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Autore: Female_Weezy    29/08/2014    3 recensioni
*Storia ripostata*
Cinque ragazze, una completamente diversa dall'altra ma hanno una cosa in comune: stanno lottando per
una vita migliore. Tutte e cinque si ritroveranno a vivere nello stesso appartamento e nonostante le incomprensioni
e le discussioni, alla fine riusciranno a volersi bene come sorelle.
Courtney, Anne Maria, Gwen, Dawn ed Heather presto scopriranno cos'è la felicità.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Maria, Courtney, Dawn, Gwen, Heather
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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“Ciò che non ti uccide ti fortifica.”
 
Anne Maria Karkanis, 18 anni,ex studentessa di istituto estetico ed ex prostituta. 
Piuttosto bassa, pelle abbronzata, capelli castani scuri lunghi e mossi, il suo vanto, due grandi occhi neri sempre truccati, labbra rosa, fisico formoso, origini italiane.
 Seppure anche questa ragazza sia orgogliosa e vanitosa, è caduta molto in basso per salvare ciò che aveva di più caro.
Come?
Così.

“Mamma, sono tornata” Anne Maria era appena tornata a casa da scuola, un istituto estetico dove se la cavava alla grande. La ragazza viveva in una casa poco ben ridotta nelle periferie di Toronto, con la madre Francesca Sorrentino, ex Karkanis , dopo che suo padre era scappato dopo la nascita del suo fratellino, attualmente di tre anni, che viveva in Italia dai nonni materni, perché non riuscivano a mantenersi. Insomma, quel giorno, dopo aver buttato la borsa nell’ingresso, trovò la madre con le mani tra i capelli, seduta al tavolo. Anne Maria ebbe un brivido, pensava che i fogli li mandavano la banca. Avevano l’ipoteca sulla casa, Francesca doveva pagare i debiti che suo marito le aveva lasciato, e dopo milioni di prestiti alla banca le avevano ipotecato la casa. Anne Maria sapeva che non avevano i soldi per pagarla, potevano perdere la casa, potevano ritrovarsi in mezzo alla strada. La ragazza cercava di non pensarci, si impegnava nei suoi studi di moda ed estetica, seppure la scuola non faceva per lei, il suo obbiettivo era quello di diventare la make-up artist più famosa del Canada. Era un meccanismo di difesa, cercava in tutti modi di concentrarsi su rossetti ed eyeliner per non pensare alla sua grave situazione. “Mamma,cosa sono quelli?” chiese riferendosi ai fogli. “Niente, niente” le rispose la donna, prendendo i fogli e nascondendoseli nel cappotto di pelliccia finta. “Esco.” Le disse solamente dopo averla lasciata a casa da sola. La ragazza era molto preoccupata,  la loro situazione economica era pessima, tutta colpa di quell’uomo che tre anni fa le aveva lasciate sole. Sperava ogni giorno che morisse. Alla fine però non era morto lui. Passarono giorni e ogni volta che Anne Maria tornava a casa da scuola, la madre usciva, senza darle spiegazioni. Non le parlava più, Anne Maria considerava sua madre il suo modello, ed invece ora si stava appassendo come un fiore. Una sera, mentre Anne Maria fumava sul balcone di casa, sentì la porta sbattere, sua madre salire le scale molto velocemente mentre emetteva dei singhiozzi soffocati. L’ansia dell’italo-americana era salita alle stelle, voleva sapere cosa turbava così tanto la madre. Avevano già troppi problemi, si disse, non potevano aggiungersene altri. E invece si sbagliava. Si tolse le zeppe per non fare rumore, e salendo le scale riusciva a sentire la voce della madre dalla porta della camera, parlava al telefono con sua nonna.
“E insomma.. è confermato. Aiutami mamma, ho paura. Non voglio morire.”
La ragazza sentì un colpo al cuore. Cos’era quella storia?
La donna stette zitta per qualche secondo, poi rispose:
“Devo stare molto in ospedale, più cure avrò più le probabilità di morire si abbasseranno..  ci sto il più possibile, ma non voglio far insospettire Anne Maria.. “
Sua nonna parlò ancora, mentre sua madre era tra le lacrime.
“So che devo dirglielo, ma come faccio? N-non ci riesco”
“So già tutto” disse la ragazza facendo voltare la madre. Non era il modo migliore, ma almeno si sarebbe risparmiata molte spiegazioni. La madre lasciò cadere il telefono, chiamare in Italia costava, e loro non avevano certo soldi da spendere.
