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Autore: Selhen    28/08/2014    1 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Quella notte Dahnael non era andato a combattere. Aveva piuttosto preferito rimanere nei dintorni di Pandemonium e prendersi una serata di totale relax tra le torce rilucenti e il profumo d'arrosto di un primo autunno che bussava alle porte di Asmodae.
Le alte guglie dell'antica città di Pandemonium sfioravano il cielo pregno d'etere. Le nubi, quella notte, nascondevano e a tratti scoprivano la luna preziosa e brillante.
L'aria fresca e balsamica di un'estate che stava per andare via gli pizzicò le narici e Dahn tirò su col naso.
Lui e Selhen non si erano visti quel pomeriggio, lei aveva farfugliato di qualcosa di importante da sbrigare ma Dahnael sapeva che non era così. C'entrava qualcosa l'elisiano, ne era sicuro.
Un dolore sordo, alla bocca dello stomaco, quasi fosse un presentimento, gli disse che in tutta quella situazione non c'era nulla di buono.
Gli asmodiani sapevano essere crudeli e spietati contro i propri simili accusati di tradimento, e il fatto che Selhen si vedesse costantemente con uno dell'altra razza non poteva non essere considerato tale.
Con un sospiro Dahn si appoggiò noncurante al possente muro di cinta della città. Si trovava nei pressi del tempio della conoscenza, poco vicino all'Apellbine. Era un tratto di strada piuttosto buio e isolato, tutta la gente che vi si addentrava sostava alla taverna, invece le torce, in quella piccola piazzetta retrostante, erano rade e mal distribuite. Nessuno si introduceva da quelle parti se non per loschi affari. Solo di giorno, quando il tempio della conoscenza era aperto, con le sue stracolme biblioteche attirava qualche dotto asmodiano che a passo celere andava a rifugiarsi subito nell'edificio.
Con nonchalance Dahnael tirò fuori dalla tasca la fialetta di polvere d'odella. Gliene restavano solo tre, il che voleva dire che avrebbe accomodato solo per altri tre giorni.
La polverina dorata rilucette sinistra alla luce delle torce e un moto quasi selvaggio, come un mostro sopito, si agitò nelle sue viscere.
Il giovane daeva tirò su col naso nervosamente, ancora una volta. Sentiva le narici bruciare, e la necessità impellente di assumere quella sostanza il più presto possibile.
Quando i suoi pensieri cominciavano a essere sconnessi, quando la sua vista iniziava a diventare un po' più acuta, nel buio, allora quello era il momento di mandare giù l'ultima dose della fialetta giornaliera.
Con una vaga ostilità negli occhi, Dahniel osservò il piccolo oggetto apparntemente innocuo nelle sue mani. Si strinse nel giubbotto in pelle e deglutì vagando coi suoi occhi grigi e vitrei per la piazza deserta e silenziosa.
Con gesto pratico ed esperto decise che per quella volta avrebbe assunto la polvere con dell'acqua. Gliene restava un po' nella borraccia, e dato il sapore dolciastro non sarebbe stato neanche tanto traumatico. In questo modo avrebbe potuto vedere quella robaccia più come una medicina che come una droga in piena regola.
Aprì il piccolo tappo che chiudeva la fialetta e rovesciò l'intero contenuto rimasto sulla lingua, il muscolo pizzicò proprio nel punto in cui la polvere si era posata, ma Dahn ingoiò dell'acqua dalla borraccia che aveva appena tirato fuori e la sua bocca fu nuovamente pulita.
Attese qualche momento che la polvere entrasse in circolo. Statuario, con il piede sempre appoggiato alla parete e la testa riversa all'indietro, a guardare la luna lattea che di tanto in tanto faceva capolino tra le nuvole.
Dei passi cadenzati, all'improvviso, lo svegliarono da quello strano torpore. La polvere aveva attenuato i suoi impulsi e di certo, aveva ridotto anche i suoi riflessi.
