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Autore: The_Grace_of_Undomiel    29/08/2014    1 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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-Sai, sono convinto che questa raccolta fondi per beneficenza sia tutta una farsa!-
La voce di Daniel gli giunse alle orecchie soffusa, lontana, quasi remota.  Sam sollevò stancamente il capo dal banco e lanciò un’occhiata all’amico.
-Che intendi dire?-
Il biondo assunse un’espressione sufficiente e rispose -Semplice, che secondo me la nostra grana non servirà per una qualche opera di volontariato, ma per arricchire la scuola, altro che!-
Il ragazzo aggrottò la fronte e l’amico, vedendolo confuso, si affrettò a spiegarsi meglio -Per farla breve, non trovi che per beneficenza ci abbiano chiesto un po’ troppi soldi? E pensa a tutto quel malloppo moltiplicato per il numero degli studenti di questo istituto! Ne viene fuori una vacanza alle Hawaii per tutti i docenti più il preside! Bidelle comprese!-
Sam scrollò le spalle. Non aveva voglia di mettersi a ragionare sulle presunte cospirazioni segrete della sua scuola, la sua mente era occupata da ben altro: ad esempio, doveva consegnare il prima possibile i soldi alla Symons (non si sentiva tranquillo a tenere tutti quelle banconote in classe), farsi restituire il cappotto bianco da Kyda, visto che sua madre si era imbufalita non trovando la preziosa giacca, e continuare a riflettere sui sempre più sospetti comportamenti e reazioni della Dark. La sua espressione così traumatizzata alla vista di quell’altalena non se la sarebbe mai scordata, per non parlare del modo in cui era andata via.
Inoltre, continuava a pensare al dialogo che la ragazza aveva avuto con quel mostro di Travis. Qual’era il suo piano? E soprattutto quando sarebbe stato messo in atto?
-Ehy Sam, ci sei?- lo richiamò il compagno di banco, scuotendolo per un braccio.
-Mh?- fu la risposta “loquace” del giovane.
Daniel lo guardò accigliato -Si può sapere che ti succede oggi?- chiese. 
-In che senso?- domandò a sua volta l’altro, incerto.
-Ti comporti in maniera strana. Sei assente, distratto e taciturno...-
-Sto solo riflettendo su delle cose, Dan. Niente di cui allarmarsi- lo rassicurò Sam, abbozzando un sorriso.
Il biondo lo guardò intensamente e la sua espressione si fece seria. Incrociò le braccia, poi disse –Stai pensando a Kyda, non è così?-
Il sorriso del ragazzo si spense. Come aveva fatto Daniel a capirlo? Possibile che tutti riuscissero a leggergli nella mente? Era davvero così prevedibile?
-In verità...sì- ammise -In che modo ci sei arrivato?- soggiunse.
-Non è stato molto difficile. Recentemente, quando ti vedo così silenzioso, è perché è successo di nuovo qualcosa riguardante la Stowe...- gli indirizzò un’occhiata eloquente.
Sam sospirò e si vide costretto a raccontargli la strana reazione della giovane alla vista di quell’altalena e ciò che ne era seguito.
-Vedi che avevo ragione? Tutto questo è collegato a qualcosa e a qualcosa di serio oserei dire- constatò il biondo a narrazione conclusa. Stette un attimo in silenzio, come se stesse riflettendo, poi, all’improvviso, spostò lo sguardo sul viso del giovane e sorrise pacato -Sam... ma... ti piace Kyda?-
Il ragazzo s’irrigidì all’istante e spalancò gli occhi, in imbarazzo -Eh?? Ma adesso che cosa c’entra?-
 -Tu rispondi-
Quella era la stessa identica cosa che Luke gli aveva detto la sera prima al telefono. No, era un’assurdità, di questo era più che convinto. Lui non s’innamorava, non lo era mai stato in vita sua (a parte in prima elementare) e tantomeno lo era di Kyda. Insomma, dai, non poteva essere...O forse sì? Non ci stava capendo più niente.
Scosse la testa, cercando di cacciarsi via dalla testa quei pensieri e rispose -N...no, affatto!-
-A me pare proprio il contrario...- replicò l’amico, con un sorrisetto -In questi ultimi tempi la Stowe sta occupando un po’ troppo la tua mente, con le sue stranezze e i suoi misteri!-
-Te l’ho già detto ieri: io sono solo curioso, niente di più- replicò Sam, anche se si accorse che il proprio tono non era dei più convincenti.
