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Autore: HeavenHell    30/08/2014    2 recensioni
Ne "I pilastri della Terra" l'ex sceriffo William Hamleigh viene giustiziato con un'impiccagione al patibolo di Shiring, il feudo che ha ingiustamente strappato dalle braccia dei figli del defunto traditore Bartholomew. E se la sua morte non fosse avvenuta? E se ci fosse stata una svolta del destino a cambiargli totalmente la vita?
Premetto che non sono un granchè nello scrivere e non ho mai aspirato ad essere un'autrice, ma mi piacerebbe molto sfogare la mia fantasia e condividerla con tutti voi lettori.
Mi piace molto leggere e amo lo stile di Ken Follett. Un nome, una garanzia.
E come potete dedurre dall'apertura di questa breve premessa la mia fan fiction ruoterà intorno alle vicende del tanto odiato William Hamleigh e l'oggetto della sua lunga e insoddisfabile ossessione: Aliena.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Aliena, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I'll take you back

Nella vecchia e piccola abitazione di legno regnava un silenzio tombale. 
Quella stessa mattina George era uscito di casa alla ricerca di un lavoro per evitare di trovarsi squattrinato. Non gli mancavano di certo le ricchezze accumulate nei periodi di nobiltà, ma da quando aveva perso la carica di sceriffo temeva di perdere tutto ciò che gli restava e ancora peggio trovarsi costretto a mendicare per sopravvivere.
Aveva di già affidato ad Aliena il compito di prendersi cura della casa e di preparagli i pasti ogniqualvolta che rientrava. Controvoglia Aliena aveva assunto il ruolo di governante.
Stava seduta su una cigolante sedia di legno a ricamare su tela quando,  subitaneamente, George spalancò la porta di casa e vi entrò con aria trionfante. Spalancò le braccia e le rivolse un gran sorriso : << Ho trovato lavoro >> 
Soddisfatto allontanò una sedia dal tavolo per sedervici sopra. Allungò le gambe e poggiò i piedi sulla superficie del tavolo. Afferrò una mela rossa dalla cesta e se la portò alla bocca per darne grandi morsi.
<< Cioè? >> Chiese Aliena senza condividere il suo entusiasmo. Non si mostrò neppure curiosa. 
George la guardò tra il divertito e il malizioso, come suo solito fare. << Dopo il tramonto andrò alla taberna e sbatterò fuori gli imbroglioni e i tirchi >> 
Aliena comprese al volo il suo nuovo ruolo da "supervisore" in uno dei luoghi perseguiti dalla Chiesa. Vi recavano le prostitute e i ricchi non credenti, tra una partita e l'altra a baratteria volavano frode e bestemmie. 
George aveva trovato un'attività lavorativa che si sarebbe svolta in un clima adatto ad un bastardo come lui.
<< Dodici penny a settimana >> Fece spallucce lui ,finendo di mangiare la mela.
Aliena non chiese altro e tornò ad occuparsi del ricamo. In fondo non si aspettava di vederlo lavorare come follatore di lana, carpentiere o mercenario.
<< Devo indossare qualcosa di più decente >> Terminata la mela si alzò dal tavolo e si avvicinò al baule dove custodiva gelosamente gli abiti da nobile. Ovviamente non era l'occasione giusta per indossarli, ma per il lavoro si sarebbe infilato una semplice camicia di cotone e una calzamaglia. Le tuniche e i gioielli da conte li avrebbe lasciati intatti nel baule.
Voltò le spalle ad Aliena intenzionato a svestirsi dagli stracci rubati dal cadavere di un contadino trovato al ciglio della strada durante il viaggio. Probabilmente aveva anche lui incontrato dei briganti.
<< Non dovevi rubarli. Per me è un peccato denudare un morto >> Sospirò la donna senza voltare il capo. Sentiva i movimenti di George dietro di lei.
Oltre la sua spalla, George la fissò. << Ti preoccupi dei vestiti quando sotto di loro c'è qualcosa di interessante ? >> Ghignò e si avvicinò a lei poggiando le mani sulle sue spalle.
Aliena sussultò e deglutì. Era dunque giunto il momento che temeva da una vita.
Se lo sentì avvicinarsi ancora di più e cominciò a tremare. 
Avvertì il suo fiato caldo sul collo e, con coraggio, si scostò violentemente da lui alzandosi dalla sedia. Gli aveva impedito di baciarle appena sotto l'orecchio sinistro...non voleva sentire la sua viscida bocca sulla propria pelle.
George restò deluso dal suo gesto e non gli ci volle molto per infuriarsi.
Con lunghi passi la raggiunse nuovamente e l'afferrò per il braccio, per poi scaraventarla contro il letto. 
<< Maledetta puttana...>> Sibilò lui avventandosi su di lei. Aliena si divincolò disperata, ma si trovò subito con le mani bloccate dal bastardo.
George ritentò di baciarla, stavolta sulla bocca, ma ricevette un ennesimo rifiuto. 
Aliena urlò sperando che qualcuno al di fuori accorresse a salvarla, ma c'era un gran via vai di persone e nessuno pareva sentire le sue grida.
