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Autore: Luna Spenta    30/08/2014    2 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Enormi macigni mi opprimevano lo stomaco. 
Da giorni, ormai, le ultime parole di Emanuele riecheggiavano nella mia testa senza darmi tregua: ti comporti come se la tua felicità fosse l'unica cosa che conta.
Come potevo dargli torto? Mi ero allontanata da mia madre perché guardarla negli occhi dopo aver saputo la verità mi faceva troppo male, senza badare a quanto il mio comportamento facesse male a lei; per paura di ferirmi non avevo mosso neanche un dito per conquistare la persona che volevo realmente stesse al mio fianco e, come se non bastasse, avevo preso in giro qualcuno che sembrava volermi bene davvero, solo perché non mi sentivo in grado di stare da sola. 
Certo, avevo diverse attenuanti: la confusione, innanzitutto. Non avevo ben chiari i sentimenti che provavo per Emanuele né quelli che provavo per Alessio. Essenzialmente non era a nessuno di loro che avevo mentito... era a me stessa che non riuscivo a confessare la verità, e ora che ce l'avevo fatta, ora che avevo tutte le risposte, mi sentivo pronta a rimediare ai miei errori.
Con mia madre ci sarebbe voluto un po' per ricostruire un rapporto di fiducia e spontaneità, ma c'erano delle cose che potevo fare subito per risolvere la situazione con Alessio ed Emanuele e non avevo intenzione di rimandare ancora. 

-Mi dispiace tantissimo Ale, e spero che tu mi creda, perché... ci tengo un sacco a te e penso che tu sia una persona meravigliosa, ma proprio per questo io non posso andare avanti così-
Ce ne stavamo seduti su una panchina di fronte al nostro liceo ed Alessio continuava a non parlarmi. Teneva lo sguardo basso, i gomiti poggiati sulle ginocchia, e i suoi occhi color miele si erano tramutati in uno scuro color cenere.
-Ti prego, parlami...- lo implorai.
Lui voltò di scatto il volto verso di me. Aveva un'espressione così dura, che mi paralizzò.
-Cosa vuoi che ti dica?-
-Qualunque cosa. Mandami al diavolo, dimmi che sono una stronza, arrabbiati, sfogati, dammi anche un pugno se pensi che possa farti bene, ma ti prego, ti supplico, ti scongiuro... non continuare a guardarmi così-
Alessio buttò la testa all'indietro e sospirò portandosi le mani al viso. Quando mi guardò di nuovo, sembrava più rilassato.
-Sai bene che non ti manderei mai al diavolo, che non ti tirerei un pugno, né tutto il resto, Niky. Io... sono solo molto... confuso. Non riesco a capire... noi stavamo bene-
Mi morsi il labbro senza il coraggio di guardarlo negli occhi. Dirgli che c'era un'altra persona nella mia mente mi sembrava decisamente un colpo troppo duro da infliggergli, ma magari avrebbe apprezzato la mia sincerità.
Con titubanza, presi coraggio e parlai.
-Anch'io ero molto confusa, fino a poco tempo fa. Ho iniziato questa storia nella convinzione che fosse la cosa giusta, che tu fossi la cosa giusta. Ancora oggi io penso che tu sia perfetto per me, solo che... quello che ho capito, è che l'amore non è mai perfetto. Vedi, tu hai reso la mia vita molto più semplice ed io ti sarò sempre infinitamente grata per questo, ma ora so che esiste altro... che esistono sentimenti incontrollabili, che ti sconvolgono, ti fanno piangere, ridere, ti rendono fragile e... ti fanno male. Io avevo paura di tutto questo, ma credo che non sia giusto restare aggrappata a te solo perché sei la mia... ancora di salvezza. Credo di aver bisogno di lasciarmi prendere dallo tsunami. Spero tanto che tu mi capisca.-
Non mi ero resa conto che stavo piangendo fin quando Alessio con un dito non mi aveva asciugato una lacrima sulla guancia. Non ero sicura di averle dette a lui quelle cose; forse stavo parlando con me stessa, e per una volta, forse, mi ero addirittura ascoltata. 
Lui mi strinse delicatamente tra le braccia lasciandomi abbandonare al mio pianto.
-Ti odierò sempre per quello che mi stai facendo, Niky- sussurrò con voce tremante, stringendomi più forte -ma, posso capire... e accettare. Spero che tu sia felice-
Quando si allontanò da me, mi resi conto che anche i suoi occhi erano lucidi. Feci fatica a guardarlo mentre si alzava e andava via.
Mi sentivo in colpa nei suoi confronti, ma ero sicura di aver fatto la cosa giusta. 
Era stata dura ma sapevo anche che la parte più difficile sarebbe venuta dopo, perché se con Alessio nel bene o nel male sapevo cosa aspettarmi, di quello che sarebbe successo tra me ed Emanuele non avevo la più pallida idea. 
Mi asciugai le lacrime e mi diressi verso il commissariato.
Quando entrai, ebbi come un flashback.
