Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: The_winter_honey    28/08/2014    1 recensioni
"Io appartenevo alla città degli angeli, alle strade affollate, al suono della musica che si spande in ogni
dove con l'aria frizzante della sera...facevo parte di quegli spiriti liberi cresciuti per dominare e senza
la minima voglia di sottostare ai desideri altrui, in mezzo a sbagli ed errori che erano solo nostri.
Forse quando Sara mi aveva abbandonata l'aveva fatto per riparare ad un errore e allora era destino, no?
Se io stessa ero uno sbaglio non dovevo giustificarmi da sola per gli sbagli che avevo fatto e per quelli
che avrei fatto..in fondo da cosa nasce cosa. "
Questa è Jade, obbligata a cambiare città dopo un tragico evento, tormentata da un passato che non
conosce e non vuole conoscere...ma in tutto questo male che la circonda forse riuscirà a trovare uno
spiraglio di luce sotto forma di ombra... Perchè solo tra le tenebre la luce può risplendere.
E Jade potrebbe imparare che a volte da un errore può nascere qualcosa di buono.
Magari.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Izzy Stradlin, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 51 



Qualcosa mi solleticò la guancia e mi sforzai di non ridere, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
Sì, lo ammetto, soffro terribilmente il solletico alle guance.
C’è chi non lo sopporta sulla pancia, chi sotto alle ascelle o alla pianta del piede…io sulle guance, non so
perché e così e basta.
Cercai di spostarmi su un lato per tornare a dormire, ma mi accorsi improvvisamente di essere bloccata da
qualcosa e di non sapere neppure dove mi trovavo. Questi pensieri mi fecero aprire all’istate gli occhi e mi
ritrovai in una stanza avvolta nella semioscurità. Non sapevo neppure come ci fossi finita là dentro. Voltai lo
sguardo tutto intorno e mi soffermai ad osservare delle braccia che mi avvolgevano per la vita con delicatezza,
delle braccia indesiderate che mi immobilizzavano su quel maledetto letto. Scostai ancora di più il viso e mi
ritrovai a fissare la causa del solletico, una massa ingrovigliata di ricci neri che ricoprivano per metà il volto
addormentato di Slash.
Come c’ero finita nel suo letto?
Strabuzzai gli occhi a quella vista e tornai a guardare il soffitto, sforzandomi di rievocare i ricordi del giorno
precedente che mi tornarono in mente in modo confuso e doloroso. Mi toccai la guancia ferita con le dita
tremanti per poi farle scendere sulle mie labbra.
Sara.
Izzy.