Daniel l’osservò ancora un istante, poi scrollò le spalle con un sospiro e non aggiunse altro.
Seguirono, o almeno cercarono di seguire in mezzo a tutto quel caos, la lezione della Ellist, finché il biondo sussurrò -Basta, non ce la faccio più a resistere...-
Sam si voltò verso di lui e Daniel ammiccò.
-Ho delle novità interessanti da raccontarti! Volevo aspettare fino all’intervallo, ma è inutile, non ci riesco- sogghignò.
-Avanti, spara!- esclamò il ragazzo, curioso.
-Allora inizierò con quella un po’ meno esaltante: hai presente Hetty? Sai no, quella dell’altra classe? Ecco, si è iscritta giusto ieri al mio corso di poesia! Non appena l’ho vista mi è venuto un colpo, perché temevo che il mio segreto venisse divulgato, dato che mi conosce. Però, mi ha assicurato che non ne farà parola e mi ha chiesto di fare lo stesso con lei (infatti tu non ne sai niente, vero?). Comunque, è un tipa veramente strana, non ha parlato praticamente con nessuno, tranne che con me, ma anche in quel caso è stata molto stringata con le risposte. Inutile, non le vado proprio a genio! In certi momenti, quando volevo fare un po’ di conversazione, pareva quasi che cercasse di sfuggirmi!- fece una smorfia risentita.
Sam ridacchiò -Dai, secondo me è solo una tua impressione...-
-No che non lo è! Se tu fossi stato lì a vedere la scena mi daresti ragione. Comunque, non sopporto che si giudichi un libro dalla copertina e lei sta facendo esattamente così nei miei confronti, per cui, la farò ricredere- affermò con convinzione.
-E cosa ha architettato questa volta Lipton il Genio?- disse il ragazzo ironico.
-Non ho ancora un piano preciso, ma puoi star sicuro che mi inventerò qualcosa-
Sam ne era più che certo. Quando il biondo si prefissava un obbiettivo, niente lo distoglieva dal portarlo a termine. Gli domandò poi quale fosse la seconda notizia.
Un’espressione sorniona e compiaciuta si fece largo sul viso di Daniel, accompagnata da un sorrisetto carico di malizia. Si schiarì la voce e assunse un atteggiamento altezzoso.
-A dispetto del tuo pessimismo e scetticismo, mio caro, ci tengo a farti sapere che Chanel mi ha chiesto di uscire insieme a lei-
Per poco Sam non si strozzò con la sua stessa saliva. Di sicuro aveva capito male.
-Che cosa!?- esclamò sbalordito.
-Proprio così, mi ha mandato un messaggio stamattina presto chiedendomi se mi andava di vedersi oggi pomeriggio- proseguì l’amico gongolante -Non è fantastico? Finalmente Chanel si è decisa a mostrarmi i suoi veri sentimenti!-
Avrebbe sinceramente voluto essere felice per Daniel, tuttavia non vi riusciva. L’ultima cosa che voleva fare era distruggere i sogni di gloria del ragazzo, ma la verità era che qualcosa non gli tornava. Il fatto che Chanel avesse cambiato opinione nei confronti di Dan così presto aveva un che di sospetto. Molto sospetto. In più non bisognava scordarsi che c’era anche Nick, il fidanzato, di mezzo.
All’improvviso si sentì inquieto. Temeva che dietro a quel messaggio così innocente e speranzoso per il biondo, si celasse invece una qualche trappola.
Non disse queste supposizioni al compagno e si mostrò entusiasta per lui. Non voleva rovinargli tutto e poi poteva anche darsi che Chanel fosse davvero intenzionata ad uscire con lui.
Riprese a seguire la lezione. Ormai mancavano solo due ore all’intervallo, poteva farcela.


Spariti. Scomparsi. Volatilizzati.
Sam frugò disperatamente nella tasca dello zaino, ma non riuscì a rinvenire nulla. Si mise a tirare fuori tutti i libri e provò a rivoltare la sacca da dentro a fuori. Di nuovo niente. Cercò in un tutte le tasche della giacca. Un buco nell’acqua.
Si lasciò scivolare sul pavimento della classe, mentre una terribile quanto angosciosa consapevolezza si faceva strada in lui: i soldi che sua madre gli aveva dato per la scuola erano svaniti.
Si sentì invadere dall’ansia, ma non demorse. Riprese le ricerche, rovistando sotto il proprio banco.