Le due ragazze si guardarono negli occhi a lungo, finendo per scoppiare a piangere entrambe, abbracciandosi.
Due giorno dopo la madre fu ricoverata in ospedale, lasciando sola Anne Maria. “Ti prometto che ce la faremo” le disse con gli occhi lucidi prima di essere portata via.
Anne Maria non riusciva più a concentrarsi sui suoi studi, i suoi vestiti venivano male e l’eyeliner era storto. Quando tornava a casa piangeva e non mangiava, subito dopo essere tornata a casa dall’ospedale. Saltava la scuola a volte, perché rimaneva fino a tarda notte in ospedale, e cercava di rincuorare la madre dicendole quante belle creazioni era riuscita a fare , ma non sempre era vero.
Dopo qualche settimana la situazione non era certo migliorata, Anne Maria aveva deciso di smettere di piangere, e di cercare una soluzione. Doveva trovare dei soldi, doveva trovare un lavoro. Ma ancora era solo all’ultimo anno di scuola superiore, e anche se avesse trovato un lavoro non avrebbe mai guadagnato tanti soldi in tempo. La ragazza pensò al modo più facile per trovare dei soldi e l’unica idea che le venne era quello che diventò in seguito. Anne Maria si prostituiva in segreto, ma la ragazza anche se si era ridotta male, non avrebbe mai venduto il suo corpo –perfetto, a detto suo- ad un qualsiasi vecchiaccio schifoso, grasso, bavoso e voglioso. Assolutamente, preferiva rasarsi a zero piuttosto che questo.
Così la ragazza andava nei locali più fuori città che poteva, per non farsi vedere dalle ragazze e dai ragazzi che conosceva, e si concedeva a dei ragazzi della sua età, minimo sedici anni e massimo venticinque. Ovunque andava la ragazza aveva fortuna, certo, era bella e aveva un fisico desiderabile, ma anche se andava con un modello si sentiva vuota. Sapeva che ci ciò che faceva era vergognoso, ma non aveva altra scelta. Quella sera era appena uscita da un bagno con un ragazzo diciassettenne, alto più di lei, biondo, magro con gli occhi verdi, che dopo averla pagata le offrì un pasticca. Lei la prese e la ingoiò senza pensarci, anzi, l’unica cosa che pensò era che per poco avrebbe dimenticato tutto quello schifo.
Si svegliò la mattina seguente appoggiata ad un muretto, il cervello le scoppiava e si alzò con fatica. Era lunedì, erano le tre e mezza, aveva saltato la scuola, era in ritardo per andare in ospedale. Si era drogata con dell’ LSD la sera precedente, ma il male più forte fu quando vide una famiglia composta da quattro persone camminare felice e contenta per il viale. Quattro. Come un tempo erano loro. Erano. “Basta” si disse la ragazza “Quei tempi non esistono più, basta”. Abbassò lo sguardo quando passarono davanti a lei, la madre di quella famiglia fece cambiare strada al resto della famiglia per non farla vedere ai bambini. In effetti era proprio mal ridotta, i capelli sporchi, il trucco colato, la pelle secca, il top a fascia viola macchiato di alcool e la minigonna in latex nero mezza rotta.
Poco dopo si diresse verso casa, si lavò, mise dei vestiti decenti e corse verso l’ospedale a trovare la madre. Quella sera le chiese quanto costasse l’intervento per rimuovere il suo tumore. Quando sentì la cifra Anne Maria sbiancò. Trenta mila dollari. Lei ne aveva fatti cinquecento più o meno.
“Mamma io ti salverò, te lo giuro” sua madre si limitò ad abbracciarla senza ribattere, sapeva che era impossibile per lei trovare quei soldi, ma voleva farglielo credere, almeno non avrebbe sofferto troppo. Anne Maria ormai andava a scuola un volta a settimana, se era fortunata, perché passava tutte le sere a lavorare. Più prendeva e meglio era. Ogni sera si allontanava sempre di più dalla città, per paura di essere riconosciuta. Una volta amava andare in discoteca,era un divertimento, ora è un lavoro. Un lavoro ignobile, vuoto. Aveva già fatto sesso prima di tutto questo, ma era troppo per lei. Ma il pensiero che riavrebbe avuto viva la madre la confortava. Dopo aver “accontentato” un sedicenne, un diciannovenne, un ventenne ed un diciottenne, Anne Maria uscì sfinita. Trecentocinquanta euro, mai fatta una somma tanto alta. Era arrivata a duemila dollari. Ancora troppo poco.
 
