimanendo comunque distanti.

Aveva addossato il cuscino alla parete e vi si era appoggiata con la schiena, mentre con i piedi puntellava il materasso, tenendo le ginocchia piegate vicino al petto.

Sasha era seduta nel letto vicino, rivolta verso di lei.

Aria non la guardò, diede un piccolo colpo con la nuca al muro dietro di sé. -Non siamo tra i Pacifici, non si deve per forza fare una discussione per risolvere ogni cosa, e qui le persone non sono sempre felici!- disse sgarbatamente.

Poi si voltò a guardare l’amica, vedendola abbassare la testa.

Scosse il capo. -Scusa.-

-Tranquilla!- Le rispose Sasha.

Aria abbassò lo sguardo sulle proprie mani, intrecciate sulle gambe. Avrebbe dovuto odiare Peter, avrebbe dovuto picchiarlo per le sue insinuazioni, ma come prendersela con qualcuno che dice la verità?

Non era da lei farla passare liscia a chi la provocava e, dare soddisfazione a Peter, era l’ultima cosa che voleva. Forse era vero che crescendo si migliorava, o forse, non aveva trovato le forze per reagire.

Forse avrebbe dovuto essere triste, ma non ci riusciva, erano anni che si rifiutava di esserlo.

In sostanza non riusciva a pensare a niente di ciò che un’altra persona al suo posto avrebbe pensato, l’unica cosa a cui pensava era lui.

Non pensava a Peter, pensava a Eric e al modo in cui l’aveva ignorata quando aveva lasciato la palestra. Gli era passata davanti, ma lui aveva fatto finta che non esistesse.

In realtà erano giorni che la ignorava totalmente, da quando l’aveva baciata al poligono senza nessuna spiegazione, non le si era più avvicinato nemmeno per sbaglio.

Si passò la lingua sul labbro inferiore, dove il rigonfiamento causato dal morso del ragazzo stava via via attenuandosi.

Scosse la testa, non doveva pensare a lui, non solo non era il momento, ma non era neanche la cosa giusta da fare. Era stato lui a baciarla e poi ad allontanarla, non doveva preoccuparsene. Che facesse i conti lui con il suo comportamento, lei si sarebbe limitata a rispettare la sua decisione e ad ignorarlo a sua volta.

Per quanto riguardava i suoi sentimenti, era brava a reprimerli. Era abituata a spegnere tutto.

Avrebbe voluto rifletterci di più, capire perché il suo cuore batteva forte quando lo vedeva, o perché era sempre al centro dei suoi pensieri. Avrebbe voluto capire perché lo aveva baciato senza respingerlo, e perché aveva provato quel turbinio di emozioni e passioni, ma non era il momento per farlo.

Quando, nei giorni precedenti, aveva provato a ragionarci, aveva subito scacciato via il pensiero. Non era una ragazzina alle prese con una cotta, era lì per superare l’iniziazione ed entrare a far parte degli Intrepidi, non poteva perdere tempo dietro gli sbalzi d’umore di uno dei capifazione.

Sapeva che non era solo quello il motivo, ma non voleva convincersi, perché si sarebbe fatta solo del male. Era inutile ammettere di provare qualcosa per una persona con il rischio di non essere ricambiata, era molto più facile chiuderla fuori dalla sua testa, dal suo cuore e dalla sua vita.

Era abituata a non essere amata.

Con il tempo, per difendersi, aveva smesso di affezionarsi e di aspettarsi qualcosa dagli altri.

-Quando ero piccola non ero esattamente una bambina per bene, diciamo che avevo un comportamento un po’ troppo da Intrepida!-

Sasha sorrise. -In che senso?-

-Facevo a botte troppo spesso, mi arrampicavo ovunque e correvo sempre. Crescendo non sono migliorata. I miei genitori non erano per niente contenti del mio comportamento, avrebbero voluto che mi comportassi diversamente, che fossi più a modo. Che fossi come loro.-

Sasha abbassò la testa e rimase in silenzio. Aria, invece, osservò distrattamente due ragazze che le passarono davanti per uscire dal dormitorio.

