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Autore: Marra Superwholocked    28/08/2014    2 recensioni
Le persone continuano a scomparire, ma di loro rimane comunque una traccia. Lynn Moore, whovian in ogni cellula del suo corpo, è l'unica ad accorgersene. Un giorno, il più bello della sua vita, uno strano "Uomo con gli anfibi" che si fa chiamare Dottore entra nella sua vita.. uscendo dal suo armadio! Dal XXI secolo atterrano nel 1984 dove incontreranno John, un simpatico ragazzino di 13 anni, che li aiuterà nella loro missione: salvare la Terra!
Ma John non è un ragazzino qualsiasi...
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Riflessi pronti

 


«John, attento a dove metti le mani!» ringhiò il Dottore frenando la mano del tredicenne appena in tempo per evitare un'autodistruzione. I corridoi tetri dell'astronave erano più stretti dei cunicoli delle piramidi di Giza e più freddi di un igloo. Ma, soprattutto, erano accuratamente rivestiti di polvere di sledex, un minerale proveniente dalla stella più antica dell'universo – e ancora piena di vita – che al minimo tocco riduce le sue dimensioni e quelle di qualunque oggetto rivesta fino a diventare invisibile ad occhio nudo. Il Dottore era più spaventato da questo che dalla possibilità delle mille e più trappole che avrebbero potuto incontrare sulla loro strada. La storia può essere riscritta, continuava a ripetersi. Li fermerò, ne uscirò vivo e le donne del rapimento del 2015 saranno salve.
John, che seguiva come un buon segugio il suo Dottore, si accorse che alle sue spalle non sentiva più alcun passo. Senza fermarsi, si voltò e vide una sagoma correre verso di loro e rallentare man mano che li raggiungeva.
«Scusate, mi si era slacciata una scarpa e vi ho persi di vista» spiegò affannata Lynn quando anche il Dottore si voltò e la rimproverò col solo sguardo. Poi, gli occhi del gallifreyano si posarono sulle scarpe di Lynn e poté notare delle coloratissime Vans calzate alla “anni '80”: non allacciate. Fece finta di nulla, proseguendo in silenzio verso la fine del corridoio, segno che sapeva chi c'era dietro a quella storia.
«Dottore, quanto manca?» John interruppe i pensieri dell'alieno che aveva comunque colto la domanda.
«Non lo so con esattezza, ma direi che...» Davanti a loro si estendeva un bivio. Una via, sicuramente, portava al pericolo: voci lontane gli avevano riportato l'astuzia dei Junsay, ma non di più in quanto nessuno faceva più ritorno dopo averli visti in volto. Una volta, anche lo stesso Dottore provò a cercarli: aveva pressoché due o trecento anni e poca esperienza, tanto che fabbricò lui stesso un robot munito di telecamera per seguirli; poi, questi venne colpito alle spalle e addio immagini esclusive.
Il bivio, dunque, non faceva altro che far aumentare i battiti cardiaci dei tre avventurieri, fermi di fronte alle due imboccature identiche.
Il Dottore ruppe il silenzio. «Queste due gallerie possono sembrare uguali. Invece no: una delle due è lo specchio dell'altra, ma se entriamo in quella sbagliata... Potremmo rimanere per sempre bloccati nell'illusione e ci perderemmo nella nostra stessa mente, morendo o di fame o di disperazione. Il TARDIS ha la stessa tecnologia.»
«Ah, be', finora non è successo nulla di pericoloso! Ci voleva una svolta, finalmente!» disse sarcastica Lynn.
Il Dottore sapeva che quella non era Lynn che parlava. Qualcosa stava cambiando in lei, forse stava subentrando una nuova coscienza. Per non pensarci, azionò il suo cacciavite sonico che, da semplice torcia, prese ad analizzare le due imboccature. «Ah-ah! Trovato! Seguitemi!» Si mosse per primo e avanzò senza esitazioni. Certo, il fatto che nessuno faceva più ritorno dopo aver visto in faccia i Junsay non lo riempiva di gioia, ma era sicuro di quel che faceva. Più o meno.
Camminarono per dei minuti che parvero interminabili, finché il Dottore non ruppe nuovamente il silenzio. «Dove vorreste andare, una volta terminata la missione?» chiese ai due umani.
«Ci sono così tanti posti da vedere che è impossibile fare una classifica!»
«Ben detto, John» confermò la ragazza. «Io lascerei la decisione al conducente.»