Erano passati quasi quattro mesi ed erano cambiate un sacco di cose.
All'epoca non avrei mai neanche immaginato di tornare in quel posto per confessare ad un ispettore che mi ero innamorata di lui.
Presi coraggio e mi avvicinai ad uno sportello, dietro il quale sedeva una donna alta, bionda, dai tratti androgini. Era bella, particolare, sicura di sé nella sua divisa scura.
-Posso aiutarla?- si rivolse a me con tono professionale.
-Sì, io... sto cercando l'ispettore Di Stefano-
-L'ispettore in questo momento è impegnato, ma se è per una denuncia posso mandarle qualche altro agente. Vuole dire a me di che si tratta?-
Imbarazzatissima, presi ad arrotolarmi una ciocca di capelli intorno all'indice.
-No, non è... necessario. Posso aspettare...-
-Come preferisce. Chi lo cerca?-
Per un attimo fui indecisa tra quale delle due identità avrei dovuto usare. Alla fine preferii andare sul sicuro. -Nicole Larson-
-Perfetto. Si accomodi, signorina Larson. Le farò sapere appena l'ispettore potrà riceverla.
Ringraziai educatamente e andai a sedermi sperando di arrivare alla sedia prima che mi cedessero le ginocchia.
Passò un lunghissimo quarto d'ora prima che la donna allo sportello mi indicasse la porta dell'ufficio in cui avevo incontrato Emanuele per la prima volta.
Qualche minuto prima che lei mi desse il via libera, avevo visto uscire da quella stessa porta una ragazza mora e formosa, con una gonna che lasciava molto poco all'immaginazione. 
Ero stata colta da un moto di gelosia che faticai a trattenere. 
Feci un profondo respiro per calmarmi, e poi mi decisi ad abbassare la maniglia.
Emanuele era in divisa. La visione mi lasciò con la salivazione azzerata.
Se ne stava alla scrivania ad annotare qualcosa senza guardarmi.
-Puoi sederti- mi disse con tono piatto, ancora ignorandomi.
Io mi accomodai esitando. Dopo qualche secondo lui alzò lo sguardo verso di me.
-Immagino tu voglia discutere del tuo programma protezione-testimoni. Non vedo altri motivi per cui venire fin qui- 
Il tono di Emanuele era freddo e distaccato.
-Sono qui per una visita personale- risposi io, cercando di restare calma.
-Io qui ci lavoro, signorina Larson. Non ricevo visite personali-
-Signorina Larson?- domandai con aria disgustata.
-Devo ripeterti che qui ci lavoro?- la sua voce era bassa e roca.
-Almeno hai ripreso a darmi del tu!- sbottai.
Lui sospirò esasperato. -Non capisco come ti sia venuto in mente di venire qui, Brit!-
-Infatti non mi interessa che tu capisca, ma voglio che mi lasci parlare-
-Non ho molto tempo, devo lavorare-
-Mi stai evitando?! Chi è il ragazzino adesso?- lo provocai.
-Non sto evitando nessuno. Ti ho solo fatto presente che non ho molto tempo-
-Non me ne serve molto-
Finalmente allargò le braccia come a farmi segno di parlare, ed io in quel momento esatto mi resi conto che non sapevo che cosa dire. Aprii la bocca, ma la richiusi quasi subito.
-Allora?-mi incitò lui.
I suoi occhi mi mettevano in soggezione, esattamente come la prima volta che ero stata in quell'ufficio, così distolsi lo sguardo e all'improvviso le parole vennero fuori come lava da un vulcano in eruzione. Le pronunciai tutte d'un fiato, perché sapevo che se mi fosse fermata anche solo un secondo, non avrei mai più trovato il coraggio per ricominciare a parlare.
-Avevi ragione su tutta la linea. Ho sbagliato alla grande...con Alessio, ed anche con te, ma soprattutto ho sbagliato con me stessa. Io non sono quella che hai descritto tu, non sono una ragazzina e non sono un'egoista, ma non mi aspetto che tu mi creda, perché tu di me è questo che hai conosciuto fin ora. Quello che ti chiedo è di darmi la possibilità di rimediare, perché io non posso sopportare l'idea di perderti, non posso dal momento che mi sono innamorata di te-
Non riuscii a voltarmi per guardare Emanuele, ma il suo silenzio mi colpì come una doccia gelata.
-Cavolo, è umiliante esattamente come mi aspettavo- sussurrai con le lacrime agli occhi.
Feci per alzarmi, ma lui mi fermò.
-Aspetta, Brit... solo... non ora-
Mi voltai a guardarlo e aveva qualcosa di assolutamente nuovo ed indecifrabile negli occhi.
-Cosa?- chiesi con un filo di voce.
-Non parliamone ora. Non qui-
-Vieni da me stanotte- sussurrai in un secondo di coraggio. 
Emanuele annuì debolmente ed io lasciai il suo ufficio, con lo stomaco più leggero e il cuore pesante e gonfio di aspettativa e desiderio.
  
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