“Non può essere” fu l’unico pensiero che riuscì a formulare.
In quel momento udì dei passi dietro di lui e una voce tra l’amichevole e il preoccupato chiedergli –Hai pevso qualcosa, Sam?-
Il ragazzo si voltò di scatto. Si trattava di Mark.
-Dannazione, sì! Non riesco più a trovare i soldi da dare alla Symons!- farfugliò, in preda all’agitazione.
Il compagno di classe si offri di aiutarlo nelle ricerche e Sam gliene fu infinitamente grato. Si era reso conto che Mark c’era sempre ogni volta che perdeva qualcosa, come quella volta che i Dark gli avevano rubato i vestiti.
Continuarono a rovistare e, poco dopo, anche Daniel si unì alle ricerche.
-Quando li hai visti l’ultima volta?- chiese, calandosi nella parte da investigatore.
L’ultima volta era stata poco prima che suonasse la campanella dell’intervallo, poi era uscito fuori e al suo ritorno erano scomparsi. Lo riferì ai due amici.
-Cioè sei uscito in corridoio senza portarteli dietro!?- esclamò esterrefatto Daniel.
-Se è così, qualcuno, in quell’avco di tempo, è potuto benissimo entvave in aula e vubavteli. O magari si tvatta addivituva di un nostvo compagno di classe- aggiunse Mark.
-Cosa succede?- s’intromise una ragazza di nome Jade, dai capelli biondi legati in una coda bassa. 
-I soldi di Sam sono spariti. Si presume che qualcuno li abbia rubati- spiegò Daniel.
-Ma è terribile! Avete idee su chi possa essere stato?- chiese la ragazza.
Fu Mark a risponderle di no, poiché Sam era troppo impegnato ad insultarsi interiormente. Era stato un autentico idiota a lasciare la busta dei soldi incustodita e quella era la punizione per essere stato così sprovveduto. Quella volta era veramente nei casini. Come avrebbe fatto e soprattutto che cosa avrebbe potuto dire a sua madre? Che se li era fatti rubare da sotto il naso?
Iniziò febbrilmente a riflettere su chi potesse essere stato a  derubarlo, con il cuore che batteva all’impazzata e il fiato corto, finché la risposta gli arrivò come una lama di vento gelido.
Erano stati i Dark, ne era più che certo. Solo loro potevano fare una cosa del genere. Improvvisamente gli ritornò alla memoria la conversazione tra Travis e Kyda. Mise insieme tutti i pezzi e capì che il piano diabolico che il leader aveva elaborato era quello di fregargli i soldi e ci era riuscito. Anzi, Kyda ci era riuscita. Alla fine si era fatta convincere, era andata in classe mentre questa era vuota, aveva preso i soldi e li aveva portati al resto del gruppo per dividerseli.
Fu come andare in mille pezzi. Lo aveva tradito. Kyda lo aveva tradito. Si era fidato di lei, l’aveva reputata una persona buona e, sotto sotto, di cuore, ma si era sbagliato.
Digrignò i denti, deluso e frustrato. Poi, d’un tratto, un pensiero gli balenò nella mente. Lui e Kyda avevano condiviso molte cose negli ultimi tempi, avevano passato pomeriggi interi insieme, poteva davvero essersi scordata di tutto? Davvero non le importava niente di lui? Aveva sempre finto? Sam era convinto di no. Doveva esserci una spiegazione, perciò, urgeva all’istante un confronto diretto con la ragazza.
Quando anche il resto degli studenti entrò in aula, il ragazzo cercò gli occhi della giovane, ma lei evitò prontamente il suo sguardo.
All’inizio della quarta ora, Sam raccontò l’accaduto alla Symons ed ella, dopo aver fatto il tipico discorsino alla classe, lo rassicurò, a modo suo, dicendogli che avrebbe informato tutti i docenti e il preside e che alla fine i soldi sarebbero saltati fuori. Sam ne dubitava, ma nonostante tutto si fece vedere speranzoso e fiducioso.
Per il resto della lezione, non fece altro che scoccare occhiate a Kyda, ma ella non si voltò una sola volta verso la sua direzione, quando, ad un certo punto, gli arrivò un messaggio proprio da parte della ragazza:
Vediamoci alle 13:30 dietro la scuola. È importante.
Sam rispose immediatamente.