Il Dottore continuava ad avanzare lungo il corridoio, rimuginando nel frattempo sugli ultimi dodici anni. Si era ripromesso di non viaggiare mai più con qualcuno e, puntualmente, tradì la sua decisione. «Che ne dite di HAT-P-38?»
John alzò gli occhi e li puntò sulla criniera di capelli dorati del Dottore, che lo precedeva, cercando di ripetere il nome del pianeta o qualunque altra cosa fosse stata.
«Sì» proseguì l'alieno, «HAT-P-38! È un pianeta extrasolare, orbita attorno ad una stella grande il doppio del vostro Sole e ha una vegetazione da far invidia alla foresta amazzonica! Gli abitanti hanno tre teste e una coda con cinque paia di occhi. Nonostante l'aspetto ripugnante, sono molto simpatici e calorosi. Anche l'imperatrice di Fruxil, l'Impero più vasto del pianeta, ha un forte senso dell'umorismo.» Sorrise nel ricordare le serate passate con lei a chiacchierare animatamente. «Chissà se ha smesso di bere linfa? Sapete, la linfa che spillano dai loro alberi è un po' come la vostra vodka... Oh, ma guardate, siamo arrivati!»
I tre si fermarono, sempre ben attenti a non sfiorare le pareti del corridoio. A pochi passi da loro non c'era nessuna stanza o una sala comandi e nemmeno un laboratorio sofisticato come il Dottore si era immaginato di trovare: davanti ai loro occhi si estendeva il buio. Poi un clic fece trasalire John, tenuto ben stretto per le spalle da Lynn.
Il nero, lentamente, lasciò spazio alla vista e dei lunghi neon – no, erano tubi trasparenti con all'interno delle specie di lucciole aliene stimolate da una potente scarica elettrica – lampeggiarono dapprima pallidi poi sempre più sicuri, illuminando per bene i volti dei Junsay.
«Bene, bene» disse il Dottore con un sorriso più falso di una moneta da tre euro. «Non vi credevo così...accoglienti» ora con la voce più roca, ruvida.
«Dottore.» Uno dei Junsay, forse il capo spedizione, fece un passo avanti. Alto quasi due metri, sfiorava il soffitto con la testa piena di aculei. Due occhi più freddi del ghiaccio si posarono sui tre avventurieri mentre una fila di denti perlacei si faceva strada tra uno e l'altro labbro: un gran sorrisone di benvenuto. «Per tanti anni, Dottore, lei ci è sfuggito di mano» cominciò a parlare l'alieno tutto aghi e zero simpatia, «ma ora lei è qui, in trappola, e ci ha addirittura portato degli ospiti. Troppo gentile.» Sembrava avesse la R moscia e ad ogni accento inclinava con uno scatto la testa pericolosa. Dietro di lui si sollevò un chiacchiericcio estremamente felice.
«Dicci dove sono le donne!» urlò inferocita Lynn, subito tenuta a freno da un braccio del Dottore. John, tra i due, tremava.
«Oh, le donne... Non è stata un'idea fantastica, Dottore?» Il capo dei Junsay avanzò lentamente verso il suo “bersaglio” e lo guardò come fa un ghepardo con la sua preda.
«Che intendi dire?»
«Studiamo questo piano da anni, ormai. Sappiamo qual è il tuo punto debole, Dottore. Non ti sei mai preoccupato di celarlo a noi altri.» Lui lo guardò fisso negli occhi e, per il loro colore, il gallifreyano avvertì un brivido lungo tutta la schiena. «Sei così tanto affezionato agli umani che non potevamo non usarli per arrivare a te. Ma tu, ogni dannata volta, riuscivi a risolvere tutto prima di risalire a noi... Oppure te ne eri andato prima che cominciasse tutto, lasciandoli da soli.»
Lynn avrebbe voluto tirare un bel destro a quella creatura ripugnante solo per farla tacere, ma sapeva che il Dottore non glielo avrebbe permesso.
«Bene. Noi non amiamo le chiacchiere» riprese il capo degli invasori. «Preparatelo alla Copia e legate gli altri due.» Detto questo, si allontanò per far lavorare chi di dovere.