Dopo tre mesi, Anne Maria riuscì a guadagnare la somma giusta, non avrebbe toccato un ragazzo per i prossimi duemila anni, ma ora era veramnte felice. Andò a scuola e per la prima volta dopo tanto tempo seguì la lezione, anche se ormai era bocciata per le assenze ingiustificate. Quel pomeriggio corse all’ospedale e, facendosi strada tra infermieri e dottori, corse nella camera della madre.
“Mamma, mamma!” urlò, ma si zittì quando entrando vide medici tutti intorno al letto.
“Signorina,esca.” Le disse un’infermiera “Adesso.”
“Ma non pensarci neanche! Spostati” urlò scansando bruscamente la ragazza, e, spingendo via anche i dottori si avvicinò al letto.
“Mamma guarda!Ho la somma sufficiente, ce la puoi fare!”
Non ottenne nessuna risposta dalla donna, immobile sul letto ad occhi chiusi.
“Mamma ascoltami!” urlò di nuovo
“A-Anne Maria.. dove hai trovato tutti quei soldi?”
“Non è importante” la interruppe “Guarda ora sei salva!”
La donna sorrise stanca e disse: “Anne, ormai è troppo tardi. Sto morendo”
Anne Maria si sentì morire pure lei. “No!” urlò tra le lacrime.
“Anne Maria, ascoltami. Tu sei una ragazza bella ed indipendente,te la caverai benissimo anche da sola” le disse sorridendo
“No, mamma, no. Morirò con te” urlò la ragazza accasciandosi a terra tra le lacrime.
“Non dirlo neanche per scherzo. Con quei puoi pagare l’ipoteca e vivrai benissimo. Diventerai la make-up artist più famosa del mondo, e io guarderò da lassù i tuoi progressi. Ricorda sempre che ti voglio un bene dell’anima, e assicurati che tuo fratello stia bene. Addio Anne.”
Dopo queste ultime parole, la donna chiuse gli occhi e la vita abbandonò il suo corpo, mentre Anne Maria urlava e piangeva.


***
 
Anne Maria si stava dirigendo verso un certo appartamento che aveva letto su un giornale del bar dell’ospedale. Non sarebbe mai tornata in quella casa, che se la prendano pure, disse. Non tornò neanche a scuola, non aveva la forza di mettersi a disegnare vestiti senza che sua madre le possa dire quanto siano belli. Aveva parecchi soldi, poteva comprarsi tranquillamente quella catapecchia che stava a qualche chilometro da casa sua.  "23esima strada, condominio 9, appartamento n.5, ultimo rimasto, Toronto periferia città. Affitto poco costoso." Disse leggendo con un sopracciglio alzato.
“Speriamo che non sia già occupato.” Esclamò “Non posso sopportare altre gente”.
 
ANGOLO ME
Ehy a tutti
Ho finito lo scritto di recupero di matematica, oddio che liberazione.
Vabbè, comunque, volevo ringraziarvi tutti per le recensioni, per chi l'ha letta,chi l'ha aggiunta ovunqueee ecc. (?)
Spero continuiate  :)
Ciauuu
  
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