Una sagoma esile, che al buio era difficile da definire si fermò all'ingresso della piazza guardandosi intorno.
Dahn potè riconoscerla solo dei lunghi capelli neri e dal vestito nero esattamente a tono. Quando poi la figura fece un passo in avanti comparve dietro di lei uno spirito del vento fulvo e minaccioso.
Il daeva sollevò un sopracciglio con aria divertita. Era Lacie.
Era proprio lì che l'aveva conosciuta. Ed era lì, che solitamente gli capitava di incontrarla.
Lacie si accigliò teatrale e accelerò con decisione il passo verso di lui. "Dove mai potrei trovare Dahniel a fare le sue cosucce losche?", l'incantatrice sorrise furba mentre il suo sguardo austero si soffermò alle mani del ragazzo.
Lacie era una delle poche che sapeva, insieme a Selhen. Era l'unica che l'aveva colto sul fatto, quella notte di alcuni mesi prima, e che non era corsa a denunciare subito quello che aveva visto.
Dahnael si era sempre chiesto, in effetti, cosa Lacie ci facesse, di notte, in giro per i quartieri meno affidabili di Pandemonium, ma non aveva mai voluto insistere sull'argomento, nè tantomeno indagare.
La giovane incantatrice, nel suo vestito nero, come i capelli, poggiò un mano sul petto del daeva e si issò sulle punte per posargli un piccolo bacio sulla guancia.
Dahn le sorrise dolcemente. "Stai bene?", le chiese premuroso in riferimento all'accaduto di alcuni giorni prima.
Lacie annuì rassicurante e si distanziò quel tanto che bastasse per guardarlo negli occhi. "Perchè stai qui tutto solo?", gli chiese a bassa voce rimuovendo dal viso la teatrale espressione severa di poco prima.
"Perchè è meglio che sia così", disse lui scrollando le spalle. "Non mi piacciono molto i luoghi affollati, lo sai".
Lacie sospirò e accarezzò pensierosa la fulva pelliccia del suo spirito. "Non lo so... hai l'aria del drogato depresso". Rimase seria, nonostante nelle sue parole vi fosse un'accezione comica.
Dahnael sollevò in fretta lo sguardo offeso. "Ah... pure!", sbottò. La spinse da parte per farsi spazio e camminò verso il centro della piazza dove si fermò dandole le spalle.
"Andiamo, sai che sto scherzando. Voglio solo che... che tu viva la vita come tutti gli altri". Lacie fece qualche passo indeciso e gli posò una mano sulla spalla.
"Lacie, non sono come tutti gli altri", sbottò il Daeva infastidito.
La voce dell'incantatrice tremò. "E', è per questo che esci ogni sera con una ragazza diversa? Che...", si interruppe.
Dahnel si accigliò. E questo discorso adesso, da dove lo tirava fuori?
"Ma che vuoi saperne tu, di chi frequento e con chi esco?".
Ci fu un attimo di silenzio seguito dal suono di un colpo di tosse riparatore. Dahn si voltò di scatto, per guardarla dritto negli occhi.
"L'altro ieri... e due giorni fa... e lo scorso fine settimana...", pigolò Lacie con aria afflitta.
Dahnael immaginò che la sua espressione in quel momento doveva essere a dir poco allibita.
Coma faceva, Lacie, a sapere delle sue saltuarie e disastrose avventure amorose?
"Mi spii e cosa?", le chiese severo con un tono gelido che causò all'incantatrice un brivido.
Lei non parlò. Per tutta risposta abbassò il capo colpevole.
"Lacie, come fai a sapere quello che faccio la sera?", domandò il daeva con urgenza.
Era vero. Ogni singola parola di Lacie era vera. Dahnael non aveva più avuto una storia seria da quando la sua vita era radicalmente cambiata. Da quando aveva avuto la certezza che sarebbe stato un pericolo per chi gli stava costantemente vicino.