Ci sarò

Sam si sentiva terribilmente nervoso. Non ne era del tutto sicuro, ma qualcosa gli diceva che l’incontro con Kyda avesse a che fare con la scomparsa dei suoi soldi. Chissà che cosa aveva da dirgli. Forse voleva semplicemente narrargli l’accaduto con il suo solito sorriso sarcastico sulle labbra, oppure il suo intento era quello di discolparsi avendo intuito di essere stata messa nell’elenco dei colpevoli...Oppure niente di tutto ciò.
Quando arrivò nel retro della scuola, la vide subito: se ne stava appoggiata al muro, con le braccia incrociate, il capo chino e la visiera del cappello calata fin sugli occhi.
Il ragazzo ne fu quasi intimorito. In quella posizione, sembrava una vera e propria teppista.
Le andò vicino e la salutò. Lei non rispose.
-Se mi hai mandato quel messaggio, significa che avevi intenzione di parlarmi... Ed ora eccomi qui- disse Sam, asciutto. Saltò tutti i convenevoli, perché voleva che la ragazza andasse al dunque. 
 -Scommetto che credi che sia stata io a rubarti i soldi, non è così?- disse la giovane stoica, senza alzare il capo.
-Si...Esatto- rispose lui senza esitazione.
-E hai ragione. Sono stata io-
Quelle parole furono più taglienti di un pugnale. Il ragazzo strinse i pugni e digrignò i denti.
Sorrise amaro -Me lo dici così?-
-Come avrei dovuto dirtelo? Con gli araldi e le trombe?- replicò sprezzante Kyda, scrollando le spalle.
Sam non ribatté nulla. Dopo tutte le giornate passate insieme, dopo tutto ciò che le aveva raccontato riguardo ai problemi che sua madre aveva con i soldi...Ecco il risultato. Credeva di essere diventato qualcosa di più per Kyda, che solo una semplice vittima. Ma si era sbagliato. Lei era e rimaneva una Dark, menefreghista ed opportunista. Eppure era così convinto che ci fosse del buono in lei...
-Hai altro da dirmi?- chiese il giovane, con una smorfia.
-Se avessi rispettato il piano dall’inizio alla fine teoricamente la discussione sarebbe finita qui- rispose la ragazza, poi soggiunse -Tuttavia...-
Tirò giù la cerniera del giubbotto di pelle e si mise a frugare in una tasca interna. Ne ricavò fuori una busta bianca. La lanciò a Sam, che la prese a volo.
-Ma questa è...- esclamò sbigottito.
-...la busta coi tuoi soldi- concluse per lui la ragazza.
Il giovane alzò scioccato lo sguardo sul viso di Kyda, ma l’unica cosa che vide fu la visiera del cappello.
-Io non capisco...- balbettò, confuso.
-Travis mi aveva ordinato di sottrarti fino all’ultima banconota e di portare tutto a lui. In seguito ci saremmo divisi i soldi, insieme anche agli altri. Ho agito durante l’intervallo e ho mostrato la busta al resto del mio gruppo. Lui si è congratulato- sorrise sarcastica -Poi ha detto che ce li saremmo  spartiti all’uscita della scuola, ma quando è stato il momento, gli ho detto che li avevo persi. Il resto lo sai anche tu-
-Ma...ma perché non me lo hai detto subito appena sono arrivato?- esclamò Sam, senza capirci più nulla -E poi, perché hai fatto tutto questo per...-
-Non l’ho fatto per te- lo interruppe brusca -Sono contraria in generale alle bastardate riguardanti i soldi-
Sam realizzò di essersi preso un granchio. Si era sbagliato nel giudicare Kyda. Lei aveva rischiato tantissimo per, anche se si ostinava a negarlo, lui. Aveva disubbidito alla volontà del leader dei Dark per aiutarlo. Sentì un brivido percorrerlo da capo a piedi.
-Come ha reagito Travis quando gli hai detto di aver smarrito i soldi?- mormorò, inquieto.
Kyda s’irrigidì d’un tratto. Non rispose subito, poi disse -È andato un po’ in escandescenza, ma infine se n’è fatto un ragione...- la voce vacillò lievemente, ma abbastanza perché Sam lo percepisse.
Il ragazzo rimase un attimo lì, incerto su cosa dire, ma Kyda precedette ogni sua parola.
-Bene, il motivo del nostro incontro era solo finalizzato a ridarti i soldi, nient’altro. Perciò, ora ti saluto- fece la ragazza, sintetica. Pareva avesse molto fretta, anzi, sembrava quasi che volesse allontanarsi il prima possibile da lui. Come se nascondesse qualcosa...