John venne afferrato per primo, poi Lynn, infine il Dottore. Vennero immobilizzati senza troppi sforzi con la schiena contro tre lettini verticali. Polsi e caviglie stretti da cinghie salde e a prova di Hulk. Nonostante la grande determinazione e forza del Dottore, egli non riuscì a contrastare i muscoli e la velocità dei loro aggressori. Allineati e con la stessa distanza interposta tra di loro, i tre prigionieri si potevano osservare a vicenda solo grazie alle pareti a specchio: John cercava, invano, di divincolarsi, le lentiggini che parvero prendere fuoco nel tentativo di far sgusciare una mano dalla cinghia; Lynn sembrava quasi ipnotizzata dalle indicazioni del Lupo Cattivo; il Dottore aveva lo sguardo rassegnato, di chi sa di per certo che perderà, puntato sul pavimento anch'esso riflettente. Chi sei tu?, si chiese il gallifreyano osservando il suo stesso volto. Sei solo uno stupido vecchio che pensava di poterla passare di nuovo liscia, ecco cosa sei.
«...mamma?»
Il Dottore fu scosso da un'improvvisa voce impaurita.
«Dov'è la mia mamma?» ripeté John.
«Oh, la tua mammina non è che solo un'esca come tutte le altre. Ma sta' tranquillo, piccolo umano, stanno tutte bene.» Il capo era tornato di fronte a loro nell'attesa che tutto fosse pronto.
«Allora, visto che ora avete me» riprese il Dottore, «liberate i miei amici e tutte le donne: loro non c'entrano nulla!»
Il capo mostrò i segni di chi viene preso alla sprovvista e scambiò uno sguardo con i suoi simili che svolgevano i loro compiti alle sue spalle. Tutti sembravano avere impegni più importanti, così il capo si ritrovò da solo. Sperò in cuor suo che il Dottore, andando avanti con gli anni, non si ricordasse della sua richiesta. «Il nostro piano non era invadere la Terra o schiavizzarne gli abitanti. Volevamo solo arrivare a te. Dovevamo.» Vedendo che il Dottore seguiva il suo discorso senza far riferimento a ciò che aveva detto lui stesso poco prima, il capo dei Junsay decise di proseguire come se nulla fosse successo. «Siamo dunque qui riuniti per gustare la fine del Dottore. L'ultimo della sua specie. Colui che ha vissuto più di tutti noi messi assieme. Colui che ha visto l'inizio e la fine dell'universo. Colui che ci darà l'onore di ricevere la sua sapienza e di custodirla per lui.» Sembrò recitare.
John e Lynn ascoltarono senza emettere alcun suono, l'uno perché troppo impaurito, l'altra perché letteralmente tormentata dal Lupo Cattivo. «Ricordati quel che ti ho detto, Lynn» le stava sussurrando all'orecchio. Aveva la sensazione che le girasse intorno e che tutto, per lei, avesse un senso. Percepiva i suoi morbidi passi sulla pavimentazione illusoria.
In un attimo, senza capire come, Lynn riuscì a capire ciò che i Junsay volevano fare al Dottore e calcolò probabilità, angolazioni, tempi, traiettorie... Buttò un occhio alla sua mano e, ruotandola di qualche millimetro, vide brillare una grossa pietra: vetro. Riflettente.
Perfetto, pensò Lynn.
«Ora noi azioniamo questo gioiellino e tu stai lì buono, Dottore. Intesi?» La voce gracchiante di un secondo Junsay riportò Lynn alla realtà. Il Dottore, guardando nella parete a specchio di fronte a lui, intercettò gli occhi della ragazza, pronta all'azione.
Una grossa macchina somigliante ad una vecchia pompa di benzina venne trascinata per la stanza fino ai piedi del Dottore. Dall'alto pendeva un lungo braccio metallico che si rimpiccioliva sempre di più, fino a diventare molto più sottile di un ago e quasi invisibile se osservato dal punto di vista del Dottore. I Junsay pigiarono qualche bottone e digitarono svariati codici; partì un ronzio e il Dottore fu assalito dal panico: volevano copiargli la memoria per impadronirsi dei suoi segreti riguardanti la scienza e il suo piccolo trucco per ingannare la morte. In questo modo non avrebbero mai più avuto alcun tipo di ostacolo.
Il braccio metallico vibrò e, non appena cominciò a scansionare la mente del gallifreyano, quest'ultimo sentì di non avere più via di scampo. Complimenti, Dottore. È colpa della tua sete di conoscenza se ora sei qui, pensò.
La macchina era pronta a ricevere le informazioni che i Junsay, di fronte a lui, stavano attendendo da troppo tempo. Il braccio, infatti, aveva terminato di copiare la memoria e ora non rimaneva che attendere il secondo raggio che avrebbe riportato i dati sul “server” e servirsene, ma Lynn si era già liberata dai lacci e si era prontamente tolta l'anello.

   
 
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