Lacie non sollevò il capo. La piccola incantatrice sveglia e disinvolta sembrava essere in difficoltà.
"Perchè ti importa di quello che faccio, Lacie? Io sono interamente sbagliato e tu... tu non dovresti essere nemmeno qui a parlarmi...", sussurrò Dahnael cercando il suo sguardo.
L'incantatrice sollevò il viso. "E' che io... penso... che tu non lo meriti".
"Cosa non merito?", chiese Dahnael pragmatico.
"Tu meriti qualcuno che ti ami veramente, Dahnael. Da quando ti conosco... non conosco persona più perfetta di te!".
Dahn scosse il capo sorridendo sarcastico. "Ti ha mica mandato Selhen a farmi il lavaggio del cervello? Ci ha provato anche lei, sai...".
"Dahnael!", protestò la ragazza con cipiglio serio che non ammetteva repliche. "Nessuno mi ha mandata da nessuna parte, o forse... forse è il mio cuore che mi ha mandata da te".
Un senso di disagio colse il tiratore di sorpresa. Non era pronto a sentirsi dire quelle parole da una daeva a cui avrebbe potuto spezzare il cuore. Meno che meno da Lacie!
"Lacie... ascolta...".
"No Dhan, ascolta tu. Da quando ti conosco io... sì okay, ti ho spiato. Non odiarmi, non prendermi come una persecutrice, non lo sono! Giuro che non lo farò mai più... ma io...  io non riesco a pensarti con qualcun'altra quando vorrei...", la sua voce perse intensità, "vorrei che tu fossi con me".
Le labbra del ragazzo, aride per la polvere che le aveva appena sfiorate, si chiusero dallo stupore. Scosse il capo smarrito. "No Lacie, non funzionerebbe, lo sai...". Arretrò di un passo mentre si accorse che gli occhi di Lacie si velavano di lacrime.
"Dahnael... non voglio perderti", disse lei afferrandogli una mano.
Dahnael si fermò, interdetto. "Nemmeno io... è per questo che penso che non funzionerebbe".
Come avrebbe potuto funzionare? E poi, sarebbe mai stato disposto ad abbandonare la vita del worg solitario per legarsi e donarsi completamente ad una sola persona?
Quante volte aveva desiderato di essere amato. Aveva guardato le coppie di daeva felici e aveva sospirato invidiandole, colmando poi quel senso di disagio con del vino o con avventure che ben poco avevano di romantico.
"Ti faresti del male, Lacie".
Nel semibuio della piazza l'incantatrice strinse maggiormente la sua mano tra le proprie. "Non mi importerebbe, Dahnael".
"Perchè?", le chiese di nuovo, con freddezza.
E poi fu un lampo. Negli occhi di Lacie balenò la risolutezza di sempre, la sua anima da guerriera indomita e selvaggia,  il lato più affascinante che ognuno di loro, da asmodiano, possedeva.
A un certo punto a Lacie non era importato più nulla dei suoi dinieghi. Gli era quasi saltata addosso nella foga di stringere le sue braccia attorno al collo di lui e coglierlo di sorpresa con un bacio.
Non che Dahn non avesse mai baciato nessuna, ma solo poche volte la sua pancia aveva protestato e il suo cuore aveva accelerato i battiti come allora.
Senza inibizione si abbandonò presto a quel bacio agitato e urgente che forse, da lui, era stato a lungo atteso.
Il ragazzo strinse convulsamente le braccia attorno alla vita sottile della daeva, la quale, tra un respiro e l'altro, non smetteva di sussurrargli da quanto avesse aspettato quel momento.
"Dimmi che non te ne andrai... dimmi che mi vuoi con te", mormorò infine sulle sue labbra secche.
"Potresti rimanerne delusa".
Lacie scosse il capo con testardaggine e in quel momento lo spirito del vento grugnì pigro e annoiato accucciandosi ai loro piedi. Dahn lo guardò pensieroso, approfittando di quell'attimo di silenzio per fare ordine tra i suoi pensieri.