Sam le afferrò con forza il polso.
-Aspetta!- esclamò.
-Lasciami subito- ringhiò la giovane, senza nemmeno voltarsi.
-Perché hai voluto aiutarmi?- insistette il ragazzo, allentando però la presa.
-Sei forse sordo? Te l’ho detto poco fa- replicò nervosa.
Lui fece per aggiungere qualcos’altro, ma Kyda si divincolò con uno strattone e si incamminò rapidamente, però questa volta Sam non demorse. C’era qualcosa che non quadrava.
-Kyda fermati, devo parlarti!- la raggiunse e l’afferrò di nuovo, questa volta per un braccio. Lei si voltò di scatto verso di lui e fu allora, che la vide.
Sullo zigomo sinistro aveva un taglio, di discrete dimensioni. Tutto intorno era rossastro e in alcuni punti vi erano anche delle sfumature violacee.
-Il tuo viso...- mormorò come in trance, spalancando gli occhi.
Lei si liberò nuovamente, con rabbia.
-Non è niente- disse gelida.
-Come sarebbe a dire che non è niente!?- esclamò Sam, sentendosi ribollire.
-È stato un incidente- ribatté la ragazza -E comunque, la cosa non ti riguarda- ringhiò.
-Non ti credo, non sono uno stupido- replicò, tremando di collera -È stato Travis, non è vero? Te l’ha fatto lui!-
Kyda digrignò i denti -E anche se fosse? Non immischiarti-
Ma ormai Sam non la sentiva nemmeno più. L’unica cosa che voleva era farla pagare a quel bastardo. Come aveva osato anche solo sfiorarla!?  L’unica cosa che voleva in quel momento era trovarlo e riempirlo di botte. Di sicuro non sarebbe servito a niente e sarebbe finito lui stramazzato al suolo in meno di mezzo secondo, ma non gli importava.
-Io lo ammazzo!- sibilò, fuori di se. Corse via, alla ricerca del Dark, da qualche parte doveva pur essere, ma non andò molto lontano, poiché Kyda lo strattonò per il giubbotto e lo tirò indietro.
-Wild, cosa credi di fare!? Datti una calmata- sentenziò la ragazza, cercando di mantenere un tono imperturbabile, anche se i suoi occhi fiammeggiavano.
-Bisogna dare una lezione a quello!- si ostinò il ragazzo, cercando di svincolarsi. Aveva perso il controllo.
-Adesso piantala- grugnì Kyda, ma lui non la ascoltò -Wild, basta-
Il ragazzo continuò ad ignorarla.
-Dannazione, Sam!- urlò a quel punto la giovane.
Lui si bloccò all’istante e si voltò a guardarla, mentre ella cercava di riprendere il controllo delle proprie emozioni.
-Non riusciresti ad avvicinarti a Travis nemmeno di mezzo millimetro. Ti spaccherebbe la faccia prima. Se ti metti contro di lui è la fine e dovresti saperlo. Inoltre, in questo modo, lui verrebbe a sapere tutto ciò che è successo ed io finirei nei casini per colpa tua- disse tagliente la ragazza. Gli lasciò andare la giacca -Non è la prima volta che succede una cosa del genere; io faccio parte di quel gruppo, quindi so come devo comportarmi e so che cosa devo fare. Perciò, so cavarmela benissimo da sola, come ho sempre fatto, non ho bisogno di una mano. Tantomeno da parte tua...- fece un pausa -In conclusione, stanne fuori. Se il tuo intento è quello di farti spezzare in due, fai pure. Ma non voglio essere coinvolta e non voglio essere io la causa della tua “dipartita” -
Sam rimase come pietrificato, incapace di articolare un singolo suono. Le parole della ragazza gli vorticavano violentemente in testa. Kyda non voleva che si intromettesse nelle sue faccende personali con i Dark, sia perché non lo riguardavano  sia perché lei altrimenti avrebbe rischiato. Ma allo stesso tempo non voleva lui che si mettesse nei guai per aiutarla. Quindi quell’ultima frase stava a dire che Kyda...teneva a lui?
-Io adesso devo andare- la voce dura della ragazza lo riportò alla realtà -Vedi di non fare cazzate- gli diede le spalle -Domani non dire a scuola che hai ritrovato i soldi, altrimenti Travis potrebbe scoprire ogni cosa-
Sam, triste e abbattuto, la guardò andarsene via, come oramai faceva tutte le volte.
