Prologo
Keller
rimase incantata a guardarlo. Le capitava sempre
quando assisteva alle metamorfosi del suo migliore amico. Un attimo
prima c’era
Eric, un metro e ottanta di muscoli, selvaggi capelli corvini, occhi
color
acciaio e sorrisetto arrogante, e quello seguente un felino agile e
sinuoso
pronto a balzare sulle sue vittime.
“Yaguara,
colui che uccide con un balzo” pensò, vedendolo
uscire dall’ombra e azzannare la testa di uno dei Cacciatori.
Il
sangue zampillò come una fontana e l’uomo cadde a
terra,
gli occhi sbarrati per il terrore e il cranio spaccato. Era morto
ancora prima
di toccare il suolo.
Rapido
e inaspettato proprio come durante la trasformazione,
l’animale voltò gli occhi verso di lei. Sostenne
lo sguardo, decisa, e sorrise
quando vide le macchie scure ritirarsi velocemente, il muso e le
orecchie appiattirsi
e la coda scomparire.
Eric
inarcò un sopracciglio, ammiccando. –
Bè, niente da
dire? –
-
Non era male. –
L’espressione
divenne beffarda. – Certo, come se tu sapessi
fare di meglio – la sfidò.
Non
ribattè. Eric era unico nel suo genere e già il
fatto
che ospitasse in sé lo spirito del giaguaro ne era la prova:
affascinante ma
allo stesso tempo inquietante, riservato ma aggressivo e spietato. Era
riuscito
a uscire indenne da situazioni e imprese in cui altri difficilmente
sarebbero
sopravvissuti. Un degno figlio di Tezcatlipōca.
-
Andiamo, sbruffone. –
-
D’accordo, Rak. –
Sussultò,
come sempre quando sentiva quel nome, e si voltò
per fulminarlo con un’occhiataccia.
-
Non chiamarmi così – sibilò, sprizzando
veleno da ogni
sillaba.
L’amico
le scompigliò scherzosamente le onde corvine, ma
l’espressione
negli occhi color acciaio era mortalmente seria.
-
Raksha. A me piace e tu dovresti fare di questo nome un
monito per tutti quelli che oseranno mettersi contro di te. –
No,
non di nuovo quella discussione. Era stata Raksha Banks
per dieci anni, Keller per gli ultimi sette. Cosa c’era che
non andava nel suo
nome? Bè, Raksha significava “diavolo” e
le era stato apposto dalla sua
amorevole nonnina nel momento stesso in cui era nata, causando la morte
di sua
madre durante il parto, e aveva aperto per la prima volta gli occhi sul
mondo.
Iridi gialle, intense e abbaglianti come i fulmini che squarciavano il
cielo
notturno. Del resto quando tuo padre è Xolotl, la
divinità di lampi, fulmini e
simili, non dovresti meravigliarti.
-
Ragazzi, spiacente di interrompervi, ma dobbiamo
rientrare. –
La
voce del figlio di Xocolt, dio del fuoco e delle stelle,
preannunciò la sua apparizione. Capelli color
dell’oro zecchino, occhi verdi
come smeraldi e la carnagione ambrata di chi passava un sacco di tempo
sotto al
sole. In una parola: Evan, l’ultimo membro del loro
eterogeneo terzetto.
-
Gracias, Dios – borbottò Keller, incamminandosi
verso il
resto del reparto di avanscoperta che stava mettendo via le ultime cose
per il
ritorno al Campo.
Spazio
autrice:
A
chi piacciono gli aztechi? A me, a me, a me *saltella come
una scema in giro per la stanza alzando la manina*. Qui sotto troverete
14
divinità azteche (7 boys e 7 girls), ognuna prenotabile da
una sola persona
(voglio una varietà di figli u.u) e ognuno di voi ne
può prendere fino a un
massimo di due. Sempre sotto trovate lo schemetto da mandarmi via
messaggio
privato.
Divinità:
Quetzalcóatl
(Dio serpente
piumato, Dio dell’alba, del vento, dell’est, delle
arti);
Tlaloc
(Dio della pioggia e della fertilità);
Mextli
(Dio della guerra);
Huracan
(Dio delle tempeste);
Xipe
Totec (Dio dell’agricoltura,
dell’Ovest);
Acolmiztli
(Dio puma, sorveglia l’ingresso del regno dei
morti);
Mictlanteculhtli
(Dio dei morti);
Atl
(Dio dell’acqua);
Ayauhteotl
(Dea della vanità e della fama);
Chantico
(Dea del focolare);
Tonatiuh
(Dio del Sole);
Camaxtli
(Dio della caccia e del
fato);
Xochipilli
(Dio dell’amore);
Chalciuhtlicue
(Dea della
bellezza).
Nome
e Cognome:
Età
e data di nascita (no anno):
Genitore
divino:
Caratterizzazione
fisica e caratteriale:
Breve
storia del personaggio:
Abilità
e poteri:
Fobie/Paure:
Altro:
A
presto bella gente.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt