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Autore: stilesarrow    29/08/2014    3 recensioni
«Signor Queen, mi dispiace averla disturbata. Io sono.. ecco, non so come mi chiamo. Non so se ho una famiglia, non so se ho un fidanzato e tantomeno quanti anni ho, non so nulla di me, e non so perché ho dimenticato tutto. Non so cosa mi è successo, so solo che ho un disperato bisogno di soldi, e di cure.» Alzò per la prima volta la mano dal fianco, lasciando intravedere una parte del vestito più zuppa delle altre. Era diventato quasi trasparente per quanto era bagnato. Si vedeva solo molto, troppo sangue e una ferita profonda. «Non ho idea di come me lo sia fatta, ma quando mi sono svegliata stamattina lo avevo. Ed avevo anche tutte queste cicatrici ed io.. ho bisogno di soldi. Non so dove vivere, come mangiare e tantomeno come pagare quello che ho bevuto stasera. Se lei potesse offrirmi un posto di lavoro, le prometto che onorerò il suo impegno nell’aiutarmi.»
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le immagini di quella casa continuavano a riaffiorare nella testa della ragazza, anche mentre Diggle le medicava la ferita. Era come se ci fosse già stata mille volte, come se avesse tutti i pezzi di un puzzle completamente bianco. Si sentiva smarrita, aveva perso (letteralmente) la via per tornare a casa e non sapeva quanto potesse convenirle chiedere altro aiuto. Si sentiva in una boccia di vetro, e nulla di quello che dicevano gli altri due le era di conforto.

«Sembra che tutti qui non provino dolore. E’ assurdo pensare di ricucire ferite senza anestesia, e vedere la gente che resta impassibile.» Sbottò Felicity, alla quale sarebbe piaciuto avere un po’ meno intelligenza, e più forza. «Sono solo sovrappensiero» Ammise la mora. «Vorrei fare due passi. Vedere se c’è qualcosa che mi faccia ricordare.» Sospirò e si infilò una maglietta che le aveva portato Felicity. «Mi basterebbe una briciola di memoria. Almeno una possibilità, o probabilità che possa ricordare di nuovo tutto» Il puzzle continuava ad essere più che bianco.

«Sei libera, ma non credo che tu abbia molto da fare, non sapresti neanche tornare indietro.» Diggle allargò le braccia ed alzò le spalle. Era un’idea folle e se ne rendeva conto. Come avrebbe potuto lasciarla sola, quando non sapeva nemmeno chi era? «Ti accompagno» Si offrì. «Io non.. Voglio tornare in quella casa. Quella distrutta» Felicity la guardò storto. «Avevi detto che non ti ricordava nulla» Il suo sguardo era ammonitore. «Voglio solo.. andare a vederla, tutto qui» Si strinse nelle spalle e Felicity decise di lasciar perdere. «Vi aspetto qui» Disse e lasciò che i due andassero.

 

«Felicity è solo protettiva» disse Diggle, quando fu sicuro che la bionda non gli avesse appiccicato alla giacca nessuna cimice. «Tiene a tutti, anche a quelli che non conosce. Per questo non voleva lasciarti andare.» La mora sorrise, e scese dall’auto a passo spedito. Quella casa aveva qualcosa di familiare, e non poteva semplicemente dimenticare anche quella.

Chiese a Diggle di aspettarla fuori, e quando finalmente fu dentro tutto iniziò ad avere senso. Quei frammenti di ricordi che aveva si ricollegarono ad ogni stanza della casa. Ogni centimetro di ogni stanza era sudicio e lurido, sporco e consumato. La maggior parte dei muri, un tempo bianchi, era ormai sporca di nero. Il posto metteva tristezza, malinconia e una specie di calore che ancora non riusciva a definire. Era come sentirsi a casa. Iniziò a percorrere con la punta delle dita i muri, a disegnare i contorni dei mobili ormai distrutti dal tempo e dal fuoco. Si appoggiò ad un muro e senza rendersene conto, scivolò per terra, sedendosi su alcuni fogli. Spostandoli, si rese conto che in realtà erano fotografie. Erano sbiadite e strappate ai bordi, alcune erano bucate ed altre erano state strappate a metà, ma i volti erano ben visibili. Iniziò a sfogliarne alcune, fin quando arrivò alla foto di una bambina: gli occhi e i capelli dovevano essere scuri. Girò esitante la fotografia, cercando un segno, una scritta.

 

“Waliyha Malone, 23 giugno 1991. Età: 7 mesi. Altezza: 72 cm. Peso: 8 kg”

 

Il cuore le prese a battere più velocemente quando rivide la stessa bambina durante gli anni, attraverso le foto che la ritraevano. Una col papà, una con un vecchio che doveva essere suo nonno, una con due bambine che sarebbero dovute essere le sue sorelle maggiori. Poi una foto la colpì: era con l’uomo che vedeva nei suoi ricordi, quello che riempiva di benzina la casa. Dev’essere lui. Dev’essere per forza lui. Sospirò, e senza neanche accorgersene alcune lacrime calde le erano scivolate sulle guance.

«Hai mentito riguardo a questa casa, vero?» Diggle era entrato, e la guardava con sguardo quasi paterno. «Hai mentito perché sapevi di saperne più di qualunque altro. Perdona il gioco di parole» Le allungò una mano, che lei accettò subito e si tirò su. «Io.. Questa sono io. Ne sono sicura.» Sorrise e gli mostrò la foto della bambina. «Come fai ad esserne sicura?» Diggle sembrava scettico, come se stesse parlando con una pazza. «Guardale il braccio.» Disse semplicemente. Ci fu una lunga pausa, poi l’uomo sospirò. Una indefinibile macchia bianca, minuscola, che doveva essere una voglia, era presente sul braccio di entrambe. «E così.. Waliyha Malone» Sorrise e le diede una pacca sulla spalla. «Si dice Malon, senza la e finale» Lo punzecchiò con la punta dell’indice. «Cos’hai intenzione di fare, adesso?»

«Domani mattina andrò al lavoro, vivrò la mia vita normalmente, fin quando potrò vendicarmi, e ti giuro che lo farò.» Sospirò e per un attimo le andò via il sorriso. Voleva davvero vendetta? Sì, sentiva la rabbia scorrerle nelle vene, sentiva i battiti del suo stesso cuore echeggiare in tutta la cassa toracica, sentiva i polmoni che tornavano a respirare pienamente. «Ma per ora, ho solo bisogno di soldi, e di un posto in cui stare» Gli appoggiò una mano sulla spalla e poi uscì dalla casa.

 

 

La mattina dopo si prospettava una mattinata di fuoco. Non degnò di uno sguardo la ricca colazione che Felicity le aveva preparato, e uscì di corsa di casa. «Almeno salutami!» La bionda si impuntò davanti alla porta, in modo che Waliyha la sentisse dalle scale. Si sentì un rumore di passi, e la mora fu di nuovo davanti alla porta. «Sento che questo è l’inizio di una meravigliosa amicizia, signorina Felicity Smoak» le stampò un bacio sulla guancia e scese di corsa. Felicity le aveva lasciato cinquanta dollari per comprarsi un abito per il lavoro. Lei non amava molto i night club e le discoteche in generale, quindi non aveva neanche vestiti che potessero andar bene in luoghi del genere. Come diavolo ci si veste per lavorare in un night club? Quella domanda la assillava, ma alla fine optò per un abito blu, lungo abbastanza da coprirle le cicatrici sulle cosce, e colorato abbastanza da non dare troppo nell’occhio in un locale quasi interamente blu.

 

«E tu chi diavolo sei?» Un ragazzo dagli occhi azzurri, i capelli corti e un ciuffo quasi ribelle si avvicinò a lei con una cassa di alcolici fra le mani. «Waliyha.. Waliyha Malone. Sono nuova» Il ragazzo la guardò per un momento da capo a piedi, poi le porse la mano. «Roy Harper» Sorrise e iniziò a darle alcune istruzioni su come preparare diversi cocktail.

«Questo è disgustosamente alcolico» Disse lei sputando nel lavandino ciò che aveva appena bevuto. «Avevi detto che era buono!»

«Infatti lo è, ma non per le novelline come te, evidentemente» Alzò un sopracciglio con aria superiore. «Non cercare di fare il figo con me, non attacca» Riprese a mischiare diverse bottiglie in un bicchiere, e ad unirci il ghiaccio. «Secondo me ci mettono il ghiaccio perché diminuisce il sapore. Ed occupa più spazio» Sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

«Dici cose senza senso» La punzecchiò lui, ma lei non rispose.

 

«Roy? Ragazza senza nome?» Una ragazza mora, capelli corti e gambe che sembravano lunghissime entrò nel locale. «Sono Thea Queen, sorella di Oliver. Spero che tu impari in fretta e che dia il meglio di te stasera, c’è l’asta di beneficenza» Sorrise e fece per andarsene. «Comunque, sono Waliyha» Sorrise e tornò dietro al bancone.