Chiusi gli occhi e ricacciai tutta la rabbia e la delusione in un angolo della mia testa per evitare di scoppiare e
mi ricordai delle braccia di Slash che mi avevano stretta a lui, delle ore che avevamo trascorso insieme ad
aspettare che il temporale finisse, delle luci spente a casa mia, del mio rifiuto a tornare lì dentro, del suo
invito a dormire da lui. Mi era parso sincero, e inoltre non avevo da dove andare…
Mi aveva dato una sua maglia asciutta e ci eravamo seduti in camera sua. Mi ero sdraiata su un fianco sul
letto e lui a gambe incrociate per terra, fumando una sigaretta e spiando fuori dalla finestra.
Poi mi ero addormentata e ora mi ero svegliata in quella posizione.
Tornai a guardare il viso del chitarrista posato vicino sopra la mia spalla, incerta sul da farsi.   Aveva in viso
un’espressione distesa, dolce come quella di un bambino, con le labbra carnose leggermente piegate verso
l’alto le ciglia che gli accarezzavano le guance ambrate.
Mi soffermai a guardarlo, persa negli ultimi avvenimenti e nello strano modo in cui proprio lui mi si era
avvicinato nell’arco di una sola notte. Sospirai e poi mi chiesi tra me e me come svegliarlo. Mettermi a
urlargli in un orecchio non sarebbe stata una cosa carina, soprattutto dopo che mi era stato vicino; farlo
rotolare giù dal letto fingendo di dormire? No, improbabile, era troppo pesante per me e poi mi era
praticamente avvinghiato addosso, quindi sarei caduta con lui… Scrollarlo dolcemente e in modo gentile per
essere educata? Mai, pareva il classico tipo dal sonno profondo.
Emisi un sospiro, liberando lentamente un braccio e passandomi le dita tra i capelli.
Che dovevo fare?
Mi voltai di nuovo ad osservarlo, decisa a dargli una sberla per fargli aprire gli occhi e sussultai, sorpresa.
Gli occhi assonnati e profondi del chitarrista mi stavano osservando intensamente, quasi a perforarmi
l’anima.
-‘Giorno Jade…- mormorò, immergendo la testa nell’incavo del mio collo.
Quella situazione era troppo intima per non infastidirmi e non sentirmi in imbarazzo.
Insomma quello era Slash, e anche se lo trovavo un ragazzo davvero bello e simpatica, riconoscevo in lui i
tratti del coglione e dell’infedeltà fatta persona.
-Ciao Slash…non è che potresti smetterla di starmi addosso?- ribattei, cercando di liberarmi dalla sua presa,
che si allentò poco a poco, per poi allontanare le sue braccia lasciandomi appena una carezza sulla vita.
-Sei sempre acida…- sbuffò, stropicciandosi gli occhi come i bambini, per poi voltarsi su un fianco e
osservarmi mettermi seduta sul bordo del letto.
Questa volta gli sorrisi per chiederli scusa indirettamente e mi alzai stiracchiandomi, notando che quella
stanza era un ammasso di vestiti, fumetti e cassette con relativi mangianastri. Mi avvicinai alla finestra e
scostai le tende per far entrare un po’ di luce e illuminare quel luogo buio e disordinato. I miei occhi furono
catturati dal riflesso della luce su una bacheca di vetro posta vicino alla scrivania stracolma di cianfrusaglie. Era strana, si intravedeva solo un angolo, perché il resto era coperto da una maglietta sgualcita e un paio di
boxer di Superman… Cercai di non soffermarmi molto su questo piccolo dettaglio e mi avvicinai, incuriosita.
-Aspetta Jade!- mi bloccò per una mano Slash, appena provai a togliere i suoi vestiti da là sopra.
-Che c’è?
-Niente, è che non voglio sentirti urlare…è sensibile e potrebbe spaventarsi…inoltre non è molto abituato ad
altra gente…- mi spiegò, passandosi una mano tra i ricci e tirandoli indietro.
-Urlare? Sensibile? Ma di che parli?- inarcai un sopracciglio e lui mi lasciò andare la mano e si accostò alla
bacheca, con fare protettivo.
-Se ti faccio conoscere qualcuno, tu promettimi che non ti spaventi.- mi fissò con un cipiglio grave come se
stesse per presentarmi il presidente degli Stati Uniti d’America in persona con tutta la sua famiglia.
Annuii e lo guardai armeggiare con i vestiti là sopra e poi emettere un suono strozzato.
-Oh, no.- si mise le mani tra i capelli –Oh, no!
-Che succede?
-Non c’è. Clyde è scomparso! Ora la vecchia Ola mi ammazza!- lo osservai mentre iniziava a buttare in giro le
sue cose alla ricerca del suo…animaletto domestico(?)
-Slash…ti do una mano, ok?- mi proposi, spostando degli oggetti dalla scrivania e sbirciando sugli scaffali –Se
mi dici che cos’è, magari, lo potrei identificare meglio…-
-Beh…Clyde è il mio serpente, la vecchia Ola me lo lascia tenere solo se rimane in camera mia, chiuso nella
teca…ma a volte lo faccio uscire in camera. Non mi piace vederlo chiuso là dentro sai, è sensibile e si sente in
prigione a stare sempre lì…Probabilmente due giorni fa l’ho lasciato libero e poi mi sono dimenticato di
rimetterlo dentro…- si grattò la testa, mettendo con cura un fumetto su di un ripiano e buttando su una sedia
dei calzini, un paio di jeans strappati e mettendo nel cestino delle cartacce trovate in giro.
Mi bloccai con in mano delle cassette che stavo riordinando per terra e scattai in piedi, guardandomi intorno.
-Tu…hai un serpente?
-Un anaconda, con esattezza- sorrise, orgoglioso.
Mi venne da girar la testa e mi dovetti sedere sul letto, per evitare di cadere lunga distesa a terra per la
sorpresa e l’incredulità. Aveva un serpente libero per la camera e io avevo dormito con lui…e quella creatura
squamosa la scorsa notte senza saperne niente. Ma che razza di deficiente irresponsabile era quel coglione di
Slash?
 
 
 
 





 
***********************************************************************************************************
 










-L’orario delle visite è finito.
Guardo l’infermiera uscire dalla stanza un istante dopo aver detto quella frase, per poi entrare in un’altra e
ribadire la stessa cosa. Si tratta di una donna dai capelli biondi, e un bel culo su cui mi sarei soffermato
volentieri se non fosse per il motivo per cui sono qui.
Dopo pochi istanti la vedo uscire, strascicando i piedi, con lo sguardo basso, i corti capelli rossi che le
ricadono sul viso latteo. Mi alzo in piedi e lei si ferma, sorpresa che qualcuno le si sia piazzato di fronte senza
preavviso. Alza lo sguardo su di me e sgrana i suoi grandi occhi neri nel fissare il mio viso.
-Ehi…- mormoro, non sapendo bene che dirle.
Era successo altre volte che se ne andasse da casa mia o dal posto in cui eravamo stati insieme senza dire
nulla, ma quel giorno era stato diverso. Lei mi aveva fatto promettere di non lasciarla e poi era scomparsa,
anche se avevo subito intuito la sua meta. Prima o poi sarebbe tornata lì a vederlo.
-Che ci fai qui?- la sua voce è fredda, priva di calore, lontana.
Lo capisco dai suoi occhi che tornano normali, da cui evapora lo stupore e no, non sono occhi normali. Sono
occhi che hanno visto troppo e ora cercano l’oblio. So di cosa si tratta, ho visto cosa era rimasto dentro alla
bustina che mia aveva dato in mano prima di svenire. Credevo avesse smesso…
-Ti sto vicino.- le rispondo, accarezzandole una guancia.
-Ieri mattina non c’eri…- sussurra appena, scostandosi e abbassando lo sguardo.
Non capisco, è lei che mi è scappata. Io mi ero alzato solo per farle la colazione…Volevo vederla sorridere,
anche se ripensandoci è stato un bene che non abbia assaggiato la cioccolata. Faceva davvero schifo ed è
finita che l’ho data alla cagnetta di mia nonna.
-Ho tentato di cucinare, ma sono un disastro e poi…tu te ne sei andata…- mormoro a mia volta, grattandomi
la testa e immergendo una mano tra i miei capelli cotonati e tutti scompigliati per la fretta di cercarla.
-Volevi cucinare?- mi guarda, perplessa –Perché?
-Per te…- e malgrado tutto mi sento diventare rosso e sorrido cercando di mascherare l’imbarazzo
ridendo –Ma sai sono un disastro e tu hai fatto bene a non voler assaggiare niente, insomma ti avrei
intossicata e basta…Sai? Lo dice sempre anche Slash che con le dita sono bravo solo a tenere le bacchette e
suon…-
Non riuscii a terminare la frase che Kelly mi avvolse tra le sue braccia e premette le sue labbra sulle mie,
facendomi ammutolire.
La mia principessa dagli occhi di liquirizia…
Mi attirò a sé, facendo aderire la sua schiena al muro di fianco alla porta e il nostro contatto si fece più
profondo.
Sorrisi, chiudendo gli occhi e accarezzandole la schiena esile e il sedere sodo. Le sue labbra erano qualcosa a
cui non sarei mai riuscito a resistere, era una delle poche ragazze che mi ispirava un senso di protezione ed
eppure sembrava così forte e maliziosa da saper usare chiunque. Le sue mani affondarono nei miei capelli,
per poi allontanare lentamente il suo viso dal mio, facendo diventare i suoi baci più superficiali e malinconici.
E solo in quel momento le notai.
Le sue lacrime.
Le bagnavano le guance e le scivolavano lungo il mento, traboccando dai suoi occhi scuri e bellissimi, velati e
lontani. Come se stesse seguendo un ricordo, un miraggio.
-Ehi, ehi, principessa…- mormorai, accarezzandole le guance per asciugargliele, di nuovo spaventato -Sono qui.
Cercò di trattenere i singhiozzi, senza riuscire a guardarmi come se fosse qualcosa di doloro.
Non capivo.
Non riuscivo a capire perché facesse così, avevo quasi paura di chiederle cosa fosse successo. Perché Kelly
aveva i suoi tempi e la mossa sbagliata l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.
E io non volevo vederla piangere, mi era stata accanto, mi aveva donato i suoi sorrisi, le sue labbra, i suoi
pensieri. Si era aggrappata a me. Per una volta qualcuno aveva chiesto solo il mio aiuto, ero importante per
qualcuno e non ero solo il casinista-Steven, il bambinone. Avevo paura di quello che stava succedendo, ma
Kelly mi stava dando una responsabilità.
Mi stava dando la sua fiducia.
La strinsi a me e lasciai che nascondesse il viso contro la mia giacca, per poi rimanere senza parole al suo
sussurro:
-Stevie, mio zio è entrato in coma…
 