-Anch’io non ero esattamente come gli altri bambini. Sapevo che non sarei stata per sempre una Pacifica e, quando il risultato del test ha detto che ero un’ Intrepida, ho capito che avevo ragione!- Spiegò la bionda, cercando di ravvivare la situazione.

Ci riuscì, perché Aria si voltò verso di lei con un sorriso malinconico. -Come hanno reagito i tuoi genitori? Voglio dire, sono Pacifici!-

Sasha rise. -Gli è venuto un colpo! Se mi vedessero sparare, o se vedessero come ci fanno combattere, avrebbero di sicuro un infarto! Credo che non accetteranno mai del tutto la mia scelta, ma sanno che ho fatto ciò che era giusto per me.- La guardò e tornò seria per un attimo. -E poi so che mi vogliono bene.-

Aria tornò a guardare le proprie mani, la mente sgombra da ogni pensiero, mentre lottava contro la morsa che le attanagliava lo stomaco.

-Hai fratelli o sorelle?- le chiese Sasha.

Aria spalancò gli occhi e sussultò. Se fino a quel momento era riuscita a non pensare a niente e a non provare quasi nulla, con quella domanda il cuore le andò in gola e serrò i pugni.

-Una sorella.- ammise fra i denti, cercando di regolare il respiro.

-Ho fatto una brutta domanda?- Indagò Sasha, vedendo la sua reazione.

La osservò dubbiosa.

Aria scosse il capo, serrò maggiormente i pugni e si concesse una piccola risata assolutamente priva di gioia. -No, è fantastico avere una sorella, soprattutto se è la tua gemella. O meglio, la  tua copia migliore!-

 

-Ariana Grey!-

La folla si spegne come se qualcuno abbia fatto scattare un interruttore immaginario.

Le due persone sedute accanto a lei, un uomo e una donna, sembrano imprigionarla, ma non riusciranno a impedirle di scappare.

Si alza in uno scatto deciso, forse troppo, come a volersi liberare dalle catene invisibili con cui i suoi genitori la tengono legata. Supera la donna al suo fianco e poi l’altra ragazza seduta vicino, si avvia verso il centro della sala senza alcuna paura.

Chiunque la guarda potrà solo vedere una ragazza a modo che avanza con eleganza, come una vera Erudita, come le è stato insegnato. Potranno vedere i suoi capelli neri accuratamente raccolti davanti e sciolti dietro, come vuole la cultura della sua fazione, poiché lo sguardo deve essere libero e gli occhi bene in mostra.

Ma dentro, sente tutta la furia e il desiderio di raggiungere le coppe il prima possibile.

Arrivata a destinazione le viene offerto un coltello e lei lo prende subito e, con un gesto deciso e violento, si incide il palmo della mano. Ma nessuno dietro di lei avrà notato la sua foga.

Senza alcun ripensamento stende la mano sui carboni ardenti, e gioisce al rumore del suo sangue che vi sfrigola sopra.

La folla si riaccende all’ennesimo scatto dell’interruttore.

Sussulti, lamenti ed esclamazioni stupide e quasi indignate l’accompagnano mentre raggiunge la macchia di colore nero che rappresentano gli Intrepidi. Ignora tutto e tutti, presto non la guarderanno più, e si siede nel posto libero vicino ad un altro ragazzo trasfazione.

Dai posti vicino a quello dove era precedentemente seduta, tre persone, un uomo, una donna e una ragazza, non si scompongono minimamente. Non la guardano, non prestano attenzione ai cori di indignazione attorno a loro, si limitano a guardare avanti come statue di sale.

Ariana non li sta guardando, ma sa che è così.

Sa che non la cercheranno più.

Allora fa come loro, mantiene il corpo rigido e lo sguardo dritto davanti a sé.