Sarebbe mai stato capace di impedirle di allontanarsi così?

Il tempo, quel pomeriggio, era esattamente identico a quello che c’era stato il primo giorno in cui era arrivato a Roxvuld. Il cielo era di un grigio deprimente e la pioggia non faceva che scrosciare, sull’asfalto, sulle macchine, sulle finestre.
Sam ne stava seduto alla scrivania, con la testa appoggiata sul tavolo. Giocherellava con il suo orologio verde, annoiato e pensieroso.
Se c’era una cosa che quel giorno aveva definitivamente imparato, era che Kyda non era la persona che si ostinava a dimostrare di essere. Aveva capito che quella ragazza così forte, così imperturbabile e così coraggiosa era in realtà anche terribilmente sola. Sembrava in costante lotta contro il mondo e si vedeva che soffriva, interiormente, anche se faceva di tutto per non darlo a vedere.
Gli aveva detto che lei non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno e ancor meno del suo, tuttavia, quello che Sam voleva fare, era proprio cercare di fare qualcosa, di capirla. Kyda lo aveva sostenuto così tante volte in quell’ultimo periodo e quel giorno, pur di restituirgli i soldi, aveva pagato il prezzo sulla propria pelle. Ma cosa avrebbe potuto mai fare per lei?
Un tuono lo fece sobbalzare. Levò lo sguardo sulla finestra della sua stanza. Quello sì che un tempaccio, solo un pazzo sarebbe uscito sotto quel diluvio!
Improvvisamente, gli tornò alla mente Daniel. A quel punto, l’appuntamento con Chanel era iniziato da un’oretta. Si chiese come stesse andando, l’amico doveva essere al settimo cielo, non capitava tutti i giorni di ricevere una proposta del genere da parte di quella ragazza, considerato anche il modo in cui aveva trattato Dan fino ad allora. Ebbe un altro brutto presentimento, che cercò di scacciare via celermente. Sì, quello era un vero appuntamento e di sicuro in quel momento lui e Chanel erano in un caldo ed accogliente bar, a parlare del più del meno e, durante la conversazione, il biondo si sarebbe reso conto di quanto quella tizia fosse un’oca senza cervello, o, nell’altra ipotesi, Chanel si sarebbe resa conto di quanto il suo amico fosse una persona fantastica.
Annuì, rassicurato, quando sentì, in lontananza, suonare il campanello della porta.
-Vai tu, Sam!- urlò Amber dal bagno del piano di sopra. Sbuffò, sempre a lui toccavano quelle robe pallose.
Scese le scale con tutta la calma del mondo ed andò ad aprire. Lo investì una folata di vento e pioggia.
Vide che sull’uscio c’era un persona, o per meglio dire, un ragazzo. Era bagnato fradicio, intirizzito e teneva una mano appoggiata alla cassetta delle lettere, arrancando, ma la cosa peggiore era il volto: aveva un occhio tumefatto, il labbro inferiore spaccato  e perdeva sangue, oltre ad avere numerosi lividi.
E Sam si sconvolse ancora di più, quando lo riconobbe.
-Ehy, ciao...Scusa se piombo così senza preavviso solo che, mi chiedevo, non avresti un po’ di ghiaccio da prestarmi?- chiese Daniel.
L’altro non ebbe neppure il tempo di dire o fare qualsiasi cosa, che il compagno di banco gli crollò addosso. Riuscì a sorreggerlo in tempo e si affrettò a portarlo in casa. Lo fece stendere sul divano e veloce come un fulmine corse a prendere un asciugamano e il kit di pronto soccorso. Quando ritornò in sala, vide che l’amico si era già ripreso e che si era messo seduto.
Sam gli porse l’asciugamano con cui asciugarsi e fece per iniziare a medicarlo. Per fortuna ci sapeva fare con quelle cose.
-Ma no davvero, Sam, non è necessario- mormorò debolmente Daniel –Mi serve solo un po’ di ghiaccio e poi levo il disturbo...-
Il ragazzo lo ignorò e riprese a medicarlo. In quel caso il ghiaccio non sarebbe bastato.
-Che succede?- domandò Holly, comparendo sullo stipite della porta.
Lui la liquidò rapidamente, dicendo semplicemente che un suo amico era venuto a trovarlo.