 
**************************************************************************************************











Il garage era stranamente silenzioso.
Mancava anche il suono della chitarra di Izzy e questo solitamente era una cosa strana, che mi faceva già
insospettire. Come il suo completo silenzio una volta tornato senza la presenza di Jade e si era pure rifiutato
di parlarne.
Ottimo, sospettavo già che fra quei due era successo qualcosa, ma il vero problema era che il silenzio di Izzy
poteva voler dire mille cose o niente. Lo conoscevo da tempo, eravamo come fratelli e anche se non sembravo
il tipo attento alle esigenze degli altri e alle azioni che succedevano all’infuori di me non era esattamente così.
Mi importava davvero molto della nostra band e ultimamente erano successe davvero troppe cose per non
temere che si sarebbero ripercosse sulla nostra musica. Inoltre l’assenza di prove mi faceva innervosire, come
l’assenza delle esibizione al locale, o gli strumenti abbandonati lì dentro.
Non potevo sopportarlo.
Da quando Izzy mi aveva coinvolto nella sua prima band e mi aveva convinto a cantare con loro, era diventata
come una mia personale valvola di sfogo, un modo per cambiare, non essere più fragile ma mostrarmi forte
davanti agli altri.
Tutti suonavamo per un nostro personale motivo e volevamo mettere tutti noi stessi per dare il meglio e
diventare qualcuno, riemergere da qual posto e diventare delle vere rockstar. Arrivare a Los Angeles con
qualcosa in mano e non solo semplice esperienze in un locale della sperduta Seattle, ma con qualcuno che
avrebbe riconosciuto per davvero chi eravamo e di cosa eravamo fatti.
Mi alzai di scatto, afferrando il mio pacchetto di sigarette e uscendo per fumare, anche se era una scusa per
allontanarmi da quel silenzio e da quella mancanza.
-Axl dovresti studiare per i test di metà anno…- la voce di Izzy riemerse dal suo angolo buoi.
Aveva appena finito di rollarsi una canna e mi osservava di sottecchio.
-Che si fottano i test.
-Vuoi farti bocciare un altro anno?
-Non mi hanno mai bocciato per i voti, dovresti saperlo Jeffrey.
-Già…- sbuffo una boccata di fumo e l’osservò disperdersi nell’aria –Ti stai comportando bene a scuola? Sai i
professori non sono ben disposti a promuovere studenti che fanno casino…
-Che si fottano pure loro.- scrollai le spalle, ghignando non appena lo vidi alzare gli occhi al cielo –Hai
qualcosa da dirmi, Izzy?
-No.
-Bene, allora esco…- e con queste parole uscii respirando l’aria uggiosa sebbene avesse smesso di piovere da
un po’. Chissà perché Jade aveva cercato Izzy, chissà cosa le era successo, chissà perché mi dava così tanto
fastidio che si fosse andata a confessare con lui. Rigirai il pacchetto di sigarette fra le dita e scrollai le spalle.
Meglio non pensarci e concentrarsi su qualcos’altro.
Come sul trovare un sostituto momentaneo di Duff per tenersi allenati…
 
 

 
 
 


 


*****Angolo Autrice****

Ciao a tutti! 
Scusate la mia assenza, ero a un punto morto..
Ho avuto il tipico blocco dello scrittore e quando sono
riuscita a scrivere qualcosa...mi è uscito questo capitolo.
Che non mi entusiasma particolarmente, e non so neppure da dove è uscito...
Spero di sentire i vostri pareri al più presto , ne ho davvero bisogno 
perchè oltre al fatto che questo capitolo non mi sembra uno dei migliori...
Vorrei sapere che ne pensate della storia in generale...Vi sto annoiando?
Sono leggermente in crisi e non so che fare...
Spero di sentirvi presto! 
Ringrazio tutti colore che hanno recensito gli scorsi capitolo!
Un grosso abbraccio J 



 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: The_winter_honey