<< Basta urlare! Voi maledette donne siete inferiori e deboli! >> E sollevò una mano rinchiusa in pugno con l'intenzione di mollarle un pesante colpo sulla guancia per stordirla un pò, ma Aliena fu salvata dai rumori provenienti dalla porta. Qualcuno aveva appena bussato alla loro casa.
<< E ora chi diamine è? >> Sbuffò George staccandosi dalla donna per andare ad aprire. 
Visibilmente irritato aprì la porta e si trovò davanti ad un impacciato giovanotto. 
<< Sign..signor Shelley, mi manda il vostro da..datore di lavoro...il vostro turno inizia a mo-m-mmenti >>
George avanzò di un passo, uscendo di casa, per osservare il sole. Lo vide tramontare. 
Il ragazzino aveva ragione.
Sbuffando tornò dentro e gli sbatté la porta in faccia.
Si riavvicinò al baule e in fretta e furia si cambiò abiti. Aliena nel frattempo rimase immobile sul letto con il cuore in gola. Pregò con tutta l'anima di vederlo uscire immediatamente da casa senza esser sfiorata.
Ma prima di sparire dalla sua vista, George alzò l'indice verso di lei e fissò a lungo il viso impaurito di Aliena. << Al mio ritorno faremo i conti >> E uscì.
Il silenzio tornò in casa, ma venne immediatamente spazzato via dai singhiozzi di Aliena.
Fu solo in quel momento che scoppiò a piangere. Si strinse il cuscino a sè mentre amare lacrime le offuscarono la vista. 
Aveva cinquantadue anni e William Hamleigh non le aveva dato alcuna tregua.
Aveva saggiamente rifiutato la sua proposta di matrimonio per non vivere al suo fianco come una moglie infelice e aveva di conseguenza causato una catastrofe.
Si strinse più forte il cuscino come per cercare conforto da esso.
<< Oh Jack...come mi manchi >> Sussurrò tra un singhiozzo e l'altro. << Sally dove sei? >> Aggiunse sollevando gli occhi ripieni di lacrime al cielo. Parlò mentalmente a Dio : Tu! Perchè non mi aiuti? Perchè mi fai questo? Perchè non mi porti da mia figlia e da mio marito? 
Ma, come sempre, non ricevette alcuna risposta e affondò la testa nel cuscino continuando a piangere sommessamente.
La sua vita era già finita.

Nel frattempo a Shiring...

<< E voi l'avete lasciata andare via?! >> Thomas era su tutte le furie e camminava avanti e indietro per tutta la sala delle conferenze, irrequieto e impaziente come un leone in gabbia.
Jack era seduto attorno al grande e ovale tavolo di legno con la testa fra le mani. Aveva appena perso sua moglie lasciandola andare via con William Hamleigh e non era in vena di affrontare tale discorso con suo figlio, nonchè conte di Shiring.
<< Insomma! Cosa vi è passato per la testa?! >> Thomas alzò la voce e sbatté le mani sul tavolo, facendo sussultare il padre. 
Al di fuori della stanza servi e armigeri ascoltavano curiosi la loro conversazione senza azzardare ad entrare. Tutti sembravano intimoriti dalla furia del conte.
<< Tommy...so che ho commesso un enorme sbaglio, ma tua madre non mi ha lasciato andare con lei >> Gli rispose Jack con gli occhi lucidi. Era spaventato e al contempo arrabbiato come suo figlio. Al contrario di Thomas non sbatteva sul tavolo o andava in giro urlando, nonostante cercasse di trattenere a stento la propria rabbia.
<< So che mia madre è cocciuta come un mulo, ma voi dovete pur sempre fare qualcosa! >>  Esclamò il conte colpendo ancora una volta il tavolo con un pugno. Il mobile di legno tremò sotto i gomiti di Jack.
Il padre rimase in silenzio senza muovere un dito. 
Thomas sospirò e si allontanò da lui scuotendo il capo. Raggiunse una larga finestra e guardò l'orizzonte. 
Osservare il sole tramontare lo aiutò a calmarsi e a non far crollare il tavolo con un ennesimo e violento pugno.
Si portò una mano sotto il mento assumendo un'espressione pensierosa, ma distaccata.
I due rimasero nelle loro posizioni per una manciata di minuti mentre il silenzio calava sulle loro teste.
Poco dopo Thomas riprese a parlare, ma stavolta con un tono calmo e moderato : << Se avessi saputo tutto fin dal principio, padre, avrei arrestato quell'infame di Hamleigh e l'avrei ucciso prima che potesse fare del male a qualcuno della nostra famiglia>> 
Jack distolse lo sguardo dal tavolo e lo puntò sulla figura alta e robusta del conte. Quest'ultimo gli dava ancora le spalle.
<< Cosa stai insinuando Thomas? >> Gli chiese Jack rabbuiandosi.
<< Che è tutta colpa tua! >> Il conte si rigirò di scatto puntandogli il dito contro. << Posso comprendere mia madre per via delle brutte esperienze che ha vissuto ma tu, padre, mi hai tenuto all'oscuro di tutto! >> Si staccò dalla finestra e tornò ad appoggiare le mani sul tavolo, senza batterle. 