Non fece nessun tipo di domanda a Daniel mentre lo curava, anche se in cuor suo sapeva già quello che poteva esser successo e cioè ciò che aveva sempre temuto. Per tutto il tempo il biondo non disse una parola e quasi non guardò in volto Sam. Infine quest’ultimo gli diede dei vestiti asciutti con cui cambiarsi.
Attese il biondo in sala, finché questi non ritornò, asciutto e con un aspetto un po’ più sano di prima, se così si poteva dire.
Daniel si sedette sulla poltrona, in silenzio, con uno sguardo spento e vuoto. Nel frattempo, Sam lo guardava preoccupato, aspettando che l’amico dicesse qualcosa.
-Ti chiedo scusa per l’intrusione...Non credo che sia stato il massimo...- se ne uscì.
-Non devi dirlo neanche per scherzo. Hai fatto benissimo a venire da me- lo rassicurò Sam.
Ci fu di nuovo un attimo di silenzio, poi l’amico disse, con un sorriso sbilenco -Non è strano? Nel giro di un mese sono stato pestato ben due volte...Questo è proprio un record!-
Sam non rispose nulla, ma continuò a guardarlo con apprensione.
-Tuttavia sono state due esperienze differenti, essere pestato da dei bulli fuori di testa è molto diverso dall’essere malmenato dal fidanzato della ragazza di cui sei innamorato- riprese Daniel, sempre con quello strano sorriso stampato sulla faccia. Iniziò a guardarsi intorno, come se stesse analizzando la casa -Sai, stava andando tutto per il meglio. Chanel mi stava aspettando in centro, davanti alla profumeria. La profumeria, hai presente? Beh, avresti dovuto vederla, non il negozio, intendo lei...Era bellissima, più del solito. Aveva un giubbotto che le stava divinamente e i capelli legati in uno chignon...- sospirò nervosamente -Quando sono arrivato davanti a lei credevo di restarci, specie quando mi ha sorriso. Ci siamo incamminati per il centro ed io ho iniziato a parlare a macchinetta, ero esaltatissimo, ma lei più che altro si limitava ad annuire o a sillabare qualcosa e non mi guardava mai in volto. Forse già in quel momento avrei dovuto cogliere i segni, ma ero troppo perso nel mio mondo per accorgermene.  Non era passato molto tempo, che mi ha mi ha chiesto di andare in  un vicolo un po’ strano, stretto, dicendomi che era una scorciatoia per arrivare in un posto. Ed io, in quanto idiota, ovviamente l’ho seguita. Lo stavamo percorrendo, quando da dietro un cassonetto è sbucato Nick, il suo ragazzo. Non appena l’ho visto ho chiesto subito spiegazioni a Chanel, perché non ci stavo capendo più niente, e lei mi ha semplicemente detto che era ora che imparassi a stare al mio posto e a non corteggiarla più. A quel punto il tizio è partito come una furia e mi ha tirato un pugno. Il resto lo puoi vedere anche tu...-
Daniel fece un pausa, poi riprese -Era davvero potente quel tipo, potrebbe tenere testa a Travis senza problemi. Mentre si vendicava, io non ho cercato nemmeno di reagire. Ero come svuotato, a pezzi, e l’unica cosa che facevo era quella di guardare Chanel, che se ne stava in piedi poco più in là a godersi la scena. Ghignava pure. Alla fine se ne sono andati, lasciandomi lì...-
-Dan...io...- cercò di formulare Sam, grave.
L’altro lo interruppe subito -Ma sai, ormai mi ci sono abituato. Cioè, è sempre andata così da che ho memoria. Questa è la prima volta che subisco un rifiuto direttamente sulla mia pelle, ma devi sapere che io non sono mai stato ricambiato- la sua voce aveva assunto un che folle, sembrava quasi divertito -Sono sempre stato rifiutato. Una volta una ragazza mi ha scritto un biglietto pieno di insulti, in cui mi diceva che io per lei ero meno di una nullità. Un’altra volta sono stato respinto in pubblico e anche lì la ragazza in questione mi ha insultato. Ce ne sono state  altre e tutte sono finite allo stesso modo- scoppiò in una risata-Dio, penserai che sono come una tredicenne frustrata, ma non posso farci niente. Quello di oggi è stato troppo anche per me, è stata la prova che io non valgo niente, sono un’autentica nullità. Non mi vuole, ne mi vorrà mai nessuno. Vorrei solo capire dove ho sbagliato –si prese la testa tra le mani, mentre la voce iniziò a vacillargli –Insomma, ho sempre saputo che non sono niente di eccezionale, ma almeno decente credevo di esserlo...Ma a quanto pare mi sono sempre illuso. Sono un illuso. Illuso. Sai, ci hanno fatto anche una canzone su questo argomento, si chiama Illusion. Ce l’ho anche sul cellulare, se vuoi te la passo. Ehehe. Sì, è proprio la canzone per me, d’ora in avanti si chiamerà “La canzone di Daniel”-
Aveva iniziato a delirare, a dire cose senza senso. Sam era sconcertato, oltre che tremendamente triste e preoccupato, specialmente per quello che il suo amico aveva gli detto dopo il racconto. Una nullità!?  Cosa andava blaterando!?