-Amber Grey!-

Quando la folla tace nuovamente, una ragazza si stacca dal resto della sua famiglia e raggiunge il centro della sala.

Ariana non segue i suoi movimenti, continua a guardare il punto davanti a lei che si è prefissata e lascia che siano gli altri ad osservare la ragazza che si avvicina alle coppe.

Tuttavia, la conosce così bene che non ha bisogno di vederla per sapere cosa farà. Sa che ha i capelli di un biondo lucente raccolti totalmente in una coda di cavallo, lasciando in mostra la nuca elegante.

Sa che prenderà il coltello con grazia, che si muoverà in maniera sinuosa e che, anche quando si inciderà la mano, lo farà nella maniera più opportuna.

Sa che il suo sangue cadrà nella coppa con l’acqua.

Un coro di applausi si leva dalle file in azzurro.

Decide di continuare a non guardare altro che il punto che ha davanti, scegliendo di non voltarsi verso la ragazza bionda nemmeno quando questa risale verso il posto in cui sedeva precedentemente.

E, poco dopo, è tutto finito.

I nomi degli altri ragazzi sono stati chiamati senza che lei se ne accorgesse, e la cerimonia della Scelta è finita senza che guardasse altro che il punto davanti al proprio viso.

Gli Intrepidi escono per primi e le prime file davanti a lei si alzano rumorosamente, ma decide di aspettare seduta e alzarsi solo quando sarà il suo momento.

Poi si volta, non riuscendo a resistere a quell’impulso.

Si dice che i gemelli si sentano sempre, ovunque si trovano. Sanno cosa prova l’altro, sono empatici, ma la sua famiglia le aveva sempre insegnato che quelle voci erano totalmente illogiche.

Eppure, voltandosi, sapeva per certo che avrebbe incrociato lo sguardo di sua sorella. Anche lei la stava già guardando, così, quando Ariana si voltò, le parve di vedere la sua immagine riflessa nello specchio.

Vide il suo stesso naso, ma più raffinato. Vide le sue stesse labbra, ma non erano rosse e gonfie, ma rosee e sottili. Inoltre non erano corrucciate in una smorfia, ma deliziosamente arricciate in un sorrisino.

Peccato che il sorriso non raggiungesse neanche lontanamente i suoi occhi, dal taglio più allungato rispetto ai propri, e di un celeste ghiacciato invece che blu profondo.

Soltanto sua sorella era capace di fare quell’espressione, di mostrare quel sorriso insolente e di assottigliare lo sguardo in quel modo, come se stesse leggendo ogni suo più profondo segreto e lo trovasse del tutto inappropriato.

Con il mento sollevato esprimeva superiorità, e con le labbra arricciate in quel modo manifestava tutto il suo disprezzo.

Le ricordava la sua inferiorità.

Sentendo qualcosa esploderle dentro e andare in mille pezzi, Ariana si alzò, le mani tremanti, e seguì il resto del gruppo di Intrepidi che si alzavano. Si sentiva vuota, debole, impaurita.

Poi, quando la folla iniziò a correre e a scavalcare malamente le sedie, si sentì libera.

Libera e felice.

Scese verso l’uscita della sala ma, prima di andare del tutto, si voltò un’ ultima volta verso sua sorella. Sua madre, accanto a lei, le stringeva la mano e le diceva qualcosa con dolcezza. Suo padre, oltre la donna, si sporgeva per darle colpetti incoraggianti sulla spalla, dicendo anche lui qualcosa di sicuramente positivo.

Ma Amber non guardava loro.

La ragazza bionda continuava a guardarla con lo stesso sguardo, seguendola in mezzo alla folla degli Intrepidi.

Sta volta Ariana non si lasciò scoraggiare, se avesse letto i suoi pensieri vi avrebbe trovato solo  determinazione. Sorresse lo sguardo con espressione dura, decisa, senza timore, mentre la folla in nero avanzava.

Vide sue sorella arricciare ancora di più le labbra e corrugare la fronte, delusa, disgustata. Poi la vide scuotere la testa e abbassare il capo.