Stava fumando di una rabbia che nemmeno sua moglie Samantha aveva visto.
<< Tempo fa ti chiesi chi fosse William Hamleigh e tu cosa mi rispondesti? >> Thomas, dall'altro capo del tavolo, si avvicinò inclinando la schiena, come se volesse confidargli un segreto. << Un burattino del vescovo Waleran!  >> Rispose alla propria domanda con tono seccato.
 << Se mi avessi detto tutto su di lui ora mia madre e mia sorella starebbero al sicuro e avrei la sua dannata testa appesa al muro!>> Tornò a scuotere il capo, non volendo accettare la situazione.
Era infuriato con William Hamleigh per aver violentato sua madre, per aver messo più volte le mani su Kingsbridge e Shiring, e recentemente per aver rapito le due donne più importanti della sua vita. 
Dio sia ringraziato, almeno sua moglie Samantha era al sicuro.
Ma era adirato anche con suo padre Jack per non esser stato al corrente delle criminalità dell'ex sceriffo.
A spezzare la tensione che governava in quella stanza fu l'ingresso di una piccola comitiva di tre bambini seguiti dalla loro madre. La stessa comitiva schiamazzò rumorosamente, facendo largo uso di risate e vocine acute.
<< Ecco i miei leoncini! >> Thomas cambiò completamente umore e sostituì la furia con la gioia di rivedere i propri figli.
S'inginocchiò e allargò le braccia per accogliere i tre bambini. Quest'ultimi si lanciarono sul padre facendolo barcollare. I quattro si strinsero in un affettuoso abbraccio.
Jack s'intenerì a quella vista; adorava i propri nipoti e spesso li aveva portati in giro per la cattedrale spiegando loro come l'aveva costruita insieme al bisnonno Tom.
Samantha, la bellissima e giovane moglie del conte, attraversò la sala con la schiena lievemente piegata all'indietro e con un ventre visibilmente gonfio.
Salutò il marito poggiando le labbra sulle sue, felice di rivederlo. Thomas le accarezzò il pancione bisbigliandole di essere impaziente dell'arrivo del quarto figlio.
<< E' stato un viaggio breve, ma intenso. Mia madre voleva trattenerci a Winchester per un'altra settimana, ma i tuoi figli volevano ritornare a casa >> Esordì la moglie rivolgendo un largo sorriso al marito e ai bambini. 
Rivolse poi a Jack un cenno di saluto.
<< Forza ragazzi, salutate il nonno! >> 
I tre bambini si staccarono dal padre e si lanciarono su Jack, il quale ricambiò i loro saluti arruffando i capelli dei due maschietti e dando dei bacetti alla femmina.
Il primogenito Edward aveva 12 anni ed era l'erede delle terre di Shiring, il secondogenito Richard aveva due anni in meno e aspirava ad entrare nella cavalleria, l'ultima invece, Isabel, era la cocca di papà e desiderava diventare regina o duchessa. 
Thomas la trattava come una principessina e, a differenza di altri padri nobili, non la considerava come una merce di scambio e difatti aveva scartato le richieste di matrimonio dalle famiglie rivali per stringervi alleanza. Aveva deciso che Isabel, una volta cresciuta, avrebbe scelto lei stessa lo sposo.
Dopo che si ebbero tutti salutati, Thomas invitò gentilmente la moglie e i figli ad abbandonare la stanza per concludere il discorso con suo padre. La famiglia fu ubbidiente.
Samantha non era ancora al corrente del rapimento di sua cognata e di sua suocera e Thomas ne fu sollevato...non voleva turbarla.
<< Hai ragione figliolo, non posso lasciare Aliena da sola con quel perfido di Hamleigh >> Jack fu il primo a riprendere la discussione. << Perciò parto stasera stessa e vado alla ricerca di mia moglie e di mia figlia. Non ho una minima idea di dove si trovino, ma non mi arrenderò >> Dettò ciò si alzò dal tavolo, propenso a lasciare la sala.
<< Quando avevi appena un anno tua madre fece il giro del mondo per trovarmi...nove mesi da sola e senza soldi alla ricerca di un umile apprendista >> Un sorriso gli spuntò spontaneamente sulle labbra. Da quando l'aveva rivista alla cattedrale di St.Denis la sua vita aveva risolutamente preso una piega migliore...e ora non poteva permettere ad un uomo come Hamleigh di metter fine alla loro storia di amore.
Si decise quindi di fare tutto l'immaginabile e l'impossibile per liberarla dagli artigli di William e riportarla a casa, tra le proprie braccia.
<< Ordinerò a Gerard di scortarti, non puoi viaggiare da solo >> Gli disse il figlio, sentendosi orgoglioso del proprio padre. Jack finalmente si era deciso di darsi una mossa.
Sfortunatamente Thomas non poteva allontanarsi da Shiring dovendo trattare affari di stato con gli altri conti, altrimenti si sarebbe unito alla ricerca di Aliena e Sally.
Jack gli rivolse uno sguardo d'intesa e lasciò la sala, determinato a riprendere l'amore della sua vita.
  
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