Frattanto, Daniel era ritornato in silenzio, con la testa fra le mani e il capo chino.
-Adesso ascoltami bene, Dan- esordì il ragazzo, serio -Tu non sei una nullità! Sei il migliore amico che si possa desiderare, sei simpatico, carismatico, non predi mai la speranza. Sei un poeta, un sognatore. Milioni di persone vorrebbero essere come te! Non sei tu che sei sbagliato, ma sono le ragazze di cui ti invaghivi ad esserlo. Erano troppo stupide per te, troppo sciocche e vuote per capire quale fantastica persona avessero davanti.
Daniel levò lo sguardo su di lui -Lo pensi davvero?- sussurrò.
-Io non solo lo penso, ma ne sono sicuro. L’unico tuo difetto è il fatto che ti innamori di donne che non ti meritano- rispose il giovane.
 Il biondo non replicò subito, poi disse sorridendo lievemente -Forse hai ragione tu...Ma perché sono l’unico a non piacere a nessuno allora?-
-Cosa mi tocca sentire!- esclamò Sam -Che dovrei dire io allora? Ricorda che stai parlando con me e non con un playboy. E poi non è vero che non piaci a nessuno, c’è sempre la tua misteriosa pasticcera, rammenti- ammiccò.
-Come minimo è una farsa anche quella-
-Dal biglietto che c’era in allegato al dolce non direi proprio...- ribatté il ragazzo con un sorriso sincero.
Ci fu un altro lungo momento di silenzio, in cui Daniel parve avere un lotta interiore.
-Si, è vero!- scattò in piedi dopo un po’ -Che mi frega di quelle? Sono tutte delle stronze, dalla prima all’ultima!- sorrise radioso -E vuoi sapere un’altra cosa? Chanel è la più stronza di tutte! Ecco l’ho detto!-
Sam sospirò, rasserenato. Il suo amico era ritornato quello di prima.
-Ottimo, è così che si parla!- approvò.
Daniel respirò a pieni polmoni -Ah, mi sento molto meglio! E te lo dice uno con una faccia mezza ricucita- rise -Ora sarà meglio che vada a casa, grazie di tutto!-
In realtà Sam sapeva di non aver fatto niente di speciale, aveva soltanto restituito il favore all’amico, per tutte le volte che lui lo aveva tirato su di morale.
Lo riaccompagnò alla porta e il biondo sembrava più allegro che mai. Era davvero incredibile.
In quel momento, entrambi si accorsero che Holly era nascosta dietro una parete, probabilmente per spiare il nuovo arrivato.
-Ehy bellissima, vieni fuori! Non aver paura!- la chiamò il biondo.
La bambina sobbalzò e, intimidita, si avvicinò a loro. Scambiò qualche parola con Daniel e non fece che ridacchiare ad ogni battuta del ragazzo.
-Cosa racconterai ai tuoi?- chiese Sam.
-Mah...Probabilmente dirò loro che sono stato investito da una bici e che L’allegro Chirurgo (alias, tu) mi ha soccorso- rispose il ragazzo, scrollando le spalle -Ora vado, salutami tua madre quando torna. Ci vediamo, ciao!- poi aggiunse -E ciao anche a te, Holly!-
Lei lo salutò timidamente con la mano.
Sam richiuse la porta di casa e si accorse che la sorellina, in piedi vicino a lui, aveva una strana espressione.
-Va tutto bene?- le chiese.
-Sì...- alzò il viso, completamente rosso, verso di lui -Il tuo amico è così simpatico...Ed è così beeello- strascicò le “e” -Secondo te, potrei piacergli? O sono troppo piccola? Come faccio a farlo innamorare? Eh? Come faccio?- iniziò ad incalzare.
Sam si passò una mano sul viso, esasperato. Pure Holly, no.


  
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