Ariana non la guardò più, uscì insieme alla sua nuova fazione e corse come non aveva mai corso in vita sua.

 

L’indomani, a pranzo, Aria sedeva ad un tavolo di fronte a Sasha. Nello stesso tavolo, in mensa, sedevano anche Will, Christina, Tris e Al, ma se ne stavano in disparte.

Sasha stava mangiando il suo pezzo di pane, discutendo dell’allenamento di quella mattina, e Aria l’ascoltava tranquillamente. Era piacevole avere una persona allegra e tranquilla come lei, e la sua voce era rilassante. La stava guardando attentamente, ridendo ad ogni sua smorfia e battuta, quando, oltre la sua testa bionda, lo vide.

Era seduto ad un tavolo non troppo lontano con altri ragazzi Intrepidi tutti tatuati e ricoperti di piercing, alcuni sicuramente più grandi di lui.

Vedere Eric le fece rivoltare lo stomaco, quella mattina non aveva preso parte ai loro allenamenti, aumentando i giorni in cui non si parlavano. Non la raggiungeva più al poligono a fine giornata, e non le sorrideva più di nascosto quando faceva qualche progresso.

Sembrava non la conoscesse nemmeno.

Però Aria lo aveva sorpreso in più occasioni a guardarla durante gli allenamenti solo che, quando se ne accorgeva e ricambiava il suo sguardo, lui voltava immediatamente la testa e non la degnava più di alcuna considerazione.

Era assurdo che l’avesse baciata in quel medo per poi allontanarla, e più passava il tempo più si convinceva che la cosa giusta da fare fosse ignorarlo a sua volta.

Probabilmente Eric aveva ottenuto ciò che voleva e non era intenzionato a sprecare altro tempo con lei. Forse sapeva che non poteva esserci altro fra di loro ma, qualsiasi fosse la sua motivazione, Aria si convinse che avrebbe fatto bene a non rimuginarci troppo.

Quando guardò ancora oltre la testa bionda di Sasha, il cuore le mancò di un battito.

Una ragazza magra ed alta, con ricci capelli rossi che le solleticavano il mento, si era avvicinata ad Eric e gli aveva sorriso. Gli aveva messo una mano sulla spalla in maniera confidenziale ed era rimasta in piedi vicinissima, poi gli aveva sussurrato qualcosa all’orecchio e lui aveva riso.

La testa bionda di Sasha si mosse, oscurandole il campo visivo, e Aria ne approfittò per abbassare gli occhi.

Si sentiva il cuore in gola e lo sentiva battere all’impazzata senza capirne il motivo.

Eric, ancora al suo posto, continuava a ridere insieme alla ragazza, ma senza tuttavia guardarla. Quando la rossa provò a fargli passare il braccio dietro la testa, tuttavia, lui si scostò rifiutando il contatto

Questi erano dettagli che Aria avrebbe potuto notare, se non  si fosse lasciata stravolgere dalle proprie emozioni.

Mentre continuava ad osservarli di nascosto, vide la sconosciuta parlare all’orecchio di Eric, era seducente e civettuola allo stesso tempo. Il capofazione fece un cenno con la testa ad una sua domanda, poi lei si scostò da lui, non prima di avergli scoccato un bacio sulla guancia.

Aria strinse la forchetta che aveva in mano ma, prima di riuscire a guardare altrove, Eric sollevò la testa verso di lei e i loro sguardi si intrecciarono.

Si voltò subito dall’altra parte, non voleva che lui capisse che lo stava guardando, ma di sicuro era troppo tardi.

Aveva visto nell’espressione di Eric qualcosa, forse rabbia, forse paura, delusione?

Non doveva importarle, mise giù la forchetta e fece un respiro profondo.

Non le interessava nulla di Eric, non era niente per lei come lei non era niente per lui.

Cosa poteva significare un bacio per chi ha un cuore libero e ribelle, infondo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

   
 
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