 

 

La serata si faceva sempre più frenetica, e sembrava che il Verdant non fosse mai stato così pieno. Thea ce l’aveva messa tutta per invitare più gente possibile e rendere migliore il locale. Aveva appeso striscioni ovunque, preparato delle speciali macchine che avrebbero sparato coriandoli a mezzanotte, e persino invitato dei senzatetto che avrebbero ricavato dall’asta. Waliyha si sentiva sempre meno sicura di ciò che stava facendo, e i bicchieri che tornavano pieni lo dimostravano. Mancava sempre qualche ingrediente, per questo aveva deciso di riprendere i fogli che le aveva dato Roy. La gente avrebbe aspettato di più, ma almeno sarebbe rimasta nel locale ed avrebbe continuato a puntare soldi.

«Il verdant ha un nuovo acquisto?» Un uomo sulla trentina, capelli ricci e occhi marroni si avvicinò al bancone. Inizialmente, Waliyha non capì e continuò a mettere lentamente le diverse bevande nei giusti bicchieri. «Hey, parlo con te» Solo a quel punto alzò la testa e vide l’uomo che le stava parlando. «Sono Isaac» Sorrise e le allungò una mano. «Waliyha, impegnata a lavorare» Alzò lo sguardo per un secondo, compiaciuta del suo sarcasmo. «Sarebbe carino da parte tua se puntassi qualcosa, è per una buona causa» Aggiunse, aspettando che Roy venisse a ritirare i bicchieri che aveva appena finito di riempire.

«Potresti farlo anche tu» Ammiccò lui. «Sono qui per lavorare, io» Decise che era arrivata l’ora di interrompere il contatto visivo e si piegò per prendere dell’altro ghiaccio. «Signore e signori, un minuto d’attenzione, per favore» Isaac urlò. «Sono disposto a donare un milione di dollari, ma solo a patto che questa ragazza venga a cena con me.» Waliyha si alzò molto lentamente, le guance in fiamme e le ginocchia che tremavano. Sperava con tutta se stessa di non essere lei il bersaglio dell’uomo, e invece si sbagliava. Era proprio lei. «Accetti?» Tutta la folla guardava loro due, compreso Oliver Queen. «Io..» Alcuni boati iniziarono ad essere sempre più pesanti, fino a diventare veri insulti davanti all’indecisione della ragazza di accettare di aiutare così tante persone. «Sarò lieta di accettare» Finse un sorriso. In realtà quell’uomo non le piaceva per niente. Conosceva bene chi era, l’aveva visto in una delle foto della sua famiglia.

 

Isaac Wilson. Figlio di Slade Wilson.

 

La famiglia Wilson e la famiglia Malone erano sempre state in buoni rapporti. La famiglia Wilson finanziava economicamente la Malone, e la Malone offriva alla Wilson una figlia per ogni figlio, una donna forte su cui fare affidamento e disposta ad accontentare in tutto e per tutto ogni figlio del signor Wilson. Il patto fra le due famiglie venne però interrotto quando Jack Malone, padre di Waliyha, si rifiutò di lasciar andare la sua primogenita. Slade non la prese per niente bene, e decise di organizzare una cena a casa Malone, per ricontrattare. In realtà aveva idee ben chiare, e sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Fu disposto a sacrificare tutta la famiglia Malone, tranne Waliyha, due dei suoi tre figli e sua moglie. Era disposto a tutto pur di non essere ferito nell’orgoglio. I Malone l’avevano tradito e non era una cosa accettabile. Diede fuoco alla casa, ma non si accorse mai di essere stato il secondo a scappare, perché Waliyha era stata più furba.

Ma questo, ovviamente, lei non lo ricordava.

 

 

Spazio autrice:

Prima di tutto, ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno recensito e messo la storia fra le seguite. E’ davvero un onore entrare a far parte, anche se per poco, nelle vostre vite. La trama della storia è complicata, va sviluppata lentamente e spero che non vi dispiaccia. Quando inizio a scrivere mi vengono continuamente nuove idee, quindi sto cercando di modellare la storia nel migliore dei modi.

Come nome, bhe, a dire il vero non c’è un motivo preciso. Waliyha è un nome di origine musulmana, e significa principessa. In realtà semplicemente ce lo vedevo bene nella storia. Molte di voi però mi hanno consigliato nomi molto belli ed originali, quindi spero vivamente che qualcuno li usi! Mi saranno sicuramente d’ispirazione, non preoccupatevi.

Impressioni sul capitolo? Cosa vi incuriosisce di più? Quale relazione aspettate che si fortifichi? Felicity e Waliyha? Roy e Waliyha magari? O Diggle e Waliyha? Waliyha è ovunque e da nessuna parte. Okay, credo di avervi annoiati già abbastanza. Un bacio e un abbraccio a tutti!

   
 
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