"Ci è capitato tante volte di andare in missione insieme...", cominciò scorrendo la mano sul fianco ricoperto dal vestito vellutato della daeva, "non avevo mai capito che...".
Lacie sorrise timidamente nascondendo il proprio viso nell'incavo del suo collo. Dahn percepì il solletico del suo dolce respiro. Un brivido gli percorse la schiena mentre lei, con le mani, risaliva ad accarezzargli i capelli candidi dietro la nuca.
"Non volevo spaventarti", ridacchiò sfiorando nuovamente le sue labbra, "pensavo l'avessi presa molto peggio".

Quando Dahnael tornò a casa, quella sera, non lo fece da solo. Non aveva idea di come sarebbe potuta finire tra lui e Lacie, ma presto molti pezzi del puzzle erano tornati al loro posto.
Quegli incontri notturni, spesso casuali, non erano mai stati casuali. Lacie aveva sempre cercato di nascondere sotto una maschera di indifferenza quello che provava nei suoi confronti.
Eppure non era stato un caso incontrarla spesso nei luoghi più svariati come fosse una coincidenza.
Quella notte nulla sembrava poi tanto sbagliato, mentre la porta si richiudeva dietro di loro stretti l'uno all'altra in un bacio senza fine.
Dahnael affondò una mano tra i morbidi e profumati capelli di Lacie e percorse il suo zigomo con le labbra, c'era poco di razionale e molto di istintivo tra quello che tra loro stava accadendo.
Non sapeva se domani sarebbe accaduto come ogni altra volta. Stentava a credere che Lacie, al contrario delle altre, avrebbe fatto finta di nulla, e avrebbe sorvolato sul suo problema pur essendone cosciente.
Era sempre stato lui ad allontanare le ragazze dopo averne ottenuto esattamente quello che voleva. Ma con Lacie, era diverso? Poteva essere diverso?
Il suo giubbotto in pelle così come la cintura delle pistole cascarono a terra con un tonfo leggero. Ignorandoli e scalciandoli via con un piede Dahn raccolse la mano di Lacie nella sua trascinandola con sè.
"Non vorrei che quel guardone di Trerinerk abbiada ridire sui nostri modi poco ortodossi", scherzò lui sorridendo sulle labbra dell'incantatrice e richiudendo la porta di camera alle loro spalle una volta che vi ebbero fatto ingresso.
Lacie sorrise e i loro occhi si incontrarono. Da quanto tempo Dahniel non guardava negli occhi qualcuno? A parte Selhen ovviamente.
Essere sfuggente con la gente era la sua specialità.
"Che parli pure...", disse lei divertita. "Vorrà dire che gli faremo conoscere la mia shughina domestica".
Il daeva sorrise a quelle parole, per poi tornare a baciarla ancora, e ancora.
Eppure c'era qualcosa di diverso quella notte, rispetto alle altre notti.
Sì. Ciò che c'era di diverso, era il suo freddo cuore che sembrava avere ripreso nuovamente vita.

[So già che Dahn mi ucciderà (gli ho appena troncato la libertà), e Lacie invece starà saltando di gioia.
"Lui è troppo libertino! Ma io lo metto apposto è_é" (dal vangelo secondo Lacie). Ma secondo voi ci riuscirà davvero a far mettere questo benedetto ragazzo libertino, ubriacone e un po' inguaiato in riga? Ahahaha
Ovviamente ci tengo a precisare che questi due su Aion si conoscono sul serio, dunque u.u data la simpatia che Lacie nutre per Dahn... tadàààà.
 Bene ragazzi, so che non lo avevo annunciato, ma questo era lo speciale 25 recensioni.
A presto col nuovo capitolo, e ci vediamo con un altro speciale alle 30 ;) :***
Grazie a chi mi segue, bacione, la vostra autrice]

  
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